9-6-2006
“La paura di non piacere”. Chi ha paura di non piacere?
Lei ha mai sentito di qualcuno che abbia paura di non
piacere?
Intervento: magari
sentito no, ma osservato
Osservato? Cosa fa una persona
che ha paura di non piacere…
Intervento: nella coppia…
mostra insicurezza… una persona che è sicura di sé nel senso di piacere…
Quindi fa tutte quelle cose che tendenzialmente la
renderanno ancora meno gradevole, quindi potremmo
sostituire la paura di non piacere con la voglia di non piacere. E in questo generalmente
si riesce perché uno ha quella intenzione e prima o
poi riesce…
Intervento: è attratto
da questa cosa
La pone in atto certo…
Intervento: oppure si
dà da fare ad accalappiare il più possibile dei personaggi che possano
confermare il contrario di una questione di questo genere e quindi… però
mantiene sempre la questione in questi termini perché tutto il suo da fare è
tratto a giustificare la proposizione da cui siamo partiti ché
quello che gli piace è non piacere…
Intervento: le
palestre… c’è sempre l’aspetto di piacere anche se non di paura… la paura di
non piacere di non essere attraenti
Tutta l’industria della cosmesi campa su questo…
Intervento: sono dei
riconoscimenti che vengono da un corpo bello… la questione del trucco… l’inganno
come se si sentisse un rifiuto… la questione della menzogna dell’inganno come
se si immaginasse possa esistere qualche cosa da
nascondere… un senso di colpa… senso di colpa? (sì se
sono quello che sono non vengo accettato… nel senso che un senso del rifiuto,
poter essere rifiutati… la più parte si sente in difetto… come accade la cosa è
certamente alimentata dalla pubblicità… questa idea di mancanza o di difetto
per cui uno non è mai all’altezza del proprio ideale…
È una questione antica questa, non di oggi,
non parlo della cosmesi, quella è ancora più antica ma del bello, ha presente
la scuola di Chartres? Una delle cose più importanti che sosteneva è proprio la
stretta connessione tra il bello e il vero, anche Agostino ne parlava nei termini della proporzione, dell’armonia, quindi
una cosa, e di conseguenza un corpo ben proporzionato appaiono essere oltre che
belli anche veri e dio ha fatto le cose proporzionate, ha dato una proporzione,
ha dato un ordine alle cose e quindi questo ordine viene da dio, più la cosa è
ordinata e più si avvicina a dio. Ci sarebbe da fare un lavoro attorno
all’estetica o più propriamente alla calistica, in effetti
letteralmente l’estetica si occupa della percezione mentre la calistica della
percezione del bello. Nessuno ha saputo dare una motivazione soddisfacente sul
fatto che si preferisca una persona bella anziché una meno bella,
perché? Eppure questo è noto da sempre…
Intervento: cento anni
fa erano belle le donne grasse… i canoni cambiano
Cambiano sì e no, nel senso che per esempio una donna
che avesse a tutt’oggi il corpo della Venere di Milo non
sarebbe sicuramente considerata una donna brutta…
Intervento: però in
Africa se non hanno un naso così…
Quelle sono usanze specifiche, particolari, ma anche lì
preferiscono una donna bella anziché una brutta, perché? Chi sa rispondere a
questa domanda?
Intervento: perché il
bello si avvicina alla perfezione
Questo sposta soltanto la questione sulla perfezione…
Intervento: rispetto al
creatore dio
Questo è un concetto precedente all’esistenza di dio,
eppure perché queste proporzioni sono così importanti? I greci erano famosi per
questo, anche in architettura, perché il Partenone è
bello?
Intervento: armonia…
Sì certo, ma di cosa è fatta esattamente? Di qualcosa
che non eccede rispetto a una linea ideale però anche
questa linea ideale, perché Beatrice, perché?
Intervento: l’armonia è
qualcosa che non ha eccessi di nessun genere
Con questo non siamo andati molto lontani. Riformulo la
domanda in modo più preciso: perché il linguaggio ha costruito questo concetto?
Poiché prima ancora di un corpo o di una costruzione
la bellezza appartiene al discorso, le parole, quando le parole sono belle?
Intervento: sono belle quando rispondono a un senso di verità… producono una
sorta di eco come se uno le riconoscesse… una sorta di fascinamento come la
visione statica di una bellissima donna… discorsi che all’interno della persona
ci sono già…
Anche una cosa orribile può essere già
nota, non è sufficiente…
Intervento: però
produce piacere guardarla…
Vediamo di porre le basi per una estetica
del bello: sappiamo che è un concetto costruito dal linguaggio, quindi deve
appartenere alla sua stessa struttura, più propriamente ancora deve esibirla, quando
un discorso è ben costruito, come si costruisce un discorso perché sia bello?
Si muove da una premessa che deve essere vera, quindi non presentare problemi,
ostacoli, possibili obiezioni, deve essere
immediatamente accolta da ciascuno, poi dei passaggi, questi passaggi devono
essere coerenti naturalmente, fortemente coerenti, in modo che nulla possa
essere inserito all’interno di questa sequenza come ostacolo, come obiezione,
perplessità, dubbio e quindi naturalmente giungere alla conclusione che a quel
punto appare ineluttabile, inevitabile, ora tutto questo cosa comporta? Questo
non è altro che quel concetto di armonia che esclude
tutto ciò che è contrario a questa linearità del discorso, e quindi obiezioni,
cacofonie, contraddizioni, antinomie, antonimie, tutto ciò è escluso, tutto ciò
che potrebbe rovinare questa linearità, questa proporzione, per cui se questo
allora necessariamente quest’altro. Questo costituisce rispetto al discorso una
sorta di modello di bello che poi può applicarsi a qualunque cosa e anzi si
cerca in qualunque cosa, e cioè l’assenza di
contraddizioni, l’assenza di dubbi, di perplessità qualcosa che si mostri priva
di difetti e cioè torno a dire, priva di qualunque cosa che possa allontanare
da questa linearità. Certo, poi si è anche fatto, allontanarsi fortemente dalla
linearità per creare uno scompenso, e da qui l’arte moderna
per esempio, e varie altre cose, però per sorprendere e allora lì
l’effetto che si voleva era un altro, una sorpresa e la sorpresa sorge appunto
dall’inatteso. Il bello attrae perché allude, e in questo non aveva torto la
Scuola di Chartres, allude al vero, perché giunge al vero esattamente così come
il discorso che partendo da una premessa vera giunge naturalmente a una conclusione vera senza nessun intoppo, senza
tentennamenti e con una fluidità assoluta, tant’è che la costruzione di un
discorso che risulti persuasivo è una costruzione di un discorso che deve
essere bello, se è mal costruito, farraginoso, pesante e pieno di incertezze
non sarà un bel discorso, per cui l’estetica del bello allude a questo, al
fatto che ciascun elemento deve seguire l’altro senza incertezze, senza
mutamenti repentini di direzione, esattamente come il discorso, e quindi
proprio per questo motivo perché conduce armonicamente al vero, per questo
motivo dicevo un discorso è persuasivo e appare necessariamente vero, allo
stesso modo anche un corpo funziona così, esercita cioè la stessa attrazione. È
per questo motivo che gli umani sono attratti dal bello. E bell’e
fatto!
Intervento: la paura di
non piacere è il proprio discorso che non funziona bene…
Indirettamente sì certo, il modo in cui si vede il
proprio corpo rispetto ad un certo ideale può non
collimare con quest’ultimo, c’è questa eventualità, e se non collima allora non
è perfetto, se non è perfetto non è bello e quindi a cascata tutta una serie di
altre considerazioni, ma ciò che rende possibile una costruzione del genere
propriamente è il discorso che ha come unico parametro ciò di cui è fatto, cioè
il linguaggio, per cui inevitabilmente se, facciamo questa ipotesi per assurdo,
il linguaggio fosse diverso sarebbe diverso anche il concetto di bello. Ecco,
abbiamo detto che cosa sostiene questo concetto e
perché attrae gli umani, e il brutto è ciò che si allontana dal bello, così
come il male è ciò che si allontana da dio, quindi dal bene assoluto, così il
brutto è ciò che si allontana dal bello, cioè da questa proporzione, quindi
meno è proporzionato, meno è bello, teoricamente dovrebbe funzionare così…
Intervento: se dicevamo
all’inizio che la paura di piacere era voglia di piacere…
Potrebbe anche essere, però ci vuole
una serie di passaggi… diceva Sandro?
Intervento: stavo
pensando a certi tratti del discorso ossessivo in cui c’è la ricerca del non
piacere, ci sono persone che fanno di tutto per non
piacere… la paura di non piacere è la voglia di non piacere… sto traducendo in
modo meccanico… da dove viene questa voglia di non piacere?
Intervento: per
potersene lamentare…
Intervento: ci
sono persone che esagerano secondo un certo narcisismo, un certo bisogno di
piacere e dall’altra come se fosse il rovescio della medaglia, persone che
fanno di tutto per non piacere… in funzione del culto dell’immagine c’è chi esaspera
nei due sensi, è solo un modo differente di risolvere al
questione…
Intervento: per esempio
il non piacere è anche un carisma…
Intervento: propenderei
verso la caricatura del rifiuto… ho conosciuto molti in cui questa caricatura
era proprio rappresentata
Intervento: anche Freud
parla del bello, dell’attrattiva come qualcosa appunto
di affascinante e forse per quella via troverei anche il modo di intendere
attraverso proprio anche l’installarsi del linguaggio, le prime fantasie
infantili intendere la questione del rifiuto cioè dell’attrazione…
Intervento: il rifiuto
è entrato nel lessico… è diventato un luogo comune quindi c’è qualche cosa che
a livello di luogo comune che mantiene queste cose e che anzi la sfrutta… il
discorso del potere quasi…
Intervento: per esempio
nel discorso paranoico il riconoscimento è qualcosa di assolutamente importante
e si riallaccia alla questione del potere…
Sì, se una persona dice che
vuole non piacere ci sono ottime probabilità che si trovi in un discorso
paranoico perché in questo modo si distingue da tutti gli altri e ottiene un
riconoscimento essendo diverso da tutti gli altri ,e non ci sia possibilità di
equivocare, di confonderlo con altri, certo bisogna verificare per ciascuno la
struttura di discorso, sono modi diversi per soddisfare questa esigenza, però
anche in questo modo, facendo di tutto per non piacere, si mette in mostra, e
quindi viene riconosciuto e quindi soddisfa il requisito…
Intervento: la
caricatura è per essere in qualche modo al centro
dell’attenzione, perché c’è questa necessità di identificazione quasi
che se non ci fosse questa identificazione nel bene o nel male? Perché ha questa necessità di comparire, di mostrarsi come se nessuno lo
vedesse, la questione del vedere…
Per lo stesso motivo Beatrice per cui
una persona ama raccontare le cose, incontra gli amici e gli racconta un sacco
di cose, le sue avventure, disavventure etc. perché le racconta? Per il piacere
di farlo cioè per il piacere di esporre, di esibire
una verità, un racconto che è vero, tant’è che se mentre racconta qualcuno gli
nega tutto quello che dice se ne ha a male…
Intervento: certo se la
persona non trova da dire cose vere non esiste… però
nel discorso paranoico questa necessità di mostrarsi di farsi vedere…
È diverso nelle diverse strutture di discorso, così è
diverso ancora nel discorso isterico, si riconosce subito una fanciulla isterica: se è in mezzo ad altre persone è quella
che si dà più da fare per farsi notare, che assolutamente non deve passare
inosservata, funziona così…
Intervento: il discorso
pubblico e privato… poi ciascuno nel particolare ma trova nel discorso pubblico
un modo di agganciare il proprio discorso… il discorso è pubblico
ma ciascuno ha un ritorno nel privato…
Sì in effetti la paura di non
piacere non è altro che il timore di essere abbandonati, e se mi abbandonano
allora viene inficiato tutto, come dire che non valgo più...
Intervento: se non c’è la possibilità di considerare la condizione...
È sempre una paura di abbandono:
“non piaccio a nessuno e quindi sarò solo” perché anche lui sa, perché lo fa
anche lui, che se una persona non piace non la cerca, non la guarda, non la
considera, non è interessata, e immagina che gli altri faranno con lui quello che
lui farebbe con il prossimo…
Intervento: la coppia
ha la funzione di togliere la solitudine… si immagina…
Anche sì, in alcuni casi sì, questa è più
una fantasia femminile. Occorre esplorare queste fantasie, in
effetti sono riconducibili alla differenza tra fantasie maschili e
femminili, una volta avevo riassunto molto rapidamente: l’uomo vuole
conquistare il mondo, la donna conquistare l’uomo che ha conquistato il mondo,
per esibirlo alle altre donne chiaramente, sarebbe il famoso fallo di cui
parlava Freud…
Intervento: infatti Freud pone questo come attrattiva…
E perché l’uomo vuole cambiare il
mondo e la donna invece…
Intervento: in effetti mi sono sempre interrogata…
E ha trovato una risposta?
Intervento: la donna
provvista di fallo, la donna tutta è una fantasia
infantile no?
Ma se l’uomo deve conquistare il mondo
cosa se ne fa di una donna, teoricamente? E la
donna perché vuole conquistare l’uomo che ha conquistato il mondo?
Intervento: l’uomo è il
mondo…
Bizzarra fantasia, ma c’è qualcosa di più, perché lo fa, cosa
lo muove a farlo? Qui pare rientrare la questione del
corpo, il corpo serve a modificare le cose esattamente come una proposizione,
se io voglio spostare questo aggeggio devo usare la
mano o il braccio, certo anche una donna se vuole spostare il posacenere deve
compiere la stessa operazione, però c’è qualcosa in più…
Intervento: perché deve
conquistare il mondo?
Per trasformarlo nel modo in cui ritiene più opportuno, o
conoscerlo, e la conoscenza dà potere…
Intervento: però la
questione della potenza… il corpo per conquistare il mondo prende
consapevolezza della potenza…
Partite dall’inizio, non dalla fine ma dall’inizio,
adesso la dico così in modo molto rozzo: prendete due bimbetti di due anni, uno maschio e uno femmina, sono uguali, hanno la stessa
forza, danno botte e si malmenano tutti e due allo stesso modo, a tre anni è
ancora la stessa cosa, poi si arriva a un certo punto che le cose non sono più
così, in genere avviene tra fratello e sorella, magari con pochi mesi di
differenza, la sorellina continua a pestare il fratellino, ad un certo punto
che succede? Il fratellino diventa grande e grosso e la sorellina cessa di
picchiarlo. Questo avviene nei primi anni di vita, dove il corpo inizialmente
serve a entrambi per modificare il mondo, adesso
usiamo queste categorie molto ampie, però ad un certo punto che succede? Che la bimbetta si accorge che il maschietto, visto che sono
piccolini, riesce a fare cose che lei non riesce a fare, perché ha più forza di
lei, allora cessa di competere in forza con il maschio. Così come un
uomo non si mette a competere in forza con un gorilla, il
gorilla ha molto più forza di un uomo potrebbe staccargli la testa a
mani nude, il gorilla, ha presente il gorilla? Non si metterebbe mai a
combattere con un leone, una tigre, un uomo se non è armato muore,
e quindi non lo fa. Ora tenete conto di come può pensare un bimbetto, una
bimbetta di pochi anni, appare che questa potenza sul mondo potrebbe avere una
notevole importanza tant’è che tutti i bimbetti e anche le bimbette fino ad un
certo punto amano fare prove di forza, e allora mentre per il bambino
modificare il mondo può continuare sempre nella stessa direzione, magari non
più con la forza delle braccia ma in altro modo, però rimane comunque
sempre qualcosa che si è strutturato fin dall’inizio in quel modo e cioè
comunque una prova di forza, che poi sia una forza economica, militare etc
rimane una prova di forza, perché sa che lì può competere, è come se rimanesse
il campo di competizione, e invece è come se la bimbetta rinunciasse facendo di
necessità virtù a questo campo di competizione, si è accorta che nei confronti
del maschio ha meno forza. Naturalmente tutto questo accade nel momento in cui
si avvia il linguaggio, che tenta di modificare le cose e il modo per
modificarle c’è, il modo fondamentale è costruire proposizioni però
inizialmente anche il corpo costituisce un modo importante e c’è l’eventualità,
adesso sto facendo delle ipotesi, che mantenga questa
importanza anche in seguito e che in seguito questo determini la differenza di
fantasie, è una possibilità per il momento, non prendetela come una legge, però
ci sono buoni motivi per pensare che possa costituire una componente non
indifferente. Come avviene che le fantasie maschili siano diverse dalle fantasie femminili, nessuno ha mai saputo rispondere a
questa domanda se non adducendo diversità biologiche, ormonali o altre balle
del genere. La questione è che il bimbetto e la bimbetta si sono trovati fino
ad un certo punto assolutamente alla pari, dopo qualcosa
è cambiato, e siccome è cambiato nei primi anni di vita c’è l’eventualità che
sia qualcosa di importante, che rimanga come rimangono immutate certe fantasie
che si costruiscono all’inizio e anzi rimangono proprio quelle…
Intervento: che sia più forte significa altre possibilità, si possono fare
più cose… potere nel senso di possibilità…
Esatto, se io devo spostare quella
libreria devo chiamare quattro facchini, se fossi fortissimo no…
Intervento: la
struttura del linguaggio, il suo funzionamento parte da una premessa e
coerentemente conclude e quindi necessariamente devono
essere i primi giochi, l’incanalarsi del linguaggio…
In fondo le lotte che si fanno da piccoli, si fanno dopo come agoni dialettici, o le lotte che ciascuno fa
continuamente per imporre la propria ragione, il proprio discorso, la propria
verità…
Intervento: è sempre comunque una questione di forza… la questione dell’astuzia
messo in atto dal discorso ossessivo che si sente meno forte, sotto un certo
punto di vista, lui deve sempre confrontarsi con qualcuno che immagina più
forte, quindi questa forma di astuzia…
Sì, opera una seduzione mostrandosi inoffensivo…
Intervento: che è una
forma tipicamente femminile…
Sì, diciamo che è più femminile…
Intervento: la
sorellina vede il fratellino e non lo affronterà più a viso aperto…
No, anzi cercherà la sua protezione se si trova nella
mala parata…
Intervento: cercherà di
aggirare l’ostacolo, cercherà di tenere il controllo sul fratello usando altri…
Esattamente, per questo siamo giunti a considerare che
il desiderio della fanciullina non è modificare il
mondo ma prendersi quel fanciullo che lo ha modificato, e cioè utilizzare il
suo di corpo che è più forte, adesso in termini molto rozzi ovviamente, per
modificare il mondo così come per potere avvitare una vite si usa il
cacciavite…
Intervento: e quella fantasia tipicamente femminile quella di fare il
figlio, il figlio maschio…
È il controllo totale…
Intervento: il
controllo totale? Proprio perché lo faccio io il figlio maschio…
Certo, se lo fa un’altra che controllo c’è?
Intervento: e quindi
lei diceva usare l’uomo come strumento per la
conquista del mondo, invece questa fantasia infantile del figlio maschio mi
pare che abbia qualche cosa di più…
Va bene, abbiamo accennato a qualche fantasia e da dove
viene, riflettete su queste ultime cose perché dovrebbero dare modo di
considerare meglio alcune cose e soprattutto cominciare a porre delle questioni
in modo abbastanza preciso, tenete sempre conto che è il linguaggio che
costringe a compiere tutte queste operazioni, se no
non esisterebbero, anzi, non sarebbero mai esistite.