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28-10-03

 

Non esiste ciò che non può essere utilizzato dal linguaggio. Qual era la questione che invalidava tutto ciò che noi avevamo detto in questi ultimi quindici anni?

Intervento: la domanda era: Plutone esisteva prima di essere scoperto?

Dicevamo che esiste tutto ciò che cade sotto i sensi o è costruito dal pensiero, siamo giunti a considerare la questione in termini più radicali e cioè che il linguaggio riceve informazioni sempre dal corpo, una volta che le ha ricevute le organizza e allora diventa sapere, ma questo sapere è l’organizzazione di informazioni, ricevute da altro che non è linguaggio, è questo che dovevamo demolire…

Intervento:…

Io ho detto: ciò che procede dai cinque sensi e dal pensiero esiste, perché un mio pensiero esiste, ho detto che esiste, non posso non dirlo, se io ho pensato una certa cosa quella cosa esiste nei miei pensieri, esiste nei miei pensieri ma esiste, ponendo la questione in questi termini allora molte cose sono costruite dal linguaggio altre no, è questa la questione ardua, questo nostro obiettore ci dice: molte cose sono costruite dal linguaggio è vero, verissimo, altre no, e cioè tutto ciò che io vengo a sapere dalla percezione appartiene al linguaggio ma nella misura in cui è organizzato dal linguaggio, ma queste informazioni non appartengono al linguaggio ma a un sistema sensoriale, questa era la questione. Obiezioni?

Intervento: come lo so?

Lo so attraverso il linguaggio, e quindi il linguaggio consentirebbe di sapere, di conoscere cose che non appartengono al linguaggio, è la condizione per sapere e di questo non c’è nessun problema, però soltanto il linguaggio consentirebbe di sapere questo, il linguaggio potrebbe parlare quindi di cose che non sono linguaggio, banalmente questo orologio non è linguaggio, posso parlarne, descriverlo certo ma non è linguaggio, il linguaggio non è altro che quella struttura inferenziale che mi consente di organizzare delle informazioni che ricevo dai sensi e quindi sapere di queste cose, per cui so che questo è un orologio, è fatto in un certo modo, e serve a una certa cosa, ora la questione è se e come il linguaggio può parlare di cose che non sono linguaggio, ovviamente per il nostro obiettore non c’è nessun problema, visto che il linguaggio non è altro che un sistema che organizza informazioni. Dunque ciò che non è linguaggio, sempre per il nostro obiettore, viene percepito dai sensi e fin qui la cosa si fermerebbe se non ci fosse linguaggio, si fermerebbe alla percezione, direbbe il nostro interlocutore, così come può avvenire con una macchina, può avvenire con un animale, si ferma alla percezione ma non c’è nessuna organizzazione di queste informazioni, perché queste appartengono al linguaggio e su questo ci darebbe assolutamente ragione, ora come eliminare queste obiezioni? Intanto abbiamo detto che…

Intervento: anche il linguaggio è percepito dai sensi

E allora?

Intervento: trattavo il linguaggio come una percezione

Può farlo ma non ci porta da nessuna parte…

Intervento: porta a considerare che se il linguaggio è una percezione

No, non ho detto che è una percezione, è percepito dal sistema sensoriale, viene percepito attraverso l’udito in questo caso, non è una percezione…

Intervento: appunto io lo ponevo come percezione

No, non si percepisce con il linguaggio, si sa con il linguaggio, il linguaggio consente la conoscenza non la percezione. Dunque eravamo rimasti al fatto che solo attraverso il linguaggio posso sapere di qualche cosa che esisterebbe fuori dal linguaggio, soltanto attraverso il linguaggio posso saperlo, come dire che senza il linguaggio non potrei sapere dell’esistenza di cose che sono fuori dal linguaggio, e questo è già un elemento, perché fin qui il nostro interlocutore ci da ragione, dunque non potrei sapere nulla, però bisogna ancora fare un passo, perché è vero che non potrei sapere nulla, però non potrei sapere nulla di cose che comunque ci sono. Ora a questo punto ci sono cose di cui non posso sapere nulla ma che ci sono, così come abbiamo fatto vari esempi, io posso non sapere nulla di chi abita qui di fronte, nondimeno questo signore c’è, e il fatto che ci sia significa questo: che in date condizioni io posso avere esperienza sensoriale di questa persona, avevamo stabilito questo, ma a questo punto, nonostante noi abbiamo dato una definizione di percezione che apparentemente ci è la più contraria, possiamo volgerla a nostro vantaggio, e non è neanche difficile, perché in fondo il nostro interlocutore ha detto che la condizione che qualcosa cada o possa cadere sotto i nostri sensi, io adesso ho detto che qualche cosa anche se non lo so che c’è però posso saperlo, come dire che questo elemento è oppure può essere inserito nelle stringhe linguistiche come dire ancora che ha la possibilità di partecipare del discorso. Sappiamo che tutto ciò che è utilizzabile dal discorso appartiene al linguaggio, quindi tutto ciò che cade sotto i sensi, cioè ciò che esiste, dobbiamo volgerlo in ciò che comunque è un elemento linguistico in quanto è utilizzabile dal linguaggio, in effetti esiste tutto ciò che è o può appartenere al linguaggio, perché è utilizzabile dal linguaggio, è utilizzabile o può esserlo. Il modo in cui abbiamo definito la percezione, avendola definita abbiamo costruito una serie di stringhe, ora una questione può essere questa: se non potessi descrivere la percezione allora che cosa sarebbe la percezione? È un problema, perché qualcosa che c’è ma non può essere descritto in nessun modo, non che non può ancora essere descritto, ma non può essere descritto, perché in assenza di linguaggio non può essere descritto in alcun modo né ora né mai, come si configura questa cosa?

Intervento:…

Sì, non può essere descritta in nessun modo mai…

Intervento: rimane una cosa che non c’è

Mancano dei passaggi, bisogna dire perché, sì ciò che non può essere descritto dal linguaggio non può essere pensato, come dire che per poterlo individuare occorre che possa farlo senza il linguaggio, per potere dire che c’è, comunque devo potere compiere questa operazione, senza il linguaggio, come se potessi pensare senza linguaggio, in altri termini ancora, affermare che le cose esistono o che cadono sotto i nostri sensi e questo avviene in assenza di linguaggio comporta dei problemi, il primo di questi è che cadendo sotto la percezione e non avendo la percezione nessuna descrizione possibile allora per potere affermare questo è necessario che io possa pensare in assenza di linguaggio, pensare in assenza di linguaggio comporta utilizzare un altro strumento ovviamente, non possiamo dire la percezione perché la percezione per definizione non pensa e il nostro interlocutore ha già accordato questo…

Intervento:…

È ciò che ho detto prima rispetto alla descrizione, io non posso descrivere né potrò mai descrivere la percezione, a questo punto la percezione non ha nessun attributo, niente, a questo punto affermare che qualcosa cade sotto i sensi e viene organizzato dal linguaggio comporta un grosso problema perché occorre che la percezione sia già organizzata dal linguaggio perché sia tale, perché possa percepire, a questo punto ciò che cade sotto i sensi può darsi perché esiste un sistema che descrive questa operazione, e così come anche qualunque altra cosa che io ignori, ma in ogni caso tutto ciò che anche ignoro può essere conosciuto e cioè è utilizzabile o può essere utilizzabile dal linguaggio, perché sappiamo che se non potesse essere utilizzato dal linguaggio, mai, per nessun motivo, in nessun modo, allora non esisterebbe, allora possiamo dire che in effetti non esiste ciò che non può essere utilizzato dal linguaggio, e che cosa non è utilizzabile dal linguaggio? Ciò che non è linguaggio, e quindi ciò che non è linguaggio non esiste, non ha esistenza né alcuna possibilità di esistenza, oltre al fatto come abbiamo detto la nozione stessa di esistenza, deve la sua “esistenza” a un sistema, quello che chiamiamo linguaggio, ora a questo punto che cosa potrebbe obiettare ancora il nostro interlocutore? Gli avremmo reso la vita difficile perché a questo punto potrebbe appellarsi soltanto a una petizione di principio, e cioè per potere affermare che qualcosa esiste al di fuori del linguaggio deve muovere da questa affermazione che non può provare in nessun modo, cioè il fatto che ci sia un sistema sensoriale che percepisce delle variazioni di stato e queste variazioni di stato che vengono organizzate dal linguaggio, c’è l’eventualità che non significhino niente, tutto ciò che sta descrivendo in questa sua obiezione, che sta costruendo in effetti è descrivibile e quindi costruibile soltanto attraverso il linguaggio, non può farlo in altro modo. A questo punto potremmo arrivare a inferire che tutto ciò che il linguaggio può descrivere e quindi utilizzare è necessariamente linguaggio, perché a questo punto la cosa in sé di kantiana memoria resterebbe lì, fuori dal linguaggio, non essendo descrivibile perché è fuori dal linguaggio, in nessun modo…

Intervento: non avendo nessuna relazione

Rimane una petizione di principio e cioè può dimostrare che esiste qualcosa fuori dal linguaggio soltanto ponendo come ipostasi che esista qualcosa fuori dal linguaggio, non ha altra via. Non è tanto questione di relazioni, a questo il nostro obiettore avrebbe già obiettato, in effetti gli elementi in sé non hanno nessuna relazione, si pongono in relazione al momento in cui appartengono al linguaggio, è il linguaggio che li mette in relazione e quindi costruisce la conoscenza, però il gioco qui si gioca al livello della percezione sensoriale, e cioè del passaggio di informazioni, come fa un computer, e ciò che stiamo dicendo è che se tale percezione non fosse in nessun modo descrivibile allora non ci sarebbe, pertanto stiamo dicendo che esiste tutto ciò che è descrivibile, che non è altro che dire che esiste qualunque cosa che sia utilizzabile dal linguaggio, in un modo o nell’altro non ha nessuna importanza, ma se non è utilizzabile in nessun modo dal linguaggio allora non esiste, a questo punto diciamo che non esiste perché non è conoscibile, ma a questo punto ancora la non conoscibilità di questo elemento ha una connotazione particolare, non è che non è conoscibile per qualche motivo, non c’è nessun modo, né qui né altrove, mai, di conoscerlo e allora al pari dell’esistenza di dio non significa niente. Ciò che i cosiddetti miei sensi avvertono è una costruzione, perché occorre che io abbia costruito un sistema nervoso, che l’abbia descritto e descrivendolo che cosa ho fatto esattamente? Ho considerato l’esistenza o la possibilità dell’esistenza di alcune cose e sono arrivato a concludere della loro esistenza tramite delle premesse, queste premesse a loro volta seguono ad altre premesse e così via all’infinito. Cercare la cosa in sé è cercare quell’elemento che è fuori dal linguaggio, e come ho detto all’inizio il problema più grosso è che per cercare questo qualcosa fuori dal linguaggio io ho bisogno del linguaggio, e ciò che avrò trovato l’avrò trovato grazie al linguaggio, ma a questo punto il linguaggio mi consente di cogliere la cosa in sé oppure no? Mi consente di descrivere, ma che cosa? Cose che ho acquisite precedentemente, cioè altre proposizioni. La questione riguarda il fatto che qualche cosa che il linguaggio descrive possa essere fuori dal linguaggio, tecnicamente apparirebbe un non senso, perché il linguaggio, dicevamo, può cogliere qualche cosa che è fuori dal linguaggio? Se sì, che cosa esattamente? Qualcosa che cade sotto la percezione, ma perché ci sia percezione, come abbiamo visto, occorre che questa sia descrivibile e quindi sia già stata descritta, come diceva giustamente Sandro, sappia già di che cosa si tratta, dire questo è come dire che la cosa in sé è una costruzione linguistica, è un po’ come per la questione del corpo, è necessario che ci sia linguaggio perché ci sia il corpo e cioè un sistema che consenta l’affermazione di un io da opporre a ciò che non è io, ciò che è altro da me, a questo punto ho un corpo e il corpo non è altro che tutto ciò che, come dicevamo tempo fa, il mio discorso può attribuire a se stesso. La stessa cosa vale per la percezione, in effetti i cinque sensi appartengono al corpo, se non c’è il corpo non ci sono i cinque sensi, e senza il linguaggio il corpo non avrebbe nessuna forma, perché non ci sarebbe un io distinto da altro, il mio discorso non potrebbe attribuire a sé delle cose e quindi affermare che qualcosa sta avvenendo in quel discorso, per esempio una sensazione, di qualunque tipo, e quindi tutto ruota intorno alla possibilità della descrizione: se qualcosa non è descrivibile in nessun modo allora non è utilizzabile dal linguaggio, se non è utilizzabile in nessun modo dal linguaggio allora posso affermare che esiste, ma non posso saperne niente, né adesso né mai, però posso pormi la questione, in che modo, perché, questo potrebbe apparire bizzarro, posso pormi la questione? Per il momento non potrei porla, non potrei porla per il semplice fatto che tutto ciò che non è utilizzabile dal linguaggio non può partecipare in nessun modo di nessuna stringa, e quindi non compare da nessuna parte, se compare è perché è già inserito in una stringa, però di nuovo come posso pormi una questione del genere, se esiste qualcosa fuori dal linguaggio? A questo punto può essere una questione interessante…

Intervento: il vedere Plutone è un effetto dei sensi… la questione non è tanto che sia fuori dal linguaggio senza che io possa vederlo, annusarlo…

Questo è possibile, cioè date certe condizioni, come l’omino che abita di fronte, suono alla sua porta, ecco mi viene ad aprire e quindi…

Intervento: però c’è una certezza, io so che questa pipa esiste comunque anche se non ce l’ho davanti agli occhi

Intervento: funziona proprio così se no non potrei parlare nel modo in cui parlo

E allora?

Intervento: parlare di “fuori del linguaggio” non riusciva a scalfire quella posizione che in un certo senso è fuori dalla percezione, non dal linguaggio in quanto tale…

Certo, abbiamo anche parlato di questo, però in effetti la questione della percezione appariva la cosa più ardua da smontare, certo uno non nega l’esistenza di qualcosa che non ha mai percepito e magari non percepirà mai, però può farlo, potrebbe farlo…

Intervento: per qualche verso in certi casi può rimanere qualche dubbio ma il fatto che io la pipa la metta nel cassetto e non la veda ma c’è, è una certezza assoluta, non siamo più nel campo della credenza

Certo, la stessa certezza che lei ha ogni mattina quando esce di casa che al di là della porta ci sia il pianerottolo…

Intervento: è questa la questione, perché non è tanto Plutone ma è “se apro la porta sono sicura che ci sono le scale” è questa la questione che interviene non è altro a questo punto

Questo è un effetto di una serie di acquisizioni che appartengono a giochi linguistici, acquisizioni che diventano automatiche, per cui uscendo dalla porta non mi chiedo se ci sarà il pianerottolo oppure no, diventa un automatismo anche se, legittimamente, logicamente potrei anche chiedermelo… quindi non soltanto necessito del linguaggio perché io possa chiedermi se esiste qualcosa fuori dal linguaggio, ma mi pone anche una questione, come dicevo prima intorno a questa bizzarra domanda, cioè perché mi chiedo una cosa del genere: se esiste qualcosa fuori dal linguaggio? Come faccio a pormi una domanda del genere? Anche qui, in qualche modo, abbiamo risposto ponendo nel linguaggio una differenza, e non può non farlo, tra me e ciò che è altro da me, non possedendo gli strumenti per considerare solo il suo funzionamento allora a questo punto ciò che è altro da me diventa radicalmente altro, e tutto ciò che è radicalmente altro riguarda anche ciò che io dico, nel senso che ciò che io dico riguarda qualche altra cosa, io dico dell’orologio, c’è ciò che dico e c’è l’orologio a cui mi riferisco, non è nient’altro che un’altra costruzione, in effetti lo stabilire che qualche cosa è fuori dal linguaggio, cioè la realtà come si suole dire comunemente, è un’operazione legittima nel discorso comune, meno legittima se ci fosse una maggiore informazione circa il funzionamento del linguaggio. Nel luogo comune tutto ciò che cade sotto i sensi è la realtà, in definitiva non è nient’altro che questo, ma perché ci siano i sensi occorre che ci sia la percezione sensoriale, e la percezione deve essere descritta, deve essere descrivibile, la domanda che ci siamo posti prima: che cosa sarebbe di ciò che non è descrivibile mai in nessun modo da nessuno per nessun motivo, ciò che dobbiamo sottolineare in effetti è l’accostamento tra questa posizione e la posizione religiosa, che deve affermare che comunque c’è, non posso fare niente, non posso descrivere però qualcosa c’è, esattamente come dio, nessuno lo vede, nessuno lo sente, però si pensa che ci sia, perché se ci sono le cose allora qualcuno le ha fatte, questa è la posizione del luogo comune. Sapere che qualcosa esiste fuori dal linguaggio, sì accostarlo a una posizione religiosa…

Intervento: trovare tutte le implicazioni possibili

L’obiezione che avevamo mossa la volta scorsa era abbastanza potente, il fatto che il linguaggio organizzi informazioni che non vengono dal linguaggio ma da un sistema sensoriale, però…

Intervento:…

Sì, occorre che sia descrivibile, in caso contrario possiamo affermare con assoluta certezza che non esiste, cioè non partecipa in nessun modo, né potrà mai partecipare del linguaggio, di questa struttura. Per cui affermando che qualcosa esiste fuori dal linguaggio cosa faccio esattamente? Che cosa faccio quando affermo che x è fuori dal linguaggio?

Intervento: compio un’inferenza: attribuisco a x una proprietà e di conseguenza rientra nel linguaggio perché è all’interno di questa struttura. È un non senso. Il discorso della certezza deve passare attraverso questo, nel senso in cui al momento in cui pongo qualcosa al di fuori del linguaggio lo rendo indiscutibile, essendo indiscutibile e quindi non potendo essere discusso non può essere inserito nel linguaggio, e quindi esiste di per sé ed esistendo di per sé è immutabile… non stiamo facendo altro che dire dei sinonimi

Sì, in effetti esiste, ma esiste una proposizione, questo è l’inganno, esiste una proposizione che l’afferma, così come dell’orologio esiste tutta una serie di descrizioni che lo affermano, che lo individuano, certo tutto questo esiste…

Intervento: lei dicevo del fuori del linguaggio e io dicevo della certezza, ma non che questo elemento diventa inutilizzabile anzi come dire considerato fuori dal linguaggio è utilizzabile dal linguaggio in quel determinato modo, è come se avesse semplicemente stabilito una regola

Esattamente, posso affermare che è fuori dal linguaggio a condizione che non mi chieda come fa…

Intervento: è come se fosse una regola del linguaggio, sì ma per quale necessità? Come se questa fosse la condizione perché il linguaggio possa funzionare

Intervento: a me viene in mente la costruzione del codice… per cui da quel momento la creazione di un codice vincolasse il linguaggio sì alla costruzioni di proposizioni vere, ma vere a partire da quella premessa e il resto non contasse più, e quindi che da qui in poi fosse solo possibile una interpretazione, migliaia di interpretazioni cioè a partire da una codificazione è possibile lo psichico, pare un paradosso

Intervento: la nevrosi parte da una certezza che esistano determinate sensazioni… di fronte a queste non c’è nessuna responsabilità, quando diciamo che non c’è nessuna responsabilità è come se dicessimo che sono fuori dal linguaggio

Non necessariamente sono fuori dal mio discorso, ciò che afferma Cesare per esempio non è una mia responsabilità, cionondimeno appartiene al linguaggio…

Intervento: è come si diceva prima è come se questo discorso potesse proseguire solo a questa condizione, cioè di questa cosa io non sono responsabile…

Comunque retoricamente posso avvalermi di questo in effetti, che qualunque cosa è pensata fuori dal linguaggio a condizione di non chiedersi mai come fa ad essere fuori dal linguaggio, questo retoricamente funziona perché costringe l’altro a dire come fa questa cosa ad esistere fuori dal linguaggio e fino a condurlo all’atto di fede: è così perché è così, non ha altre argomentazioni.