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30-4-2003

 

Nel momento in cui il linguaggio si avvia, in quel momento esatto le cose esistono. Cosa accade, nel momento in cui le cose esistono? Il fatto che esistano comporta già la possibilità di poterle considerare, esistono e proseguono, non soltanto esistono ma proseguono anche, le informazioni di cui dispone il linguaggio, la sua struttura sono tali che impongono di proseguire, ora che cosa consente al linguaggio nel momento del suo avvio di proseguire? Ovviamente la costruzione di proposizioni ma come vengono costruite queste proposizioni? È valido il criterio che abbiamo sempre attribuito al linguaggio, cioè la non contraddittorietà? E la verificabilità? O solo a quel punto, cioè quando esiste questa possibilità di verificarne la non contraddittorietà, allora esiste il linguaggio? È un’ipotesi per il momento, d’altra parte provate a immaginare una struttura in cui non sia possibile verificare la non contraddittorietà di un elemento con quelli precedenti, cioè possono contraddirsi benissimo, c’è il linguaggio a quel punto? È arduo affermarlo perché il linguaggio, quello che stiamo intendendo, è una struttura coerente, necessariamente coerente, perché scarta tutto ciò che non è coerente come falso e quindi inutilizzabile. Potrebbe essere che il linguaggio effettivamente parta dal momento in cui è presente questa procedura di non contraddittorietà. Che cos’è per il linguaggio un criterio di non contraddittorietà? Questa è una bella questione come il linguaggio riconosce la contraddittorietà? Come dire “Se questo è un orologio allora non è un orologio” come faccio ad accorgermi che ho detto una stupidaggine? Come me ne accorgo? In che modo so che l’apodosi contraddice la protasi? Che il conseguente contraddice l’antecedente, come lo so? E soprattutto perché lo so? Questa è una bella questione, abbiamo sempre dato queste procedure come strutturali al linguaggio e lo sono, ma in effetti se ci pensate bene la costruzione di proposizioni avviene secondo un certo criterio, non è casuale, non è sufficiente la ripetizione di parole, occorre che ci sia la possibilità di costruire proposizioni, e quindi: il criterio di coerenza è insito nel linguaggio? Può darsi ma bisogna provarlo, qualcuno saprebbe farlo? Non è facile, anche perché ancora non sappiamo esattamente in che cosa consista la coerenza, sì certo la non contraddittorietà, abbiamo detto la stessa cosa, come so che due elementi sono contraddittori? Come faccio a saperlo? Lo abbiamo imparato? È una possibilità. Il linguaggio in effetti lo si impara, anche se dire che lo si impara mostra qualche problema, dobbiamo risolvere le questioni più ardue, utilizzando ciò stesso su cui ci stiamo interrogando, e questo in buona parte ci agevola nel senso che ci fa supporre che c’è tutto ciò che ci serve per risolvere questi problemi, già lo stiamo utilizzando. “Se questo è un orologio allora questo non è un orologio”, perché non è utilizzabile questa affermazione?

Intervento: sembrerebbe che la prima figura che viene costruita dal linguaggio questa sia vera e tutto ciò che viene posto nel negare questa figura…

Sì, sta affermando il principio di identità…

Intervento: l’orologio è qualcosa e quindi al momento in cui interviene il termine orologio… come dire questo è un orologio e quindi non è niente altro che non sia un orologio, tutto il resto è qualcosa che si differenzia da lui, per cui non posso dire che quello è questa cosa

Come dire se x è un elemento linguistico allora x non può non essere un elemento linguistico. Perché? Perché ho affermato che è un elemento linguistico. Se dico: “x è un elemento linguistico” lo sto già dicendo, per il solo fatto di dirlo è un elemento linguistico, e quindi l’elemento linguistico non può negare se stesso, una volta che si è affermato non può dire che non si è affermato, questa potrebbe essere la struttura portante di tutto il sistema, cioè: l’affermarsi di qualche cosa è l’essenza stessa del linguaggio, proprio l’atto di affermare qualcosa, una volta che è affermato a questo punto è…

Intervento:…

No, non ho inteso in questa accezione di copula, ma nel senso che esiste.

Intervento: la prima parola perché questa parola sia una parola ne occorre un’altra, non sarebbe nulla

Quindi questa parola deve affermare se stessa, la famosa tautologia “A è A”, deve potersi affermare questo…

Intervento: perché questo secondo A lo fa esistere

E viceversa, se non ci fosse il primo non ci sarebbe neanche il secondo…

Intervento: torniamo alla questione del bambino: il bambino dice la prima parola quando si accorge di aver detto? Quando c’è una risposta da parte di qualcuno

Intervento: quando comincia a utilizzarla

La prima parola può ripeterla, la questione è l’accorgersi di ciò che ha fatto…

Intervento: questo è il punto quando si accorge di essere nel linguaggio? perché lui può anche parlare ma senza accorgersi

Intervento:…

Certo che è un elemento, può ripeterlo e sa che cosa ha fatto e allora sa che ha ripetuto un elemento e quindi che è diverso dagli altri, a questo punto parte tutto. La possibilità di ripetere un elemento, il primo elemento, la possibilità di accorgersi di ciò che si è fatto, sapere ciò che si è fatto, questo pare il fondamento del linguaggio, finché non c’è questo non c’è la possibilità di niente, non c’è né l’identità, né la differenza, non c’è niente…

Intervento: questo sapere è quello che fa esistere la cosiddetta realtà

Sì certo, nasce tutto da lì. Da dove viene questa possibilità di accorgersi di aver ripetuto un elemento?

Intervento:…

 Bisogna accorgersi che c’è una reazione…

Intervento: come dicevo prima dalla risposta

Sì certo, sì qualcuno che faccia accorgere… sì sono tutte facce della stessa questione certo. La questione è questa: io dico “A” e poi ridico “A”, per sapere questo secondo “A” occorre che sappia che l’altro è il primo e viceversa, occorre che lo sappia, se no non c’è stato nessun “A”, né il primo né il secondo, devo sapere, ma questo sapere è nella struttura del linguaggio o deve essere trasmesso da altri? Tecnicamente uno che nasce e viene chiuso in uno scatolone, a trent’anni sa parlare oppure no? Sì e no, casca un sasso sul piede e dice ahi, ricasca un altro sasso sul piede e ridice ahi, questo non è linguaggio…

Intervento: sto parlando di accorgersi uno arriva a trent’anni e si accorge che sta parlando

Sfugge qualcosa, sappiamo come funziona ma non sappiamo come si forma, come comincia a esistere…

Intervento: come se ci fosse come una sorta di separazione tra… in questo senso quando c’è questo sapere? Quando ciò che si dice è altro da quello che dico prima non c’è modo di distinguere…

Sì, si forma così certo…

Intervento: la realtà esterna è il mio linguaggio ma non sono io, quando io posso in qualche modo distinguere questo

Ma come faccio a distinguere? Tutto quello che dice va benissimo, è così che nasce la funzione di realtà, però manca quel passo che è strutturale al linguaggio, oppure deve essere immesso da altri, necessariamente? Se non è indotta in effetti si forma da sé e quindi quel tizio nello scatolone a trent’anni parla correntemente, il che è piuttosto improbabile, come la mettiamo? Dovete rispondere, è il compito per mercoledì prossimo. Sono molte le questioni che gli umani non sono mai riusciti a risolvere, ma che noi abbiamo risolto, per cui c’è l’eventualità che anche questa… potrebbe essere che il linguaggio per attivarsi abbia bisogno di un altro elemento, di un’altra persona, di un altro discorso diciamo, forse, l’esperienza indurrebbe a pensare una cosa del genere…

Intervento: questo è ciò che sappiamo è la nostra esperienza tutto sommato partendo dall’esperienza possiamo descrivere l’uomo nello scatolone che ha imparato a parlare come le scimmie

Come se necessitasse di essere attivato, una attivazione, come se da solo non partisse, potrebbe essere, ha bisogno di essere attivato, potrebbe, sono tutte ipotesi assolutamente campate per aria per il momento, nessuno ha qualche idea?

Intervento: perché il bambino risponde alle sollecitazioni?

Anche il pappagallo, i corvi parlano, il cagnolino no, il pappagallo o un corvo hanno la capacità di ripetere, d’altra parte anche il registratore lo fa. La questione è questa: come si comincia a sapere, cosa attiva il linguaggio, cosa lo avvia? Il sapere non è altro che il linguaggio, si può sapere che si sta parlando? Sì, ad un certo punto sì, il bambino che chiede qualcosa alla mamma sa che sta parlando? Costruisce delle proposizioni e se la mamma risponde sì o no, sa benissimo di cosa si tratta…

Intervento: sa quel che dice, non sa di parlare ma sa quel che dice

Anche moltissimi adulti sono riconducibili a queste cose che dice, bella storia questa, nessuno ha risolto questo problema…

Intervento: il sapere che cos’è? Non è altro che la relazione fra due elementi

Sì, certo, in effetti se dico “A” e lo ripeto so che la seconda ripete la prima “A” e per sapere questo occorre il linguaggio, non c’è verso, e cosa fa sì che lo sappia? Ci manca qualcosa, qualcosa ci è sfuggito, è necessario che la mia parola risponda a un’altra? Forse, ma perché? Come faccio ad accorgermi che ripeto un elemento che è in connessione con l’altro e tutto ciò che ne segue? Come lo so? Ci dobbiamo pensare bene, come so che un elemento è in connessione con l’altro, che è identico a un altro, che non si contraddice con un altro, come faccio a sapere tutte queste cose? Me le hanno insegnate? Non sappiamo ancora niente di come si avvia, sappiamo qualcosa di come funziona, dobbiamo sapere che cosa lo attiva, questa è la domanda alla quale siete chiamati a rispondere mercoledì prossimo: che cosa attiva il linguaggio? A quali condizioni si attiva?

Intervento: questo renderebbe conto del perché la persona continua a ripetere la stessa cosa senza accorgersene

Renderebbe conto di qualunque cosa. Va bene ci fermiamo qui e quindi questo è il compito per mercoledì prossimo: sapere cosa attiva il linguaggio e come, queste due domande.