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29-9-2010

 

In una conferenza è importante sapere cosa si vuole dire, qual è il messaggio che si vuole proporre, e quindi una volta che sia ben chiaro questo, occorre incominciare a pensare qual è il punto di partenza più adatto, quello che consente di toccare tutti i vari punti che si vogliono toccare prima di arrivare alla tesi finale. Prendiamo un titolo uno a caso, “I giochi della fantasia” per esempio, la tesi che può essere interessante mostrare al pubblico è che le cose che le persone pensano comunemente, continuamente e ininterrottamente sono giochi della fantasia. Supponiamo che questa sia la tesi cui si vuole arrivare, si tratta di vedere da dove partire, sarebbe opportuno che ciascuno avesse, come vado dicendo ormai da mille anni, che ciascuno avesse più conferenze pronte a seconda del pubblico, supponiamo che ci sia un pubblico di filosofi del linguaggio, o che ci sia un pubblico di giovanissimi, considerare almeno tre, quattro tipi di pubblico. A questo punto se si vede che c’è un pubblico attento a questioni culturali si può partire sicuramente da alcune citazioni di Wittgenstein intorno al linguaggio, che danno l’opportunità di dire delle cose e di avere un riferimento preciso a quella che comunemente si chiama auctoritas, e quindi incominciando a fare notare che già Wittgenstein aveva posto delle questioni precise intorno al linguaggio. Da qui compiere il passo successivo e cioè mostrare che l’attenzione rivolta verso il linguaggio conduce a delle considerazioni, per esempio a considerare che gli umani non fanno nient’altro che parlare continuamente da quando esistono, e che questo parlare produce i loro pensieri, e i loro pensieri sono le cose in cui credono, le cose sulle quali costruiscono la loro esistenza, la loro vita, sulle quali prendono le loro decisioni. Questione che non è da poco perché la fantasia è considerata generalmente una cosa marginale nella vita di una persona, tant’è che si contrappone quasi sempre la fantasia alla realtà, questa contrapposizione tra fantasia e realtà è uno degli elementi interessanti da porre e volendo, sempre ricorrendo a Wittgenstein, è possibile mostrare che la realtà è un fatto e per Wittgenstein il fatto è una proposizione, dire insomma che la realtà è una sequenza di proposizioni, nient’altro che questo, quindi se non è possibile distinguere così facilmente la realtà dalla fantasia allora c’è la possibilità che anche ciò che per la persona è la realtà o come spesso si suole dire “la sua realtà” cioè il modo in cui vede le cose, la sua visione del mondo, anche questa è una fantasia cioè un modo di pensare le cose, un modo in cui il suo discorso costruisce delle cose. A questo punto è più semplice fare così delle considerazioni sulle fantasie più ricorrenti, fare anche degli esempi, che vanno sempre bene, per esempio utilizzando dei tipi di discorso, per esempio le fantasie più comuni del discorso isterico, ossessivo o paranoico, come nel discorso paranoico la realtà consista soprattutto in qualche cosa che gli è utile per mostrare al prossimo il suo sapere e lui è assolutamente sicuro che il modo in cui lui immagina le cose corrisponda alla realtà dei fatti, tant’è che deve convincere tutti quanti che le cose stanno così, convincere tutti quanti che la realtà è quella che dice lui. Poi volendo un accenno all’isteria, al discorso ossessivo se vi pare, se no, no, dire che i giochi della fantasia sono i giochi che coinvolgono le persone sempre e comunque, sono i suoi pensieri, sono le cose sulle quali deve decidere, le cose che per la persona sono importanti, quelle che la persona considera i valori cioè le cose che la muovono in una direzione anziché in un’altra: se considera importanti certe cose si muoverà in una certa direzione, se ne considera importanti altre si muoverà in un’altra direzione. Tutto questo per avvicinarsi a ciò che sarà poi la conclusione, e cioè che gli umani vivono di fantasie, quindi tutto ciò che gli umani pensano non è altro che fantasie e nel frattempo, invitare, trovare il modo per invitare le persone a prestare più attenzione alle proprie fantasie cioè al proprio discorso, alle cose che il proprio discorso produce e cioè a tutte quelle cose che spesso vengono scambiate con la realtà e quindi qualcosa che è assolutamente al di fuori della persona, e quindi sempre identica a sé, e invece porle come costruzioni, costruzioni del discorso della persona. Porre attenzione al proprio discorso e a ciò che costruisce è la via più efficace per rendersi conto di tutti gli elementi che la persona pone continuamente in atto per decidere, per sapere quale direzione prendere, per sapere se fare o non fare una certa cosa, per sapere se è bene o male farne un’altra, tutte queste cose con le quali ha a che fare quotidianamente sono mosse dalle cose che per la persona sono importanti, ma queste cose che per la persona sono importanti e che immagina che siano reali, la realtà delle cose, sono delle costruzioni del suo discorso, esattamente quelle cose che si chiamano fantasie. A questo punto abbiamo una partenza, che in questo caso è Wittgenstein con i giochi linguistici, che ci apre la via al discorso intorno all’importanza del linguaggio, alla sua priorità, una serie di passaggi attraverso i quali mostrare alle persone quanto sia fondamentale per ciascuno intendere che cosa il suo discorso costruisce incessantemente e come le cose che costruisce il suo discorso vengono scambiate per la realtà dei fatti, e scambiandole per la realtà dei fatti la persona si muova di conseguenza, e giungere quindi in fine a considerare che tutto ciò che le persone pensano sono giochi della fantasia. Questo comporta naturalmente il prendere atto che considerare una cosa del genere può modificare radicalmente non soltanto il modo di pensare ma anche la condizione della persona, la sua esistenza stessa, e naturalmente la via regia per intendere una cosa del genere è avviare un percorso analitico, un’analisi certo, perché al di fuori di un’analisi è straordinariamente difficile accorgersi del proprio discorso e di ciò che il proprio discorso costruisce, accorgersi che sono costruzioni del discorso e non la realtà dei fatti, di quelle cose con le quali la persona ha a che fare quotidianamente, non c’è modo di accorgersene anche perché per la persona è tale la certezza di una cosa del genere che non si pone neanche la minima possibilità che possa metterle in discussione, o in dubbio. Questo giusto per dare una traccia, si tratta di mostrare che tutto ciò che le persone pensano sono giochi della fantasia, fantasie quindi sono costruzioni, costruzioni linguistiche che una volta scambiate per dati di fatto costringono la persona a muoversi di conseguenza e qui si potrebbe volendo inserire il discorso della libertà, libertà non da qualcosa, da qualcuno, ma dalle proprie fantasie cioè dalle proprie superstizioni, questa è la libertà fondamentale. Costruita l’ossatura della conferenza, diciamo la trama, bisogna metterci l’ordito e cioè inserire quegli elementi che si suppone possano essere più accattivanti, più adatti per mantenere sempre viva l’attenzione e se è possibile anche la curiosità, e questo si può ottenere con degli esempi tratti anche dalla clinica eventualmente: esporre un racconto, costruito ad hoc ovviamente, di una persona che non accorgendosi che le cose che sta costruendo sono di fatto dei pensieri, quindi delle fantasie, quindi degli atti linguistici, si costruisca delle montagne insormontabili che la paralizzano, si può fare addirittura l’esempio del delirio. Tempo fa feci una conferenza sul delirio da qualche parte, la questione del delirio è abbastanza facile da comprendere: come può accadere che delle fantasie cioè delle costruzioni linguistiche giungano a produrre delle situazioni che impediscono alla persona di vivere, di muoversi addirittura fino alla paralisi totale, e questo può essere un elemento che in una conferenza può giovare per esempio. Come sapete i dettagli clinici sono sempre utili in una conferenza perché ravvivano l’attenzione, ciascuno è sempre curioso di farsi gli affari altrui, è come un po’ il pettegolezzo, anche se è in ambito teorico però ha la funzione del pettegolezzo, quindi qualche dettaglio clinico è sempre buona cosa inserirlo a meno che non sia un discorso prettamente teorico. E qualunque altra cosa che possa venire in mente per destare della curiosità, per esempio si può insistere sul fatto che se non viene riconosciuta la costruzione delle fantasie e quindi viene scambiata per la realtà può provocare dei danni, dei problemi anche seri, anche nella coppia per esempio, si possono costruire della fantasie a partire da niente e immaginare delle catastrofi, come tradimenti inenarrabili o cose ancora peggiori, e costruire dei film, tra l’altro anche molto ben costruiti nella più parte dei casi quindi credibili per la persona, che però hanno degli effetti devastanti nella sua vita, perché arrivati a un certo punto tutto quello che ha costruito è reale e quindi deve comportarsi di conseguenza. Di esempi se ne possono fare quanti se ne vuole.

Questa potrebbe essere una traccia per una conferenza che abbia occasionalmente questo titolo “I giochi della fantasia”. Antonella, “Il gioco della seduzione” è un bellissimo titolo, sono sicuro che quella sera ci sarà la sala piena perché tutte le fanciulle immagineranno che lì si spieghi come si fa a sedurre gli uomini e soprattutto una volta sedotti tenerseli, che non è sempre così facile. Con un titolo così qual è la tesi che si potrebbe proporre a un pubblico? Potrebbe essere il potere della parola, mostrare quale è il potere e quale è la priorità della parola su qualunque cosa, si potrebbe muovere sì da degli esempi, direi di sì perché visto il titolo occorre fare qualcosa di leggiadro, e quindi muovere da esempi, da racconti, da scene in cui si mette in atto la seduzione fino a mostrare in ciascun caso che cosa funziona come seduzione che, come tutte le fanciulle sanno, sono le parole che seducono generalmente. Questo è un modo per porre l’accento sulla potenza della parola, si può incominciare dal fatto che le fanciulline sono sedotte dalle parole, Demostene o Gorgia possono essere citati lungo il cammino, e fare una sorta di analisi della seduzione: che cosa succede esattamente quando una persona vuole sedurre e perché una persona vuole essere sedotta, cioè fare una analisi della seduzione, mostrando tutti i vari passi, che cosa avviene? Mostrare quali sono i modi più comuni della seduzione per arrivare alla questione centrale, e cioè l’essere importanti, sentirsi importanti, o fare sentire importante. Per sedurre una donna come tutti sanno bisogna farla sentire unica e importante. A questo punto è abbastanza semplice il passaggio che condurrà a considerare come di fatto ciascuno vuole sentirsi unico e importante, quindi incominciare a domandarsi anche il perché accade una cosa del genere, estendendo anche non soltanto a un uomo e una donna ma la seduzione che mette in atto un politico, che mette in atto un oratore, che mette in atto un condottiero che vuole spingere l’esercito a farsi ammazzare da quegli altri, sono tutte forme di seduzione …

Intervento: la complicità fra chi seduce e chi si fa sedurre …

Sì, mostrare queste regole, regole se sono tali conducono a giocare un gioco ovviamente, per essere un gioco deve essere regolato appunto da regole; una volta stabilita la priorità della parola allargare la questione utilizzando per esempio la necessità di essere importanti, la necessità di avere qualcuno che ritenga ciò che io penso, che dico importante, cioè che mi capisca, per mostrare al punto in cui siamo qualcosa anche del funzionamento del linguaggio, che poi in fondo si tratta di questo e che anche la seduzione è messa in atto dal funzionamento del linguaggio. Naturalmente qualcuno dirà: “ma anche gli animali fanno le danze di seduzione” no, gli animali si muovono non mossi da decisioni e da considerazioni ma sono pilotati da una sorta di programma che li muove a fare, tant’è che usano sempre lo stesso sistema non è che una volta uno invita a cena un altro, il modo è sempre esattamente lo stesso, che poi è l’obiezione che fece Benveniste riguardo al linguaggio delle api, Benveniste diceva che non possiamo parlare di linguaggio, le api non possono non fare questa stessa cosa sempre e all’infinito, sono pilotate, programmate per muoversi sempre esattamente in quel modo, non possono decidere, neanche fare uno scherzo, è questo che distingue il linguaggio per gli umani. Nei parlanti c’è la possibilità di decidere e quindi di variare il comportamento in base a una decisione, negli animali no, non lo possono fare, questa è un punto di demarcazione decisivo e definitivo. Dunque arrivare, come dicevo prima, a mostrare che è la conoscenza del funzionamento del linguaggio che consente di non trovarsi più nella condizione di essere sedotti da qualunque cosa, a questo punto la seduzione non è più tanto da parte di qualcuno ma delle proprie fantasie, sono queste che seducono, cioè traggono a sé, letteralmente.

Intervento: non avere neanche la necessità di sedurre …

Se non c’è più la necessità di avere il potere sull’altro, di esercitare il potere sull’altro, questa velleità scompare, la seduzione in fondo mira ad acquisire e a mantenere il potere sull’altro, togliete questa velleità e non c’è più la necessità di imporsi sull’altro, di avere ragione dell’altro in qualunque modo, che può essere quello della seduzione …

Intervento: quando non c’è più bisogno della verifica da parte dell’altro dei propri pensieri, individuato il meccanismo del gioco immediatamente non ci attrae più …

Diciamo che non è più travolto dalle proprie fantasie, a questo punto tecnicamente potrebbe volendo continuare a farlo, ma può cessare l’interesse, anche un adulto può mettersi a giocare con le bamboline o i soldatini, lo può fare, ma non gli interessa più, questa è la differenza sostanziale. Occorre ribadire ciascuna volta l’importanza di un percorso analitico, è la condizione per potere giungere ad ascoltare il proprio discorso e di conseguenza quello altrui alla bisogna, ma ascoltare in prima istanza il proprio discorso, le proprie fantasie, se no non se ne viene fuori in nessun modo perché rimane sempre l’incollamento tra la propria fantasia e la realtà che si suppone la stessa cosa e non c’è modo di venirne fuori …

Intervento: …

Sapere perché si seduce, da dove viene questa necessità può essere utile, utile per sapere di cosa si è fatti, per sapere perché si pensano le cose che si pensano, per non essere travolti dalle proprie superstizioni in definitiva si tratta di questo: non subire ma agire il linguaggio …

Intervento: nella seduzione c’è la fantasia di potere …

Sì, avere la possibilità che qualcuno possa apprezzare quello che, generalmente le persone dicono, quello che sono, ma la persona è quello che dice e quindi apprezzare quello che dico, quindi considerarlo importante, vero, e avere una conferma che ciò che sto pensando, ciò che sto dicendo è vero e quindi posso proseguire, per questo molte fanciulle non proseguono quando si sentono sole e abbandonate, non c’è una direzione, e si sentono inutili.