INDIETRO

 

 

29-7-2009

 

Ci sono questioni?

Intervento: la pratica del linguaggio il metodo deve portare alla pratica del linguaggio perché non basta sapere, come si diceva l’altra volta, che qualsiasi cosa è un elemento linguistico, praticare il linguaggio significa che il proprio discorso non può non tenere conto di quello che sta avvenendo nel proprio pensiero e quindi anche nelle proprie azioni che ovviamente sono decise dal proprio pensiero. Tenere conto significa avere sempre presente che la premessa da cui parte il proprio pensiero, ciascuna volta, esiste in quanto un gioco linguistico la fa esistere e quindi la conclusione sarà ciò che le regole di quel gioco particolare stabiliscono …

Intervento: come lo spieghi che è un gioco linguistico?

Intervento: attraverso proprio la pratica del linguaggio … al momento in cui si sono acquisiti gli elementi che permettono di mantenere sempre presente nel pensiero questa unica necessità ecco che interviene anche la possibilità di, per esempio, di poter in modo più preciso parlare e quindi avere a che fare con altri discorsi perché ci si rivolge propriamente a un discorso … praticare il linguaggio per me è ciò che deriva da questo metodo che mantiene la coerenza del linguaggio. Pensavo a tutto quello che è avvenuto nell’arco degli anni nella formazione dell’analista, per quanto tempo abbiamo lavorato con “qualsiasi cosa è un elemento linguistico?” e come mano a mano proseguendo e praticando questa necessità abbiamo trovato gli strumenti per rendere sempre più semplice questa questione e abbiamo proseguito …

Intervento: non è facile spiegare cos’è un gioco linguistico …

Lei come lo spiegherebbe?

Intervento: potrei affermare una cosa e negarla …

Ma a che scopo farebbe questo?

Intervento: potrei spiegare questo ma quando è necessario? Quando verifica cosa c’è come fondamento …

Abbiamo formulata la definizione di necessario: è necessario ciò che è e non può non essere perché se non fosse non sarebbe né quella cosa né nessun altra, che è esattamente la definizione a cui risponde il linguaggio perché se il linguaggio non fosse allora non sarebbe né il linguaggio né nessun altra cosa …

Intervento: io ho parlato della sua specificità perché il concetto di linguaggio … è differente dal concetto di astrazione … per definire l’astrazione ci vuole il linguaggio …

Anche per definire il linguaggio occorre il linguaggio, in ogni caso, il linguaggio è quell’elemento che è necessario al funzionamento di qualunque pensiero, di qualunque costruzione, di qualunque decisione, senza il linguaggio in effetti non è possibile pensare alcunché. A proposito del metodo c’è in effetti una questione che si pone e che ci ha costretti già tempo fa a reinventare la logica quella che c’è e che potete leggere sui manuali non è sufficiente …

Intervento: la logica formale si basa sull’osservazione …

Sì e no, la logica formale fino a un certo punto non si basa sull’osservazione, prendete per esempio la distinzione che fa la logica formale fra proposizioni valide e proposizioni corrette, una proposizione valida è una proposizione che conclude con una affermazione vera anche se la premessa è falsa, è sufficiente che la conclusione sia vera, per esempio se affermassimo che se Parigi è la capitale dell’Afganistan allora Roma è la capitale dell’Italia, questa proposizione è vera perché è vera la conclusione, ma vera rispetto a che cosa? Qui la semantica è fornita in buona parte dall’osservazione di cose che sono state acquisite, che sono state imparate, ciascuno sa almeno se abita in Italia che Roma è la capitale dell’Italia e dovrebbe sapere se ha qualche vaga cognizione di geografia che Parigi non è la capitale dell’Afganistan che come tutti sanno è Kabul, quindi la verità di questa proposizione procede dal fatto che si osserva, si sa, si è imparato che la capitale della Francia non è Kabul. Una costruzione del genere è ancora abbastanza problematica perché se la semantica viene decisa dall’osservazione, qui usiamo osservazione in termini molto ampi, mostra qualche problema tant’è che proprio a questo riguardo e proprio partendo dalla struttura del linguaggio abbiamo dovuto, come ho detto prima, inventare un’altra logica che non fosse più debitrice per quanto riguarda la semantica dell’osservazione, ma unicamente della sintassi, e cioè della disposizione dei termini all’interno di una proposizione. Come ciascuno sa la sintassi della logica formale è costituita unicamente dalle variabili enunciative e dai connettivi, dalle virgole, dalle parentesi cioè tutto ciò che serve a costruire formule ben formate, mentre la semantica no, la semantica qui non procede dalla sintassi ma dal valore di verità che ciascuna volta viene dato alle variabili enunciative, cosa che comporta una serie di problemi, come dire che, per farla breve, che la semantica nella logica è determinata comunque dalla realtà delle cose, se si altera questa realtà, si altera anche la semantica …

Intervento: scusi se noi, per esempio, quella proposizione che parla delle capitali Roma e Parigi la traducessimo in una formula della logica formale a questo punto come fa lei a dire che la semantica è data comunque dall’osservazione quindi da qualche cosa che è data da giudizi sintetici?

La logica formale dice che nella proposizione (se A allora B) se A è falso e B è vero allora l’implicazione (se A allora B) è vera, ma dice semplicemente se A è falsa nel caso in cui sia falsa, ma una volta che è costretto a stabilire una semantica allora deve dare un significato a questa A. Anche la logica si attiene alla realtà, non ha inteso che la semantica effettivamente è prodotta da una decisione circa la verità o falsità di un elemento, tant’è che in qualunque manuale di logica viene affermato appunto che questa proposizione che abbiamo detto prima delle capitali di Francia e Italia la prima risulta falsa, perché risulta falsa? Perché Parigi non è la capitale dell’Afganistan perché noi lo sappiamo, per questo parlavo di osservazione in accezione molto ampia …

Intervento: credevo che la logica formale fosse un calcolo dato appunto da queste variabili, da questi segni e quindi a quel punto non fosse dato nessuno spazio all’osservazione perché è un calcolo mentre nel caso nostro di questa proposizione noi sappiamo che Parigi non è la capitale dell’Afganistan e quindi è una formula corretta il paragone è fatto fra due capitali e quindi riguarda il dato di fatto quindi si basa su qualche cosa che è fuori dalla parola però quando avviene un calcolo proposizionale così come quello che ha fatto Gödel credevo che queste variabili appunto fossero prese per tutti i valori di verità che è possibile trarre da un assioma e quindi giocasse in questo modo …

Sì, in effetti funziona così, sono soltanto variabili alle quali è possibile attribuire qualunque valore di verità certo, però ciò che intendevo dire è che di fatto la semantica attribuisce un valore di verità in modo assolutamente arbitrario, ma se noi dessimo a queste variabili dei valori di verità non più arbitrari ma necessari, allora il gioco si fa più interessante; se per esempio la semantica venisse fornita unicamente di ciò che noi sappiamo essere necessario allora potremmo costruire proposizioni che hanno sì certo la sintassi ovviamente ma anche una semantica che è necessaria, non più arbitraria. Supponiamo che A sia falsa e B sia vera, allora in questo caso l’implicazione risulta vera, se invece supponessimo che la premessa sia vera e la conclusione falsa allora l’implicazione sarebbe falsa, ma sono sempre valori arbitrari, io posso attribuire qualunque valore in effetti ma se avessimo, come dicevo, l’opportunità di attribuire dei valori necessari alla semantica allora potremmo costruire sempre proposizioni necessarie, che è esattamente quello che abbiamo fatto in questi anni di fatto e quindi a questo punto non partiamo più dal fatto “se A fosse vera” ma affermiamo “A è necessaria” che è differente, e questo è l’unico modo per costruire proposizioni necessarie che è ancora qualcosa di più di ciò che dice la logica, perché la logica distingue fra proposizioni valide che sono quelle che concludono in modo vero e proposizioni corrette che sono quelle valide ma che in più hanno anche le premesse vere, ma questa verità è sempre stabilita arbitrariamente non è mai una verità necessaria, ché la logica non può farlo, non può perché dovrebbe trovare un fondamento, un principio assolutamente necessario …

Intervento: che utilizzo ha questa proposizione ossia che la capitale della Francia è Parigi ecc…mi sono perso un pochino, cioè quale utilizzo?

È soltanto un esempio per indicare come una proposizione che abbia la premessa falsa e la conclusione vera comunque l’implicazione risulta vera, se io dico che se A allora B è vera vuol dire che se ho una A allora ho anche la B, per cui occorre che effettivamente la B sia vera, perché questa proposizione “se A allora B” sia vera, è sufficiente perché la conclusione sia vera perché dice che se A allora B, questo è vero? Se allora B sì ,,,

Intervento: sì ma ci deve essere la A …

Se fuori piove allora il tavolo di legno, è vero che il tavolo è di legno? Sì …

Intervento: per la logica è una proposizione valida?

Anche intuitivamente, in fondo io sto affermando come dice Sandro “se fuori piove allora il tavolo è di legno” il tavolo è di legno? Sì, indipendentemente dal fatto che fuori piova oppure no, cioè indipendentemente dal fatto che la premessa sia falsa …

Intervento: questa è la differenza fra valida e corretta, corretta prevede che anche la premessa sia vera …

Serve per il calcolo delle proposizioni, la dove trova un’implicazione, per esempio, se A allora B, e sa che A è falso e B è vero può considerare quella proposizione vera e utilizzarla in questo modo, se invece l’antecedente è vero e il conseguente è falso allora l’implicazione è falsa …

Intervento: anche nella superstizione quello di dare una giustificazione se A interviene dopo al momento in cui se il gatto nero mi attraversa la strada …

Quindi è vero che se il gatto nero attraversa succede qualcosa di male …

Intervento: se mi succede qualcosa di male ho trovato immediatamente la causa …

Sì, non è molto lontano dal sillogismo di cui abbiamo parlato spesso. Allora il metodo di cui parliamo è quel metodo che consente di reperire quelle proposizioni che non sono soltanto valide o corrette ma necessarie perché reperiscono nella premessa la necessità e se dalla necessità si procede correttamente, cioè non si nega la premessa da cui si è partiti, si concluderà sempre con affermazioni necessarie. Questo per indicare che effettivamente il linguaggio comune, quello del discorso più comune procede cercando di costruire proposizioni valide, ciascuno cerca di costruire proposizioni valide cioè trarre delle inferenze, nel momento in cui stabilisce che la conclusione è vera deve essere vera anche la premessa e quindi è vera anche l’implicazione e quindi automaticamente la verifica, nel senso che rende vera anche la premessa, operazione che logicamente è assolutamente scorretta e conduce a dei solecismi, a delle falsità, a delle incongruenze logiche, da qui un certo numero di problemi. Prendiamo l’esempio di Sandro: se il gatto nero attraversa la strada mi succederà un accidente; siccome mi è successo un accidente allora è vero che se il gatto nero attraversa la strada succede un accidente. Questa formulazione diventa nel discorso una sorta di universale, funziona come un universale, come dire che sempre avviene così allora è così. Il modo in cui le persone pensano è questo e quelle cose che comunemente si chiamano nevrosi hanno a fondamento un modo di pensare esattamente come questo che ho descritto. Il metodo che abbiamo costruito consente di mettere alla prova queste proposizioni e considerarle sì, se uno vuole sbizzarrirsi e usare termini logici, valide certo, ma di sicuro non corrette e assolutamente non necessarie, cioè totalmente arbitrarie. Che io creda che se un gatto nero mi attraversa la strada allora mi succederà qualcosa è puramente arbitrario, cioè lo faccio per una questione estetica, perché mi piace pensare così, cosa che in questo caso può apparire abbastanza semplice ma diventa difficile per una persona che per esempio ha paura di qualche cosa compiere la stessa operazione, è per questo che occorre qualcuno, un analista in particolare che costringa non tanto lui ma il suo discorso a compiere questa operazione, una volta che questa operazione è compiuta allora quella proposizione cessa di avere il carattere di universalità e diventa assolutamente arbitraria, cioè la persona può considerarla arbitraria, costruita da lui per qualche motivo, a quel punto può anche riflettere sul motivo per cui l’ha costruita cioè qual è il suo utilizzo all’interno del suo gioco linguistico. È per questo che abbiamo da sempre detto che questo è il modo di praticare la psicanalisi, perché mette la persona nelle condizioni di non avere più bisogno di quella cosa che Freud chiamava nevrosi, non serve più a niente e la nevrosi come tutti sanno ha un utilizzo, se no non ci sarebbe, quale utilizzo ha?

Intervento: affermare sempre le stesse cose …

Sì, ha un unico scopo che se vogliamo ridurlo all’osso è quello di costruire proposizioni, non è nient’altro che questo …

Intervento: l’unica cosa che è necessaria è la diversità che se A allora B quello è necessario … quando poi siamo arrivati al punto di costruire sillogismi ecc. quello che viene sostituito al posto della variabile viene considerato necessario qualunque cosa è un po’ come se fosse considerata un’operazione sintattica quella che è una operazione semantica dando alla variabile il suo valore … il fatto di considerarla necessaria, il fatto di considerare necessario al posto di una variabile comporta dare un valore di necessità a qualcosa che è arbitrario ma strutturalmente perché la semantica non può stabilire … necessaria è solamente la regola …

Una variabile proposizionale in questo caso può essere sostituita da qualunque proposizione, tutte le volte che viene sostituita una variabile con un enunciato per esempio si compie un’operazione semantica, però la semantica nella logica formale si limita ad essere soltanto un’attribuzione di verità o falsità assolutamente arbitraria ovviamente, stabiliamo che A sia vera …

Intervento: anche le tavole di verità sono stabilite “naturalmente”?

No, non dovrebbero tecnicamente essere stabilite in quel modo perché procedono da considerazioni che i logici direbbero che riguardano il funzionamento del pensiero: quando si pensa si pensa così, dovrebbero essere intuitive teoricamente così come l’implicazione di cui si diceva prima se A è falsa e B è vera implica che comunque conclude in un modo vero. Ma la logica non sa dire perché accade una cosa del genere se non appunto perché si pensa così, ciò che abbiamo acquisito non è che sia un fatto naturale ma è perché è il linguaggio che funziona così, per funzionare ha bisogno di queste regole se no cessa di funzionare e questo ci consente di fornire alla logica un fondamento più solido e non così un po’ campato per aria come avviene nel migliore dei casi: i logici generalmente sfumano sulla questione dei fondamenti, tranne qualche eccezione, ma di fatto la logica ha questa struttura, è fatta di queste regole perché sono quelle del linguaggio e non potrebbe essere altrimenti. Intervento: diceva di trasformare la semantica in qualcosa che non parta dall’osservazione quindi dall’arbitrarietà ma parta da un valore di verità necessario quindi a questo punto direi se riuscissimo a compiere questa operazione effettivamente si manterrebbe la coerenza …

Se si riuscisse? Siamo già riusciti, è soltanto una precisazione rispetto al metodo: a che cosa serve questo metodo? Adesso abbiamo fatto questo excursus sulla logica per mostrare come la logica abbia indicato dei modi di pensare che sono di fatto quelli che ciascuno utilizza come nella superstizione, vengono presi per veri nel senso che si attribuisce immediatamente una semantica e si attribuisce una valore di verità vero in base all’osservazione “mi è successo il fattaccio” quindi l’implicazione che dice che “se passa il gatto nero allora c’è il fattaccio” è vero, in questo caso il criterio semantico è l’osservazione come in quasi tutti i casi, ed è così che funziona il pensiero degli umani …

Intervento: e le proposizione valide non vengono utilizzate?

Vengono utilizzate certo, dai logici per esempio, così come in tutti i sillogismi anapodittici: “se piove prendo l’ombrello, sta piovendo, quindi prendo l’ombrello. La questione è che comunque anche in questo caso la semantica di queste proposizioni viene fornita dall’osservazione mentre nella logica formale la semantica è data unicamente dall’attribuzione arbitraria di valori di verità, del tutto arbitrariamente, invece nel discorso comune non avviene così, avviene invece che il valore di verità viene fornito dall’osservazione “so che questo è vero quindi” …

Intervento: “la neve è bianca se e soltanto se è bianca” ci deve essere il dato reale che conferma la premessa in questo caso come se la verifica avesse bisogno di un elemento fuori della struttura del sillogismo …oppure se dal punto di vista logico è la struttura stessa che funziona così come se non avesse bisogno di null’altro di esterno al sillogismo …

Sì la logica formale cerca anche questo certo, di essere autosufficiente, il problema è che non può né sa fornire un fondamento alle regole che utilizza, utilizza delle regole ma queste regole sono arbitrarie, sono imposte ma non hanno la possibilità di essere fondate in modo necessario quindi sì, in un certo senso la logica formale è autosufficiente e non lo è, è autosufficiente finché non interroga i propri fondamenti, non lo è più quando li interroga, così come è stata la matematica, la matematica si pensava che fosse autosufficiente cioè fosse retta da sé e si potesse fondare unicamente attraverso le sue regole cosa che poi Gödel ci ha rivelato essere non fondata, è il paradosso di qualunque teoria diciamo pure in accezione molto ampia che pretenda di fondarsi in quanto fuori dal linguaggio, fondarsi cercando un elemento fuori dal linguaggio comporta inesorabilmente dei paradossi perché questo elemento che è fuori dal linguaggio ovviamente deve dimostrare di sé di essere fondato e può essere fondato unicamente per una decisione …

Intervento: la logica non fa altro che enunciare delle regole …

Noi l’abbiamo condotta a essere una sequenza di istruzioni …

Intervento: la logica se è solo l’enunciazione di regole non ha nessun fondamento …

Esatto, infatti posta in questi così come l’abbiamo posta come una sequenza di istruzioni non ha bisogno di nessun fondamento perché è questa sequenza di istruzioni che fornisce la possibilità di stabilire un fondamento quindi è letteralmente il fondamento, per questo abbiamo detto che il linguaggio è il fondamento, il linguaggio in quanto sequenza di istruzioni è il fondamento di qualunque cosa necessariamente. Tutto chiaro Elisa?

Intervento: il linguaggio bisogna ammettere che sono solo istruzioni …

Esattamente, è nient’altro che questo cioè solo istruzioni, che sono al di qua della semantica, sono soltanto delle istruzioni per potere costruire una semantica, queste istruzioni sono esattamente quelle che nella logica formale riguardano la sintassi cioè istruzioni, regole. Il fondamento non può essere né vero né falso, e questo è il problema che anche la filosofia ha incontrato nel trovare un fondamento vero, ma se cerco un fondamento vero ci deve essere sempre qualche cosa prima che mi consentirà di stabilire che è vero, e la stessa cosa per la logica, per questo la abbiamo reinventata, a questo punto la logica di cui stiamo parlando non è altro che le istruzioni con cui funziona il linguaggio e nient’altro che questo, per questo non ha più bisogno di trovare altro, e in questo è assolutamente autosufficiente, non ha bisogno di altro per dimostrare alcunché perché non deve dimostrarsi né vera né falsa perché sono solo istruzioni. Dette queste cose mercoledì prossimo parleremo dell’aspetto clinico, questa sera abbiamo solo fatto una precisazione …

Intervento: l’operazione sintattica come le persone si trovino ad affermare sempre le loro verità cioè questo è questo perché ovviamente la persona si attiene alla premessa che ha fatto partire il suo discorso.