30-3-2004
Intervento: la ricerca del benessere costruisce l’oggetto d’amore,
ma l’oggetto d’amore non è nient’altro che l’esca per il benessere che si
suppone naturale
Come definisce il benessere?
Intervento: il credere che l’obiettivo sia raggiunto... laddove si
crede che gli ostacoli siano superati e risolti i problemi allora c’è benessere
e questa è una contraddizione perché il linguaggio costruisce il problema del
benessere per continuare a funzionare, anche il benessere se supposto un
oggetto fuori della parola allora può comportare un problema e cioè che
raggiunto l’obiettivo ci sia il benessere... il linguaggio per proseguire deve
continuare a produrre linguaggio... pare una contraddizione che raggiunto
l’obiettivo ci sia benessere
Sì è vero, ma non è necessariamente una contraddizione, ché se
invece si intende il benessere come la costruzione dell’ultima proposizione
vera che conclude un’argomentazione di un discorso allora perché no?
Chiaramente questo benessere in seguito verrà rilanciato, ma provi a pensare a
ciò che avviene in una elaborazione teorica, c’è un problema teorico che non
produce malessere ovviamente ma possiamo chiamarla inquietudine intellettuale,
che non è malessere, non è che sta male, sta benissimo, si risolve questo
problema, si giunge quindi a un teorema cioè una proposizione vera e c’è una
sensazione che potremmo indicare come benessere, soddisfazione, questo
naturalmente aprirà in seguito ad altri problemi teorici...
Intervento: nella strada dell’ostacolo benessere/malessere può
essere che nel malessere l’ostacolo viene inteso non come un elemento
linguistico?
Necessariamente
Intervento: nel benessere non è che non ci siano ostacoli...il
gioco può farsi molto difficile
Adesso ho data questa definizione di benessere giusto per
contrastare quella di Beatrice ma in realtà il benessere e il malessere sono
luoghi comuni, non è che esistano in natura, e cioè sono ciò che ciascuno pensa
che siano, in realtà...
Intervento:...
Una persona che non sta bene non necessariamente conosce il
funzionamento del linguaggio...
Intervento:...
Sta bene solo perché in quel momento la fanciullina gli ha detto
che gli vuole bene, allora sta bene ad esempio, in quel momento gli pare che
non ci siano ostacoli, facevo l’esempio banalissimo dei due fidanzatini, lui
dice a lei “ ti voglio tanto bene” ecco che lei sta benissimo, si sente come si
suole dire al settimo cielo, è chiaro che in quel momento non vede nessun
ostacolo, poi quando arriverà le cose cambieranno però in quel momento se
qualcuno le chiedesse se sta bene direbbe “sì, sto benissimo”...
Intervento: il gioco del benessere e del malessere quasi fondato
dalle stesse dicotomie che funzionano nel linguaggio... una delle cose più
difficoltose è il dire che ciascuno ha la responsabilità linguistica in ciò che
costruisce... non ci si può accorgere che l’oggetto d’amore non è nient’altro
che un’esca per giocare... se non mi accorgo di questo quella è la realtà e
continuerò all’infinito a costruire il solito gioco
Certo, è ciò che avviene comunque, continuamente, qual è la
questione?
Intervento: la costruzione dell’oggetto che mi serve in questo
caso ad amare o ad odiare che produce il solito gioco che mi piace...
Cioè quando si pensa all’oggetto d’amore si sta bene, è questo che
cosa vuole dire, perché si sta bene quando si pensa all’oggetto d’amore?
Intervento: perché
un oggetto mi attrae?… perché si tratti di esistenza… come se tutti questi
termini esistenza/oggetto/possibilità di gioco si fondessero
Appare nel caso dell’oggetto d’amore, qualunque cosa sia, come il
conseguente di qualunque antecedente per cui è la risposta a qualunque domanda,
in effetti l’ostacolo non è altro che trovare, può essere il conseguente o
reperire il conseguente, ma se io suppongo, per qualche motivo che vedremo, di
avere trovato il conseguente di qualunque antecedente allora effettivamente il
linguaggio trova sempre la proposizione vera, che è conseguente di qualunque
antecedente quindi non ho più bisogno di trovare altro perché ciò che cerco è
sempre il conseguente di un antecedente, se ce l’ho già ecco che sono felice e
ho risolto tutti i problemi…
Intervento: in questo modo lo ponevo come
contraddizione fra l’effettivo funzionamento del linguaggio che deve costruire
proposizioni e il credere di dovere raggiungere l’obiettivo una volta per tutte
Non è una contraddizione, posto in questi termini il benessere è
il raggiungimento di un obiettivo, è il godere di questo obiettivo raggiunto
con tutto ciò che questo comporta, poi raggiunto questo obiettivo altri
obiettivi se ne porranno ma a partire da questo obiettivo raggiunto e allora
per elaborare questi termini ci sarà malessere finché non avrò trovato
quell’altro obiettivo, una volta che l’avrò trovato ecco che è raggiunto il
benessere, non c’è nessuna contraddizione. Occorre intendere come fa il
linguaggio a supporre che un elemento sia il conseguente di qualunque
antecedente, questa è una questione interessante…
Intervento:
questo conseguente che è la verità
assoluta
È vero rispetto a qualunque antecedente…
Intervento:
...immaginavo questa scena che deve
produrre amore e odio e quindi devo allontanare l’oggetto d’amore, il
linguaggio per proseguire deve costruire delle proposizioni vere… al momento in
cui ho necessità di amare e poi interrompere quel gioco… sì può dare una
risposta nei termini della teoria del linguaggio: devo costruire proposizioni
vere e per farlo devo imporle sul resto del mondo nulla deve mettere in
pericolo la verità in cui credo perché se no non c’è il conseguente
Sì il linguaggio deve fare questo, e invece lei deve dare la
speranza e come fa a dare la speranza se dice che ciascuna volta che si ama poi
si odia necessariamente il tizio o la tizia in questione?
Intervento:
lei diceva che l’oggetto d’amore è il
conseguente di qualsiasi antecedente
Sembrerebbe, è ancora da valutare la questione…
Intervento:
io mi chiedevo se anziché questo fosse
il criterio attraverso il quale rispetto a qualunque antecedente trovo il
conseguente, il conseguente è ciò che mi garantisce che comunque in qualche
modo da un antecedente giungo a un conseguente...il discorso è questo, diventa
il referente in qualche modo
In effetti intendevo proprio in questo senso, cioè il conseguente
in quanto rappresenta la proposizione vera…
Intervento:
quella cui rapportarsi in qualche modo
come se fosse il parametro
Intervento:
questo è dovuto all’esperienza che uno
ha avuto di quel gioco
Sì è possibile questa, è un’altra questione…
Intervento:
se io non avessi questa esperienza di
amore io non potrei avere questo conseguente valido
Ho inteso, infatti io intendevo questo essere “innamorati di
qualcuno” l’amore in generale di qualcuno o di qualcosa dicevo prima, pare
comportare questo, che questo oggetto d’amore di qualunque cosa sia,
costituisca il conseguente che si applica a qualunque antecedente ed è sempre
vero, nel senso che qualunque cosa accada alla persona innamorata, per esempio
il fatto di essere innamorata, comunque comporta sempre un sollievo, così la
stessa persona lo può trovare nella fede, in dio o in un ideale, comunque qualunque
cosa accada ha questo asso nella manica e noi sappiamo che questo asso nella
manica non può essere nient’altro che una proposizione ritenuta essere vera, è
così che funziona per il credente, comunque c’è dio e siamo a posto, per cui
potrebbe essere così però come il linguaggio compia questa operazione questo è
ancora da intendere…
Intervento:
mi sembra più facile credere in dio ma
l’amore no, lo posso porre per esperienza
Va bene, anche il mistico ha esperienza di dio perché gli parla,
ci parla tutte le volte che lo prega e magari dice anche che quell’altro gli
risponde…
Intervento:
però mi sembra che per poter parlare
d’amore io devo compiere un atto di fede, per l’atto di fede è più facile dio
perché mi dà questo, questo e questo
Non mi sembra poi così differente…
Intervento:
l’amore cosa fa? Dio da questo e
questo e questo e l’amore cosa fa?
Da un motivo per esistere, che non è poco…
Intervento:
come intendere l’amore, oggettivarlo?
Se io non ho esperienza di questo amore come posso porlo?
È difficile che una persona che parla non abbia esperienza
dell’amore in generale, l’amore per i genitori, per esempio, nel senso di
aspettarsi da loro del bene e quindi che la loro esistenza per esempio sia
diretta a farmi vivere in un mondo migliore, generalmente si considera una cosa
del genere, le persone che si amano si considera facciano questo l’una per
l’altra, si suppone, poi...
Intervento:
uno può interrogarsi sull’amore e può
anche non interrogarsi, così come può interrogarsi su dio o può non farlo
Ma nessuno invece pone la questione più importante: come fa il
linguaggio a fare una cosa del genere? A porre un elemento come il conseguente
di qualunque antecedente?
Intervento:
dicevamo l’amore da una ragione per
esistere
In alcuni casi…
Intervento:
da un senso una direzione, mi chiedevo
come fa a fare questo e mi dicevo che l’amore interviene a modificare i giochi
quasi come se la proposizione vera intorno all’esistenza di dio, o di questa
persona diventassero effettivamente una regola o una modifica... quando
interviene per esempio l’innamoramento variano i giochi, si modificano i giochi
perché offrono altre opportunità di giungere da un antecedente a un
conseguente, quasi come se l’oggetto d’amore si ponesse come regola,
modificando il gioco modifica le regole...
Intervento:
nel sistema linguistico così come è utilizzato dal luogo comune la modifica
delle regole avviene a partire per esempio dal gioco dell’innamoramento, le
regole consentono il gioco dell’innamoramento, si produce innamoramento
Intervento:
tutto si illumina, tutto si semplifica
nell’innamoramento, perché questa facilità a questo punto? Come se l’intervento
di questo oggetto d’amore travolgesse le regole
Intervento:
però sempre in merito al luogo comune
e alla produzione di questo sistema, nell’innamoramento c’è una modifica delle
regole per cui c’è innamoramento... però poi le regole si modificano anche nel
prosieguo anche quando in questa costruzione che avviene dell’abbattimento
dell’oggetto anche lì le regole si modificano e producono l’allontanamento, il
malessere, la supposta difficoltà… le regole dei giochi
nel luogo comune si modificano ma modificandosi possono arrivare o alla
curiosità per ciò che si dicono queste persone, per ciò che funziona oppure al
sacrificio accettando le regole imposte dall’oggetto d’amore oppure avviene che
se non c’è curiosità e gioco fra due persone c’è una indifferenza assoluta, si
vive e non c’è neanche più il ricordo delle modificazioni, si sta insieme per
portare avanti una famiglia sempre modificandosi le regole sempre una
produzione di questo sistema) (l’amore si trasforma in mutuo soccorso
Intervento:
è sempre una questione che riguarda
l’utile, riguarda quell’esistenza per cui dipendo da un oggetto...
Quando ci si innamora, che sia di qualcuno o di qualcosa è sempre
qualcosa la cui verità non può essere provata? Prima questione. Cioè è
possibile innamorarsi di qualche cosa che invece può essere provato, in modo
assoluto? Seconda questione: se il fatto che qualcosa non possa essere provato
ma diventa creduto vero comporti necessariamente un atto di fede, è la
condizione per innamorarsi di qualcosa? C’è l’eventualità che occorra un atto
di fede e cioè che l’amore si rivolga soltanto a qualcosa che in nessun modo
possa essere provato, ora perché il linguaggio fa questo? E qui si apre una
bella questione, e cioè il linguaggio nel discorso comune sa benissimo che
molte cose non possono essere provate e cioè delle stringhe di proposizioni non
hanno la proposizione finale, quella vera, c’è sempre la minaccia incombente di
una possibile confutazione, mentre nel caso dell’amore questa minaccia non c’è,
l’amore per dio, per qualcuno, per un’idea, non è possibile confutarlo con
argomentazioni logiche, nel luogo comune funziona così e quindi potrebbe essere
una condizione il fatto che io non possa mai provare se le cose stanno così
oppure no, cioè mi si imponga un atto di fede, l’amore ha a che fare con
questioni di fede? Parrebbe di sì, l’amore è un atto di fede? Come dire: è
soltanto questo? O c’è qualche cos’altro? Potrebbe soltanto essere un atto di
fede, cioè credo che sia così, credo che ci sia qualcosa di vero, in definitiva
è questo, che questa cosa lo sia, ma perché il linguaggio farebbe questo? Sa
che così come si costruisce una qualunque proposizione vera è possibile anche
smontarla, ma se io credo che sia vera, allora non segue a una serie di
argomentazioni, è imposta come tale. È un’imposizione, e quindi non è
sottoponibile, diciamo così, a un criterio verofunzionale, ma che se ne fa il
linguaggio di una cosa del genere? E poi praticando la struttura del discorso
come facciamo noi teoricamente l’atto di fede dovrebbe essere escluso e quindi
anche l’innamoramento, in teoria dovrebbe essere così, perché non c’è atto di
fede…
Intervento:
è un gioco fra gli altri a quel punto
Sì certamente, però adesso parlavo dell’amore nell’accezione del
luogo comune, tant’è che quando noi diciamo per esempio, amare sapendo
perfettamente quello che si sta facendo, la più parte delle persone insorge
dicendo “ma questo non è amore”. In effetti si toglie la fede, l’atto di fede,
e a questo punto l’amore, quello del luogo comune, cessa di esistere, ma a
questo punto anche l’amore per qualcosa, anche per un ideale, per qualunque
accidente, così come per una persona, ciò che indichiamo come affetto per una
persona, o desiderio, magari si configura in un altro modo, questo è tutto da
valutare, da verificare, però pare in questo modo. Poi c’è il discorso che
faceva Beatrice, quello dell’odio, se è costruito su questo allora è prevedibile
il tradimento con annessi e connessi, che bisogno ha il linguaggio di fare una
cosa del genere? Cioè di credere in qualcosa di vero? Certo se non ci sono gli
strumenti per intendere il funzionamento del linguaggio, non è che ci crede,
suppone che sia proprio così, diventa la realtà delle cose, perché una volta
che è imposta una verità, rimane. È complessa la questione in termini
strutturali, però dobbiamo risolverlo perché è importante, che se ne fa il
linguaggio di tutte queste storie, innamorarsi di qualcuno, che gliene cale?
Perché lo fa? Cosa avviene esattamente?
Intervento:
può essere solo produzione del
linguaggio
Sì ma è una produzione particolare perché è creduta assolutamente
vera, ed è quello che dicevo prima, quel conseguente che si attaglia a
qualunque antecedente, va sempre bene. Dà una sicurezza ma perché il linguaggio
avrebbe bisogno di una sicurezza? Sicurezza di che? Di continuare? Tanto non
può non farlo, ci manca qualcosa intorno al funzionamento del linguaggio,
perché fa una cosa del genere? Ma lo fa, e se lo fa avrà qualche motivo, e cioè
un antecedente. Bisogna pensarci bene, è come se ci mancasse una tessera del
funzionamento del linguaggio, la necessità di costruire una proposizione che
risulti vera, senza potere né dovere soprattutto essere dimostrata, una cosa
che funziona come referente a tutto…
Intervento:
allora perché il linguaggio si inganna
Si inganna se non ha gli strumenti che abbiamo noi, non si inganna
nemmeno, pone una proposizione, come fa a sapere che è falsa? O che non
significa niente, occorre che abbia degli strumenti per poterlo fare. È che ad
un certo punto viene imposta una verità, una produzione del linguaggio o più
propriamente viene imposta la necessità di una proposizione che risulti vera
indipendentemente da qualunque altra cosa, molto spesso una persona che non ha
nessuno cerca una persona da amare, oppure cerca qualcosa o qualcuno in cui
credere…
Intervento:
sì però è sempre il linguaggio che fa
questa operazione
Esattamente, è per questo che noi ci chiediamo perché…
Intervento:
si inganna tutto sommato perché per
proseguire non ha bisogno di punti fermi cioè di credere
Il linguaggio sa questo? Gli umani sono linguaggio, a lei risulta
che tutti gli umani sappiano questo? Perché il linguaggio si inganni occorre
che sappia che è un inganno, per sapere che è un inganno occorre che sappia che
quella proposizione non significa niente, come lo sa se nessuno inserisce
questa informazione? È come un sistema operativo a cui mancano delle
informazioni, se queste informazioni non ci sono non ha nessun modo, come
nessuna persona che di fatto non è altro che linguaggio, non ha nessun modo di
sapere che questa proposizione non significa niente, non è né vera né falsa,
perché in realtà è creduta essere tale, è creduta perché non può essere provata
ovviamente, ché di per sé non significa nulla però non ha modo, nessun modo di
saperlo…
Intervento:
qualsiasi cosa è linguaggio è il
linguaggio stesso che dovrebbe dire questo è giusto e questo è sbagliato
Questo è un po’ animistico, no, è il sistema operativo che
funziona così come funziona l’intelligenza artificiale, acquisendo informazioni
e utilizzandole per il prosieguo, se non ha queste informazioni non va da
nessuna parte, tant’è che il bimbetto di pochi anni ha pochissime informazioni,
il suo linguaggio è molto povero, non di termini soltanto, ma di possibilità di
pensiero, l’intelligenza artificiale è fatta così: computer che possono
imparare da nuove acquisizioni, da qualcosa che loro stessi hanno costruito,
cioè una proposizione che è risultata vera questa viene acquisita, prima non
c’era e adesso c’è, poi un’altra e un’altra ancora, esattamente come fanno gli
umani. Ciò che noi abbiamo inserito all’interno di questo sistema è qualcosa
che non c’è altrove, e non essendoci non può funzionare, non può operare in
nessun modo, ché non può riflettere su di sé, non ha queste informazioni, così
come un computer in cui manca un programma, quel programma non può girare se
non c’è, non può fare niente, lei può richiamarlo…
Intervento:
lei diceva che il linguaggio è un sistema operativo e sempre continuando in
questa falsa riga... diceva come mai l’amore si installa ad un certo punto?
Perché c’è qualche cosa che funziona come una proposizione vera... abbiamo
parlato dell’amore se questo programma fosse costruito in maniera tale… noi
parlavamo del gioco linguistico discorso occidentale che prevede al suo interno
una proposizione che è vera senza indicare quale… basta trovarla
Sì, la condizione perché possa continuare a essere pensata tale è
che non sia mai messa in gioco…
Intervento:
questa proposizione che afferma
“esiste una proposizione che è vera” è presa per se stessa come una
proposizione vera, da qui nasce il discorso che bisogna credere, i valori... è
come dire che sta funzionando una regola che dice che esiste una proposizione
vera, questa proposizione viene rappresentata nel senso che esiste una
proposizione vera e questa proposizione vera è rappresentata da quest’altra
proposizione
Non una qualunque…
Intervento:
non una qualunque però nessuna,
nessuna
Basta che non esista alcun criterio di verifica…
Intervento:
esatto nel senso che dice: esiste una
proposizione che è vera ma come faccio a sapere che è vera? So solo che esiste
cioè come se il linguaggio fosse una sorta...
Sì certo, questo lo sa perché funziona così…
Intervento:
il discorso qual è che questa è una
proposizione vera, tutte le proposizioni che si assumono come vere perché non
possono essere provate? Perché fanno parte di un sub gioco linguistico...
giochi linguistici differenti
Qualcosa del genere, bisogna intendere bene questa cosa…
Intervento:
però è il discorso occidentale che
dice questo non il linguaggio
Questa è già una questione da verificare…
Intervento:
verità che si presume che sia da
qualche parte
Il linguaggio ha bisogno di proposizioni vere per proseguire
quindi sa che la proposizione vera c’è e che sta proseguendo.