29-8-2007
Intervento: il corpo e la malattia. Il blocco del discorso.
Responsabilità del discorso nel costruire la malattia per assolvere
alla funzione del linguaggio che deve produrre linguaggio, il motivo per
cui questo avviene. La medicina non sa nulla del motivo che è lì nel discorso
della persona se si vuole intendere il perché certi fenomeni avvengono…
Anche il luogo comune lo sa da sempre, solo che nessuno ci ha mai pensato in termini precisi, così come la persona che ad una certa età va in pensione e dopo un po’ magari muore perché si lascia morire, si lascia morire perché non ha più niente da fare, però se si ammala una persona ecco che intanto attiva un certo numero di persone, di medici, infermieri che si danno da fare dopodiché diventa anche importante per il prossimo, per farla breve attira l’attenzione su di sé, una volta questo sistema lo usavano le fanciulline, che per attirare l’attenzione su di sé facevano finta di svenire. Stare male attira l’attenzione dell’altro, questo è uno degli utilizzi della malattia, non l’unico evidentemente però uno dei tanti, ma aldilà di queste amenità rimane il fatto che una persona se vuole può ammalarsi e per lo stesso motivo si accennava la volta scorsa e nello stesso modo potrebbe sanarsi, non è così automatico però è una possibilità. Ma come fa il linguaggio a manomettere quella cosa che si chiama corpo? Ciò che sappiamo è che può, per esempio con per alcuni malanni provocarli apertamente, per esempio i vari dolori di stomaco non è che uno si fa ammalare lo stomaco direttamente, è che la tensione che ha contrae lo stomaco e a forza di contrarsi lo stomaco a un certo punto se ne ha a male e si ammala. Vi sto dicendo cose che logicamente non hanno una grande validità, sono soltanto approssimazioni giusto per provare a orientarci in un campo che è assolutamente vergine. Per esempio la contrazione generalmente provoca dolore, il rilassamento piacevolezza. Questo in qualunque circostanza, la contrazione è qualcosa che deve essere eliminata ma questo sia per quanto riguarda dolori, malanni, ma anche in ambito meno tragico, per esempio in ambito sessuale, in fondo l’orgasmo, l’acmè del piacere conduce alla rilassatezza, al culmine della tensione la rilassatezza. La contrazione è sempre stata accostata con il dolore, tutto ciò che si contrae nel corpo prima o poi in generale produce un malanno. Dunque contrazione e rilassatezza, l’una provoca dolore, fastidio, l’altra piacere e per il momento non chiediamo perché una cosa del genere ma ci basti considerarla qui così come viene esperita; cosa ha a che fare il linguaggio con tutto ciò? Il linguaggio né si contrae né si rilassa. Ora considerate una sequenza linguistica, quindi una proposizione, un problema mettiamo, così in termini più semplici, un problema cosa comporta? L’impossibilità di proseguire, se uno trova un problema non riesce a proseguire in quella direzione, la strada è chiusa, mentre la soluzione del problema cosa porta? Comporta un’apertura, la possibilità di proseguire in quella direzione, di andare avanti. Ciò che vi sto dicendo può apparire per il momento fantascientifico, però prendetelo così come un pensiero ad alta voce. Dunque il linguaggio ha questa prerogativa, in fondo la linguistica così come la retorica l’hanno avvertito da sempre, appunto attraverso metafore, metonimie, la metafora è una condensazione, la metonimia è uno spostamento, sono i due assi paradigmatico e sintagmatico che Jakobson ha indicati molti anni fa. Dunque apertura e chiusura, tutto il pensare umano funziona così, non a caso i computer sono stati costruiti così perché il pensiero funziona così, quindi la logica, vero/falso. Già, se è vero allora è utilizzabile quindi posso proseguire, se è falso no, il pensiero funziona così da sempre, non c’è verso di modificarlo: vero/falso, che poi può essere applicato a qualunque cosa, alla fisica nucleare che ha portato alla costruzione della bomba atomica oppure a semplici domande: mi ama, non mi ama? Vero/falso comunque, cambiano le implicazioni, la struttura è la stessa e, come diceva Wittgenstein, o si pensa così o non si pensa, aveva detto bene. Ora provate a mettere insieme le due cose, il discorso che si chiude per qualunque motivo non ha nessuna importanza, e provate ad accostarlo alla contrazione, ma avviene così? In parte sì, ed è noto da sempre per altro, la soluzione di qualche cosa porta a una piacevolezza e quindi a una distensione, alla rilassatezza, alla contentezza, mentre un problema arduo e difficile porta invece al chiudersi su se stessi, a una chiusura. Abbiamo delle tracce anche molto antiche che ci portano a considerare una cosa del genere perché ci stavamo chiedendo come fa il discorso a intervenire sul corpo, che intervenga questo lo si vede dall’esperienza, chiunque può avvertirlo, ma perché e come soprattutto questo è assolutamente un mistero. Posta la questione in questi termini, torno a ripetere ancora molto approssimativi, molto vaghi e più o meno fantasiosi, tuttavia offre un vantaggio, quello di porre una prima connessione tra il funzionamento del linguaggio e il modo in cui questo funzionamento potremmo dire interviene o si ripercuote o agisce quella cosa che si chiama corpo. Se io ho la possibilità di proseguire, cioè mi trovo di fronte a un’apertura, avverto effettivamente una sensazione piacevole, può essere la soluzione di un problema teoretico, la soluzione di qualunque cosa o la fanciullina che finalmente ha la certezza che il suo fanciullo la ama perché si è dichiarato. La questione dicevo è intendere come il discorso agisca sul corpo e se ciò che ho detto fino ad ora ha una validità allora avremmo risolto uno dei più grossi quesiti dell’umanità, in effetti nessuno sa perché avvengono cose che si sanno da sempre, e si è andati a cercare dappertutto tranne nell’unico posto da cui potevano venire e cioè da ciò che fa esistere gli umani, da ciò che li fa pensare, da ciò che li fa accorgere che esistono. Non è naturalmente che qualunque malattia sia prodotta in questo modo, ci sono delle malattie che avvengono perché il corpo reagisce in un certo modo a certe sostanze chimiche, se io somministro il curaro a una certa persona morirà così come se gli sparo in mezzo alla testa, morirà anche in quel caso e in tutta una serie di altri casi che non dipendono propriamente da lui, ma adesso ci interessano i casi, che probabilmente sono la stragrande maggioranza, dove invece è la persona a prodursi il malanno, questi sono i casi che ci interessano, così come ci interessa un atto mancato, cioè dove c’è una responsabilità, la responsabilità del proprio discorso, ci interessa tutto ciò che è possibile agire anziché subire. Resta da intendere come per esempio una costrizione del discorso, una chiusura del discorso corrisponda a una contrazione del corpo…
Intervento: una sofferenza del discorso porti alla sofferenza del discorso, al contrario il malessere psichico si traduce molto probabilmente in un benessere fisico. La sofferenza del discorso è comunque qualcosa che si produce magari non in modo cosciente, consapevole ma è comunque qualche cosa che funziona con il discorso in questo caso sofferenza il discorso stesso non giunge a una conclusione che risulti vera ma si trova in qualche modo bloccato con una contraddizione al suo interno quindi si ripercuote in una contraddizione a livello fisico?
Certo, perché prima che la faccenda si risolva in termini di connettori e di neuroni, prima c’è qualche altra cosa, dopo certo la cosa va da sé, sono informazioni che vengono passate da un sistema elettrochimico molto banale, una questione fisica, come quando attacco la spina e si accende la luce, è una cosa un pochino più complessa ma grosso modo funziona così, ma a noi interessa questo e cioè come il discorso inizi tutta una serie di operazioni, poi una volta che le ha avviate è la fisiologia che se ne occupa, sono trasmissioni chimiche e elettriche di scarso rilievo ma ciò che avviene prima questo ci interessa…
Intervento: a proposito della sofferenza del discorso mi veniva in
mente la contrazione in quanto il discorso è costretto a tornare su se stesso
una contrazione anche del discorso e successivamente
un’apertura laddove trova il modo di uscire da sé) (forse la contrazione non ha
lo scopo di liberarsi… questo contrarsi e quindi questo contrarsi del discorso
non c’è come scopo la malattia quindi questo tornare del discorso…
Intervento: un circolo vizioso… la sofferenza è come se cercasse rispetto a un qualche cos’altro di spiegare quello che c’era prima…
La questione si era posta proprio tenendo conto di una cosa molto banale, per esempio una brutta notizia che si riceve provoca palpitazioni, ansie, affanni eccetera, perché? Perché il corpo reagisce anziché non reagire minimamente, perché non rimane esattamente tutto com’era prima? Cosa è successo nel frattempo? È ovvio che questa notizia che mi fa avere tutte queste reazioni comporta queste reazioni perché è inserita all’interno di un gioco evidentemente, tant’è che la stessa notizia data a un’altra persona non fa assolutamente niente, cioè produce questi effetti per le implicazioni che ha questa cosa, una serie di pensieri e quindi di inferenze, di deduzioni, di congetture etc. e tutto questo produce immediatamente una reazione nel corpo…
Intervento: sì in quel momento tutta una serie di pensieri connessi ad un evento legato a questa notizia fossero immediatamente tutti quanti insieme messi in discussione, messi in gioco, collassati in questo senso, questa notizia mette in gioco qualche cosa che deve modificare tutta una serie di pensieri legati all’oggetto della notizia, in effetti non sa che direzione prendere perché ci sono centinaia di pensieri… qualche volta è il discorso stesso che cerca uno sbocco…
Questo è verissimo, noi stiamo riflettendo sul perché avviene questo…
Intervento: (vuole andare lì cioè vuole che venga confermato questo stare male, più confermato di una malattia… nella situazione conclamata che stai descrivendo probabilmente non c’è nulla di vero, non c’è nulla di falso… in quel momento nulla è vero e diventa vera la malattia è l’unica cosa sicura tangibile che esiste… la depressione è tutto mettere in dubbio…
Intervento: la malattia è l’unico sbocco di verità, è certificata se
non altro dalla medicina…
Intervento: la cosa curiosa è che qualcuno si ammala e altri no…si ammalano di tumore spesso quelli depressi mentre quelli più allegri di infarto…
Tutto questo è molto vago e approssimativo certo, però la direzione potrebbe essere quella giusta anche perché in effetti è il linguaggio che modifica perché qualunque emozione o sensazione viene dal linguaggio cioè da una serie di considerazioni, se non c’è nessuna considerazione non c’è nessuna emozione, se non c’è nessuna premessa chiunque può dire quello che vuole e fare quello che vuole e non c’è nessuna reazione perché non c’è niente, tutto quello che fa non implica niente, non ha nessun utilizzo e quindi non produce niente…
Intervento: perché nella morale si coglie il fatto che le emozioni possano produrre modificazioni nel corpo dall’arrossire alle competizioni etc. fino all’ulcera che può essere data dallo stress invece per altre cose questo non viene accolto gli ictus, gli infarti, i tumori per esempio non vengono associati a una produzione del pensiero? Qualcosa legato alla stato emozionale. Ma nei casi più lievi nei casi più gravi invece… sono morti moltissimi, diversi uomini politici di ictus mentre parlavano in un comizio…
Intervento: mi interessava proprio questa questione prendo lo spunto da ciò che diceva Sandro di questi personaggi presi da ictus davanti a tutti… morte spettacolare ma d’altra parte la malattia quella che si costruisce al momento in cui non ci sono molte aperture di discorso nel senso che la persona si diceva prima si trova bloccata in una certa posizione e quindi il discorso è come se si ripiegasse su se stesso e a questo punto il corpo non è più uno strumento per modificare il mondo ma uno strumento che serve al discorso per produrre proposizioni soprattutto cercare nell’altro un riscontro, cercare la verità attraverso l’altro, questa necessità di imporre la propria verità che poi si volge in seduzione, questa creazione di una direzione unica nel proprio discorso…
Sì il tizio che rimane rimbambito sulla sedia a rotelle costringe tutti quanti a occuparsi di lui, volenti o nolenti, li piega al proprio volere in un certo senso però…
Intervento: come se questo programma che così funziona, che prevede l’arrossire, avevamo detto che l’arrossire tutto sommato è dovuto ad un pubblico se no non avrebbe nessuna necessità il corpo di arrossire…
No è un modo di comunicare il proprio imbarazzo, anziché dire in questo momento io sono imbarazzato ecco che arrossisce…
Intervento: questa struttura occidentale che utilizza per girare la malattia o qualsiasi altra esibizione o funzionamento utilizza, ecco perché si dice il linguaggio del corpo, il linguaggio di questo, il linguaggio dell’altro questo modo è dato da una struttura di pensiero che non può trovare all’interno di sé… perché deve esibire all’altro, deve imporre all’altro… è soltanto il programma…
Dobbiamo lavorarci parecchio su questa cosa, però occorre farlo visto che la posta in gioco pare essere molto alta: la vostra immortalità.