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30-12-2008

 

Sarebbe anche interessante inserire nelle conferenze qualcosa che riguarda la formazione, soprattutto quelle che faremo nella Libreria LegoLibri, conferenze che sono indirizzate quest’anno agli psicologi, la volta scorsa abbiamo accennato qualcosa, tu come formeresti un analista se avessi l’occasione di farlo?

Intervento: deve ascoltare le persone …

E come arriva a fare una cosa del genere, per esempio a sospendere il giudizio su ciò che una persona dice? L’analista non deve precipitarsi a dire come stanno le cose o a esprimere il proprio parere. Il proprio giudizio è sempre fondato sulle proprie fantasie. Occorre giungere non tanto alla sospensione del giudizio come volevano gli antichi ma a non avere più nessun interesse a formulare giudizi. Dunque dicevamo che ciò che occorre faccia l’analista in prima istanza è impedire che il discorso si arresti, e si arresta quando la persona suppone di avere trovata la verità, una qualunque non ha nessuna importanza, però quando l’ha trovata allora le cose stanno così e se stanno così non c’è bisogno di andare oltre. Il compito dell’analista è impedire di compiere questa operazione, non accogliere le cose che dice lui, le sue interpretazioni, le sue storie, ma impedire che il discorso dell’analizzante si arresti, a qualunque costo. Cioè continua a aggiungere altri elementi, aggiungendo altri elementi la verità che ha trovata si modifica cambia così come la fiaba di Cappuccetto Rosso si conclude, ma se invece proseguisse e se si venisse a sapere che il cacciatore non era un cacciatore ma un agente del KGB cambierebbe la storia. Proseguendo a parlare una qualunque storia diventa un'altra storia in un processo infinito e questa infinitizzazione è l’obiettivo dell’analisi. Per fare questo, per rendere il discorso infinito è necessario togliere alcuni pregiudizi. Per esempio quando una persona afferma qualcosa esprime un giudizio, un parere, un’opinione, un qualunque accidente, cosa fa? Crea una proposizione che afferma una verità sub specie æternitate cioè è così, questo avviene tanto nel discorso della persona quanto nell’elaborazione di una teoria, faccio un esempio: quando Verdiglione diceva che l’inconscio è la logica particolare a ciascuno o quando Lacan diceva che il desiderio dell’uomo è il desiderio dell’Altro, queste affermazioni, vere o false che siano sono poste come delle verità eterne, come dire? È così, non può essere altrimenti, è come se fossero inserite in un quantificatore universale. La cosa interessante che si può compiere in analisi è volgere invece il quantificatore universale in un quantificatore particolare, cioè non è vero che è sempre così, ma è vero per te in questo momento, ma rispetto al gioco che stai facendo. Quando una persona afferma la sua verità, una qualunque è irrilevante, pensa che questa verità sia universale e cioè sia vera per tutti, dalla cosa più imbecille alla cosa che magari può essere facilmente creduta, mentre l’operazione da fare è di ricondurre questa affermazione a qualcosa di particolare, cioè non è così per tutti ma è così per te, rispetto al gioco linguistico che stai facendo. Quando la persona è in condizioni di ricondurre qualsiasi sua affermazione al gioco linguistico che sta facendo allora non c’è più la possibilità che costruisca affermazioni universali, l’unica affermazione consentita che non può essere ricondotta a un particolare è quella che afferma che qualunque cosa è un elemento linguistico e cioè “per tutte le x, se x è un elemento allora x è linguaggio” perché in questo caso il particolare comporterebbe la possibilità che per qualcuno non ci sia linguaggio, cioè sia fuori dal linguaggio e questo non è neanche pensabile, oltreché dicibile, dunque questo fa prevalentemente un analista che sia tale, anziché come accade dare buoni consigli oppure tradurre ciò che si ascolta in un’altra cosa o appellarsi a teorie che di per sé non hanno nessun significato. Se ci fossimo trovati nella situazione di non trovare la possibilità di costruire un discorso che non avesse bisogno di sostenersi su un atto di fede avremmo abbandonato la psicanalisi come una delle cose più sceme che si possano immaginare. Tutto sommato le critiche che sono state rivolte alla psicanalisi da quando esiste fino a oggi sono perfettamente valide rispetto a come è stata praticata, ci sono delle obiezioni come quelle per esempio che Wittgenstein muove alla psicologia che sono potenti e anche difficilmente accantonabili, lasciamo stare poi le banalità come quella che afferma che i risultati della psicanalisi non sono scientifici, è una stupidaggine anche perché si ritiene che con scientifico si debba intendere una certa cosa particolare e cioè che un risultato sia riproducibile in qualunque momento, da qualunque persona in qualunque luogo e anche lì, al di là del fatto che è una definizione di scientificità ed è assolutamente arbitraria basta modificarla e cambia tutto perché in fondo come si fa a dimostrare che la psicanalisi non si attiene a questi criteri? Ecco questo grosso modo occorre che faccia lo psicanalista, obiezioni?

Intervento: l’importante è che sappia fare il suo lavoro)…

E no, non è così semplice, chiunque che vada da uno psicanalista e che non sa nulla di psicanalisi suppone che il suo analista sappia fare il suo lavoro, conosca il suo mestiere ma non è così automatico …

Intervento: devo iniziare a dubitare …

Esatto, di qualunque cosa sempre e comunque, ma più che dubitare che è una cosa abbastanza sterile mettere in discussione, interrogare, portare alle estreme conseguenze e verificare se è proprio così, cosa che potrebbe non essere facilissima però può essere molto utile …

Intervento: una qualunque conversione è sempre un rimedio alla solitudine trovarsi in compagnia, la fede ha questo senso di appartenenza a qualche cosa …

Sì, è emblematico il caso di Lacan, negli anni 60/70 divenne famosissimo e faceva pagare le sedute cifre esorbitanti, era diventato una moda, come dire che chiunque a Parigi volesse avere un pedigree intellettuale doveva necessariamente essere in analisi da Lacan. Quindi Eleonora dovendo fare tutte queste cose in una analisi l’analista occorre che sappia molto, non solo avere letti tutti i testi di psicanalisi presenti ma occuparsi di logica, di retorica, di linguistica, di filosofia. Perché la logica per esempio, che sembra non c’entri niente con la psicanalisi? E invece sì, c’entra eccome perché la logica mostra esattamente il funzionamento del linguaggio nei modi più semplici e più stringati e il linguaggio funziona così necessariamente. Per esempio perché non posso credere vero ciò che so essere falso? Nessuno me lo proibisce eppure c’è qualcosa che me lo proibisce ed è la struttura logica del linguaggio per cui non lo posso fare, ci sono alcune cose che non posso fare come autocontraddirmi, non posso affermare una qualunque cosa e il suo contrario, non è che non lo possa fare lo posso fare ovviamente però il discorso a questo punto non prosegue, come nell’esempio che ho fatto un migliaio di volte: se qualcuno mi chiedesse dove deve andare per andare a Milano e io dicessi, incrociando le braccia in una doppia direzione, di là, ecco questa informazione non avrebbe nessuna utilità cioè sarebbe inutilizzabile e una delle questioni sulle quali è possibile riflettere è a quali condizioni per esempio un mio pensiero è utilizzabile dal mio discorso? Quale requisito occorre che abbia? Occorre che sia riconosciuto naturalmente come una sequenza, adesso aldilà delle regole sintattiche, ma come una sequenza che non contraddice le cose che io credo, quelle cose sulle quali io sono stato addestrato, non deve contraddirle se no vengono rigettate. In definitiva ciascuno si trova a pensare sempre cose che collimano con le prime acquisizioni. Poi c’è quella bizzarra distinzione che fanno taluni tra l’analisi personale e analisi didattica come se per il fatto che la persona esprima il desiderio di praticare come analista allora il suo discorso muti, diventi un’altra cosa, ma è sempre il suo discorso …

Intervento: è finalizzato …

Ogni volta il discorso è finalizzato a dire qualcosa, comunque, sempre …

Intervento: il discorso della formazione è interessante … si sa poco della psicanalisi e quindi si sa poco della formazione dello psicanalista …

Intervento: certo che se lo psicanalista non sa ascoltare il proprio discorso non potrà ascoltare neanche il discorso degli altri e questa è una questione sulla quale gli psicanalisti sono poco formati e allora per questo c’è bisogno dell’analisi didattica, per questo c’è bisogno di questa distinzione tra analisi personale e analisi didattica perché alla base c’è questo vizio lo psicanalista se non riesce ad ascoltare il proprio discorso sarà ben difficile che non incuta nel discorso dell’altro qualche sua credenza, ho detto incuta proprio, immetta …

Sarebbe ancora il meno tutto sommato se l’analista trasmettesse le sue ansie, angosce, il fatto è che non insegna alla persona a usare la propria intelligenza in modo da potersi sbarazzare della paura che quell’altro gli ha immesso …

Intervento: l’analisi è formativa anche se uno non si pone il problema minimamente di diventare psicanalisti assolutamente comunque è un insegnamento che ha a che fare con il pensiero come il modo di intendere come funziona il pensiero come funziona il linguaggio, come funziona la persona poi può diventare un mestiere lo psicanalista ma non è questo … l’analisi didattica parte dal presupposto che per diventare psicanalista occorra un’autorizzazione …un aspetto della nevrosi ossessiva in cui c’è il padrone che deve autorizzare ed è sempre alla ricerca del padrone per il proprio desiderio e la funzione delle istituzioni in un certo senso è una forma di nevrosi ossessiva istituzionalizzata, nel senso che ciascuno per pensare deve essere autorizzato da qualcuno, da qualcosa è chiaro che lo psicanalista invece non ha bisogno di alcuna autorizzazione … ciò che diceva Lacan l’analista si autorizza da sé possiamo intenderlo in questo modo non perché ognuno fa quello che vuole ma perché tornando a un vecchio modo di dire c’è dello psicanalista in ciò che si dice … alla prova del dire l’esistenza o meno dello psicanalista è chiaro invece se uno immagina che debba passare attraverso l’autorizzazione ecco che ciò che viene istituzionalizzato come diceva Freud a suo tempo è la ciarlataneria che diventa a questo punto legalizzata … uno è un imbecille ma ha il pezzo di carta e a questo punto è autorizzato …

Sì, occorre che la persona impari a pensare da sola e questo sì, comporta una certa solitudine, però ha anche una serie enormi di vantaggi pensare da soli, è non avere più bisogno di altri che confermino quello che pensa lei: è bello, buono, giusto o sbagliato perché ha gli strumenti per farlo da sé, per questo non ha bisogno di altri …

Intervento: consideravo che comunque l’invenzione che è nata proprio attraverso una psicanalisi è stata quella del linguaggio … il linguaggio si è accorto che il linguaggio è ciò che permette l’esistenza del linguaggio stesso oltre che dell’esistenza di qualsiasi cosa e questo ovviamente non è successo in altri percorsi analitici … eppure proprio soltanto in una psicanalisi poteva avvenire quello che non è avvenuto per esempio nel discorso di un logico come Wittgenstein c’è stato bisogno di uno psicanalista che ne aveva bisogno perché aveva a che fare continuamente con parole lì è nato quel lavoro di ricerca estrema che ci ha portato a considerare il pensiero e come funziona, questo ci dà un’autonomia e una sicurezza estrema quella che credo altri psicanalisti non possano permettersi è proprio questa invenzione, intendere cosa è effettivamente necessario perché qualsiasi cosa possa darsi, questa specificità che lavorando come abbiamo lavorato per il piacere di farlo devo dire, siamo arrivati alle conclusioni e alla costruzione di quello che ormai è ciò che ci permette di compiere dei passaggi che vorremmo in qualche modo che anche per altri fosse possibile compiere … per questo che stiamo lavorando per rendere esplicito tutto ciò che non ha mai permesso all’intelligenza di funzionare e di godere di tutte le sue infinite possibilità, questa è la più grande e importante questione è avvenuto certo attraverso il percorso analitico e attraverso il lavoro che si fa qui ai corsi …

Sì, dovremo riuscire a formare molti analisti, occorrono analisti. Non è facile formare analisti perché abbandonare le superstizioni rappresenta sempre un grosso problema, però è questa la scommessa in fondo, abbandonare le proprie verità, abbandonare le proprie verità in cambio di niente ecco, se proprio dobbiamo dirla tutta, di niente, cioè di qualche cosa che non garantisce più niente ma praticare il proprio pensiero fluttuante perché ormai la persona si è resa conto che non può più non saperlo che qualunque cosa pensi, dica, faccia non è altro che stringhe di significanti, parole connesse tra loro attraverso regole sintattiche. Dicevamo tempo fa che di fatto quella che comunemente gli umani chiamano realtà non è nient’altro che la semantica prodotta dalla sintassi del linguaggio, mi rendo conto che detta così magari non è semplicissimo, però la semantica, vale a dire il significato delle cose, quello che occorre che per ciascuno significhi procede da una combinazione di elementi, tant’è che se si spostano questi elementi cambia il senso. Per esempio prenda una bellissima poesia poi prenda una strofa e cambi tutte le parole, viene fuori una schifezza, non soltanto ma perde anche il senso. La scommessa è quella di riuscire a costruire una serie di argomentazioni che rendano l’accesso a tutto ciò che abbiamo fatto in questi anni immediato, semplice, quasi autoevidente, ciò che per le persone costituisce l’intoppo è il non potere accedere al sistema operativo di cui sono fatte, cioè al linguaggio, non possono accedere perché non si accorgono che tutto ciò che dicono, fanno, pensano etc. è fatto di elementi linguistici, sapendolo si modifica tutto. Un aspetto del progetto che ci riguarda è costruire una sorta di virus che deve essere costruito in modo da bypassare tutte le protezioni e una volta che è entrato questo virus dovrebbe consentire nel nostro caso l’accesso al sistema operativo, cioè al linguaggio, immediatamente, come se attraverso poche battute, una brevissima argomentazione le persone fossero costrette in un certo senso, ma logicamente costrette a considerare l’esistenza prioritaria su ogni cosa. Però non è facile, perché quando si parla di linguaggio generalmente le persone neanche sanno di che cosa si sta parlando e allora bisogna spiegare cosa si intende con linguaggio, non è il chiacchierare con qualcuno ma un sistema che consente di costruire proposizioni, frasi quindi pensieri quindi di fatto la propria vita che è fatta di questo. Ogni volta che per esempio Marilena prende una decisione di qualunque tipo questa decisione non è che viene da niente, viene da una serie di considerazioni precedenti e queste considerazioni precedenti da dove arrivano? Da altre ancora, da sequenze, quelle cose che Marilena ha dato per buone per esempio e una volta date per buone si comporta di conseguenza. Qualunque decisione si prenda, dallo scatenare una guerra nucleare a una dichiarazione d’amore al fanciullino è sempre costruita esattamente allo stesso modo, cambiano gli intendimenti, cambia la struttura ma è la stessa cosa e cioè una sequenza di elementi linguistici che mira a ottenere un certo risultato …

Intervento: uno degli scogli più grandi è intendere tutte le implicazioni di quella proposizione che afferma che qualsiasi cosa è un elemento linguistico è il corpo, io che parlo e quindi la mia parola che è supportata dal mio corpo questo è uno degli scogli perché a questo punto il linguaggio è qualcosa che parte da un corpo senza poter considerare che questo corpo è lui stesso una produzione linguistica e questa è una questione molto complessa nel senso che non è difficile da capire ma è molto difficile che il proprio discorso ne tenga conto perché a quel punto se il linguaggio è un mezzo a mia disposizione per dire delle cose è ovvio che il linguaggio è limitato dal mio corpo, dalla mia mente da tutti gli orpelli che il linguaggio ha costruito per compiere questa operazione della cosa in sé … avevamo affrontato la questione del corpo qualche anno fa poi abbiamo proseguito …

È dispersa in miliardi di parole, nessuno che ha voglia di metterle insieme? Se io volessi andare a vedere queste cose che ho detto sul corpo dove le trovo? Devo inventarle un’altra volta, se non mi ricordo più cosa che ho detta la reinvento, faccio prima …

Intervento: beh forse possiamo dare un sacco di tagli alle cose che avevamo detto tre o quattro anni fa …

Quale direzione pensate sia il caso di prendere in questo 2009, spingere la teoria alle estreme conseguenze o occuparci delle conferenze e dell’aspetto più retorico, più persuasivo?

Intervento: perché il linguaggio non verbale?

Che differenza c’è? In fondo uno può trasmettere delle informazioni non necessariamente parlando, basta un’occhiata, per esempio, un’occhiataccia eccolo lì il messaggio non verbale, è chiaro che perché questa occhiataccia sia recepita da qualcuno occorre che sia un segno, che ci sia un codice, se no questa occhiataccia non è niente se lei fa un’occhiataccia tremenda a una mosca non si spaventa né se ne ha a male. Ciò che viene chiamato linguaggio non verbale non è altro che una forma di segni, appartiene alla semiotica anche quella, quindi parlare di linguaggio non verbale significa non avere inteso un granché del linguaggio che in realtà non è verbale, il linguaggio è una struttura, una struttura operativa. Per trasmettere informazioni in silenzio occorre che l’altro decodifichi cioè capisca quello che io voglio dire se no non c’è nessun messaggio, perché lei diceva che era interessante il linguaggio non verbale?

Intervento: insegnano all’analista a controllare i gesti, i comportamenti …

I suoi gesti? E che gesti fa? Se ne sta tranquillo, fa il suo lavoro, che gesti deve fare? Controllare i gesti? Se uno ha bisogno di una raccomandazione del genere mentre pratica come analista è molto problematico, insomma è una questione di educazione controllare i suoi gesti, se no prenderebbe a cazzotti tutti quanti?

Intervento: ma no …

Se fa la faccia infastidita, qualunque cosa l’analizzante abbia detto è perché comunque nel suo discorso ci sono delle valutazioni, dei giudizi, o ci sono dei problemi, ci sono una quantità di cose che a quel punto se è analista non dovrebbero esistere più da tantissimo tempo, per questo dicevo che è una raccomandazione assolutamente superflua, è come se raccomandasse “Elisa quando va in giro per strada non prenda a calci le persone”. Se l’analista è tale, non avrà più paura, nessun timore di niente, non c’è niente che lo preoccupi, non reagisce di fronte a un racconto qualunque, lo ascolta e basta, il racconto che ascolta è una sequenza di significanti ché lui l’analista non ci mette dentro il significato ce lo mette l’analizzante ed è di questo che l’analista deve fare in modo che si accorga, di quello che rappresenta per l’analizzante, è lui che ce lo mette, non esiste di per sé, le cose non significano niente di per sé, significano quando si dà loro un significato e in base al significato che si attribuisce ci si comporterà. Che c’è Eleonora? La nevrosi ossessiva devi affrontarla bene, cos’è che definisce la nevrosi ossessiva Eleonora? È una figura retorica come tutti gli altri discorsi …

Intervento: la nevrosi è una fissazione su qualche cosa …

Non necessariamente, se il discorso si psicotizza diventa paranoia, nella nosografia classica si distingue fra nevrosi e psicosi per esempio, la nevrosi ossessiva ma sarebbe più appropriato dire il discorso ossessivo lo riconosce subito, è timido, riservato, schivo, cerca di non farsi notare, se è in mezzo a una sacco di gente cerca di fare di tutto per passare inosservata, sempre paralizzato, e allora dicevo il discorso ossessivo è retto dalla necessità di non mostrarsi di fronte all’altro per il timore di essere, per esempio, ridicolizzato, deriso, naturalmente questi discorsi nella nosografia psicanalitica ossessivo, paranoico, schizofrenico, isterico sono, come dicevo prima, figure retoriche, dei modi in cui una persona trova per potere affermare la propria verità e a seconda del come lo fa definisce un discorso particolare. Per esempio il discorso ossessivo è all’opposto di quello isterico, una fanciulla isterica fa di tutto al mondo per non passare inosservata, qualunque cosa pur di non passare inosservata. Una delle questioni che forse affronteremo è se questa nosografia psicanalitica ha ancora qualche utilizzabilità forse sì, forse no. Lo vedremo.