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27-1-2000

 

Qual è il lavoro teorico che vi sta occupando, Beatrice qual è la questione?

Intervento: la struttura del discorso religioso permette la produzione del che cos’è e del perché e quindi la ricreazione della struttura…

Sì il discorso religioso ha la funzione precipua di eliminare la possibilità di pensare in modo se possibile definitivo, questo è ciò che caratterizza ciascuna struttura di discorso religioso, eliminare di pensare, pensare cosa significa? Abbiamo detto anche altre volte una successione di proposizioni che muove da qualcosa che non può essere negato, questo è quanto di più possa essere pensato dal momento che qualunque persona pensi una qualunque cosa muove da un certo elemento se questo elemento non significa niente oppure se è assolutamente arbitrario e quindi negabile, tutto ciò che ne seguirà sarà altrettanto negabile e quindi di interesse relativo, interesse relativo al gioco che si sta facendo ma al di là di questo, quindi pensare direi necessariamente trovarsi a considerare ciò che è implicito da ciò che non può essere negato. Ora il discorso religioso di qualunque religione sia, non ha nessuna importanza (…) pensare non è altro che tutto ciò che è implicito cioè che segue necessariamente da qualcosa che non può essere negato in nessun modo (implicato) implicito, implicato forse è questo che ha confuso, e quindi pensare dunque è qualcosa cui gli umani non sono avvezzi ma praticamente gli è impedito, gli è impedito dall’istituzione, istituzione da quando si va a scuola come è noto nessuno lo addestra a fare una cosa del genere, fosse solo questo, non soltanto ma il pensiero fine a se stesso e poi la cosa la figura retorica più nobile che possa farsi è sospetto e va comunque condannato, questo come sapete è uno degli effetti che andiamo facendo, la difficoltà del discorso che facciamo incontri perché promuove ciò stesso che qualunque istituzione e quindi qualunque religione condanna, perché come diceva giustamente qualcuno non ha un utilizzo, non si vede a cosa serve e quindi deve essere condannato, cioè è pensiero fine a se stesso, le persone hanno un intimo orrore per una cosa del genere, fino al punto in cui ciò che stiamo facendo non troverà modo di esporre un utilizzo immediato in ciò che propone, questa difficoltà rimarrà inesorabilmente. È possibile che troviamo questa via è anche possibile di no, magari non io, magari voi che proseguirete, allora dicevo c’è l’eventualità che troviamo qualcosa del genere che poi rimane sempre come sfondo alla nostra ricerca come gioco, però in ogni caso se lo troveremo sarà proseguendo la teoria, anche se potrà apparirvi paradossale portandola ancora più alle estreme conseguenze, e quando qualcosa sarà per noi assolutamente chiaro, assolutamente semplice anche ciò che ne diremo sarà altrettanto semplice quindi occorre lavorare molto su questioni teoriche, la questione religiosa è una di quelle, ora qual è l’aspetto teorico su cui bisogna puntare al momento in cui siamo? Quello della religiosa però intendere la questione religiosa in termini più radicali, intendere come si forma, come si supporta in ciascuno e riflettere ancora su altri aspetti connessi con il linguaggio e cioè intendo dire che dal momento in cui una qualunque persona è presa nel linguaggio da quel momento è come se si trovasse necessariamente a pensare che qualunque cosa si trovi a dire questo qualche cosa ha un referente da qualche parte. Da dove nasce tutto ciò che cosa lo tiene in piedi? Queste sono le interrogazioni che dobbiamo riprendere, le abbiamo già prese, e intendere ancora meglio come funziona il linguaggio, avvalendoci qua e là di qualche testo, che ci viene in mente però questa è la via, perché dicevamo anche prima è inutile stare a difendere cose che non ci riguardano, queste conferenze sulla psicanalisi è stata una prova ma in effetti non sono interessanti, il discorso che dobbiamo spingere è quello che stiamo facendo non altri portandolo sempre più avanti senza nessun timore anche magari e ci sono quattro persone che ascoltano le conferenze perché laddove si avverte un interesse autentico per ciò che si sta facendo, cioè che c’è una ricerca in atto allora lì è possibile che altre persone si accostino, al campo di cui ci occupiamo ovviamente e quindi come si diceva l’altra volta insistere sul fatto del discorso che stiamo facendo, tant’è che il titolo della prossima conferenza sarà “La Seconda Sofistica” e riprenderò anche molto il significante sofista, insistere sui sofisti e su ciò che stiamo facendo.