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29-12-2010

 

L’altra volte si diceva del non detto, come se nel dire ci fosse qualcosa di non detto, e di come sia stata la difficoltà dalla quale la psicanalisi non si è mai affrancata, ma non solo la psicanalisi, il pensiero in generale, dal momento in cui si è abbandonata la metafisica cioè l’idea di un’origine forte, un dio per esempio o qualunque altra cosa, da questo momento non c’è più stata la possibilità, come ha voluto in parte l’ermeneutica, di trovare il fondamento. In effetti tutto ciò che, dicevamo anche l’altra volta e anche in altre occasioni riguardo a Heidegger, per esempio, Derrida, De Saussure, vale a dire questo vuoto, questo abisso, tutto questo ha preso il posto in un certo senso del fondamento forte della metafisica, questo vuoto, questo non detto è ciò che permane anche in Freud nella nozione di inconscio, in effetti l’inconscio non si può dire, non c’è nessuna possibilità di dirlo però c’è sempre in ciò che si dice anzi, pilota il dire, in altri termini ancora, fallita la ricerca del fondamento ci si è mossi sostituendo il fondamento con un non detto, con un non dicibile propriamente, e questa genialata ha avuto un notevole successo. Ma questo non ha modificato un granché la questione, che ci si metta un dio o l’ineffabile rimane comunque il fatto che si tenta di trovare un fondamento che non c’è né nella metafisica né nella filosofia recente …

Intervento: …

Si pone a fondamento anche se la parola fondamento ultimamente dava molto fastidio ai filosofi e anche agli psicanalisti Lacan e lo stesso Verdiglione: “non c’è il fondamento”, l’idea dunque dell’assenza del fondamento, cara anche a Heidegger, ha comportato e comporta una conseguenza e cioè il fatto che sembrano essere mossi da qualcosa che non possono conoscere. Prendete la nozione di inconscio per esempio, l’inconscio rappresenta per Freud una serie di istanze che non sono conoscibili dalla persona ma che la fanno muovere, pensate a ricordi inconsci, al rimosso, all’Es, tutte queste cose fanno parte dell’inconscio e hanno condotto e continuano a condurre la ricerca fuori strada, non solo ma tenendo conto di ciò che andiamo dicendo e facendo ultimamente, tolgono ogni responsabilità, anche affermare come ha fatto Verdiglione che l’inconscio è la logica particolare di fatto non significa niente, anche perché di questa logica poi non ha saputo dire nulla in realtà, ma rimane sempre l’idea sottostante che ci sia qualcosa che agisce, che opera all’insaputa ed è qualcosa che non è reperibile, che non è dicibile, come diceva Lacan “la verità si dice a mezzo, a metà”, dire a metà, la verità emerge, affiora qua e là nei lapsus per esempio, perché in un atto mancato dovrebbe affiorare la verità? La verità di che? Diceva che un atto mancato è un atto riuscito, talvolta si diceva così, potrebbe anche essere, però da qui a stabilire una legge universale ce ne passa, può anche accadere di compiere un atto mancato per un motivo certo, ma d’altra parte non sarà mai possibile comunque stabilire con certezza un motivo di un atto mancato, si fanno delle ipotesi, si dicono delle cose ma che ne sappiamo che la persona che ha compiuto l’atto mancato stia dicendo la verità? Sta dicendo semplicemente altre cose che è possibile che abbiano nella migliore delle ipotesi una connessione con ciò che è accaduto, nella migliore delle ipotesi, nulla ci impedisce di pensare per esempio, sempre attenendoci a queste posizioni di Lacan, di Verdiglione, che nell’intervallo che intercorre fra l’atto mancato e il suo racconto siano accadute delle cose che modificano totalmente il suo racconto, e perché non dovrebbe accadere? Queste posizioni della psicanalisi evocano qualche cosa che è accaduto anche a Wittgenstein quando ha abbandonato l’idea che il linguaggio rappresentasse una sorta di specchio del mondo e che le proposizioni rappresentassero degli stati di cose, e nel cosiddetto secondo Wittgenstein ha considerato l’atto di parola, l’atto linguistico nella sua immediatezza e cioè nel modo in cui si manifesta, nel modo in cui appare dando a taluni il destro per parlare di una sorta di fenomenologia di Wittgenstein: il fenomeno è ciò che appare, si manifesta, però anche in questo caso, di Wittgenstein intendo dire, rimanendo legato al modo in cui si usa di fatto per esempio una parola, si è attenuto all’uso comune, senza tenere conto che l’uso di questa parola, si certo, tiene conto delle convenzioni, di ciò che si è imparato ma anche di qualche cosa di più radicale e cioè del funzionamento del linguaggio che è una cosa fondamentale, quella che soltanto noi siamo riusciti a introdurre, a inserire nell’atto di parola, il modo in cui si parla è determinato, dalle convenzioni, dalla pratica eccetera, ma soprattutto dalla struttura del linguaggio per cui ci sono delle istruzioni che sono precise, non possono essere modificate in nessun modo, queste istruzioni costruiscono delle proposizioni che poi verranno utilizzate in un certo modo a seconda delle convenzioni, delle abitudini e della pratica, del luogo in cui si applicano, ma la struttura non può essere modificata in nessun modo. Considerando nel Tractatus l’idea di una analisi approfondita della proposizione che avrebbe dovuto esibire la struttura stessa delle cose, in un certo senso non aveva torto, solo che non l’ha trovata di fatto, ma c’è una struttura che mostra esattamente come stanno le cose, che è la struttura del linguaggio, per cui in fondo se avesse potuto applicare ciò che ha trovato dopo riguardo all’uso dei giochi linguistici alla sua prima ipotesi e cioè quella di un’analisi che andasse effettivamente a cogliere la struttura del linguaggio, forse avrebbe fatto quello che siamo riusciti a fare noi, ma non l’ha fatto e quindi …

Intervento: ciò di cui non si può parlare è meglio tacere …

Sì, c’è sempre qualcosa di cui non si può parlare, nonostante lui stesso abbia detto in varie occasioni che tutto ciò che è pensabile è anche dicibile, lì nel Tractatus diceva con “ciò di cui non si può parlare…” come il mistico, cioè tutte le proposizioni che non sono né vere né false non hanno nessuna possibilità di essere verificate appartengono al mistico, alla magia. Se avesse potuto tenere conto dell’uso che si fa e intendere con più attenzione che questo uso veicola sempre qualche cosa che non è modificato né modificabile, allora ecco che, come dicevo prima, sarebbe potuto ritornare alle prime ipotesi elaborate nel Tractatus e riprendere a quel punto tutta la questione con ben altri strumenti, e cioè non più un’analisi approfondita ma astratta del linguaggio, ma un’analisi che tiene conto del modo in cui si usa e coglie nel suo uso ciò che non può essere modificato per poterlo usare. Ciò che a noi interessa in questo momento è cogliere il fatto che non esiste nessun non dicibile, ciò che non è dicibile strutturalmente non esiste, qualunque cosa è verificabile e cioè può essere sottoposta a un criterio verofunzionale, basta inserire all’interno di quel gioco certe regole che consentono la verifica, così come un qualunque gesto per esempio, anche un gesto ha un senso in quanto è codificato in qualche modo se no non significa niente, ma se non significa niente non può essere prodotto, nessuno lo fa se non ha nessun senso perché c’è sempre un’intenzione, e noi sappiamo anche che cos’è quell’intenzione, e non è propriamente un’intenzione così come ne parla la filosofia o la psicologia o la sociologia, ma è ciò che il linguaggio cioè questa struttura non può non fare e cioè concludere con un’affermazione vera, questa è l’intenzione, non ce ne sono altre, concludere con un’affermazione vera per potere proseguire …

Intervento: si sarebbe accorto perché gli umani vanno in questa direzione …

Sì, questo è un corollario, l’intenzionalità è uno degli elementi di cui si è occupato anche Wittgenstein, l’intenzionalità nell’atto non è altro che la necessità insita nella struttura del linguaggio di concludere con un’affermazione vera, è questo che muove, poi tutte le varie intenzioni di cui si può parlare, come l’intenzione di fare qualcosa, un progetto, un’idea, comunque tutte queste cose sono riconducibili a ciò che la struttura del linguaggio costringe a fare e cioè a concludere con un’affermazione vera, quindi a compiere un’affermazione, a concludere, l’intenzione è di concludere sempre e necessariamente, che cosa questo è irrilevante, ma deve concludere. Tutto ciò che, e qui se vogliamo possiamo anche riprendere Wittgenstein anche modificandolo però, tutto ciò che parla di un non detto in ciò che si dice, un qualcosa di nascosto come diceva Heidegger o un’altra scena come diceva Lacan riprendendo Freud, l’altra scena che corre sempre a fianco alla scena in cui ciascuno si trova ed è quell’altra scena che dice della presenza dell’inconscio, tutto ciò ha a che fare con il mistico. Non c’è nessun altra scena, ci sono solo giochi linguistici che si combinano fra loro, che giocano fra loro nel senso che vari giochi linguistici possono costituire degli elementi che a loro volta sono regolati da altri giochi che li fanno giocare, così come avviene nel quotidiano ininterrottamente, quindi sequenze di proposizioni la cui intenzione è quella di concludere e una volta concluso proseguire con altre proposizioni, non c’è nient’altro che questo, e c’è un corollario che si può aggiungere, e cioè l’idea che ci sia qualcosa di non detto allude a qualche cosa che per quanto ineffabile comunque dirige, pilota, organizza tutta l’esistenza, così come la magia. La magia allude a qualche cosa di importante, perché? Perché indica un qualche cosa che pur non conosciuto, non detto, non saputo comunque dirige il tutto, manovra il tutto, ora cercare una cosa del genere, attenersi a una cosa del genere e credere nella sua esistenza è comunque partecipare dell’importanza di questo ineffabile, e quindi di conseguenza fa sentire importanti, perché le persone seguono la magia per esempio? Perché immaginano che in queste operazioni, in queste cose ci sia qualche cosa di straordinariamente importante che dirige la vita, come per esempio le stelle che governano, i pianeti che muovano, e quindi è enormemente importante, e credendo vera una cosa del genere la persona che ci crede diventa importante anche lei, se uno crede e pensa cosa importanti anche la persona diventa importante, soddisfacendo così uno dei requisiti del linguaggio. Non è escluso che un aspetto, che una parte almeno della fortuna che ha avuto la psicanalisi di Freud e soprattutto ancor più quella di Jung, abbia a che fare proprio con questo, perché ha posto in modo esplicito la questione della magia, dei miti, delle storie varie alludendo sempre a un qualche cosa che governa il tutto, che sta al di sotto, al disopra, che comunque non è conoscibile, da qui la vulgata che è passata dopo come le emozioni, c’è un qualche cosa in ciascuno che non può essere detto ma che è enormemente importante perché governa tutta la sua vita. Tutte queste storie vengono da lì, e l’invenzione da parte di Freud dell’inconscio tutto sommato ha dato un contributo a questo misticismo, lui e ancor più dicevo Jung naturalmente e nessuno ha messo in dubbio una cosa del genere, perché l’ha detta Freud e quindi è così, ipse dixit. Poi siamo arrivati noi e abbiamo interrogato anche il lavoro di Freud naturalmente, tenendo conto di ciò che avevamo già acquisito e vale a dire la consapevolezza di ciò che funziona mentre si parla e ciò che funziona sono quelle istruzioni che fanno funzionare il linguaggio, qui come dicevamo le persone che ci ascoltano può accadere che sentano minacciata la loro importanza, se ritengono di essere importanti per queste cose che provano, che sentono e cioè le emozioni, le magie, di fronte all’eventualità che tutto quanto ciò sia eliminato ecco che viene eliminata anche la loro importanza e come sappiamo perfettamente togliere l’importanza alla persona è eliminarla, certe volte peggio che ammazzarla. Nell’Italia del sud ma non solo, c’era e ci sarà ancora adesso, la questione dell’onore, uomini d’onore, chi sono gli uomini d’onore? Sono quelli che si fanno rispettare e cioè quelli che hanno il rispetto di tutti, rispetto che si acquisisce nel caso della mafia con il terrore naturalmente, ma rimane la questione del rispetto cioè dell’essere considerati importanti, uomo d’onore è uomo importante. La ricerca è sempre e comunque di essere importanti, sembra che gli umani non facciano altro e per fare questo ripetono all’infinito le loro verità, che ritengono importanti ovviamente, ripetendo all’infinito le loro verità che sono importanti allora anche loro sono importanti, diventano importanti. Ciò che noi mostriamo invece è che questa importanza scompare, si dissolve come neve al sole, cioè l’importanza di queste cose, di questi pensieri, di queste scene, di queste credenze, superstizioni scomparendo l’importanza di queste cose scompare anche l’importanza di che ci crede a queste cose. In effetti quando si offende il credo di qualcuno si mina l’importanza che ha lui in relazione a quella cosa e questo gli umani non lo possono tollerare, sono pronti a morire piuttosto che a perdere questo.

Una delle operazioni che faremo e che stiamo già facendo nella costruzione di una introduzione alla psicanalisi sarà anche quella di eliminare l’ineffabile in ciò che si dice e cioè l’inconscio, rimarrete orfani dell’inconscio perché ve ne farò penuria. Con tutte le sue implicazioni naturalmente. Questo non toglie a Freud l’essere stato un buon clinico, cosa vuole dire essere un buon clinico? Intendere quali fantasie stanno operando in una persona per esempio, cioè per dirla in termini più precisi a questo punto quali sono le cose in cui crede, quali cose deve ripetere continuamente per sentirsi importante, smontando così tutto ciò che di mistico, di magico c’è nell’idea delle fantasie, delle fantasmatiche, tutte queste storie sono giochi linguistici naturalmente e cioè delle sequenze che hanno una premessa e giungono alla conclusione e questa premessa deve essere mantenuta vera, assolutamente, deve essere mantenuta vera perché per la persona finché si mantiene quella cosa vera allora anche la persona è importante. Non sto dicendo nulla di nuovo in tutto ciò, come dire che sono dei corollari a ciò che già sappiamo che però possono essere importanti, meritano di essere tenuti in considerazione, soprattutto il fatto che per una persona la cosa peggiore che possa accadere è quella di perdere la sua importanza, che è cosa che si può portare fino alle estreme conseguenze domandandosi perché quando si perde una persona cara la persona se ne ha a male, non quella perduta ma quella che rimane si dispiace, perché esattamente? Perché? Freud ha fatto come sapete una costruzione intorno al lutto, all’oggetto perduto, ma non si è mai saputo perché un oggetto perduto debba provocare tutte queste storie. Questo oggetto perduto per creare tanto dolore deve essere importante, perché se è importante questo oggetto perduto allora sono importante anch’io e cioè mi dava importanza, la persona ricava da questo oggetto la sua importanza, se lo perde, perde la sua importanza o parte della sua importanza o la più parte della sua importanza a seconda delle circostanze, ma è questo che la distrugge, infatti nei cosiddetti animali quando la madre perde il suo cucciolo non succede niente, assolutamente niente perché per quella bestia non può essere importante quel cucciolo, lo ha partorito ma questo è un elemento che per la madre è totalmente irrilevante, certe volte se li mangiano pure, perché non ci sono le condizioni, non essendoci il linguaggio, perché qualcosa diventi importante. È solo con il linguaggio che c’è la necessità di essere importanti, per questo motivo gli animali non si possono offendere, non c’è possibilità di offendere una zanzara, uno scarafaggio …

Intervento: questo mio amico, se questo mio amico è ritenuto importante …

Il farsi belli millantando amicizie importanti, era noto anche ai tempi dei romani, si scrivevano anche delle commediole su queste storie, far credere di avere conoscenze, amicizie per mostrarsi importante, se uno è importante ha credito verso altri. Sentirsi importanti, solo questo vogliono gli umani, come dicevo prima, e per sentirsi importanti devono ripetere quelle cose che loro credono essere importanti, diffonderle e fare in modo che nessuno le metta in discussione soprattutto, se no diventa seccante …

Intervento: queste cose si insegnano ai bambini piccoli il bambino piccolo per sentirsi amato deve sentirsi importante e se ne ha male quando arriva un fratellino, per esempio …

Esatto, e cerca molte volte di fare fuori il fratellino se ci riesce …

Intervento: le fantasie sono quelle, ci provi o non ci provi …

Il desiderio è quello, l’intenzione è sempre di concludere cioè in quel caso di riportare le cose allo stato primigenio dove lui era il re incondizionato e assoluto, e quindi togliere l’ostacolo …

Intervento: i bambini si sentono protetti da tutto, vezzeggiati man mano che crescono ecco che gli viene a mancare questo e quando ne hanno la possibilità la ricreano questa fantasia …

Certo, riprodurre una situazione dove qualcuno dipende da loro e loro dipendono da questo qualcuno, c’è una sorta di scambio di importanza reciproco, almeno negli adulti, il bambino si sente al centro del mondo, anche l’adulto quando si innamora si sente al centro del mondo e vuole che anche il partner si senta al centro del mondo, per merito suo naturalmente …

Intervento: questa fantasia di essere importanti è sempre presente su qualsiasi cosa …

Non potrebbe non essere così dal momento che la struttura del linguaggio impone la conclusione, la conclusione con un’affermazione vera e se è vera è importante …

Intervento: però riceve dall’altro o per lo meno si pensa che sia l’altro a dare la verifica … così come la mamma ha insegnato a parlare dicendo questo è questo, ha mostrato come stanno le cose, la verifica proviene da questo modo …

Si continua ad attendere dall’altro perché non ci sono gli strumenti per accorgersi che non è l’altra persona che ha manifestato l’universo, ma ha soltanto trasmesso delle istruzioni, nient’altro, ha immesso delle istruzioni in un sistema. È come se un computer considerasse dio il programmatore che gli ha messo dentro le istruzioni. Giungere alla nozione di istruzione nell’accezione che abbiamo detta è stato importante, consente di muoversi in modo più agile e veloce tra le varie cose, tenendo conto e non potendo non farlo che si tratta sempre e comunque soltanto di istruzioni e queste istruzioni costruiscono tutto, come la macchina di Turing che viene addestrata in base a delle istruzioni e lui, Turing appunto, parlava anche di premio e punizione ma premio e punizione sono altri modi per indicare 0/1, infatti lui parlava nella macchina del passaggio o del non passaggio di corrente, se passa corrente va bene, se non passa va male, ma sono porte che si aprono e che si chiudono, punizione dice semplicemente che quella direzione è falsa, il premio mostra che la direzione è vera, in base a dei giochi linguistici naturalmente. Quando la mamma vieta al bambino di mangiarsi un vaso da cinque chilogrammi di marmellata di ciliegie, se il bambino lo fa, ecco che dà una punizione, come dire che quella direzione è falsa e quindi deve seguire quella vera …

Intervento: però in molti casi nell’umano, nel bambino una punizione, dipende dal programma ma comunque la punizione è una conferma che invece quella direzione è vera, nel senso che se sono punito allora vuol dire che è vero e quindi continuo, certo il programma …

Abbiamo fatto una sovrapposizione fra macchina e bambino, il bambino è più complesso …

Intervento: certo io parlavo di programma per esempio nell’ossessivo la questione della punizione.

Qui c’è un altro gioco linguistico che interviene perché la punizione dice che la direzione è falsa, se la direzione è falsa è come dire che non sei più importante, se la direzione è vera invece sei importante, ora però può aggiungersi anche un altro gioco linguistico con altre regole, queste regole per esempio possono dire “se qualcuno si arrabbia con me, alza la voce, si agita eccetera allora io sono importante perché mi considera”, e allora a questo punto inserendo questo nuovo elemento il primo si modifica e quindi non cerca più il premio ma la punizione, perché con il premio la persona non si agita, con la punizione sì, ora se la punizione fa agitare l’altra persona e io ritengo che se la persona si agita a causa mia allora sono importante per quella persona, allora è chiaro che io mi farò punire, si è inserito un altro gioco sul precedente. Tenete conto che di giochi tipo questi se ne inseriscono miliardi …

Intervento: a grandi linee i programmi delle varie strutture sono questi …

Comunque deve sentirsi importante perché deve concludere in modo vero, questa è la questione fondamentale sulla quale non si deroga, ora i modi in cui si sente importante possono variare a seconda delle varianti che sono state introdotte …

Intervento: sì però uno potrebbe anche sentirsi importante accettando il rimprovero della mamma.

Certamente, basta che la mamma dica e faccia credere che se fai questa cosa non ti voglio più bene ecco che allora se questa cosa viene creduta funziona effettivamente così, se commette un crimine, un reato, un accidente qualunque viene abbandonato e quindi non lo fa, o almeno cerca di evitarlo, ora su questi due possono inserirsi un terzo, poi un quarto, poi un quinto rendendo la cosa estremamente complessa e si producono quelle che appunto si chiamano fantasie e cioè le cose in cui la persona crede, a cosa crede una persona? Per esempio può credere che se fa arrabbiare qualcuno questo qualcuno allora si occupa di lui, se si occupa di lui allora lo ama. A questo gli umani non possono rinunciare perché essere importanti è come concludere in un modo vero e questo non possono non farlo, potete metterla così, in termini molto schematici: essere importanti = vero, non essere importanti = falso.

Intervento: alla fine deve confermare che è vero ciò che dico …

È il funzionamento del linguaggio, e il linguaggio per procedere deve procedere per tautologie: “questo è questo” e quindi deve potere confermare ogni volta la premessa dicendo appunto “sì, questo è questo” come se muovesse da una domanda, anche se non si pone così: “questo è questo?” verifica, controllo “sì questo è questo” quindi posso proseguire. Questo è in due parole il modo in cui funziona il linguaggio, modo che abbiamo reperito un po’ come ha fatto Wittgenstein, e cioè dal modo in cui si usa, per cui potremmo anche dire, anche se significa molto poco, che siamo passati attraverso una fase fenomenologica, attraverso la considerazione del fenomeno però non ci siamo fermati lì ovviamente, ma ci siamo domandati perché funziona sempre così e ci siamo chiesti se potrebbe funzionare diversamente e se sì a quali condizioni. È questo che ci ha permesso di individuare quali sono gli elementi che non possono non esserci nel linguaggio, perché se non ci fossero il linguaggio stesso cesserebbe di funzionare, è per questo ancora che abbiamo posto il linguaggio come il fondamento, perché oltre non si va, ché per andare oltre ci serve sempre il linguaggio naturalmente …

Intervento: in un’analisi questa questione dell’essere importanti per qualcuno è palpabile anzi direi che in molti casi è uno dei traini perché l’analisi possa avvenire, mi chiedevo come porre le condizioni perché l’analisi possa proseguire, possa funzionare ponendo però già le condizioni perché si possa intendere questa questione, per come essendo linguaggio …

Passa attraverso l’accoglimento della responsabilità, nel momento in cui l’analizzante incomincia ad accogliere la responsabilità di quello che dice allora può comparire la questione …

Intervento: ma intanto bisogna lavorare perché questo avvenga …

La persona si sente importante in genere in analisi perché è la prima volta in vita sua che qualcuno l’ascolta senza obiettargli delle cose, e questo è già, come forse avevo detto tantissimo tempo fa, è già uno dei primi elementi che producono effetti terapeutici, semplicemente l’essere ascoltati, parlare con qualcuno che ascolta …

Intervento: e già lì è perché il mio dire è importante, finalmente le cose che dico sono vere …

L’idea è che le cose che dice per chi la sta ascoltando siano importanti e quindi c’è un primo effetto. Per esempio con il discorso paranoico una delle cose peggiori da fare è prenderlo in giro, mai prendere in giro o ridere delle cose che sta dicendo, a quel punto crolla tutto, non si sente compreso, non si sente apprezzato, capito e immediatamente la persona che l’ha preso in giro diventa il nemico.

Intervento: ancora di più che l’ossessivo, perché l’ossessivo ha già implicite nelle sue fantasie il fatto di essere preso in giro …

Nel discorso paranoico comporta l’interruzione immediata dell’analisi, se si sente preso in giro, raggirato, o immagina che le cose che dice per l’altro non siano importanti, occorre andare molto cauti con il paranoico e in questo Verdiglione non aveva torto, sapeva muoversi con le fantasie anche se non sapeva cosa fossero, diceva che per il paranoico è tutto o bianco o nero, non ci sono vie di mezzo, diceva di incominciare a porre delle sfumature, un grigio, perché non è né bianco né nero quindi non si nega che sia bianco, si dice che sì, è bianco, però anche un po’ grigio. Questa è la modalità che lui utilizzava e che in effetti funziona con il discorso paranoico, anche perché se gli si oppone qualche cosa c’è lo scontro, se si deride quello che dice se ne va immediatamente e quindi non c’è altra soluzione che inserire una nuance.