27-12-2007
Di che cosa parlavamo la volta scorsa?
Intervento: dicevamo che gli umani, il
discorso occidentale non può mettere in gioco le premesse… perché la premessa è ciò che sostiene il discorso
e non sapendo di essere discorso ovviamente… d’altra parte le premesse sono
appunto ciò che sostiene il discorso che fa parlare, fa concludere… fa vivere e
quindi per questo c’è la grossa difficoltà che incontriamo noi quando andiamo a
parlare del linguaggio perché non è implicito nel discorso occidentale che il
linguaggio sia la condizione dell’umano anche perché il modo in cui l’umano ha
incominciato a parlare quindi ad imparare a vivere è stata la dimostrazione
ostensiva “questo è questo”…
Esattamente, è una tautologia, una proposizione che afferma di sé di essere identica a sé: “questo è questo” ma perché questa formulazione è così efficace? Dicevamo che è uno dei primi modi di apprendere: dire che questo è questo ed è una formulazione molto potente, in effetti dice semplicemente che una cosa è quello che è e quindi da la certezza assoluta, è un fondamento che è sempre assolutamente vero, le cose sono quelle che sono, che di per sé non è che significhi molto però costituisce un fondamento certo, sicuro, inattaccabile, almeno apparentemente, e quindi si immette questa informazione all’interno di un programma, che può essere un neonato, in fondo anche lui viene programmato, si immettono delle informazioni e poi le istruzioni per usarle…
Intervento:…
I computer sono stati costruiti dagli uomini a immagine e somiglianza del loro pensiero, gli uomini pensano così quindi hanno costruito macchine che pensano così, ora dicevo questa informazione di base che viene fornita costituisce il fondamento di tutto ciò che dopo verrà chiamato la realtà, in fondo la realtà è da sempre quello che è e non muta, non muta in quanto realtà…
Intervento: sì però è una dimostrazione ostensiva nel senso che è al di
fuori di me…
Sì, questo è questo, io sono io, per esempio, e questo consente al linguaggio di avere un punto stabile da cui partire, da cui muovere, è qualcosa di fondante che poi si manterrà per sempre come il modello di tutto ciò che è vero: se è vero è perché è quello che è, in fondo ciò che viene detto ad un infante, questa istruzione, costituirà il fondamento, l’istruzione fondamentale su cui si reggerà tutto, è come se ogni volta ciascuna nuova informazione dovesse essere ricondotta sempre lì, e questo per avere la certezza perché senza la certezza non si può procedere cioè non è possibile costruire da lì altre sequenze. Dicevo che questa informazione che viene data all’infante viene data in base al funzionamento stesso del linguaggio; dicevamo già tempo fa che il linguaggio per funzionare deve avere un elemento da cui partire, come quando si argomenta: la premessa, dei passaggi che si spera siano coerenti con la premessa, non sempre lo sono, per giungere alla conclusione, però ci vuole la premessa, senza la premessa non parte nessuna argomentazione e parrebbe non partire neppure il linguaggio in un certo senso, ha bisogno di un’informazione e l’informazione che viene fornita pare essere proprio di questa fatta “questo è questo”, da lì cioè dalla tautologia A = A è possibile costruire tutto, senza questa informazione, se A non è A allora non è possibile costruire niente perché non c’è nessun elemento stabile da cui procedere. Per esempio è impossibile partire per argomentare da un elemento e dal suo contrario, perché una volta partito da questa informazione può costruire qualunque cosa e il suo contrario, e quindi non giungerà a una conclusione certa. Tuttavia non gli serve sapere perché funziona e come funziona esattamente,così come una macchina non ha bisogno di sapere chi ha messo dentro l’informazione e perché, il computer non si fa una domanda del genere, non è fatto per farsi una domanda del genere, ce l’ha e la utilizza per costruire tutto quanto. Le informazioni di base che ha sono quelle che gli consentono di muoversi cioè di fare tutto quello che può fare esattamente come gli umani, facevo l’esempio del computer essendo una macchina è molto più semplice, almeno per adesso, non ha bisogno di altro, e gli umani non hanno bisogno di chiedersi come funziona il loro pensiero esattamente così come un computer non ha bisogno di chiedersi come funziona per funzionare, funziona e basta perché è stato programmato per fare questo, funziona quindi basta così, non c’è bisogno di altro, siamo noi in realtà che abbiamo compiuto una sorta di operazione “contro natura” che potremmo definire tra virgolette “contro natura” e cioè abbiamo piegato il linguaggio su se stesso, abbiamo costretto il linguaggio a pensare se stesso cosa che non ha mai fatto prima né ha mai avuto motivo di farlo perché è stato sempre sufficiente per lui, per il linguaggio, sapere che questo è questo, non ha bisogno di altro, soltanto noi ci siamo chiesti perché questo è questo? Cosa significa? Perché deve essere così e a quali condizioni è possibile stabilire o affermare che questo è questo? È a questo punto, quando ci siamo chiesti a quali condizioni, che abbiamo rilevato qual è la struttura che consente di compiere questa affermazione e quindi tutto ciò che ne segue, ma la questione più importante è che mettere in discussione una cosa del genere e cioè il procedimento come abbiamo fatto noi è straordinariamente difficile come ciascuno di voi in qualche modo ha avvertito, perché mettere in discussione una tautologia significa mettere in discussione la possibilità stessa di fare qualunque cosa, di costruire qualunque cosa. Operazione che alcuni artisti hanno fatto, come Magritte disegnando una pipa e scrivendo sotto: questa non è una pipa. Come dire: affermare una che nega se stessa. Questa operazione è stata fatta anche dalla letteratura e poi nell’arte da Escher per esempio, in fondo ciò stesso che anche Freud indicò nel mostrare qualcosa di assolutamente familiare però in modo tale che risulta totalmente in familiare, lo straniante, tecnica utilizzata anche nella cinematografia nel mostrare qualcosa che è assolutamente familiare, comune, quotidiano come qualcosa di assolutamente insolito, di inusitato e inatteso. Tutto questo per dire che non si deve, non si può, non è concesso mettere in discussione una tautologia e cioè negare che questo è questo, lo vieta non soltanto la grammatica ma anche la logica, ogni cosa lo vieta, anche il buon senso, tutto lo vieta e quindi non si fa…
Intervento: sono regole del gioco della realtà queste…
Chi ci ascolta in alcuni casi si trova di fronte a una cosa del genere, ha l’occasione di mettere in discussione ciò che non si deve, non si può, non è consentito sia messo in discussione, da qui le varie obiezioni che non sono altro che un richiamo alla realtà: no, le cose stanno così non puoi in nessun modo opporti a questo. Vi dicevo che ciascuno funziona sempre, per tutta la vita, qualunque persona voi incontriate non compie nessun altra operazione se non appunto esattamente questa: continuare a trovare argomenti per potere confermare che questo è questo, all’infinito. D’altra parte il linguaggio per compiere la recursione, questo procedimento che ritorna al punto di partenza per verificare il punto dove è arrivato necessita di avere un elemento stabile e sicuro sul quale confrontare qualunque affermazione successiva, anche i computer funzionano in modo ricorsivo, lo fanno molto rapidamente però ogni volta che gli immettono un’informazione devono tornare indietro confrontarla con il data base il quale verifica che l’informazione sia corretta e allora torna avanti e conferma che la nuova informazione è corretta. Il linguaggio fa la stessa cosa, confronta ogni volta ciò che viene affermato, quindi che viene visto, ascoltato toccato etc. con le informazioni che ha…
Intervento: questo antivirus non permette il
riconoscimento per quella funziona ricorsiva…
Impedisce l’accesso, ciascuno è fornito di una serie notevole di informazioni con le quali confronta continuamente e istantaneamente tutto ciò che vede, che ascolta, però alla base di tutto c’è sempre questa informazione cioè il questo è questo, e quindi qualunque cosa io incontri, veda, tocchi, ascolti deve essere quella e non deve essere altro da sé se no si crea un problema nel sistema e il sistema se è un computer si arresta, se non è un computer ma un essere umano ha un altro modo per arrestarsi, rigetta questa informazione come non vera e quindi viene eliminata dal sistema e il sistema di protezione che hanno gli umani è molto efficace elimina, azzera, ogni cosa che non soddisfi il requisito fondamentale su cui si regge tutto, cioè “questo è questo”, ma cosa significa in realtà “questo è questo”? Quando si immette questa informazione fondamentale si compie un’operazione notevole, si mostra in realtà che l’identità costruita dalla copula, dalla è, costituisce in fondo l’essere stesso delle cose, l’essere su cui i filosofi da 2500 anni si danno da fare e si chiedono se l’essere sia o non sia, l’identità come prima forma possiamo dire di realtà che viene costruita attraverso degli elementi linguistici “questo” è un pronome, “è” una copula, e è seguito dallo stesso pronome e non è casuale che sia lo stesso, in fondo è una ripetizione, ripete la stessa parola con l’aggiunta di una copula che fa da intermediario, però un intermediario particolare perché fissa una parola a se stessa, dice che è se stessa, questa è l’informazione di base su cui si costruisce tutto. Aveva torto Giuseppe Peano, un logico, il quale diceva che non era possibile stabilire la verità di un elemento perché se noi scriviamo A = A è necessario, perché questi due termini siano identici che abbiano tutte esattamente le stesse proprietà, cosa che non può darsi visto che una A è a sinistra e l’altra è a destra, per esempio, ma aveva torto poiché presumeva che l’identità fosse qualcosa fuori della parola, mentre l’identità è creata dal linguaggio, è stabilita dal linguaggio e quindi è il linguaggio che stabilisce che cosa è identico e cosa non lo è, e per stabilirlo non ha nient’altro da fare che aggiungere una copula che non dice nient’altro che questo che un certo elemento esiste in quanto è quell’elemento, noi abbiamo aggiunto che esiste in quanto elemento e in quanto è un elemento linguistico perché se non fosse linguistico non sarebbe nessun elemento, non sarebbe niente.
Intervento: qual è la differenza fra questa formulazione e quella di Aristotele del principio di identità, anche Aristotele mette il principio di identità alla base di tutto e anche gli altri tre principi sono una riedizione del principio di identità, un altro modo di dirlo…
Sì però lei attribuisce ad Aristotele un passaggio che lui non ha compiuto e cioè attribuire a questa identità la priorità linguistica, lui lo pone come un’identità logica ma dire perché A deve essere uguale ad A, questo è dato come acquisito, come naturale, come ovvio, come scontato…
Intervento: lui dice che esiste e da lì parte
per costruire tutto il sistema logico…
Intervento: e invece a me veniva in mente Wittgenstein che sia nelle Ricerche Filosofiche ma in diversi testi anche il testo Osservazioni sui colori o i Principi della matematica, cerca di trattare la copula, per esempio, in quella proposizione che dice “che dire di questi giochi linguistici? Il fiore è rosso oppure due per due è quattro, dice che hanno due sensi differenti però rimane che tutti e due i casi affermano comunque l’identità anche se lui cerca di disambiguare in qualche modo la questione cioè di rendere la copula, questo verbo essere che da l’identità un verbo tra gli altri, io l’ho intesa così…
Ma perché è necessario al funzionamento del linguaggio questa primitiva identità? In effetti è il suo funzionamento, deve potere distinguere un elemento da un altro, questa è la prima cosa che deve fare per potere costruire sequenze argomentative, sequenze linguistiche e per potere distinguere occorre individuare e per individuare occorre un’identità, cioè una prima affermazione A = A, A è A, allora è possibile distinguere quindi incominciare a costruire inferenze, senza questa prima identità non succede niente e quindi non è la mamma che è profonda conoscitrice della logica aristotelica e delle proprietà formali del linguaggio che stabilisce che per il bambino è necessario stabilire un primo principio di identità perché il linguaggio possa avviarsi. Spesso non ha conoscenze così profonde di logica formale, non sempre almeno, però ripete e riproduce in qualche modo ciò che in qualche modo sa che è importante, dico la madre perché in genere è la madre potrebbe essere chiunque, dicevamo tempo fa che in teoria anche una macchina potrebbe farlo, sa dunque che la cosa principale per potere esistere e vivere in questo pianeta è sapere che una cosa è se stessa, se non si sa questo non si va da nessuna parte e quindi trasmette queste informazioni, questa prima informazione e da quella prima informazione procede tutto il linguaggio…
Intervento: nel dire questo è questo… quello che è il problema anche filosofico
da una parte c’è la parola e dall’altra c’è la cosa il questo
è questo è vero che stabilisce un’identità ma rimane comunque una differenza la
differenza fra il fatto che c’è un qualche cosa che nomina e la cosa che è
nominata, il questo è questo c’è una battuta che diceva che è un altro modo per
definire il significato cioè un altro modo per dire la stessa cosa… lo diceva
Chaplin in Luci della Ribalta… comunque si stabilisce questa differenza in un
certo senso originaria nel senso che c’è la parola e c’è la cosa, il questo è
questo è come se da una parte ci fosse la parola e dall’altro la cosa per cui è
effettivamente una tautologia e una identità ma con un qualche cosa con cui
emerge una differenza, è come se il questo è questo non togliesse tutto quello
che è una differenza perché questo è questo ma nello stesso tempo non è
questo…il problema filosofico la parola non è la cosa, la cosa è fuori dal
linguaggio…
Anche qui volendo si possono porre delle obiezioni, ma rimane il fatto che comunque viene utilizzato un oggetto per indicare il questo è questo perché gli umani come è noto hanno un orientamento prevalentemente visivo, si orientano con gli occhi in genere, e quindi è molto più facile indicare un oggetto mentre sarebbe più complicato affermare questo è questo senza nessun oggetto di riferimento, cioè senza nessun riferimento visivo, si potrebbe fare probabilmente però risulta sicuramente più difficile mentre l’altro è più immediato…
Intervento: ecco quando uno spiega qualcosa e uno chiede un esempio,
perché l’esempio visualizza in qualche maniera e
quindi visualizza in qualche modo…
È una figura retorica: l’ipotiposi, quella figura retorica che consente di rendere quasi visiva una descrizione, le cose che diceva lei Sandro sono corrette, in effetti è così però avviene dopo questo inizialmente in questo è questo non c’è ancora una distinzione propriamente, semplicemente indica che una cosa è se stessa…
Intervento: la stessa nozione di verità adæquatio rei et intellectus significa
la parola che in qualche modo si deve incarnare nella cosa…
Sì e da lì tutte le superstizioni più antiche, cioè se una cosa è vera è anche reale perché la realtà non può essere autocontraddittoria. I tre principi aristotelici non sono che varianti del principio di identità. Aristotele non aveva torto quando lo pose a fondamento di tutto ed è anche a fondamento della logica, ma la logica non è altro che il linguaggio, la sua struttura, questa è la logica…
Intervento: cioè come dire che il linguaggio è
logica…
È la logica, cioè la struttura del linguaggio è la logica stessa non è che la logica venga da chissà quale cosa, le regole delle quali parlano i logici in realtà sono le regole del linguaggio, e quando dicono che A è uguale ad A stanno dicendo qualcosa che sono costretti a dire dal linguaggio, non è una intuizione, né qualcuno glielo ha suggerito…
Intervento: è solo il questo è
questo…
Esatto, in fondo è sufficiente dire: se questo è questo, e se quest’altro è quest’altro allora sono diversi, c’è una differenza e da lì parte tutto quanto cioè parte la possibilità di costruire qualunque cosa. Questo è il fondamento del linguaggio, l’origine della pensabilità di qualunque cosa. Considerate tutto ciò che pensate, che immaginate, che temete, tutte queste cose hanno a fondamento quella semplice informazione che deve essere continuamente ripetuta ed è questo che viene cercato continuamente e cioè la possibilità di giungere a questa affermazione: quindi è così, che poi è la stessa cosa e quindi è così come penso io. Per tutta la vita ciascuna persona non fa nient’altro che questo…
Intervento: la premessa è A è A quindi è questa tautologia che innesca il processo fino alla conclusione e quindi alla riaffermazione di A, e partendo da una premessa come questa è non A l’inferenza, il discorso deve confermare questa non A…
Se io parto dal dovere dimostrare che questo (accendino) non è una petroliera mi adopererò in questo senso, qual è il problema?
Intervento: quindi praticamente questo è
questo afferma sempre qualcosa in cui la negazione non ha nulla a che fare? È
questo che non intendo…
La negazione sorge nell’impedire che questo non sia questo, è un divieto…
Intervento: certo perché il punto di partenza deve essere sempre
un’affermazione…
Esattamente, tutto ciò che ostacola tale affermazione, si allontana da tale affermazione, come volevano i teologi è il male, mano a mano che ci si allontana da dio, più ci si allontana e più è male. Il linguaggio vieta di andare contro alle sue regole, alle sue procedure, impedisce di farlo…
Intervento: quindi la negazione interviene successivamente
per impedire di andare contro alla regola che è stabilita…
Diciamo che non può andare contro e questa direzione che va contro la chiama negazione, semplicemente…
Intervento: quindi la negazione non esiste?
Le sembra che abbia detta una cosa del genere? Certo che esiste la negazione sì ma non ha uno statuto ontologico, non esiste in quanto tale al di fuori di condizioni particolari date appunto dal linguaggio, la negazione non è altro che questo: il discorso procede attraverso certe regole che devono funzionare, se una di queste regole viene infranta impedisce di andare in quella direzione, chiama questa direzione impedita negazione, quindi la definisce falsa…
Intervento: e quindi il passaggio successivo quale sarebbe? Se questo è questo…
A questo punto interviene la considerazione successiva: se questo è questo allora non è quest’altro, ecco che interviene la negazione…
Intervento:…
Dove si va? A vivere, e cioè a costruire quelle infinite sequenze linguistiche di cui è fatta la vita di ciascuno per esempio. Ma a fondamento c’è questa istruzione semplice che consente di costruire tutto, alla quale gli umani sono particolarmente attaccati perché non sopportano in nessun modo che venga messa in discussione, cioè qualcuno neghi che una cosa sia quello che è. Questo così un primo approccio alla questione del linguaggio e perché funziona nel modo in cui funziona, che cosa lo sostiene, qual è la premessa da cui muove tutto quanto.