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28-11-2000

 

Intervento: dimostrare l’utilizzo di proposizioni all’interno di proposizioni, dimostrare la praticità, l’utilizzo immediato per proseguire a parlare

Per quanto riguarda la proposta di Sandro di fare interventi alla libreria Fontana al pomeriggio del sabato (per quanto riguarda gli eventi devono avere una certa risonanza ma devono vertere intorno alla questione della soddisfazione forse porre maggiormente l’attenzione e l’accento sulla questione del vuoto di pensiero ovviamente senza accusare il prossimo di stupidità, l’esigenza del pensiero cui ciascuno non rinuncia, si tratta solo di trovare il modo di mostrare costruendo metafore che la questione intellettuale riguarda ciascuno, stavo facendo una costruzione, una fantasia, stavo pensando a quello che è accaduto negli ultimi quarant’anni, per creare una sorta di allegoria, è come se negli anni 60 e 70 ci fosse stato un forte innamoramento, innamorati di un’idea, questa idea è diventata una sorta di tiranno e c’è stata questa sorta di abbattimento di una ideologia, l’ideologia è stata l’idea che si è fatta tiranno, a questo periodo è subentrata una sorta di euforia, adesso invece sembra che subentri la depressione una sorta di vuoto nel momento in cui ci si è accorti che abbattendo il pensiero non c’è più nulla. Ecco questo è anche quello che accade in infinite fantasie, stavo pensando come riuscire a porre le cose in questi termini cogliendo anche appunto attraverso costruzioni ….cogliere anche l’aspetto pubblico, politico che la questione intellettuale può volgere cercando di trovare il modo di connetterla a qualcosa che comunque assolutamente interessa il lato personale della propria vicenda, allora a questo punto questo potrebbe essere il varco perché questa questione dell’innamoramento, come l’ho posta prima, che è una questione che riguarda chiunque, chiunque si è trovato prima o poi in una situazione o conosce, porre una cosa, un percorso in questi termini fa apparire la cosa più accessibile perché in effetti la questione è di togliere alla questione intellettuale questa sorta di ipnotismo per cui c’è una sorta di elite, che ha il monopolio sul sapere, mentre invece la questione intellettuale riguarda ciascuno) sì, dicevamo tempo fa che è solo questione di tempo per cui uno si accorge che possedere vari aggeggi non è sufficiente, infatti buona parte della crisi dell’intelligenza e la questione del disagio anche procede anche da questo dal rinunciare alla questione intellettuale, al pensiero, è la morte qualunque cosa poi diventa insoddisfacente, nel frattempo Beatrice ha trovato qualche considerazione intorno a queste cose? Questa allegoria che faceva Sandro può funzionare? (…). Però si potrebbe fare questa sorta di allegoria che potrebbe muovere dall’innamoramento, perché no, come dire ci si innamora in effetti, perché no? Può accadere, quindi aggirare la questione più ostica, una cosa del genere potrebbe farsi per esempio alla Fontana sedurre un pubblico, cosa dice Cesare? (pensavo allo slogan, Berlusconi non ha più cartucce da sparare, mi chiedevo se questo fosse la strada giusta stupire per far sì di avere un uditore perché poi alla fine dopo aver sparato tutto…) noi cose da dire ne abbiamo tante (qui non si tratta di stupire ma di incuriosire) una questione teorica ( stavo riflettendo su quelle che sono passati come i fondamenti della psicanalisi freudiana l’atto mancato per esempio e mi dicevo come sia diverso ciò che andiamo facendo o come si impone diversamente questo discorso e come invece ci sia magia dell’atto mancato quando ci si ferma e come la psicanalisi abbia fermato i suoi passi nella ricerca di una catena linguistica che possa dare un senso a tutto un agglomerato di elementi, come il trovare tramite una elaborazione soluzione ad un atto, qualche cosa che si impone come differente quasi contrario a quello che è il luogo comune per cui mi accorgo proprio per questa differenza di ciò che interviene…così è la magia per come si pone e per come si ferma il discorso nella psicanalisi tradizionale e del come noi stiamo procedendo, continuare a porre delle regole e a questo punto si impone una decisione, si impone una soluzione che non è come quella data dal luogo comune che dice tu hai fatto questo per questo, ché qui possono partire tutta una serie di argomentazioni , una regressio ad infinitum, ma a cosa mi serve l’atto mancato?) che cos’è che si chiama generalmente atto mancato? Perché lo chiama così? Anziché riuscito, in effetti è un modo in cui si indica qualche cosa rispetto alla quale si declina la responsabilità, è un po’ lo stesso discorso che facevo tempo fa rispetto al piacere e alla sofferenza producono entrambe delle forti emozioni nell’un caso ne ammetto la responsabilità nell’altro no, non è altro che un atto qualunque di cui non ammetto la responsabilità del discorso in cui mi trovo, a questo punto lo chiamo atto mancato, come dire non lo voglio non c’entra niente, in effetti nel discorso comune dell’atto mancato non si è responsabili, dice è solo sbagliato mentre è soltanto un modo grammaticale di porre la questione della stessa cosa, è un atto qualunque che però viene chiamato mancato allo scopo di marcarne la non responsabile, rispetto a quell’atto non voglio assumermi la responsabilità e a questo punto può anche domandarsi perché proprio rispetto a quell’atto c’è l’intenzione di non responsabilità (mi pare che trovare la risposta ad un atto mancato, fermarlo magicamente a una risposta, può provocare dei benefici) come ciascun atto ha un utilizzo certo non esisterebbe e riflettendo su questo uno può reperire l’utilizzo dell’atto mancato, cioè perché questa proposizione anziché un’altra (in certi casi può essere utilizzata per continuare la stessa direzione, perché se uno dà una interpretazione di un atto mancato e da quella strada prosegue si ritrova nel solito percorso, questo atto mancato gli serve per riportare tutta una serie di elementi nel discorso quindi per usufruire di questo discorso….per esempio di fronte a una idea ossessiva come quella dell’uomo dei topi, che faceva capo allo spostamento del sasso sulla strada che l’amata doveva percorrere, che utilità ha andare a cercare un perché in termini di senso, che poi in una lingua non è che ci siano molti sensi oltre i quali poter andare, mi interrogavo sull’utilità di compiere questa operazione) cioè interpretare per esempio un atto mancato (cioè perché per esempio torno in casa a spegnere il gas? Quando so che il gas l’ho spento? Intervengono delle interpretazioni per esempio la più semplice: il timore di far saltare in aria il caseggiato. Questa è una prima interpretazione. Perché non interviene per esempio un’altra interpretazione molto semplice e meno piena di patos: la persona torna in casa. perché gli piace rivedere quella cosa. e perché no? Perché no? Da questo lato uno comincia ad interrogarsi sulla struttura del proprio discorso, cioè il ritorno su un elemento, cioè il proprio discorso va avanti e indietro, a questo punto non è più una interpretazione ma una elaborazione intorno a come si pone il proprio discorso, il ritmo del discorso. Perché una interpretazione che conduca ad una storia che può soddisfare fantasmaticamente non lascia intraprendere al discorso altre direzioni che possano dare accesso al come si pone il discorso e di come il discorso abbia bisogno continuamente di trovare una differenza per continuare a proseguire, il linguaggio lavora con procedure che permettono di differenziare ciascuna cosa che si trova ad inventare, per cui mi pare più interessante interrogarmi sull’atto mancato come ritorno di un elemento piuttosto che una roboante interpretazione che si trova a descrivere quelli che sono i luoghi comuni più addottati) è una questione importante che se considerate una interpretazione che viene fornita facciamo l’esempio del tipo che torni indietro per verificare se ha aperto o chiuso il gas, ora l’interpretazione che viene fornita dalla psicanalisi è come diceva Beatrice l’indicazione di far esplodere qualche cosa, come si sa il gas è facilmente infiammabile basta accendere la luce e salta tutto in aria, ora una persona che ha letto Freud o comunque ha orecchiato un po’ di psicanalisi fornirà questa interpretazione, una persona che invece non ha sentito nulla della psicanalisi dirà altre cose, per esempio: ho fatto così perché sono stato scemo. Ora su questo si può costruirci altrettanto bene una interpretazione cioè torna indietro per dimostrarsi che è scemo, e vuole dimostrare che è scemo perché se non lo fosse allora potrebbe fare delle cose che invece non fa, ma se la persona dice che ha fatto questo, è tornato indietro per verificare il gas perché voleva far saltare per aria la casa oppure perché è scema a noi interessa molto poco, importa quello che dice, quello che dice non è vero cioè non è la verità quello che dice è quello che sta pensando in quel momento, qualunque cosa sia, poi che abbia letto Freud non importa, comunque fa parte del suo discorso è qualcosa che lui sta dicendo dal quale è possibile trarre altri elementi che lo riguardano lui può costruire tutta una storia sul fatto di voler far saltare per aria la casa, cosa che non gli sarebbe mai passata per la mente se non avesse letto Freud e quindi potrebbe considerarsi anche una fesseria ma a partire da questo costruisce tutta una storia che in un modo o nell’altro gli consente di proseguire a dire, di raccontare altre storie e questo è ciò che permetterà all’analista in causa di porre delle condizioni perché giunga, come si diceva tempo fa a infinitizzare una questione cioè ad accorgersi che qualunque interpretazione fornirà questa interpretazione sarà una tra le diecimila miliardi possibili e ciò che conta, ciò che importa e che questo lo sappia cioè diventi consapevole cioè non possa più non pensarlo, che qualunque cosa faccia questo qualunque cosa faccia è un atto linguistico e come tale di interpretazioni può fornirne quanto gliene pare, a questo punto c’è un approccio alla questione linguistica, il fatto che ciascun elemento è sì connesso con ciascun altro ma questa connessione di volta in volta è determinato da un numero sterminato di variabili, non è ricostruibile, se voi ricordate la questione che poneva Verdiglione intorno all’atto mancato come atto riuscito, come dire che c’è una logica nel linguaggio la quale logica va in quella direzione per cui l’atto mancato è un atto riuscito, perché questo è l’obiettivo. Questa elaborazione intorno all’atto mancato presuppone appunto che ci sia una logica nel linguaggio e che questa logica sia determinata cioè questa persona si muove così perché qualcosa nel suo discorso la fa muovere in quella direzione, ora se in parte è possibile accogliere una cosa del genere e cioè il discorso segue sicuramente un andamento, però che fosse proprio quello l’obiettivo, perché dovrebbe essere quello? Perché ha condotto a questo? è vero che ha condotto a questo ma non c’è nessun modo di risalire ai motivi che hanno condotto a una cosa del genere e cioè costruire una logica e cioè se io faccio cadere per terra una statuetta perché? Perché c’è una logica posso anche dire che c’è una logica che me l’ha fatta cadere, ma detto questo non sono andato molto lontano, sì è qualcosa che mi riguarda certo, ma siccome da sempre si è cercato il perché a questo atto, ebbene noi affermiamo che questo perché non è reperibile neanche dalla stessa persona, la quale può costruire una storia, può inventare una infinità di storie e in effetti lo fa, se ha una serie di informazioni inventerà questa storia se ha altre informazioni ne inventerà un’altra, comunque si tratta di storie, dirà delle cose e magari c’è l’occasione che giunga a d accorgersi che l’interpretazione che fornisce non significa niente è una storia fra le altre è un modo per dire per continuare a parlare, per non fermarsi perché di storie come quella può inventarne quante gliene pare tutte altrettanto legittime, posso fare cadere una statuetta perché così mi casca sul piede e vado all’ospedale dove c’è quell’infermiera graziosa, oppure la statuetta non mi piaceva più, oppure come diceva Freud me l’ha regalata una persona che adesso mi è antipatica oppure si può andare avanti all’infinito, oppure perché voglio provare il nuovo aspirapolvere che ho comperato e la statuetta in pezzi è ciò che fa al caso mio. Ora l’interpretazione di cui abbiamo detto per altro in molte altre occasioni, che rimane comunque una questione importante ché intorno a questo si gioca molto in tutta l’elaborazione psicanalitica, perché se presuppone una sorta di logica che regola e determina ogni comportamento allora l’interpretazione ha una direzione, posso anche dire che se faccio cadere la statuetta non so per quale motivo è accaduto, posso dire che l’ho fatta cadere io che se l’ho fatta cadere c’è un motivo ma quale? (allora perché quando si dice spero che tu stia bene, ciascuna volta la psicanalisi comune dice che si augura del male a questa persona, questa è arbitrario) non è soltanto arbitraria è una palla, sarebbe come dire che ogni volta che io dico ciao siccome “ciao” viene dal veneto sciao, che vuol dire schiavo, allora in quel momento dico a qualcuno che io sono schiavo suo, le pare una cosa che abbia qualche senso? No. E pertanto anche dire stai bene è una forma di saluto, come fare un saluto con la mano che non ha più nessun utilizzo che riguardi un sincero augurio che quella persona dice: stia bene! Non ce ne importa assolutamente niente che quella persona vada sotto un tram dopo quindici minuti, è un saluto, è un convenevole, può anche accadere che: mi raccomando riguardati, può anche accadere ma andare a cercare l’etimo nelle parole qualche volta ha qualche interesse, qualche volta non solo non ne ha nessuno ma comporta dire un sacco di fesserie, come se una persona parlando avesse a mente tutti gli etimi delle parole che si trova a utilizzare oppure che in lui ci sia una struttura che tiene conto a memoria dell’antico etimo e quindi è una sciocchezza, così quando Cesare dice ad una persona “buon giorno” non è che in cuor suo speri che la persona abbia una buona giornata e che sia felice, non gliene importa assolutamente niente, ciononostante dice buon giorno è così altre infinite cose si dicono quotidianamente oppure arrivederci qualche volta sì, si dice quando una persona si desidera rivederla altre volte il fatto che la si riveda oppure no è totalmente indifferente, ciononostante si dice arrivederci, cercare il senso delle cose è una operazione in linea di massima assolutamente inutile si può ascoltare il senso che si produce ma questo senso che si produce, questo senso non è la risposta alla domanda perché ho fatto questo (perché questo è la magia che questo senso soddisfi una proposizione) alla maniera di Lombroso cercare nei tratti fisionomici i segni del “birbo” è la stessa cosa che cercare nella statuetta che è andata in pezzi i segni di qualche altra cosa….stiamo considerando in tutt’altro modo il linguaggio e quindi il muoversi degli umani, senza magia, senza nessuna religiosità , senza affermare nulla che non possiamo sostenere in modo forte cioè che non possa essere negato, perché se no possiamo affermare il contrario che va bene lo stesso… va bene proseguiamo martedì.