INDIETRO

 

 

28-10-2009

 

Ci sono questioni?

Intervento: io voglio riprendere una questione quella del bene e del male quindi del vero e del falso.

Ha aggiunto qualche elemento?

Intervento: sto cercando di intendere come avviene per esempio, che la persona abbia la necessità di reperire la verità nel discorso dell’altra persona come se non avesse i mezzi o credesse di non avere gli strumenti per potere effettivamente elaborare le questioni ha sempre bisogno di cercare nel discorso dell’altro, in un discorso esterno a sé quelle che sono poi le verità che riguardano le sue questioni, si parlava della religione e dell’innamoramento, si parlava della religione come di un innamoramento dicendo che si ha a che fare con un discorso religioso il quale discorso non è basato su qualcosa di razionale …

Il discorso religioso per definizione è fondato su niente …

Intervento: e quindi abbiamo a che fare con un discorso che è come una sorta di innamoramento e avevamo detto che se c’è psicanalisi non c’è religione e non c’è innamoramento, come dire che il discorso al momento in cui può praticare la psicanalisi non può cercare al di fuori del proprio pensiero quelle che sono le verità che lui conclude e che lo riguardano quindi, questa questione del bene e del male poi tutto sommato e quindi della morale e principalmente la questione del discorso che deve reperire … il discorso occidentale è basato tutto sul reperimento fuori di sé di quelle che sono le sue realtà tanto è vero che per esempio la responsabilità visto che funziona il bene e il male non è più una responsabilità linguistica, per cui la persona sa che è lei stessa che conclude, ma il bene e il male comporta la responsabilità come colpevolezza e quindi una verità che è sempre al di fuori del proprio pensiero  … del corto circuito anche …

Qualcuno ha qualche considerazione prima che parli io a questo riguardo? Elisa ha letto quello scritto di Freud sull’analisi laica? Può farlo, come si distingue un’analisi laica da una religiosa? L’analisi laica riguarda soprattutto il fondamento da cui muove, la psicanalisi è laica, dicevamo, se non muove da un atto di fede, ma per non muovere da un atto di fede occorre muovere da qualcosa di necessario, qualcosa che non può non essere contrariamente a qualunque altra teoria che muove comunque da affermazioni arbitrarie, quindi l’analisi può essere laica se muove da qualche cosa che risulti necessario, necessario nell’accezione che abbiamo fornita più volte e quindi sostituisce l’elemento arbitrario con l’elemento necessario. Abbiamo visto che l’unico elemento necessario è unicamente quello che costituisce la condizione per potere pensare, per potere fare qualunque cosa e cioè in definitiva qualcosa che riguarda la struttura del linguaggio per cui l’analista non avendo più una teoria di riferimento ha unicamente come referente il fatto che la persona, come lo stesso analista d’altra parte, non ha nessun altro strumento se non il linguaggio e quindi ciò che fa è ricondurre non ciò che l’analizzante dice a una teoria ma al linguaggio, al suo funzionamento, ciò che gli fa intendere è il modo in cui sta funzionando ciò che sta dicendo, il modo in cui sta funzionando il suo pensiero, il modo in cui necessariamente funziona il pensiero e al momento in cui la persona si accorge che ciò che sta pensando non sono nient’altro che stringhe di proposizioni, quando arriva a considerare questo allora siamo a buon punto. Delle stringhe di proposizioni hanno come referente non la realtà o chissà che cosa ma altre stringhe di proposizioni, all’infinito, ed è con queste che la persona si confronta, a questo punto sicuramente si pone la domanda perché intervengano certe stringhe di proposizioni anziché altre e come è avvenuto per esempio di trovarsi a credere che delle stringhe di proposizioni anziché avere altre stringhe di proposizioni come referente avessero qualche cosa al di fuori del linguaggio, come è potuto accadere? In fondo anche credere che il linguaggio sia uno strumento per descrivere qualche cosa che linguaggio non è, è un’operazione che è sempre consentita dal linguaggio ovviamente, e quindi anche tutto questo argomentare anche lui è fatto di proposizioni, non c’è nient’altro. La cosa essenziale è rendersi conto che non c’è altro all’infuori di questo e questo non è sempre facile, le persone vengono addestrate ad aspettarsi una ricompensa presente o futura che sia per le loro buone azioni naturalmente dopo essere stati addestrati a pensare che esistono il bene e il male e quindi si aspettano sempre o la ricompensa o la punizione a seconda dei casi, e anche la persona che inizia l’analisi in qualche modo si aspetta qualche cosa del genere, nel senso che immagina che ci sia un modo buono e un modo cattivo di muoversi, di fare, di pensare, la scoperta che non c’è un modo buono o un modo cattivo è sempre straordinaria perché la persona non pensa bene o pensa male, o si accorge del perché pensa le cose che pensa oppure non se ne accorge, ma non pensa né bene né male, qualunque cosa pensi. Delle stringhe di proposizioni, delle sequenze di significanti di per sé non sono né bene né male, sono quelle cose che consentono di costruire proposizioni che riguardano anche il bene e il male eventualmente, però c’è sempre l’attesa che qualche cosa dal di fuori, cioè fuori dal linguaggio indichi la via, la diritta via. L’altra volta accennavamo al fatto che quando la persona inizia a parlare non incomincia da sola, generalmente non avviene, c’è qualcuno che gli mostra il funzionamento del linguaggio, incomincia a indicargli la prima verità che indicavamo, semplificandola, con “questo è questo”. Il fatto che sia un’altra persona ad avviare, a dare i primi rudimenti perché il linguaggio possa avviarsi, è probabile che comporti una sorta di superstizione, dalla quale non si esce più salvo casi rarissimi, e cioè che ci sia qualcuno padrone della verità, del “questo è questo”, quindi padrone del linguaggio, quindi il padrone di tutto. L’idea di dio probabilmente viene da lì, qualcuno che sa aldilà di ogni possibile immaginazione, che sa tutto ed è abbastanza facile che avvenga una cosa del genere, cioè che si attribuisca a qualcuno che ha consentito l’avviarsi del linguaggio un sapere assoluto, poi ci si accorge che quella persona chiunque essa sia non detiene un sapere assoluto e allora si sposta da lì a un’altra cosa, a un dio, allo stato, alle istituzioni, alla natura, qualunque cosa sia non ha importanza, ma comunque sempre qualcuno che è al di sopra e che dal di sopra controlla, regola e decide, è una superstizione naturalmente e come tutte le superstizioni sembra molto ben ancorata, un po’ vagamente come la nobile menzogna di Platone, vagamente perché la nobile menzogna viene fatta credere, invece questa non viene fatta credere ma il discorso che si trova avviato da un altro discorso è lui che ci crede, e quindi è molto più potente. Questo rende conto del fatto che sia molto difficile sradicare una cosa del genere, poi tenete conto che per esempio, una delle cose più frequenti che avviene fra gli umani e cioè la paura del giudizio dell’altro viene da lì, se no non ci sarebbe nessun motivo non soltanto per temere il giudizio dell’altro ma anche per avere un qualunque interesse per il giudizio dell’altro che sarebbe totalmente irrilevante, e invece non lo è, non lo è perché l’altro ha sempre questo alone di sapere, di un sapere del quale non si sa in realtà ma si attribuisce per via del fatto che il linguaggio si è avviato a quella maniera, in quella maniera così sgangherata e questo sgangheramento se lo porta appresso fino alla fine dei tempi. Questo modo di avviare il linguaggio costituisce una sorta di principio primo, è vero sì, si avvia con il “questo è questo” e cioè con la prima identità, la prima affermazione, però questa prima affermazione viene da qualcun altro e non da me, da me ne viene tutto ciò che ne segue, però questo primo atto fondante è stato avviato da qualcun altro …

Intervento: di qui il bisogno dell’altro …

Sì perché rimane questa superstizione ed è una superstizione perché in effetti questo principio primo non è dimostrabile, non posso dimostrare che ci sia una qualcun altro che sa tutto, non si può fare, e quindi permane come una superstizione ma come sappiamo bene le superstizioni sono potentissime, molto più potenti di qualunque dimostrazione teorica, da qui tutte le implicazioni naturalmente, se il linguaggio è avviato da qualcuno questo qualcuno ha dato l’opportunità di potere fare, di potere sapere quello che c’è di essenziale cioè sapere la verità allora c’è la possibilità che ciascuno passi la sua esistenza non accorgendosi di una cosa del genere e cercare questo qualcuno per ritrovarlo da qualche parte, deve esserci e visto che non è più quello che gli ha insegnato perché si è accorto che non è che sapesse tutto, da qualche parte deve esserci, perché permane una cosa del genere? Perché tecnicamente quando si accorge che chi gli ha insegnato il linguaggio di fatto non è che sappia tutto potrebbe anche cessare di credere una cosa del genere, e invece no. Il motivo sta nella struttura stessa del linguaggio, nella necessità che ha il linguaggio di reperire affermazioni vere: quella persona che ha dato l’occasione di avviare il linguaggio ha fornita la possibilità di costruire una verità, una verità che funziona come principio fondante di tutto ed è questo principio che in effetti questa persona continua a ricercare, anche noi l’abbiamo cercato, l’abbiamo reperito nel fondamento che è il linguaggio appunto; gli umani non possono non cercare la verità, non lo possono fare perché non possono uscire dal linguaggio, non lo possono fare perché sono fatti di linguaggio e quindi fanno esattamente ciò che il linguaggio li costringe a fare, non hanno nessuna possibilità di non farlo …

Intervento: non c’è alcuna alternativa …

Parrebbe, questo percorso che stiamo facendo è un percorso che apparentemente può essere compiuto solo a ritroso, questo modo di avviarsi potrebbe anche essere inevitabile, certo si possono inserire degli elementi mano a mano ma così come si installa il principio primo, il “questo è questo” da cui si avvia il linguaggio simultaneamente si avvia il fatto che questo principio primo viene fornito da un altro, non dalla persona stessa, per cui sembrerebbe quasi impossibile, almeno per il momento un’altra via da percorrere se non quella che a un certo punto andando a ritroso in un certo senso …

Intervento: perché andando a ritroso?

A un certo punto ci sono le condizioni perché la persona possa interrogarsi sul funzionamento del linguaggio e allora reperisce l’inganno, l’inganno originario, in questo senso a ritroso, ma a ritroso per modo di dire. Certo è quello che avviene nei confronti della mamma, visto che è lei in genere la prima a fornire degli strumenti, a un certo punto ci si accorge che non è vero che la mamma sa tutto e neanche il papà e neanche lo zio e allora si va a cercare altrove, per esempio si cerca un sapere che confermi le cose che io penso negli amici per esempio, poi può diventare l’istituzione, può diventare lo stato, può diventare dio, può diventare la natura, può diventare qualunque cosa certo, è difficile che sia qualcuno in quanto tale, anche se rimane vagamente nel luogo comune l’idea che ci sia qualcuno, l’esperto, qualcuno che sa. È un’idea, un’idea che esista da qualche parte un sapere che, è chiaro, quando si appunta su qualcuno, su qualcosa di preciso e questo qualcuno o qualcosa si interroga è ovvio che si viene a sapere che non è esattamente così, ma proprio per questo non viene interrogato. Facciamo il caso della natura, ci sono persone che immaginano, che pensano che la natura abbia delle sue leggi, ora una cosa del genere può essere creduta se quest’idea non viene interrogata, nel caso in cui questa idea venga interrogata ci si accorge che non è proprio esattamente così e allora mano a mano che si smantellano tutte le varie credenze, le varie superstizioni e diventa sempre più difficile credere a una cosa del genere. Quello che stiamo facendo qui è esattamente questo in effetti, porre una struttura che smantelli in pochissimo tempo tutte le superstizioni possibili e immaginabili per cui qualunque cosa, come dicevamo la volta scorsa, può e deve essere interrogata, interrogandola è chiaro che non può rispondere, se risponde, risponde in modo totalmente arbitrario e quindi quello che risponde vale quanto la sua contraria, a questo punto non c’è più nessun motivo di credere a una cosa del genere. Stiamo considerando invece come si struttura, come avviene che gli umani credano a una cosa del genere e parrebbe venire proprio dal modo in cui si avvia il linguaggio, necessitando di qualcuno che fornisca i primi strumenti, le prime informazioni permane anche l’idea che sia qualcuno il detentore della verità, è chiaro che poi mano a mano che si smantellano tutte le varie superstizioni ciò che si trova è che l’unica cosa che rimane di necessario è quella cosa che consente di pensare che cosa è necessario, per esempio, tutto il resto viene demolito pezzo per pezzo e ricondotto a quello che è, e cioè delle affermazioni arbitrarie, gratuite, opinioni, uno pensa così, l’altro pensa cosà. Però ci interessava adesso intendere come avviene una cosa del genere e soprattutto perché avviene, perché avviene che gli umani credono che esista un qualche cosa o qualcuno che li controlli, che li giudichi, che sappia tutto? E viene da lì, non c’è un’altra origine ed è un’origine anche molto potente perché in quel momento, nel momento in cui si instaura il linguaggio non ci sono strumenti per considerare una cosa del genere ed eventualmente smantellarla, non ci sono ancora, il funzionamento del linguaggio in quel momento è molto semplice, molto rozzo, vero/falso “questo è questo” quindi è così, non c’è neanche la possibilità di chiedersi perché “questo è questo”. Certo quando queste domande possono essere fatte allora effettivamente succede quello che lei dice, le cose mano a mano si sgretolano cioè tutte le certezze scompaiono …

Intervento: cioè nell’innamoramento si immagina che una persona possa rispondere a una domanda di felicità assoluta che ciascuno cerca …

Sì, l’innamoramento certo, cosa avviene quando qualcuno consente e da gli strumenti perché il linguaggio possa avviarsi? Avviene qualcosa di notevole, e cioè quella persona diventa la persona più importante, diventa la cosa che ha consentito e che consente le soddisfazioni, per esempio, consente il provare piacere, che si trova nel reperimento della verità, nell’affermazione della verità, se quella persona consente questo e cioè gli da l’opportunità di potere confermare, di potere affermare la verità e quindi questa persona ancora è colei che detiene tutto il sapere possibile e immaginabile, se l’ho a mia disposizione sono a posto, ed è quello che avviene in quel fenomeno noto come innamoramento, è come una sorta di ritorno di fiamma …

Intervento: l’altra volta si diceva che questa persona è la rappresentazione delle proprie fantasie e quindi posta come la premessa generale … il primo momento in cui la persona apprende il funzionamento del linguaggio entra in questa struttura allora anche l’idea della felicità assoluta, della propria verità è legata a questa persona che è la madre o chi per lei ….non solo il linguaggio ma anche la ricerca della felicità?

La questione si fa complessa Daniela, perché avviene un altro fenomeno che viene a rincarare la dose: nel momento in cui si avvia il linguaggio e cioè una sorta di corto circuito tra il piacere connesso con il reperimento della verità e qualcosa che riguarda il piacere del corpo del quale a quel punto, quando il linguaggio si avvia, si incomincia ad accorgersi dell’esistenza, prima non esiste, l’accostamento fra il piacere connesso con il reperimento della verità e il piacere del corpo, questione che è ancora tutta da esplorare, può causare una sorta di corto circuito e produrre quelle cose che sono note come fantasie erotiche, le quali fantasie erotiche sono quelle che la persona utilizza per raggiungere il piacere generalmente. Da dove vengono queste così dette fantasie erotiche? Che funzione hanno? Perché esistono? Connesse ovviamente con il piacere del corpo ma probabilmente sorgono in seguito a questa sorta di corto circuito. Freud le ha esplorate ma occorre fare ben altro lavoro ed è probabile che in buona parte pilotino l’esistenza delle persone e cioè determino ciò che piace, ciò che non piace, ciò che si cerca, ciò che si desidera, c’è questa possibilità, però come ho detto è una questione ancora tutta da esplorare, da intendere, è una questione considerata generalmente abbastanza tabù per cui pochi ne parlano …

Intervento: perché corto circuito?

Perché non c’è la possibilità di intendere che eventualmente sono cose disgiunte e cioè che il corpo di per sé non esiste senza il linguaggio che mi consente di accorgermi della sua esistenza, in effetti a quel punto non ci sono ancora gli strumenti né le condizioni per potere intendere che il corpo non esiste al di fuori di una struttura che mi consente di accorgermi che c’è, una formica non sa di avere un corpo, non può saperlo, l’umano sì. Dicevo che non c’è questa possibilità di accorgersi di una cosa del genere e quindi tutto è come se avvenisse simultaneamente, una confusione generale quella che avviene per lo più negli umani, tra l’altro non è il solo il bambino che impara a parlare che si trova in uno stato confusionale del genere, perdura per moltissimi anni. Le fantasie erotiche sono sicuramente una delle cose più antiche, connesse con i primissimi piaceri che il corpo avverte, da dove arrivano?

Intervento: anche perché quando se ne dice si è abbastanza grandi perché il bambino …

Per questo qualunque cosa non solo le fantasie erotiche …

Intervento: al momento in cui il bambino ha capito il questo è questo ha ricavato una soddisfazione.

Sì ma non è sufficiente per costruire una fantasia erotica, lì interviene il corpo, perché una fantasia erotica ha a che fare con il piacere connesso con il corpo generalmente. Fantasie che riguardano sempre scene in cui il corpo ha una parte prioritaria, almeno parrebbe. È difficile considerare una questione del genere perché intanto non ci sono informazioni di prima mano ovviamente e poi riguarda la questione del corpo che è ostica da trattare, certo il fatto che un bambino venga accudito, questo lo sapeva anche Freud, e quindi venga lavato, coccolato, vezzeggiato etc. sicuramente solletica delle zone erogene poi tutto il corpo è quasi una cosa erogena e c’è una stretta connessione tra il piacere che può provarsi da una cosa del genere e la persona che lo procura, e siamo di nuovo lì, c’è un’altra persona che procura il piacere e naturalmente il desiderio, è probabile che sia quello di avere il potere su quella persona che produce sia piacere intellettuale, sia piacere fisico, il più delle volte strettamente connessi. Adesso vi sto dicendo in un modo molto rozzo, è chiaro che è una questione tutt’altro che semplice però tenendo conto che molto probabilmente le fantasie erotiche sono quelle che muovono la persona anche in età adulta potrebbe non essere del tutto inutile considerare più attentamente una questione del genere …

Intervento: anche perché si arriva sempre lì …

Allora faccia un passo avanti: quello che sappiamo è che il bambino prova piacere probabilmente, che possiamo chiamare erotico, nel momento in cui qualcuno si occupa di lui fisicamente, come dicevo questo già Freud lo sapeva, non stiamo dicendo chissà ché, però questo piacere che prova assume una certa forma, una certa configurazione e si struttura in un modo tale per cui ciò che ne seguirà sicuramente ne terrà conto …

Intervento: a me pare che sia proprio il potere, il possesso dell’altro una persona così importante per l’avvio del linguaggio, diventa insostituibile lì per lì ed ecco che per averla c’è questo bisogno di contatto proprio fisico appunto il piacere di essere accuditi dalla persona che è ritenuta molto importante di possedere … siccome il linguaggio non è ritenuto come lo intendiamo noi per cui il possesso non è una proposizione ma avere quella cosa, è qualcosa di fisico che fa sì che io la tengo la cosa così importante, il potere tutto sommato …

Questo è un aspetto certo …

Intervento: infatti quando si è innamorati si dice ti mangerei no? l’hai inglobata poi non c’è più … l’identificazione è una sorta di incorporazione dell’oggetto … il bambino quando cresce certe zone sono viste, insegnate come tabù … copriti lì …

Ci pensiamo, lavorateci anche voi perché sembra una questione importante anche perché riveste la questione del corpo che ha sempre un certo rilievo, magari mercoledì prossimo riusciamo a trovare una via interessante.