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30-7-2008

 

Una delle questioni poste la volta scorsa e che riprendiamo questa sera riguarda il come accade che una persona si fissi su una certa questione e di lì non si muova più, come se fosse una sorta di programma, dicevamo l’altra volta, tempo fa leggemmo di Peirce “Il Fissarsi della credenza” ora non sto ovviamente a farvi il riassunto ma vi dirò in una sola parola tutto quello che dice, vale a dire che la credenza si fissa quando si risolve un problema, e cioè quando qualche cosa costituisce una sospensione che attende una conclusione e la conclusione ad un certo punto arriva allora, allora questa cosa, diceva già Peirce, costituisce il modo in cui qualche cosa si fissa nel discorso e da lì non si muove più, come dire che da quel momento quella conclusione partecipa del discorso, fa parte integrante del discorso, in effetti assolve a due funzioni del linguaggio, la prima conclude ovviamente con una proposizione vera, la seconda è che essendo vera la proposizione quindi essendo stata accolta dal discorso consente di costruire altre sequenze. E quindi il linguaggio è soddisfatto, non ha bisogno di altro, a questo punto quell’elemento essendo vero, pilota tutto ciò che verrà costruito a partire da questo elemento in quanto costituirà la premessa di altri discorsi che seguiranno e gli altri discorsi che seguiranno per essere accolti a loro volta dal discorso non dovranno contraddire la premessa da cui sono partiti. Questo rende conto dell’importanza che hanno alcuni elementi nel discorso delle persone perché danno l’avvio, costituiscono la base, la premessa per costruire altri discorsi, in definitiva per consentire alla persona di continuare a parlare ma continuare a parlare a partire da qualche cosa che è stato acquisito dal discorso come vero. Accade tuttavia che qualche cosa che interviene nel discorso della persona sia contraddittorio rispetto a un altro elemento, ci sono due elementi che sono veri entrambi però incompossibili fra loro, contraddittori, oppure contrari a seconda dei casi. In questo caso succede che il discorso ha accolto due giochi linguistici ciascuno dei quali ha concluso in un certo modo però questi due modi sono contrari e questo per il discorso costituisce un problema e lo costituisce per via del linguaggio di cui è fatto, il quale non può accogliere un elemento e il suo contrario, da qui il problema, ma quando questo problema viene risolto allora ecco che si fissa, come direbbe Peirce, in un’altra credenza. La volta scorsa facevamo l’esempio del bimbetto che deve distruggere la casa così può mangiarsi la marmellata tranquillo e dicevamo che entrambe le soluzioni non vanno bene, o distrugge la casa però distrugge anche i genitori e a questi vuole bene in fondo quindi non si può fare, ma d’altra parte non può neanche rinunciare alla marmellata che è il bene supremo, a tre o quattro anni può anche essere il bene supremo, supponiamo che trovi una soluzione a questo problema, e cioè la necessità di distruggere i genitori si sposta su qualche cos’altro come dire che non sono più i genitori ma diventa qualcun altro, una figura immaginaria, può essere l’uomo nero o di qualunque altro colore preferiate però a questo punto la minaccia non è più dei genitori ma di un’altra persona o di un’altra cosa a seconda dei casi, questa soluzione risolve il problema in modo brillante perché può mantenere la rabbia nei confronti di qualcuno che è vissuto da lui come ostacolo ma al tempo stesso anche se la marmellata continua ad essere vietata naturalmente tuttavia il responsabile di questo può passare dal genitore a qualche altra cosa, come dire che il cattivo diventa un’altra cosa. A questo punto la soluzione che viene adottata fonda e fissa un’altra credenza e cioè che quella persona o quella cosa, l’uomo nero, sia l’ostacolo, il pericolo, la minaccia, una volta stabilita questa credenza non può più abbandonarla perché ha risolto un grave problema, un problema che altrimenti gli creava una difficoltà, questa soluzione dell’uomo nero invece gli consente di costruire altre cose e di procedere, come dire che il discorso non è più fermo ma si muove e questo è importante, è importante per intendere perché quando è stabilita questa credenza non viene più abbandonata e non viene più abbandonata perché ha risolto un problema molto grave per cui permane e permane la paura dell’uomo nero anche quando non c’è più il desiderio della marmellata. questa idea che qualcuno comunque dall’esterno e non si sa perché costituisca una minaccia, questa figura permane, può permanere per tutta l’esistenza indisturbata e permanendo per tutta l’esistenza pilota l’esistenza della persona la quale si muoverà sempre tenendo conto che c’è qualcuno o qualcosa che incombe e che minaccia, che gli rovina la vita, l’esistenza, e che se non ci fosse ovviamente sarebbe felice per cui se qualcuno riesce a fargli credere che i comunisti sono il pericolo più grande perché mangiano i bambini e quindi riesce a sovrapporre questa figura minacciosa con la sua fantasia il gioco è fatto, da quel momento sarà assolutamente convinto che i comunisti siano la più grave minaccia per l’umanità e quindi scenderà in armi a combatterli e morirà per questo contento e felice …

Intervento: morire per una fantasia?

Sì, si muore quasi sempre o molto spesso per una fantasia. Ora però si pone una questione importante e riguarda esattamente questo: lo stabilire l’uomo nero come minaccia diventa necessario cioè è necessario che l’uomo nero una volta che ha sostituito la situazione imbarazzante permanga come minaccia, è necessario, non può non essere perché se non fosse più allora tornerebbe la questione precedente da cui ha preso le distanze, da cui è riuscito a liberarsi e questo non lo vuole fare né lo può fare anche perché la formulazione originaria cioè l’idea di eliminare i propri genitori viene cancellata naturalmente, a questo punto può cancellarla perché ha trovato il sostituto e quindi sostituirà l’odio nei confronti dei genitori con una grande apprensione nei loro confronti, per esempio, come spesso accade, come la madre, abbiamo detto varie volte che teme continuamente per la vita dei figli in realtà i figli non hanno nessuna minaccia se non la madre stessa. Dunque dicevo che questa figura dell’uomo nero diventa necessaria e finché permane questa necessità l’uomo nero continua a esistere sotto varie forme, svariate configurazioni, immagini, che poi possono modificarsi, una volta l’uomo nero è questo, un’altra volta è quest’altro a seconda delle esigenze del momento. Supponete adesso che questa cosa che è diventata necessaria si scontri con qualche cos’altro che è ritenuto all’interno del discorso altrettanto necessario ma di segno opposto per così dire, di fronte a due necessità opposte il discorso tende ad arrestarsi, a bloccarsi, e questa è la sensazione che in molti casi gli umani avvertono di fronte all’impossibilità di una scelta, all’impossibilità di venire fuori da una situazione in cui le cose appaiono equivalenti, attraggono esattamente allo stesso modo come il famoso asino di Buridano e finché queste due cose permangono come necessarie non c’è nessuna soluzione. Questo è esattamente ciò che la persona avverte, a questo problema non c’è soluzione, ed è vero, non ha torto, posta la questione in questi termini è proprio così effettivamente, ma se cessasse di essere necessario? Cioè se i due elementi cessassero di essere necessari ma possibili ecco che allora non si contraddirebbe più perché è come se si affermasse che è necessario che p ed è necessario che non p, ora è ovvio che se c’è una contraddizione non possono coesistere queste due cose mentre è possibile che p ed è possibile che non p possono benissimo coesistere. Il compito di ciascuno di voi al momento in cui si trovi nella posizione di analista è esattamente questo: volgere qualcosa all’interno del discorso che vi trovate ad ascoltare e che interviene come necessario, volgerlo come possibile. Ripercorrendo a ritroso la questione un elemento può essere diventato necessario perché si è fissato, per esempio, per risolvere un problema e allora naturalmente anche quest’altro problema era composto da elementi necessari avere la marmellata è necessario, eliminare i genitori che mi impediscono di farlo è necessario, naturalmente la soluzione adottata dal bimbetto non risolve il problema anche se apparentemente sembra una soluzione perché lo sposta, la minaccia è soltanto spostata da qualche cosa che non è tollerabile cioè pensare ai genitori come una minaccia mortale, si sposta a qualche altra cosa ma comunque continuerà ad avere paura di qualche cosa necessariamente, accorgersi che qualche cosa che si ritiene essere necessario non è necessario rappresenta la condizione per potere abbandonare ciò che fa paura, Ma perché il discorso fissa qualche cosa come necessario? Se è necessario è assolutamente vero, se è assolutamente vero è utilizzabile dal discorso per costruire a partire da questa cosa posta come premessa altre sequenze, anche la possibilità, anche la possibilità offre l’occasione per costruire delle sequenze di proposizioni che poi devono essere verificate mentre il necessario no, il necessario è già verificato, è assolutamente vero e quindi può costituire la premessa maggiore per esempio per un sillogismo, o per una sequenza di sillogismi. A questo punto però si innesta un’altra questione, quella comunemente nota come emozioni perché la soluzione di un problema fornisce un’emozione e una domanda interessante che potrebbe venire posta è questa: se è il provare delle emozioni che sancisce la veridicità di una conclusione oppure se è la veridicità di una conclusione a produrre l’emozione. Questa è una questione interessante anche se sembra un po’ un gatto che si morde la coda. L’emozione appare intervenire nel momento in cui qualche cosa è compiuto e viene verificato dal discorso come vero, può un’emozione sorgere là dove qualcosa non è stato verificato come vero? È improbabile, se non è stato stabilito come vero allora attende di esserlo, ché in attesa non c’è nessuna emozione e quindi la domanda posta precedentemente viene eliminata poiché l’emozione non fa nient’altro che sancire, certificare, stabilire il raggiungimento di una conclusione a un problema a qualunque cosa che sia posto come problema cioè come qualcosa che ha un percorso che attende la conclusione finale, una volta che questa conclusione arriva, ecco che poi naturalmente dipende da quanto la cosa è importante cioè da quanti altri giochi linguistici mette in gioco perché l’importanza si valuta in base alla quantità di giochi linguistici che sono in gioco e la posta in gioco naturalmente anche, per esempio un gioco che ha come posta in gioco la propria vita viene considerato generalmente più importante del gioco delle birille, questo per via di altri giochi linguistici precedentemente acquisiti e cioè tra tutti il prioritario è quello che stabilisce che la vita è il bene supremo, che se non c’è questo allora mettere in gioco la propria esistenza è totalmente indifferente quindi occorre: primo un gioco linguistico che insegni che la vita è un bene prioritario, secondo che qualunque gioco metta a repentaglio la propria vita è importante; ma dicevo tendenzialmente si ritiene essere più importante qualunque cosa coinvolga il maggior numero di giochi linguistici e cioè possibilità di parola, infatti qualche cosa che è saputo da tutti non produce nessun effetto immediato, non ha nessuna importanza, uno può venire da voi tutto concitato “lo sai che due più due fa quattro?” e allora? Eppure è un’affermazione che all’interno di alcuni giochi è importante, per esempio per quanto riguarda il gioco del calcolo numerico però non coinvolge un gran numero di giochi linguistici all’interno della persona perché è stabilito, perché è saputo, perché è acquisito, non aggiunge nulla, non anticipa altri giochi linguistici, ma se invece un matematico volesse trovare una dimostrazione differente di questa addizione ecco che allora “due più due fa quattro” è una cosa di grande importanza perché mette in gioco una quantità sterminata di cose ma per tutti gli altri no. Questo per intendere un aspetto che può essere interessante cioè che cosa è importante per qualcuno? Qualunque cosa coinvolga il maggior numero di giochi linguistici possibili, più ne coinvolge e più la cosa è importante, più ne coinvolge vuole dire che apre un maggior numero di porte, ha un maggiore numero di possibilità di parola, di discussione. Perché per un tifoso della Juventus la partita della Juventus è importante? Perché la partita della Juventus apre a una serie infinita di discussioni, perché invece a me non produce assolutamente niente? Perché non apre assolutamente nessuna porta, non c’è nessun gioco linguistico che viene messo in moto da una cosa del genere, non c’è niente e quindi a questo punto la questione si considera di nessun interesse. La questione è perché qualcosa si fissa all’interno del discorso, e abbiamo visto che un elemento, un aspetto, riguarda la soluzione di un problema in attesa di soluzione che ad un certo punto viene risolto, tutto ciò che viene stabilito come vero viene acquisito dal discorso e da quel momento lavora all’interno del discorso come premessa per costruire altre cose, qualunque esse siano, per questo una persona non abbandona le cose in cui crede, comprese quelle cose che Freud chiamava sintomi, anche il cosiddetto sintomo è qualche cosa cui la persona crede e finché ci crede non lo lascerà per nessun motivo anzi, potremmo aggiungere che non ha nessun motivo per abbandonarlo perché questa cosa è stata acquisita dal discorso e una volta che partecipa del discorso diventa uno degli elementi su cui costruire infinite altre cose e quindi potremmo addirittura dire che non può essere abbandonato finché ha questa funzione, e la posizione che occupa è quella di un elemento che diventa necessario, all’interno della struttura diventa necessario …

Intervento: perché per la persona il sintomo è un problema?

Il sintomo questo già Freud lo diceva è la soluzione del problema …

Intervento: sì però per la persona è un problema cioè la sua attenzione da quel momento è sul sintomo anche per cercare di sbarazzarsene, è strano che il sintomo sia come soluzione ad un problema … acquisito questa questione poi subito dopo c’è questa quasi necessità di sbarazzarsene perché …

Il motivo per cui una persona vuole sbarazzarsi di un sintomo in molti casi ha a che fare con il fatto che si accorge che la sua condotta differisce da quella altrui, questo è uno dei casi molto frequenti, l’altro è che questo sintomo gli impedisce qualche cosa per esempio, il caso di agorafobia, la paura di andare fuori, quindi deve stare chiuso in casa mentre magari gli piacerebbe uscire, cosa ancora discutibile perché occorre chiedere a questo punto se gli piacerebbe effettivamente uscire, se è agorafobico non gli piace uscire per cui se ne sta chiuso in casa però anche lì vede invece che tutti gli altri se ne vanno fuori allora avverte che c’è una discrepanza fra la sua condotta e quella altrui perché se tutti quanti avessero paura di uscire ecco che cesserebbe di essere un sintomo, ed è questo il motivo per cui il sintomo è così difficile da togliere all’interno di un discorso, perché si trova a funzionare come elemento necessario, e quindi il discorso non se ne sbarazza, prima perché dovrebbe? Consente al discorso di costruire altre cose e basta, non occorre altro per il discorso. Prendete l’esempio che facevo prima del bimbetto che si trova di fronte a una situazione che non può gestire perché preso tra due fuochi e trova la soluzione, la soluzione è il sintomo: avere paura dell’uomo nero può essere considerato un sintomo, per esempio, però è una soluzione di compromesso diceva Freud e questo compromesso permane perché consente di proseguire, ha costruito apposta questo sintomo per evitare la cosa peggiore, e quindi ci si attiene, ha evitato la cosa peggiore e in più da la possibilità di proseguire mentre prima c’era l’arresto, l’impossibilità di andare avanti perché si è trovato appunto come dicevamo prima di fronte a una contraddizione cioè è necessario che p ed è necessario che non p e questo il discorso non lo può ammettere, non lo può tollerare, si blocca il sistema …

Intervento: pensavo alla conversione isterica lì c’è il sintomo fisico e direi che la questione più interessante anche per approcciare la questione del corpo presso un pubblico, il sintomo può essere qualcosa che riguarda il piacevole o lo spiacevole o qualcosa che riguarda ciò che è chiamato fisico, dai medici per esempio … Freud per tutta la vita si è interrogato se ci fossero sintomi fisici allo stato puro….se si riesce a far intendere la questione di questo spostamento, di questa utilità del sintomo …

C’è la possibilità che molte malattie abbiamo la struttura di una conversione …

Intervento: dove l’affetto spiacevole viene assorbito da una paralisi di un arto in una sorta di rappresentazione … questo direi che per noi sarebbe molto importante portare alle persone perché si parla tanto di somatizzazione … si dice che si somatizza però se ci si pensa bene alla questione ... nella paralisi isterica come avviene questa somatizzazione? Questa rappresentazione che avviene ad opera di un arto tale per cui è possibile l’interpretazione? È tutta una questione di spostamento di idee, di pensieri che producono questo male fisico … e solo potendo considerare il linguaggio e quindi il discorso è possibile dare una risposta a una questione di questo genere perché se no rimangono delle questioni di puro utilizzo si dice così però al momento in cui una persona si ritrova a non poter muovere un braccio ovviamente lì c’è una nevrite, c’è un’artrosi invece in molti casi è una questione di sintomo e cioè sequenze di elementi linguistici che giocano il loro gioco forse proprio la questione della conversione isterica, emblematica certo e soltanto potendo considerare il proprio discorso, ciò di cui si è fatti è possibile praticare la necessità … io trovo che la conversione isterica potrebbe rendere curiose le persone in fondo la psicanalisi è stata inventata su questa curiosità … in questo senso potremmo parlare di inconscio …

Potremmo anche chiederci se è necessaria questa nozione …

Intervento: però dal momento che la persona non è consapevole di spostare il suo braccio c’è qualcun altro che lo deve spostare …

Provare a considerare per esempio una sequenza logica che procede attraverso dei passaggi, a un certo punto reperisce una conclusione non valida, la sequenza si arresta, non può procedere, provate a considerare il discorso della persona come qualcosa di molto simile, a un certo punto si produce un arresto all’interno di una combinatoria, un arresto dovuto al fatto che una sequenza conclude in un modo non compatibile con le premesse da cui è partita, la sequenza logica si arresta ma anche il discorso di una persona si arresta, e la sequenza logica naturalmente abbandona quella direzione e trova un’altra direzione finché non reperisce a partire dalla stessa premessa una conclusione valida, questo in ambito logico ma la persona non fa qualcosa di molto differente, certo costruire l’immagine dell’uomo nero in effetti logicamente non è propriamente corretta, però anche in questo caso si attiene a una premessa allo stesso modo, abbandona la premessa generale, il punto di partenza della sequenza e riprende da un certo punto della sequenza, e da questo punto della sequenza può effettivamente costruire la paura dell’uomo nero a condizione naturalmente di eliminare tutta la parte precedente, questo può farlo e certe volte lo fanno anche i logici proditoriamente perché è un inganno, però consente di arrivare a una conclusione effettivamente e il discorso funziona allo stesso modo …

Intervento: il computer ciascuna volta parte dalla premessa per recursione dicevamo …

Sì certo, non è sufficientemente complesso per fare una cosa del genere, le istruzioni che ha sono molto semplici anche se anche il computer ogni tanto si blocca, cosa che non dovrebbe accadere mai teoricamente questo lo diceva anche Turing, teoricamente non dovrebbe fermarsi mai e invece si ferma, si blocca, il sistema ha eseguito un’operazione non valida e sarà terminato, come ha fatto a eseguire un’operazione non valida, come è stato possibile? Sono delle istruzioni che ad un certo punto trovano un’operazione che per esempio non è prevista e lui si arresta. Potremmo anche considerare la conclusione di una sequenza logica che conclude con un’affermazione che nega la premessa come un sintomo, perché no? E cioè qualche cosa che blocca il sistema anche se propriamente il sintomo non blocca anzi, è fatto per consentire al sistema di proseguire al momento in cui invece dovrebbe bloccarsi, è un artificio: facciamo finta che non sia così “se non fosse così allora ecco che …” come dicevo certe volte anche i logici lo fanno in modo un po’ scorretto però …così è. D’altra parte sia Freud che Peirce in fondo hanno del sintomo un’idea abbastanza simile, come il fissarsi di una credenza, di una superstizione, una formazione di compromesso, la soluzione di un problema, il sintomo è la soluzione di un problema, per esempio anche all’interno di un discorso assumere l’auctoritas come soluzione al problema non è propriamente corretto perché il fatto che l’abbia detto Aristotele non significa che sia vero, o il fatto che l’abbia detto Freud non significa che sia vero, anche quella è una scorrettezza teorica, tutta la retorica in buona parte è fatta di scorrettezze logiche …

Intervento: il sintomo come una sorta di rimedio la questione è quella di approcciare il problema perché il sintomo si è trovato a risolvere una situazione in cui probabilmente si trattava di scegliere tra p e non p il problema risulta consequenziale dal fatto sia che p e che non p siano ritenuti entrambi necessari in aperta contraddizione, mi viene da dire, come diceva lei che si tratta di trasformare in possibile ciò che è ritenuto necessario, ha un po’ la stessa funzione del sintomo anche questa, è un’altra via ovviamente si tratta di trovare il modo in cui far convivere …

Anche se il sintomo tende a trovare la soluzione e porla come necessaria, non più come possibile, se è possibile allora significa che può essere così ma anche no. Al momento in cui qualcosa non è più necessario diventa possibile …

Intervento: però c’è la possibilità di elaborarla a quel punto perché è possibile che sia così ma anche non così …

Volgere il necessario in possibile comporta anche che se io decido una certa cosa fra delle possibilità allora sono io responsabile, se è necessario no e vi sarete accorti sicuramente che parlando di discorso dalla logica formale di cui dicevamo a proposito del linguaggio siamo passati alla logica modale …

Intervento: è interessante nelle conferenze parlare proprio del sintomo …

Intervento: la contraddizione è inevitabile in qualsiasi discorso …

Alcuni anni fa, negli anni 60/70 in America avevano posto una questione che avevano mancata completamente, però l’avevano posta, alcuni appartenenti alla cosiddetta antipsichiatria, sopra tutto la scuola di Palo Alto, che sosteneva la teoria del doppio legame: una persona riceve un messaggio verbale di un certo tipo e poi un altro messaggio cosiddetto non verbale diametralmente opposto, contraddittorio, e questo lo ritenevano responsabile dell’insorgere della schizofrenia, che poi si è verificato non essere affatto così anche perché è una cosa molto più diffusa di quanto loro immaginassero, però si crea, può crearsi all’interno del discorso un arresto, esattamente quell’arresto che si crea all’interno di una sequenza logica quando una conclusione contraddice la premessa da cui è partita, e questo il linguaggio non lo consente …

Intervento: ciò che dice Daniela è interessante nel senso che una persona ha paura di qualche cosa ma non c’è in realtà questo pericolo allora la domanda è perché lo costruisce a che scopo? (per sviare l’attenzione da qualche cos’altro …

In ogni caso questa paura è funzionale a qualche gioco linguistico, ha una funzione, è utile, e come dicevo prima finché permane tale utilità non si muoverà di lì finché rimane necessario, mentre il possibile rimette in gioco: mentre il necessario chiude la questione, il possibile rimette in gioco il necessario, che è possibile che sia così ma ci sono altre possibilità cioè altre aperture, altre strade che possono aprirsi, altre questioni che possono considerarsi in attesa di un’altra conclusione certo, però nel frattempo qualche altra cosa si è aggiunta, il possibile aggiunge, il necessario per potere costruire da lì altre cose ma quella conclusione non è più messa in discussione. Se una cosa è necessaria è perché quella cosa è quella e non può essere modificata, per questo l’unica cosa che noi abbiamo considerata necessaria è il linguaggio che non può essere né eliminato né modificato ma qualunque altra cosa è costruita dal linguaggio e quindi può essere modificata. Il linguaggio come sistema operativo si muove in base a regole che sono quelle della logica formale, il linguaggio non si occupa di cose possibili o necessarie, si occupa unicamente di cos’è deducibile da una certa premessa quindi unicamente delle proposizioni valide, tutto il resto, ciò che è contingente o possibile non esiste, esiste invece all’interno del discorso cioè all’interno di ciò che questo sistema operativo, cioè il linguaggio produce. Ma qual è la questione che a questo punto occorre prendere in considerazione? Cosa che faremo puntualmente mercoledì prossimo …

Intervento: ovviamente la questione sintattica … è un programma che muove a partire da degli elementi che hanno dei rinvii e il rinvio è dato da una sintassi che costruisce la semantica e non il contrario come generalmente si afferma perché la verità o la falsità deriva da posizioni logiche … la questione della responsabilità …

La responsabilità, va bene parleremo di questo …