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27-12-2013

 

Il significato non è che un rinvio, l’uso che si fa di una parola, e anzi siamo giunti a considerare che una parola è tale perché è un significato, cioè perché è un rinvio. In questo modo una parola è utilizzabile, utilizzabile all’interno di un discorso, quindi abbiamo distinto tra significato referenziale e inferenziale, poiché il discorso utilizzerà il significato referenziale come meglio pare, modificando a questo punto il significato stesso, ma per potere modificare un significato occorre che un significato ci sia. Ma come si apprende un significato? Da dove arriva un significato? Come mai gli umani parlano, imparano a parlare? Ma come si impara a parlare se già non si sa parlare, come si fa a imparare a parlare se già non conosco l’uso di segni per esempio? Questo ci ha portati a considerare un aspetto, cioè il fatto che alcune persone sono state “costrette” tra virgolette a risolvere questo problema praticamente, cioè quelli che hanno costruito di fatto una macchina pensante, Turing, Von Newman eccetera. Abbiamo inteso come è possibile istruire una cosa come un pezzo di ferro e trasformare questa cosa in qualche cosa che parla, che pensa quindi, e questo ci ha anche suggerito che il modo in cui si apprende a parlare, cioè si apprendono i significati e si usano i significati, perché il significato non c’è senza il suo uso, e l’uso prevede delle istruzioni. Questo ci ha consentito di fare un passo avanti, cioè intendere che il modo in cui si addestra una macchina è grosso modo il modo in

cui si addestra un essere umano, con una differenza, che addestrare l’essere umano è più complicato, ma neanche più complicato, è più lungo perché ha un differente tipo di hardware utilizzato, tutto qui. L’hardware è differente, è come se per installare Office dovessi istallarlo dieci volte prima per farglielo vedere, e invece basta una volta per una macchina, mentre per l’umano bisogna installarlo dieci volte prima che sia in grado di utilizzarlo, è esattamente la stessa cosa. Detto questo abbiamo reperito una questione interessante, e cioè che di fatto che se le macchine e gli umani hanno lo stesso addestramento, con quelle piccole varianti che sono irrilevanti, e funzionano allo stesso modo, anche perché le macchine le abbiamo costruite noi e quindi non potevamo farle funzionare in un altro modo, allora possiamo considerare che cosa fa una macchina quando svolge un programma: svolge delle istruzioni, mette in atto delle istruzioni, utilizza cioè delle informazioni combinandole secondo delle regole stabilite, costruisce quindi delle altre sequenze e procede a quella maniera. La macchina utilizza queste cose per costruire sequenze, non ha altri obiettivi, e tutto ciò che fa è eseguire delle istruzioni e costruire delle cose in base a queste istruzioni; la domanda importante è: se gli umani fanno la stessa cosa. Qualcuno potrebbe obiettare che gli umani hanno un’intenzione, c’è un’intenzione, certo che c’è un’intenzione, ma perché ci sia questa intenzione occorre che un qualche cosa si sia strutturato come tale, ma perché si strutturi un’intenzione è necessario che ci siano delle informazioni e delle istruzioni per poterle processare, e che quindi un qualche cosa possa essere riconosciuto come un obiettivo da raggiungere cioè un qualche cosa, un problema da risolvere, e la macchina fa questo, risolve problemi tutto sommato, e anche gli umani fanno questo risolvono problemi di volta in volta processando informazioni. A questo punto il passo successivo è che considerando ciò che fanno gli umani e ciò che fanno le macchine c’è l’eventualità che gli umani si trovino a costruire sequenze unicamente per costruire sequenze, cioè che non ci sia un altro obiettivo al di fuori di questo, anche perché tutte le intenzioni e i progetti eccetera sono stati creati all’interno di questo sistema, all’interno di un sistema fatto di informazioni e di istruzioni. Il punto a cui siamo giunti è che gli umani fanno esattamente le stesse cose di una macchina, quindi questa sarà la proposta, che è esattamente quello che dicevi tu prima, però questo aspetto ci pone una domanda: come avviene la costruzione di una teoria? Non è altro che la configurazione di uno scenario possibile. Qui con “possibile” intendo costruibile, ed è costruibile in questo modo, cioè derivando dalle premesse che sono state stabilite, derivando tutto ciò che è derivabile dalle regole di derivazione, anche queste stabilite. Una teoria viene costruita così, una teoria o un discorso o qualunque cosa, anche una poesia, questo comporta però un’altra considerazione e cioè che un discorso, una teoria potrebbe non essere nient’altro che questo, e cioè la configurazione di uno scenario, che validità ha questo scenario? Se intendiamo validità nell’accezione logica propriamente ha quello che le regole del sistema in cui è inserito questo scenario consentono, cioè la validità di questa cosa è all’interno del sistema, cioè questo scenario non dice nulla che sia al di fuori dello scenario stesso, o del sistema entro cui è inserito o che l’ha prodotto. È una questione notevole per via delle implicazioni che ha, perché a questo punto qualunque teoria non dice come stanno le cose in nessun modo, perché le cose stanno così come lo scenario le descrive, o meglio ancora le costruisce, e se proprio volete spingere ancora oltre le inventa. Quindi se compiamo un’ultima operazione e applichiamo ciò che abbiamo affermato a ciò che stiamo affermando, allora la questione si fa drammatica Eleonora, perché cosa comporta una cosa del genere? Che tutto ciò che abbiamo detto non mostra in nessun modo come stanno le cose ma è uno scenario possibile, cioè costruibile a partire da quelle regole di derivazione che sono state stabilite. E quindi a questo punto la questione del significato nelle macchine, negli umani e dell’apprendimento, tutto questo rientra anche questo all’interno di ciò che sto dicendo, e cioè del fatto che qualunque cosa ne diremo, ne diciamo, o ne abbiamo detto in passato, non è altro che la costruzione di uno scenario possibile, non soltanto questo che abbiamo detto, ma anche eventualmente il suo contrario, è la costruzione di un altro scenario possibile. Possibile vuole dire che è derivabile dalle premesse stabilite e dalle regole che sono state accolte come regole di derivazione, quali sono queste regole di derivazione? Sono innanzi tutto quelle stabilite dalla tradizione, dal modo in cui si parla comunemente, cioè dal modo in cui si costruisce una formula ben formata e ovviamente dalle premesse che sono state accolte, perché se cambio le premesse cambia tutto, in base a queste regole di formazione, formule ben formate e dalle premesse che ho accolte ciò che posso derivare a partire da questi elementi stabiliti ecco, tutto ciò è uno scenario possibile, cioè costruibile. Uno scenario che non è costruibile è uno scenario che afferma una cosa e il suo contrario simultaneamente, questo scenario non è costruibile, cioè non è possibile, non è possibile perché viola le regole di costruzione di uno scenario qualunque. Dicendo che una teoria è una configurazione di uno scenario possibile, costruito derivando tutto ciò che è derivabile seguendo le regole di derivazione, a questo punto si prospetta uno scenario totalmente differente che riguarda la clinica psicanalitica, e cioè un modo totalmente differente per porre la questione connessa con la clinica psicanalitica, perché mostra di fatto non soltanto come gli umani necessariamente pensano ma come è possibile intervenire perché si accorgano di questo, cioè del modo in cui necessariamente pensano, sta in questo la “terapia”? Assolutamente sì. Tutto questo mostra che qualunque cosa gli umani dicano, facciano o pensino rimane all’interno del sistema che gli consente di farlo, non si può uscire da lì in nessun modo, gli umani pensano e parlano in un certo modo cioè derivando attraverso delle premesse e delle regole di derivazione. Tutto ciò che costruiscono è derivabile dalle regole, formule ben formate, dalle premesse che sono state stabilite, tutto questo si svolge all’interno di questo sistema, tutto ciò che viene detto, fatto, costruito dagli umani, tutte le loro ansie, i loro desideri, le loro aspettative, il loro odio, tragedie eccetera, tutto questo si svolge all’interno di questo sistema, fuori da questo sistema non c’è niente, non è mai esistito niente, né potrà mai esistere niente.