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27-1-2004

 

Il benessere

 

Qualcuno pensa di aggiungere delle cose rispetto alla conferenza di Gabriele? Sarebbe il caso in modo che…

Intervento: l’articolo di Miller sulla psicanalisi

Sì, può anche riprendersi l’articolo della stampa…

Intervento: la sofferenza… ci sarà molto da insistere… io penso che rispetto a quella che è la funzione politica della psicanalisi il gioco della sofferenza è un gioco linguistico fra mille altri

Può essere pericoloso, perché se dice a una persona che della sua sofferenza non gliene importa nulla quella persona…

Intervento: se la psicanalisi sottoscrive questa superstizione… la sofferenza interviene come pretesto per l’ascolto di questo discorso… sofferenza Miller dice che nessuno può avere il monopolio della sofferenza e così da uno statuto…

Sarebbe interessante che ciascuna volta che si iniziasse la conferenza si facesse un breve aggancio all’intervento precedente…

Intervento: è possibile giocare il gioco di parola, tecnicamente sì è possibile, senza mettersi in gioco, senza mettere in gioco, senza compiere quel percorso analitico che sono anni che stiamo compiendo, ché non è difficile intendere così come a scuola si imparano delle cose, intendere che qualsiasi cosa è un gioco linguistico. È giocare il gioco che è difficile ché di fronte alle questioni che creano sofferenza, Cos’è la sofferenza?

Il fondamentalismo religioso, che sia quello di una madre o del fondamentalista islamico è lo stesso, c’è una questione che forse possiamo incominciare ad approcciare, Beatrice parlava del percorso analitico, che cos’è esattamente? Con gli strumenti di cui disponiamo occorrerà incominciare a porre le condizioni vere e proprie di un percorso, poi che lo chiamiamo analitico oppure no, non è essenziale, e Beatrice si chiedeva giustamente se occorre un percorso analitico in accezione più tradizionale del termine per giungere a considerare alcune cose e ha detto bene, tecnicamente no, perché le proprie cosiddette magagne, quelle che Freud chiamava nevrosi, in realtà come diceva giustamente Sandro sono delle superstizioni, delle cose che si credono, ma se noi da buoni sofisti insegniamo a pensare, insegniamo la struttura del pensiero e quindi quella del linguaggio, allora facciamo un giro diverso, totalmente diverso, cioè non passiamo più attraverso per esempio la costruzione in analisi o l’attenzione particolare per un dettaglio, potrebbe non essere necessario se insegniamo a pensare, e cioè ad accorgersi e non potere non essere consapevoli in ciascun atto del funzionamento del linguaggio. Allora tutte le varie storie che la psicanalisi ha sempre raccontato: l’inconscio, il complesso edipico, e tutte le varie altre cose, ecco di tutte queste cose non ce ne importa assolutamente niente, se voi riflettete sulla psicanalisi, quella che Freud ha chiamato tale e che continua in parte a funzionare, vi accorgerete immediatamente che rispetto per esempio al complesso edipico, per quanto sia stato elaborato, svolto e articolato nessuno si è mai chiesto al mondo perché mai un bimbetto, una bimbetta dovrebbe essere così interessata ai suoi genitori, non importa il modo in cui è interessata, ma perché? È una domanda che nessuno si è mai posto e alla quale nessuno ha risposto, d’altra parte non si è posta la domanda e quindi non è posta neanche la risposta, perché? Noi in effetti possiamo rispondere a questa domanda ma in un modo tale che rende tutto ciò che è stato detto circa il complesso edipico assolutamente inutile, muovendo dalla struttura del linguaggio non c’è più bisogno del papà, né della mamma, se non come figure che possono idealmente rappresentare in qualche modo l’origine del linguaggio, il primo modo per potere avviare il linguaggio, niente di più, tutto il resto che è stato costruito non significa assolutamente niente, da Freud fino a Lacan, Verdiglione… ora si tratta di cominciare, perché dicevo prima non l’abbiamo mai fatto in modo metodico a dire di che cosa si tratta realmente, e cioè che in effetti per cessare di stare male, per esempio, è sufficiente sapere pensare e illustrare ovviamente in che cosa consiste sapere pensare, se la persona sa pensare, allora sa come funziona il linguaggio, sa che ciò che costruisce è una serie di proposizioni e quindi lo scopo è di essere costruita, sa qual è il suo tornaconto, ciascuna volta, che non è né il godimento né altre storie varie, ché sì, possono configurarsi come figure retoriche, ma in realtà il tornaconto non è nient’altro e sempre e inesorabilmente il proseguimento del linguaggio, del discorso più propriamente. Questo è il tornaconto, tutto il resto sono soltanto dei modi che il linguaggio pone in essere per potere proseguire, e allora tutte le varie fantasie, affanni e acciacchi, malanni di ogni sorta, possono e devono essere ricondotti immediatamente a ciò di cui sono fatti. Ora è vero, come dice Beatrice, che di fronte al fondamentalismo religioso è dura, è la stessa cosa è per una madre che ha perso il figlio, dirle che questo dolore che prova non è altro che il linguaggio che produce proposizioni è la stessa cosa che dire a un fondamentalista islamico pronto a farsi saltare per aria con l’esplosivo che tutte le varie storie costruite su Allah sono storielle per bambini e in realtà sono un sacco di balle. Vi ucciderà, mentre la mamma ha almeno questo vantaggio, che non vi ucciderà, se dite una cosa del genere, potrà sbraitare, stare male ma non vi ucciderà, il fondamentalista islamico sì, per cui guardatevi dal fare una cosa del genere.

Intervento: non facciamo conferenze a Riad

Questa è già una buona idea. Certo, di fronte al fondamentalista religioso la questione è molto complicata, però senza andare a questi estremi dove ovviamente il discorso che facciamo è piuttosto difficile che abbia qualche presa, in altre occasioni invece può cominciare a farsi ma in questo modo, e cioè occorre che iniziamo a porre la questione del linguaggio in un modo più radicale. Negli ultimi tempi abbiamo già iniziato a farlo è vero, nelle conferenze scorse, ciascuna volta, però cominciare a porre questa questione, che se una persona vuole cessare di avere affanni, malanni, angosce ecc. l’unico modo è questo, non ce ne sono altri, oppure la conversione religiosa, però come dire o la via è questa che indichiamo oppure l’altra è l’imbecillità, la stupidità, non c’è altra soluzione e cioè il rinchiudersi all’interno di un’altra religione che può essere la psicologia, lo psicofarmaco o la fede in dio, o quello che vi pare, la natura e quant’altro. E quindi per stare bene, la condizione del benessere è sapere pensare, se no si gira in tondo per tutta la vita, arrabattandosi alla bell’e meglio, stando malissimo, incontrando angosce, affanni, paure e acciacchi di ogni sorta, e l’unica via è quella di sapere pensare. È ovvio che dobbiamo incominciare a fornire qualche indicazione su come pensare, e quindi trovare l’aggancio da questa affermazione e cioè che è necessario sapere pensare, alla struttura del linguaggio mostrando come si fa a pensare, e come la condizione del pensiero sia quella struttura che chiamiamo linguaggio per arrivare a considerare al fondo di questo percorso che se penso è perché esiste il linguaggio, e il fatto che esiste il linguaggio come condizione di pensare non è irrilevante, ma è determinante, come dire che qualunque cosa io pensi, cioè a qualunque conclusione sarò giunto, sarà costruita dal linguaggio e pertanto veicolerà, manterrà la struttura del linguaggio, e per questo è fondamentale sapere qual è la sua struttura, per sapere di cosa sono fatte le mie conclusioni, quelle che mi impongono di muovermi in una direzione anziché in un’altra, imbracciare il mitra contro i mussulmani oppure dedicarmi all’ascolto di Bach. Questo tenendo anche conto del fatto che queste notiziole che compaiono qua e là sul giornale sono l’annuncio di qualche cosa; vista la tendenza politica in questi ultimi anni c’è qualche possibilità che si attui ciò che paventa monsieur Miller, e cioè un controllo totale della psicologia, della psicoterapia e di tutte queste menate, e quindi c’è l’eventualità che dovremo prendere assolutamente le distanze e chiamarci quello che siamo: “Sofisti”, che insegnano a pensare e insegnando a pensare insegnano a vivere, a vivere bene, è questa la questione. Se non si sa pensare si vive male, è inesorabile, bisogna mostrare come questo sia inesorabile, non ci sia scampo: o si pensa bene o si vive male, pensare male è vivere male…

Intervento: trovavo interessante il fatto di queste figure retoriche quali il complesso edipico, il senso di colpa su tutte queste figure su cui è basata la psicanalisi… mostrando la gratuità di queste figure… si cerca di generalizzare… non tutti i bambini

Nessuno si è mai chiesto perché il bimbetto dovrebbe essere così interessato alla madre. Il complesso edipico originariamente in Freud non è altro che un’attrazione sessuale da parte del bambino nei confronti della mamma, attrazione sessuale che si manifesta attraverso la cura soprattutto fisica che la mamma ha nei confronti del corpo del bambino, lo accudisce, lo accarezza, lo sbaciucchia ecc. questo muove la sessualità del bambino verso la mamma e quindi desidera la mamma, però si accorge ben presto che c’è un ostacolo e cioè il papà…

Intervento: sì però tutto questo è una costruzione che si può fare

Sì in epoca più recente c’è stata una variazione rispetto al complesso edipico fino a considerare il complesso edipico qualcosa di strutturale all’atto di parola, dove la madre non è più la mamma in quanto tale ma rappresenta il tempo e cioè una divisione tra le cose, l’impossibilità che le cose siano identiche a sé e il padre ciò che funziona come nome, quel nome che è incolmabile, che non è mai colmabile da nessun significante e quindi annoda i significanti, ma questa incolmabilità del nome da parte del significante è data proprio dalla presenza del tempo, cioè della madre, in questo taglio. È un’idea come un’altra, ma perché le cose dovrebbero essere così, in effetti non si è mai chiarito, per cui di storie intorno alla psicanalisi ce ne sono tante, poi se avete voglia di leggere altre teorie psicanalitiche quella di Jung, di Reich, della Klein, ognuno dice la sua, ciascuna di queste è altrettanto arbitraria ma se noi partiamo dalla struttura del linguaggio e non ci occupiamo più del bimbetto né della sua mamma ma del linguaggio, ecco che tutto diventa straordinariamente semplice…

Intervento: d’altra parte anche la pietra che cade è una storia e quindi non vedo perché ti stupisca tanto

Intervento: la psicanalisi non è che si basa sulla pietra che cade… sono queste cose che sono ritenute… si tende a generalizzare una teoria o il punto di vista di un tizio

Una teoria è sempre generale…

Intervento: sì darla per vera

No, se no non sarebbe una teoria ma una eventualità, un’ipotesi…

Intervento: la psicanalisi si occupa del pensiero comunque, partendo da questa premessa che esista una differenza fra quello che è il pensiero e la sua espressione, il pensiero senza espressione è qualcosa che appartiene alla psiche, se il pensiero è linguaggio è già discorso, anche Wittgenstein già poneva fra processo interno ed esterno

Intervento: curioso che non sia riuscito a fare quel passo che gli serviva per intendere

Chi saprebbe volgere il cosiddetto complesso edipico in una struttura di pensiero? Non è difficile…

Intervento: il superamento di un ostacolo

In parte sì, il discorso dei genitori che cosa fornisce a quell’altro discorso? Fornisce dei punti di riferimento e cioè delle verità sulle quali il discorso può orientarsi, e il discorso necessita di potere costruire proposizioni vere e quindi le cerca ma cercandole cosa succede? Che in quel caso gli vengono fornite semplicemente, con la formula, come si fa con i bambini: “è così.” Il bimbetto accoglie questa proposizione, perché l’accoglie? Beh perché gli da immediatamente un riferimento, ché è il suo discorso che la esige, esattamente come per gli adulti, non è che cambia assolutamente niente, adulti che sono alla continua ricerca di affermare qualcosa di vero e quindi cercare cose su cui basarsi, oggi per esempio leggete sui giornali “la ricerca scientifica ha dimostrato che…” non ha dimostrato assolutamente, niente però funziona esattamente così come la parola della mamma che dice: questa cosa è così, e nessuno si chiede niente perché non ha bisogno di chiederselo. Sappiamo perfettamente che il linguaggio per proseguire non ha bisogno di mettere in discussione nulla, anzi funziona benissimo senza mettere in discussione niente, gli basta avere degli elementi che consentano al linguaggio di proseguire e basta, non è che si attacca al papà, alla mamma o alla zia, è il discorso che per funzionare necessita di trovare elementi che ritiene veri. E così qualunque cosa che gli umani pensino o costruiscano è riconducibile facilmente alla struttura del linguaggio. Naturalmente questo progetto di cui vi dicevo, progetto teorico cioè di cominciare a porre la questione nei termini in cui dicevamo, e cioè che il benessere è condizionato dal sapere pensare. Dobbiamo proseguire e continuare a domandarci sempre e ancora, e trovare altre formulazioni intorno alla proposizione da cui muoviamo e cioè che qualsiasi elemento è un elemento linguistico, questo rimane fondamentale, è ciò che ci consente di affermare tutto il resto e quindi continueremo a lavorare anche su questo ovviamente, ma anche con un riferimento particolare a questo aspetto, questo progetto che ha questo tema generale “il benessere procede dal sapere pensare” e se non si sa pensare si sta male, è inevitabile. Per cui la conferenza di Cesare è fondamentale visto che titola: “la psicanalisi come la condizione del benessere” la psicanalisi in questa accezione ovviamente, potremmo dirla così per riprendere temi antichi come “arte e tecnica del pensiero”. La tecnica riguarda la parte logica: le procedure linguistiche, l’arte la parte retorica, le varie regole e i giochi che il linguaggio costruisce. Ché ho idea che verrà il momento in cui dovremo prendere decisamente e nettamente le distanze da tutto ciò che sarà diventato statale, e allora torneremo a dirci quello che in realtà siamo e cioè sofisti. È giunto il momento di cominciare a orientarci in questa direzione, non sarà sicuramente una cosa a breve termine, però cominciare a orientarci in quella direzione sì. Imparare a pensare, tutto ciò che è passato come psicanalisi fino ad oggi fa esattamente il contrario, impedisce di pensare, non fornendo nessuna risposta a nessuna domanda ma ponendosi come una sorta di fondamentalismo religioso che esige una fede, noi la fede l’abbiamo persa e abbiamo dovuto rivolgerci altrove. Sulla questione della superstizione nella psicanalisi ce n’è da dire a bizzeffe, tutto ciò che afferma è superstizioso, perché muove da un atto di fede.