29-10-2008
Perché le storie interessano agli umani? Perché sono così attratti dalle storie, dai racconti, dalle novelle? Abbiamo detto che la storia rappresenta un modello che rispecchia esattamente il funzionamento del linguaggio cioè la costruzione di proposizioni, c’è il punto di partenza, una sequenza di inferenze e la conclusione, la storia è costruita così, dicevamo c’è il principe azzurro, c’è il drago e c’è la principessa nella torre da salvare, quindi un punto di partenza, un obiettivo e l’ostacolo e non c’è altro modo per costruire le storie. Occorre aggiungere che questa struttura di base rappresenta anche il primo modello cioè la prima storia che la persona che si trova a raccontare o a congetturare o a immaginare, in fondo anche questa è riconducibile al famoso asserto “questo è questo”, in fondo è un’attestazione di esistenza di qualche cosa e si configura all’inizio come una prima affermazione, una prima proposizione, quella che come dicevamo tempo fa produce una sensazione di onnipotenza: cioè sono riuscito a costruire, ad affermare una verità e da quel momento parte il delirio di onnipotenza che la persona si porta appresso per tutta l’esistenza e al quale non rinuncia. Il reperimento della prima verità, quella che innesca il delirio di onnipotenza, ciò che definisce in buona parte gli esseri umani quindi in realtà quello che gli umani continuano a ricercare è qualcosa che riproduca, riproponga la possibilità di un delirio di onnipotenza perché produce una sensazione molto forte, è l’idea di potere fare tutto quello che si vuole, quando vuole e come vuole. Dunque questo è il modello ed è per questo che le storie funzionano, è per questo che la storia attrae e affascina in modo, in alcuni casi direi devastante, cioè produce quel travolgimento totale e assoluto perché ripropone la fantasia, il delirio di onnipotenza, e qui interviene molto spesso quella cosa nota come magia. La magia non è altro che il raggiungimento dell’obiettivo istantaneamente, la magia toglie di mezzo tutte le inferenze, tutti i passaggi, sbarazza del drago immediatamente, con una magia il drago se ne va e c’è subito la principessa dentro la torre. Rimane la questione della grande attrazione che la magia e quindi anche la religione in buona parte visto che ha una struttura molto simile esercita sugli umani: la possibilità che qualcuno o qualche cosa intervenga a togliere di mezzo tutti i passaggi che attardano la conclusione e quindi tolti questi c’è il raggiungimento immediato della conclusione. Questo va a confortare naturalmente il delirio di onnipotenza tipico della magia. Ciò che attrae dunque gli umani e fa sì che siano sedotti da tutte le storie appena ne sentono una, è esattamente questo, una riconduzione direi quasi istantanea a un modello infantile caratterizzato dal delirio di onnipotenza, il quale naturalmente provoca una immediata identificazione con questa storia perché ciascuno ha avuto, ha esperimentato in prima persona questo delirio di onnipotenza, in pratica potremmo dire che continua a esperimentarlo, almeno idealmente, anche se poi c’è quella cosa che Freud chiamava prova di realtà, cioè lo scontrarsi con il fatto che ciascun altro ha la stessa idea. Agostino diceva: “se nessuno mi chiede che cos’è il tempo so che cos’è se qualcuno me lo chiede non lo so più”, cioè finché fantastica salta tutti i passaggi e arriva direttamente alla conclusione, che in realtà non c’è, e se ne accorge solo quando qualcuno chiede conto di questi passaggi e allora si accorge che non lo sa affatto. A questo punto sappiamo perché le storie affascinano così tanto gli umani, e sicuramente è il punto di partenza per noi avere un fondamento teorico che muove dal funzionamento del linguaggio, e siccome il linguaggio prevede costruzioni di proposizioni a partire ad un elemento che occorre sia ritenuto vero dal gioco in cui è inserito, che ci siano dei passaggi e quindi degli ostacoli, i passaggi possono essere considerati degli ostacoli, che devono essere coerenti con la premessa e giungere a una conclusione; ciò che abbiamo detto adesso si attiene esattamente a questa struttura, né più né meno. Il raggiungimento della verità cioè dell’obiettivo, del compimento della proposizione cioè la sua conclusione vera, attestata come vera comporta come sappiamo quella sensazione di soddisfazione, di riuscita, come dire che a questo punto posso fare tutto perché il tutto per gli umani non è altro che questo, cioè il raggiungimento della verità, non hanno altro. Una volta raggiunta la verità c’è la possibilità di continuare a parlare che è l’unica cosa che gli umani fanno, questo si fa, si continua a parlare, mentre se non raggiunge questa verità allora c’è il problema. Se per qualche motivo i passaggi non sono stati corretti o incoerenti ecco che compare il “drago” e impedisce il raggiungimento dell’obiettivo. A questo punto, individuata questa struttura tutto sommato abbastanza semplice, si tratta di intendere come organizzare, per esempio, un discorso tenendo conto di una cosa del genere. Supponiamo di volere costruire un discorso che attragga le persone, allora in base a ciò che è stato detto occorre che in ciò che si dirà ci siano degli elementi tali da suscitare una sorta di immedesimazione e produrre anche o avallare una sorta di delirio di onnipotenza, come dire che ciò che ciascuno sogna è possibile, può realizzarlo, questione antica però sempre attuale, i modi per farlo sono tanti e non sempre così efficaci anzi, il più delle volte risultano abbastanza inefficaci, però conoscendo come ormai sappiamo esattamente il funzionamento del linguaggio e di conseguenza di qualunque storia ritengo che questo sia possibile, cioè costruire la storia perfetta, quella storia che mette in moto le fantasie nella direzione che noi vogliamo, certo con alcuni limiti ovviamente perché le persone che ci troviamo di fronte il più delle volte non le conosciamo quindi sappiamo molto poco delle loro fantasie però sappiamo qual è la matrice delle fantasie, anche se non conosciamo i dettagli la matrice necessariamente è sempre la stessa e cioè il desiderio di riprodurre una storia, quindi una scena che sia quella chiamiamola originaria, quella che ha scatenato il delirio di onnipotenza. Il delirio di onnipotenza è una fantasia che si costruisce e si configura nel momento in cui si installa il linguaggio cioè nel momento in cui una persona incomincia a parlare, incominciando a parlare costruisce le prime proposizioni, raggiunge la prima verità. Gli elementi che ha a disposizione per valutare questa verità all’inizio sono molto pochi, quindi per lui è una verità assoluta, per un bimbetto che ha incominciato a parlare e per la prima volta nella sua vita ancora agli albori ha raggiunto una verità assoluta, ché per lui è una verità assoluta; ha fatto la prima inferenza mettiamo, questa inferenza funziona, ecco a quel punto è come se avendo raggiunto la verità potesse da quel momento in poi fare qualunque cosa cioè non ha più nessun ostacolo, non c’è nessuno più che lo fermi, tenga sempre conto che si tratta delle prime inferenze che vengono costruite. Essendo le prime non ha neanche dei parametri per valutare se è effettivamente così oppure no, quindi è necessariamente così, un po’ come quando per il bambino dice qualcosa la mamma “se lo dice la mamma è così” o la maestra, è vero e basta perché non c’è nessuno strumento per mettere in discussione una cosa del genere e quindi è assolutamente vero, non c’è alcun dubbio a questo riguardo. Ora se con la prima inferenza è raggiunta la prima verità allora questa prima verità produce una sensazione molto forte: è riuscito a fare qualche cosa di molto importante è come se avesse il mondo nelle sue mani, per questo parlavo di delirio di onnipotenza, che poi la persona mantiene per tutta la vita anche se propriamente non potrà più riprodurre quella inferenza originaria, anche perché a distanza di quarant’anni magari risulta risibile, ma la sensazione che ha provocata è tale che è difficilmente rinunciabile e allora lo si ricerca, ma dove a questo punto, quarant’anni dopo? Nelle storie, identificandosi con una storia dove avviene una cosa del genere, dove sgomina tutti e vince la guerra, la principessa finalmente raggiunge il suo principe azzurro ed è felice e contenta. In questo senso si mantiene per tutta la vita ed è questo, dicevo, il motivo per cui affascinano le storie, per cui attraggono, perché rappresentano questo modello originario, questa prima inferenza riuscita che dà l’idea a quel punto di possedere il mondo intero. Certo il mondo per il bimbetto di pochi anni è abbastanza limitato rispetto a quello che si può immaginare a distanza di anni, però in quel momento la riuscita è totale e senza limiti, quasi magica e di qui, di nuovo, come dicevo prima, la magia trae il fascino che esercita cioè la possibilità di raggiungere immediatamente l’obiettivo senza più nessun ostacolo. Raggiungere la verità istantaneamente, significa avere la padronanza assoluta, totale sulla parola quindi su tutto che è esattamente quello che gli umani cercano, in fondo perché la retorica ha sempre affascinato, così come l’oratoria? Per la capacità di qualcuno di usare le parole in modo tale di piegare la volontà altrui …
Intervento: magari indipendentemente dal concetto …
Assolutamente indipendentemente dal concetto il concetto, è soltanto il pretesto, quello che conta è il modo in cui si racconta, il modo in cui si parla, se dette nel modo giusto le parole possono affascinare, Quando Hitler sollecitava la gioventù hitleriana alla guerra, o Mussolini, con dei bei discorsi invitava questi giovani a farsi ammazzare e loro ci andavano tutti contenti perché prospettava la riuscita assoluta, quindi un godimento assoluto, faceva leva sul delirio di onnipotenza infiammando i giovani, ma un giovane perché si infiamma? Perché gli si mostra una scena che per lui è una scena di onnipotenza e che ripropone quell’antico delirio di onnipotenza che si è instaurato al momento in cui è riuscito a utilizzare il linguaggio, e da quel momento ha avuto la sensazione di potere fare qualunque cosa, così come certe volte anche agli adulti capita di risolvere un problema di una certa entità, e pensa: “se ho raggiunto questo ormai non mi ferma più nessuno, posso fare qualunque cosa”…
Intervento: entra in gioco una fantasia assolutamente opposta al delirio di onnipotenza …
Qui entra in gioco un’altra questione che costituisce una sorta di sovrastruttura, sarebbe l’antieroe, l’eroe negativo quello che fa danni senza la catarsi, anche nei film che non concludono per esempio, ma lasciano aperte varie porte, vari modi, però anche se non c’è una conclusione c’è sempre l’allusione a una conclusione possibile …
Intervento: non ho capito la questione dell’antieroe …
È il perdente, è quello che anziché uccidere il drago e arrivare alla principessa viene scannato dal drago e dileggiato dalla principessa, ma anche in questo caso si crea una sorta di identificazione, in fondo la persona che perde tutto allude sempre a una possibilità di riscatto, tutti i film che sono stati fatti in questo modo hanno sempre alluso alla possibilità di riscatto, cioè del povero diavolo vilipeso e schiacciato da tutto e da tutti che però in qualche modo trova la via per riscattarsi perché se questo non c’è non c’è neanche il motivo del racconto …
Intervento: i film che hanno una fine straziante … una donna separata dal marito, tutto uno schifo, cancro …
Perché ti attrae?
Intervento: si sacrificano per i figli …
Sì, in alcuni casi alcune persone considerano quella la vita coraggiosa, eroica, e non quello che sfida il nemico, l’eroe assume vari aspetti, infinite configurazioni …
Intervento: si allontana dal quotidiano, dalla normalità fa comunque qualche cosa di straordinario.
Esatto, qualche cosa che è ritenuto importante. Questo è essenziale nella fantasia di onnipotenza, non è tanto fare qualunque cosa ma fare cose che siano importanti, riconosciute come importanti da altri, se no non funziona …
Intervento: in effetti è più per gli altri questo delirio di onnipotenza che per te stesso …
Certamente, deve esibire questo potere. Pensa a tutte le parate che venivano fatte dai tempi dei romani e poi dalla chiesa, pensa all’esibizione del potere durante la messa solenne nella cattedrale, questo sfarzo immane, questi cori bellissimi, è una cosa splendida scenograficamente, e pensa alle parate militari cioè a tutte queste cerimonie che sono fatte per esibire il potere di qualcuno, è piena la storia. Tutte le parate, le cerimonie sono delle occasioni che dovrebbero servire a coinvolgere la cittadinanza nei cosiddetti valori importanti della nazione, ora le parate militari sono l’esibizione della forza così come parcheggiare una portaerei nel porto di Napoli per esempio, è un’esibizione di forza, come dire: “tenete conto che noi siamo qui con tutta la nostra potenza militare” o infiniti altri esempi, o la messa cantata nella cattedrale, anche quella serve a incutere nel popolo un certo senso di timore, il popolo al cospetto di questo sfarzo, di questa ricchezza immane di cui la chiesa dispone si sente piccolo e indifeso. Manifestazioni del genere servono a mostrare la propria potenza, può essere lo stato, può essere la chiesa qualunque cosa però lo scopo è esibire all’altro il proprio potere in modo che l’altro ne tenga conto a seconda degli scopi che si vogliono raggiungere ovviamente. L’esibizione di potere viene fatta soprattutto per imporre la propria verità in modo che tutti quanti si adeguino immediatamente così come le adunate oceaniche ai tempi di Hitler …
Intervento: stavo pensando al crollo del tempio economico al valore simbolico che ha in questo momento …
Ha una portata simbolica anche quella. Dunque anziché esporre la teoria del linguaggio in termini teorici, tecnici, esporla sotto forma di storia, questa potrebbe essere la chiave di accesso, esattamente come si racconta una qualunque storia dove si mostra l’origine, dove si mostrano le difficoltà, dove si mostra la riuscita …
Intervento: pensavo a una cosa di questo genere però il titolo che mi viene per questa storia è come costruire un’utopia nel senso che questa costruzione può mostrare attraverso dei assaggia anche gli effetti la costruzione di questa storia in cui la teoria del linguaggio è il cardine, il fondamento però mi scontravo con questo … gli umani sono interessati alle storie in cui ci sia conflitto la costruzione dell’utopia significa proprio debellare qualsiasi conflitti che non sia un conflitto intellettuale cioè un percorso teoretico in cui effettivamente non c’è più bisogno, per esempio, di un governo al momento in cui tutte le persone possono pensare non c’è più bisogno di … ho pensato in questo modo però mi sembra che vada contro alla storia che gli umani si aspettano per una possibile identificazione) bisogna trovare qualcosa che collimi con quello che si aspettano ma sia un’altra cosa …
Intervento: però il disagio è ricercato dalle persone nella struttura occidentale il disagio certo che non lo vogliono però senza il disagio non vivono perché è il solo modo di reperire delle verità, quindi costruire proposizioni …
Intervento: il disagio più che ricercato in qualche modo è strutturale perché se l’idea è quella di poter magicamente produrre qualcosa si scontra inevitabilmente con il funzionamento del linguaggio che invece impone l’ostacolo, è cercato in quel senso ma non è che sia ricercato per qualche altro strano motivo …
Intervento: è ricercato perché le storie che costruiscono gli umani non avendo altro, il disagio non è strutturale perché se le persone sapessero pensare ecco che non lo chiamerebbero disagio …
Bene, adesso ve la dico come la storia di Cappuccetto Rosso: c’era una volta una struttura o delle persone che pensavano in questo modo fatto così, pensavano in questo modo a causa di questi fatti che si sono verificati durante il corso della storia. A un certo punto l’Eroe, e qui può esserci l’intervento “magico” adesso poi si tratta di valutare, ma tramite l’intervento di qualche cosa si accorge che le cose non stavano così e mostra perché non stanno così e allora a quel punto incomincia con alcune persone a considerare meglio le cose, queste persone poi affrontano la questione, il discorso si propaga come un incendio e allora ecco che da quel punto qualche cosa si è aperto, si è strappato un velo. Una cosa del genere, raccontarla come una storiella dove chi ascolta abbia la possibilità di identificarsi …
Intervento: il mandante?
L’intelligenza il mandante, ciò cui non si può rinunciare, il mandante è l’intelligenza, ciò che manca è il suo utilizzo, ciò che lo impedisce è il discorso occidentale.