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28-11-2007

 

I motivi per cui il discorso che facciamo appare difficile sono tanti, non ultimo il fatto che ciò che andiamo dicendo non costituisce una teoria così come è comunemente intesa, cioè che parte da alcune certezze che si danno per acquisite e da lì costruisce qualunque cosa così, come è costruita qualunque teoria, dalle teorie cosmologiche di Anassimandro fino alla teoria di Freud. Tutte queste teorie si basano su qualche cosa che è dato per certo ma che non viene mai enunciato, tutte quante, e d’altra parte non potrebbero fare altrimenti perché non possono basarsi su nessuna certezza. Ciò che abbiamo costruito invece muove da un elemento che disorienta, e disorienta nel senso che non costituisce una superstizione o una credenza come avviene generalmente ma viene mostrato immediatamente il funzionamento o meglio come necessariamente funziona qualunque cosa in modo molto semplice, quasi banale, in alcuni casi talmente banale da non essere percepito perché, se effettivamente qualunque teoria è costruita su elementi che non possono essere provati (almeno alcuni sanno che comunque qualunque cosa non può essere provata è sempre possibile costruire un’altra teoria che la confuta è sempre possibile ed è possibile perché ciascuna di queste premesse muove da elementi arbitrari ed è per questo che è confutabile) ciò che andiamo facendo invece muove da un’altra considerazione e cioè cos’è che consente agli umani di costruire o meglio di confutare qualunque cosa? È come se, sbarazzandoci di ogni teoria possibile e immaginabile creassimo il vuoto, il nulla, come se essendo il linguaggio a costruire o smantellare qualunque cosa allora non c’è niente, non solo non c’è niente non c’è mai stato niente e questo disorienta taluni pur essendo questo “niente” mettiamolo tra virgolette provvisoriamente ciò di cui vivono perché senza non esisterebbe nulla. Senza il linguaggio non esisterebbe neppure la noia perché per annoiarsi occorre giungere a delle conclusioni così come per divertirsi, infatti dicevamo per esempio l’altra volta che un cane non si annoia se non ha niente da fare, non si pone né può porsi il problema della noia, non lo può fare. Però rimane questa sensazione di vuoto che alcuni avvertono, come togliere tutto, l’impossibilità di creare tutte quelle cose di cui gli umani vivono e cioè tragedie, affanni, angosce di ogni sorta. Ma non è che possiamo mentire soprattutto a noi stessi e allora stiamo lavorando per trovare un sistema un pochino più semplice, ma come rendere semplice l’inimmaginabile? Si tratta, mutuando dall’informatica, di costruire una sequenza brevissima di proposizioni tale che entri all’interno del sistema operativo di ciascuno, cioè il modo in cui pensa, e lo modifichi dall’interno. Modificarlo significa rendere accessibile ciò che lo fa funzionare cioè il sistema operativo di base che è il linguaggio, come se da quel momento in poi la persona non potesse più non tenere conto che è fatta di linguaggio, che qualunque cosa è costruita dal linguaggio, che esiste perché esiste il linguaggio se no non sarebbe mai esistita, come se non potesse più non tenerne conto, tecnicamente è possibile però come farlo questo è complicato perché il modo di pensare di ciascuno è protetto da sbarramenti che impediscono l’accesso a altre informazioni se non quelle che sono già stata acquisite, o che comunque non contraddicano le informazioni di base. Se si riflette su come funziona il linguaggio si avverte anche facilmente di che cosa è fatta questa protezione, sono tutte le informazioni che una persona ha acquisite come vere e questo costituisce la base di dati che non deve né può essere messa in discussione, e non può né deve essere messa in discussione perché facendolo si impedisce di costruire proposizioni, se queste sono la base per costruire proposizioni se io le levo poi che faccio? Non posso più andare avanti, come se il linguaggio a questo punto si arrestasse perché non ha elementi da cui partire, si parte sempre da un elemento e quindi questa base di dati è ben protetta e impedisce l’accesso a qualunque cosa la contraddica, o metta in discussione queste informazioni di base, quelle su cui la persona costruisce tutti i suoi pensieri, i suoi progetti, le sue decisioni, tutto quanto muove da degli elementi, ovviamente quelli che ha costruiti durante la sua esistenza, una buona parte li ha costruiti quando si è installato il linguaggio cioè sono le informazioni di base, una di queste dice che le cose sono quelle che sono, che questo è vero, questo è reale, queste sono le informazioni di base e a partire da queste è possibile costruire una quantità enorme di altre informazioni “se questo è vero allora anche quello lì è un questo” quindi è vero anche lui, cioè è reale, in questo modo ciascuno costruisce il mondo che lo circonda in base a delle informazioni, se non avesse nessuna informazione andrebbe poco lontano. Queste informazioni sono molto semplici, sono quelle che la madre, direi la madre perché generalmente è la madre che si occupa del bambino ma potrebbe essere chiunque, anche una macchina in teoria, l’informazione di base diciamo è costituita da un’informazione molto semplice e cioè “questo è questo”, questo è qualcosa, è un qualcosa, è un’informazione, anche i computer ce l’hanno devono pur riconoscere che una certa cosa è un programma, è un software, sono delle informazioni che hanno in un programma che si chiama bios. Queste informazioni di base sono quelle che consentono la costruzione, ora mi riferisco a quelle date a un bambino, di costruire in seguito a quelle qualunque altra cosa, ma senza quelle, senza che gli si dica che “questo è questo” non può procedere e allora qualcuno glielo dice, lui ne prende atto di questo immagazzina l’informazione e procede. Detta così sembra un po’ macchinistica, però in effetti funziona così. È questo funzionamento di base ciò che impedisce a noi di avere accesso al pensiero delle persone perché va a minare esattamente queste informazioni di base, e cioè alla base di tutto non c’è il questo è questo ma c’è un sistema che consente di costruire questa proposizione che afferma che questo è questo, e questa è la differenza sostanziale fra ciò che noi abbiamo costruito in questi ultimi venti anni e ciò che ciascuno pensa, e cioè che i dati fondamentali che stanno alla base di tutto sono costituiti da stringhe linguistiche, sequenze di proposizioni che sono quelle che consentono di dire che questo è questo, e quindi da lì di procedere; sembra un dettaglio ma in realtà cambia tutto perché nel caso che noi abbiamo costruito si tratta di proposizioni e cioè di un sistema che consente la costruzione del mondo, la costruzione della realtà in base naturalmente al sistema che l’ha costruito cioè il linguaggio, la realtà che ciascuno vede, esperisce continuamente è tale perché il linguaggio l’ha costruita in quel modo, il linguaggio è un sistema, se noi avessimo un altro linguaggio fatto in modo totalmente differente anche la realtà sarebbe evidentemente differente, è ovvio, però è fatto in quel modo e con quello dobbiamo fare i conti mentre nell’altro sistema che dobbiamo riuscire a baypassare invece alla base non ci sono sequenze di proposizioni ma ci sono le cose in quanto tali, come se ogni volta che una proposizione afferma qualcosa da quel momento quella cosa fosse reale e cioè non fosse più una produzione del linguaggio ma un qualche cosa che è fuori dal linguaggio, ed è il motivo per cui qualunque cosa una persona dica viene creduta di per sé vera fino a prova contraria, basta che uno dica qualcosa e la si prende per buona, perché? Generalmente avviene così: per il solo fatto che la si dica sembra essere vera perché qualunque cosa si dica è in effetti l’unica realtà di cui si può ragionevolmente parlare, è cioè che qualcosa si è detto, perché queste parole esistono, se sono state dette esistono, l’unica forma di esistenza di cui si può parlare, e quindi una volta che esistono queste parole che sono poi quelle che consentono anche di stabilire il concetto stesso di esistenza, da quel momento in poi incomincia a esistere tutto quanto, ed esiste di per sé, non c’è più l’accesso a ciò che le ha prodotte e cioè il linguaggio, manca l’accesso. Il virus che cerchiamo di costruire dovrebbe restituire tale accesso, nessuno parlando si accorge del fatto che sta parlando e di tutte le implicazioni che questo ha nonostante sia noto fino da sempre che con le parole è possibile accendere gli animi, reprimerli, spingere qualcuno ad ammazzarsi per un’idea, con le parole, quando una persona è triste anche il suo corpo si avvilisce, tutto il corpo reagisce soltanto per via di pensieri, sequenza di proposizioni. Ciò che possono fare le parole in realtà è molto più di quanto gli umani immaginino, possono uccidere, possono guarire…

Intervento:…

Se è una menzogna ed è riconosciuta come tale allora essendo falsa non viene accolta, perché non posso credere vero ciò che so essere falso, Ma perché non può crederlo vero, che cosa lo impedisce? C’è qualche cosa che lo impedisce, ed è la stessa cosa che impedisce di proseguire quando si incontra una contraddizione o un paradosso, c’è un qualche cosa che impedisce di procedere in quella direzione, in realtà sono i pensieri stessi che non possono più andare avanti e questi pensieri non sono altro che la struttura del linguaggio, è il linguaggio che è fatto così, impedisce di proseguire, se incontra un paradosso non può andare avanti, non c’è nessun altro motivi in realtà, se no uno potrebbe anche accogliere una cosa che sa essere falsa, che gliene importa?

Intervento:…

Non sto parlando di interesse o disinteresse ma del potere fare una cosa oppure no, e credere vero ciò che sa essere falso lei non lo può fare, non è che non lo vuole fare ma non lo può fare, è grammaticalmente impossibile cioè la grammatica del linguaggio glielo vieta, non lo può fare. Questo per dire di un aspetto del funzionamento del linguaggio, è una struttura che funziona in un certo modo che costruisce proposizioni ininterrottamente…

Intervento:…c’è un sistema di codifica universale…

È lui il sistema di codifica o di decodifica, per codificare qualcosa occorre già una struttura, stabilire un codice, con che cosa lo si stabilisce? Con un’altra struttura che è quella che chiamiamo linguaggio che è quella che consente di costruire qualunque pensiero, di qualunque tipo, in qualunque caso come direbbe Wittgenstein o si pensa logicamente o non si pensa, cioè o si pensa in questo modo, si muove da qualcosa che il linguaggio riconosce come vero e attraverso dei passaggi coerenti si giunge a una conclusione oppure non c’è nessun modo di pensare, semplicemente non si pensa. Questa questione che può apparire complessa da una parte e dall’altra molto semplice in realtà, costituisce anche quella struttura che consente sia di costruire dimostrazioni sia di costruire confutazioni, ma se è la struttura stessa che ci consente di costruire qualunque dimostrazione, qualunque confutazione è anche la stessa struttura che necessariamente ci dirà che cosa è vero e che cosa è falso e questa è una cosa fondamentale perché non abbiamo nessun altro strumento per stabilire se una cosa è vera o è falsa che il linguaggio. Una qualunque prova di cosa è fatta? Lei può dire di esperienza ma se questa esperienza non viene organizzata in un certo modo non è niente. Insomma è quella struttura che è alla base di tutto ciò che rende gli umani tali e senza la quale gli umani non sarebbero mai stati tali anzi, non sarebbero mai esistiti perché non ci sarebbe mai stato nessuno che avrebbe potuto dire che sono esistiti e quindi sono esistiti oppure no? Il linguaggio dunque è quella cosa che consente di stabilire che cosa è vero e che cosa non lo è, cosa esiste e ciò che non esiste ecco perché abbiamo notato che è un elemento importante. Non c’è cosa che non possa essere interrogata e interrogandola ricondurla là da dove arriva e cioè da altre proposizioni, queste proposizioni sono vere o sono false? Perché se sono vere occorre che possano provare di esserlo e come possono provarlo? Con che cosa? Vede che torniamo sempre alla struttura fondamentale. Il database fondamentale, quello su cui ciascuno ha costruito la propria esistenza è esattamente quello che mettiamo in discussione mostrando che questo data base non esiste di per sé, non esiste in natura ma è stato costruito da sequenze di proposizioni e sono sequenze di proposizioni che continuano a mantenerlo in vita, ma senza queste non ci sarebbe mai stato il questo è questo, la realtà è questa quella che vedo affermazione che non significa di per sé assolutamente niente, significa in base ad altri elementi, ad altri elementi linguistici, ad altri giochi linguistici. Come dicevo non è semplicissimo perché c’è un sistema all’interno del modo di pensare, del discorso di ciascuno che costituisce uno sbarramento, impedisce l’accesso a qualcosa che sia diverso del questo è questo e con quello dobbiamo fare i conti, il virus dovrebbe appunto aggirare questo sbarramento e restituire al questo è questo ciò che l’ha fatto esistere, cioè quella struttura che chiamiamo linguaggio, sequenze di proposizioni, il linguaggio non è altro che un sistema di istruzioni per costruire proposizioni, nient’altro che questo, e da dove viene? Possiamo anche chiedercelo ma non possiamo rispondere, per farlo dovremmo uscirne fuori e non abbiamo gli strumenti per farlo né una volta fuori potremmo fare nulla, quindi è una domanda che possiamo porre ma alla quale non c’è nessuna risposta. È possibile pensare, per esempio, in assenza di linguaggio? Intanto dovremmo stabilire che cosa intendiamo con pensare: muovere da degli elementi per giungere a delle conclusioni. Se non accogliessimo questo diventerebbe difficile utilizzare il termine pensare. Con che cosa si pensa, in base a quale criterio? Se c’è un criterio c’è già linguaggio perché c’è già pensiero, se no non c’è nessun criterio, niente, assolutamente niente pertanto a questo punto se senza linguaggio non si può pensare come si può pensare il fuori linguaggio, lo si pensa sempre con il linguaggio, come si può pensare cosa c’è prima del linguaggio? Con che cosa lo si pensa? Sempre con il linguaggio quindi pensando ciò che c’è prima del linguaggio con il linguaggio si sta pensando il linguaggio, non ciò che c’è prima…

Intervento:…

Se si sa che il linguaggio funziona in questo modo e cioè deve costruire necessariamente proposizioni, cosa che fa ininterrottamente, allora è più semplice intendere che ciascuno è mosso, è costretto dal linguaggio di cui è fatto a trovare sempre nuove cose, a costruire sempre nuove proposizioni ininterrottamente, di qualunque tipo non ha importanza ma deve continuare a pensare, deve continuare ad avere cose da fare, cose che lo facciano brigare, che lo facciano muoversi, se invece lei togliesse, facciamo questa ipotesi per assurdo, il linguaggio di colpo ecco che non ha più bisogno di fare niente. Se si conosce il funzionamento del linguaggio non c’è cosa alla quale non si dia risposta e sa perché? È semplice, perché essendo il linguaggio a costruire qualunque domanda, allora se è lui che ha costruito la domanda può costruire anche la risposta nel senso che qualunque domanda viene da lì, dalla sua struttura e al linguaggio può rispondere solo il linguaggio. Accadde alcuni anni fa, fu come l’uovo di Colombo, la soluzione di qualunque cosa era sotto il naso di tutti da sempre, però come dicevamo prima c’è uno sbarramento che impedisce l’accesso al sistema operativo e noi abbiamo aggirato questo sbarramento utilizzando la psicanalisi, non che nella psicanalisi si arrivi a tanto generalmente, ci si ferma molto prima è una dottrina al pari di qualunque altra, però c’era qualche cosa in quello che Freud disse tanti anni fa o fece più propriamente e cioè interrogare le persone, interrogarle per sapere come pensano, quali sono le loro questioni, i loro pensieri, i loro affanni etc. e abbiamo compiuto un’operazione che nessuno aveva mai fatta prima: utilizzare questo stesso sistema sulla stessa teoria di Freud, poi da lì su qualunque altra, interrogare i fondamenti della teoria stessa utilizzando il suo stesso sistema, è stato questo il marchingegno che ci ha consentito di trovare l’uovo di Colombo, così come anche lo stesso Wittgenstein, le cose che andava trovando e che riferiva al mondo in generale le abbiamo piegate sulla sua teoria, applicate alla sua teoria e cioè abbiamo chiesto di rendere conto a ciascuna teoria di quali fossero i suoi fondamenti, a quel punto notammo che non c’era nessuna teoria che poteva rispondere a una domanda del genere: alla base di qualunque teoria c’era un atto di fede, questo è questo e tanto basta. Ci chiedemmo allora se fosse mai stato possibile costruire una teoria che non fosse fondata su un atto di fede ma su qualcosa di necessario, su ciò che non può non essere, e così abbiamo fatto.