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26 novembre 1998

 

L’intoppo che si incontra in queste riflessioni, come abbiamo detto in altre occasioni, muove da una sorta di ambiguità semantica, come tu stesso hai supposto, il fatto che nulla si utilizzi in accezioni differenti, dicemmo già parlando di Fredegiso che dipende da che cosa intendiamo con “nulla”, a seconda di ciò che si intende cambia il senso della proposizione e in questo caso nella proposizione “nulla è fuori dalla parola” questo significante “nulla” ha una accezione molto particolare, cioè sta indicare che retoricamente non si dà nessun elemento fuori dalla parola. Abbiamo utilizzato questo significante “nulla”, possiamo anche non utilizzarlo mica ce l’ha ordinato il medico, perché, come tu hai giustamente rilevato, essendo piuttosto ambiguo, se preso in una certa accezione è anche autocontraddittorio. Il suo utilizzo può offrire qualche problema però con debite precisazioni questo ostacolo si ovvia … qualunque elemento si dia questo è contraddittorio … rimane però la questione in effetti e cioè del qualcosa che perlopiù è pensato esistere di per sé… Già allora avevamo detto che è possibile provare che nulla sia qualcosa e che non lo sia e quindi questo significante risulta perlopiù autocontraddittorio, da qui non pochi problemi anche nella filosofia, se è nulla è qualche cosa ma se è qualche cosa allora non è nulla, sembra esserci un intoppo a questo punto … si tratta forse di precisare qualche cosa rispetto al pensiero, come definireste il pensiero? Vediamo intanto secondo questo modo di procedere che abbiamo utilizzato e che ci ha condotto a risultati confacenti, che cosa non possiamo non dire? Che è un insieme di proposizioni intanto, questo insieme di proposizioni è strutturato in un certo modo, il modo in cui è strutturato è il modo inferenziale, per cui da un antecedente si giunge a un conseguente e quindi a una conclusione. Questo è ciò che non può non dirsi del pensiero… (Però non abbiamo detto nulla di particolare di cui non si possa dire di qualunque cosa…) Di qualunque cosa che sia pensiero in effetti, come dire, è vero abbiamo detto il minimo che possa dirsi in una definizione più ampia, più generale, più vasta: un sistema di proposizioni organizzate in un sistema inferenziale. Tutto ciò che è pensiero funziona in questo modo e tutto ciò che funziona in questo modo è pensiero….(….) Sì, e come spesso facciamo diamo la definizione più ampia, quella che chiunque sarebbe disposto a sottoscrivere se non altro perché non si vede come potrebbe essere altrimenti. Ora, se il pensiero è questo allora qualcosa accade, accade  che funziona attraverso un sistema che è quello inferenziale, quindi un sistema logico,  se A allora B, allora C, ecc.,  questo sistema logico che è necessario per il pensiero può essere fornito in modo … o meglio si cerca di fare funzionare questo pensiero in modo coerente e in modo inattaccabile perlopiù, ciò che stiamo facendo fornisce una logica sicuramente più potente delle altre, come dire, vediamo di renderlo più semplice, qualunque cosa, poniamola come domanda, qualcosa potrebbe non essere pensiero, cioè potrebbe non essere un insieme di proposizioni organizzate in un sistema inferenziale? Sì, ci sono cose che non sono organizzate in un sistema inferenziale, come verrebbe fatto di dire, qualunque cosa, anche quelle che appaiono non essere pensiero, sono comunque organizzate e per organizzarle è necessario il pensiero, quindi è necessaria questa struttura. Questa struttura abbiamo visto muove tutto un sistema logico, questo sistema logico muove da una premessa e giunge a conclusione, se questo sistema logico muovesse da una premessa assolutamente innegabile comporterebbe necessariamente un pensiero moto forte… (….) Mi chiedevo se una argomentazione come questa, riflettevo in questi giorni fra un quadro appeso e un libro sistemato se un’argomentazione del genere, strutturata in modo più acconcio, potesse costituire retoricamente un sistema più efficace per consentire un accesso più rapido al discorso che stiamo facendo. (…) Se inserisci termini come percezione si confonde mentre pensiero chiunque immagina di sapere cosa sia, non lo sa ma immagina di saperlo. Ho pensato di utilizzare un termine che avesse un’accezione più ampia possibile come il pensiero, chiunque immagina di pensare o pensa in qualche modo, allora forse questo potrebbe essere una via. Se io chiedessi per esempio a Cesare di punto in bianco: Cesare lei pensa? Sì. Bene, che cos’è il pensiero? (….) Occorrono due o tre considerazioni che risultino assolutamente innegabili in modo di raggiungere molto rapidamente la conclusione per cui il pensiero è necessariamente un sistema di proposizioni organizzate in un sistema inferenziale.  (….)  Utilizzare questo pensiero ha una valenza retorica in quanto utilizza un luogo comune, il fatto che ciascuno pensa, quando qualcuno non è d’accordo con lui accusa quell’altro di non pensare, di non ragionare e dice “ma ragiona, se ragioni arrivi”, è nel luogo comune l’idea che ciascuno sia in condizione di pensare, poi che sia così oppure no… ma se io parlo del pensiero, anche se inizialmente può apparire che escluda delle cose sempre per la stessa vecchia questione tra il razionale e l’irrazionale, anche soltanto limitarlo apparentemente all’aspetto razionale, per usare di queste categorie piuttosto bizzarre,  potrebbe comunque costituire una sorta di chiave di accesso… (Interessante sarebbe inserire “logos”) Sì, certo, anche se l’utilizzo dell’etimologia è sempre un po’ rischiosa, qualunque etimologia può essere sempre utilizzata contro di te, tieni conto, poi se qualcuno tira fuori il logos, benissimo ne parliamo, però non lo porrei così d’amble’, strutturare le cose in modo da non cacciarsi nei guai subito, guai e discussioni che ci allontanano dall’obiettivo, visto che l’obiettivo non è una discussione etimologica che poi non apporta nulla, ciascuno pensa come gli pare e se ci fossero qui Parmenide, Aristotele, Empedocle e altri ciascuno magari ne darebbe una sua accezione particolarissima… (….) Sì, stabilito questo il gioco è quasi fatto. Si tratta anche di riflettere se strutturare un discorso di questo tipo sotto forma logica oppure impositiva, sotto forma di domande, di domande pilotate: può il pensiero essere altro da un insieme di proposizioni? Se penso sono proposizioni. Questo tipo di proposizioni occorre che sia organizzato? (…..) E si mica per niente Platone ha utilizzato questo sistema che ha funzionato per duemila anni, c’è l’eventualità che ancora qualche annetto regga… Se non è organizzato come lo so? Potrebbe essere un sistema di proposizioni non organizzato? Vediamo se è possibile trovare un sistema di proposizioni non organizzato o comunque una possibile obiezione, vediamo tutti i vari aspetti, perché è necessario che sia organizzato (Perché se no non c’è del senso.) Che non ci sia del senso è un problema ancora al di là, dobbiamo trovare una controargomentazione valida a una cosa del genere; uno potrebbe dire “no potrebbe esistere una successione di proposizioni non organizzata e per me questo è un pensiero”, cosa gli diciamo? (Il fatto che sia una sequenza implica già un’organizzazione.) No, quello potrebbe dire di no, che non è una sequenza propriamente, è una stringa, un accostamento di proposizioni non organizzate. (Una proposizione per essere tale deve essere organizzata.) Certo, il tizio non sta dicendo che la proposizione non è organizzata ma che questo accostamento di proposizioni non è organizzato, perché sia pensiero “voi” avete detto che è una sequenza di proposizioni organizzate, io invece affermo, può anche ma non è detto che sia così, non nego quello che state dicendo ma potrebbe anche essere un accostamento di proposizioni, ciascuna organizzata ma non connesse fra loro. (…) Ma pensi bene queste proposizioni occorre che siano connesse tra loro oppure no? Supponiamo che non siano connesse, in che modo utilizzarle? Immaginiamo che siano tutte sconnesse tra loro, organizzate ciascuna all’interno ma sconnesse tra loro, quindi senza nessuna organizzazione, non c’è connessione, cioè non c’è rinvio, cosa succede? Se queste proposizioni producono qualche cosa questa produzione segue alle proposizioni precedenti, c’è rinvio, quindi questo gruppo di proposizioni sconnesse tra loro per essere utilizzate occorre che producano un’altra proposizione, anche una sola, questa proposizione occorre che sia connessa con le precedenti e quindi organizzata. Con produzione intendiamo questo, che una proposizione affermando qualcosa afferma qualche cosa che per esempio può essere fuori dalla proposizione, oppure ancora cosa intendo con produzione? Un rinvio ad un altro proposizione. Quindi, se non c’è produzione non c’è nessun rinvio, questa proposizione non rinvia a nulla, non rinviando a nulla può essere utilizzata? (….) (….) Sì, questo elemento pensiero l’ho inserito perché procede dal luogo e quindi di più facile accesso, per questo cercavo di combinare le cose in modo tale per cui … è chiaro che si può risolvere più rapidamente però se si riuscisse a trovare un modo che para qualunque obiezione di fronte a una cosa del genere potrebbe essere più facile lavorare su questo... (…) Dice che il significante organizzazione è un po’ problematico? (…) Però occorre utilizzare significanti che richiedano il minor numero di precisazioni possibili… (…) Supponiamo che io sia un sostenitore della teoria del caos, la proposizione, come avviene in alcuni casi, per esempio in una poesia, segue ad un'altra che non ha nessuna coerenza logica ma è puramente casuale… (Chi stabilisce che ha una coerenza?)  (….) Sì, ma l’obiezione che viene fatta non nega che il pensiero sia quello che abbiamo indicato, nega che sia soltanto questo e cioè posso dire che il pensiero funziona come dite voi, in alcuni casi però no, queste proposizioni non sono connesse tra loro, non sono connesse né da legami logici né da connessioni estetiche o retoriche, avvengono in assoluta casualità. (In alcuni casi, atti mancati, lapsus, non avvengono con un legame se non la consequenzialità. Quando avviene il legame? Quando il filo si ricongiunge con un altro filo, quando la capacità di Freud è riuscita a inventare il gioco come nel caso di Signorelli) (…) (….) Ciascuna proposizione necessariamente rinvia a qualcosa, se non rinviasse a nulla sarebbe fuori dalla parola, ciascun elemento è preso nel linguaggio e connesso con altri, se questa connessione che viene a mancare è fuori dal linguaggio, se è fuori dal linguaggio è nulla, tutti i vari insolubilia… (….) Funziona, cercavo di trovare tutte le possibili obiezioni….(…) ciascuna proposizione dunque non è connessa a nulla, essendo connessa a nulla è non connessa ad alcunché, non è connessa nemmeno al linguaggio… (Non è fuori dalla parola però…) Se non ha nessuna connessione occorre che però abbia una connessione con il linguaggio, allora sì ciascuna proposizione è all’interno del linguaggio ma le proposizioni fra loro non sono connesse; questo è possibile? E’ possibile che una proposizione costituisca una sorta di isola o questo che sarebbe una sorta di autocontraddizione…  (…) Pensavo a qualcosa di più robusto perché altrimenti potrebbe risultare che la definizione di legame del pensiero sia totalmente arbitraria e questo pensiero voi potete farlo nessuno ve lo impedisce, però che io sostenga che il pensiero è anche quest’altra cosa, perché nessuno direbbe che il pensiero non è questo ma può dire che non è soltanto questo. Bisogna trovare un modo per cui la prova per così dire risulti innegabile e cioè che la contraria non sia sostenibile… (…) Lui dice che non c’è contatto fra le proposizioni, noi invece abbiamo stabilito che c’è una connessione inferenziale, l’altro invece sostiene che non c’è nessuna connessione inferenziale. (….) No, qualcosa di molto più potente, cioè se le proposizioni tra loro non sono connesse in un sistema inferenziale allora accade qualcosa che non è in nessun modo sostenibile, è questo che occorre confutare subito. (Come può sostenere che non siano connesse?) E’ possibile, dobbiamo trovare qualcosa per cui è impossibile sostenerlo… (…) Può continuare a sostenerlo sapendo di sostenere il falso, certo. Penso a delle poesie ermetiche, Apollinaire, ecc. (C’è una figura retorica per esempio la sincope…) E quindi è possibile pensare in un modo differente da quello che voi dite… (…) E cioè che necessariamente sia una struttura di proposizioni che si seguono fra loro in un sistema inferenziale… (No, in quanto la sincope è la regola di un gioco e in quanto regola collega…) Ma potresti provare che è un sistema inferenziale? Vedi, questo va contro perché dice che è possibile pensare in un modo che non è inferenziale ma retorico, un logico direbbe subito, cosa gli diciamo “sì è possibile”? No, dobbiamo dirgli, se no abbandoniamo del tutto questa modalità. Però, a questo punto, visto che ci questiona ne vale affrontare la questione perché non è in nessun modo possibile Roberto che delle proposizioni non siano connesse in un sistema inferenziale? Perché è assolutamente possibile che si verifichi un fenomeno del genere? (….) Sì, ma al nostro avversario non importa niente che non sia più…(….) Sì, io mi accorgo attraverso un sistema inferenziale di non utilizzare un sistema inferenziale per cui continuo ad affermare che posso affermare che il pensiero è anche un sistema che non è inferenziale. Tieni sempre conto che il nostro avversario non nega che il pensiero è soprattutto quello che stiamo affermando, ci dice che potrebbe anche non essere così e noi dobbiamo impedire l’accesso a questa eventualità. (…) Lui dice che il pensiero non è necessariamente quello che stiamo affermando e quindi che è arbitrario; a questo punto ci vuole una proposizione che lo confuti. (…) Bisogna provarlo… (E’ una vecchia questione e cioè che la produzione è qualcosa che pone gli elementi tramite una congiunzione, questo e questo e questo, non una esclusione, non si pone un elemento invece che un altro, o questo o questo o questo…) Sarebbe disposta a provare che è necessariamente così di fronte ad un logico rigorosissimo? Potrebbe essere così e non il contrario? E perché non entrambi o nessuna delle due? (Perché ci sia senso occorre che queste proposizioni siano inserite in un sistema.) Il nostro avversario è disponibilissimo ad accogliere una cosa del genere “certamente ciascuno le legge, le capisce a modo suo e a questo punto sono inserite in un sistema inferenziale, ma loro, le proposizioni, lo sono? Che poi io costruisca fra queste cose la mia interpretazione certo, ma io continuo a sostenere e nessuno di voi mi ha dissuaso che è possibile pensare utilizzando proposizioni non inserite in un sistema inferenziale; occorre che voi mi proviate che questo non è possibile in nessun modo…” 

CAMBIO CASSETTA 

(Le parole in sé hanno i loro significati però non sono connesse.) Non è che questo ci porti molto lontani… (Io dico che la negazione è la disconnessione della connessione.) Sì, il nostro avversario è disponibilissimo ad accogliere una cosa del genere, infatti io per dire una cosa del genere sto usando un sistema inferenziale; quello che sta dicendo è un’altra cosa e cioè che è possibile pensare delle cose, dice “il più delle volte avviene come dite voi ma talvolta può avvenire che non sia così e cioè che queste proposizioni non seguano questo andamento inferenziale”. (…) Infatti, lui non dice che non è vero, dice “è vero ma non sempre necessariamente”, e invece a noi interessa che sia necessariamente… (Lui lo sta dicendo adesso…) Eh no, perché se no non funziona, lui è dispostissimo a dire “certo, io adesso per argomentare in questo modo uso questo sistema, voi avete perfettamente ragione io non sto negando questo, sto dicendo che è possibile pensare anche in quell’altro modo e cioè che non è assolutamente necessario che il pensiero si svolga in questo andamento” e noi non siamo riusciti ad obiettarli niente. (…) Lui ci può dire qualunque cosa, che molte poesie, molti pensieri, alcune immagini che compaiono sono sconnesse fra loro, non possiamo dirgli che la connessione c’è perché lui può dire che non c’è, ci vuole un’argomentazione molto solida altrimenti è come se noi dicessimo che a noi piace così e allora va bene. (…) Tu tendi a una soluzione rapida e indolore ma proprio perché è un bel problema occorre che sia… (…) E taglia la testa al toro, noi non vogliamo tagliarla, vogliamo lasciargliela su e piegarla al nostro volere, noi vogliamo riflettere su che cosa è una proposizione disconnessa da qualunque altra, se questo è possibile se no perché? Dobbiamo rispondere a questo. Abbiamo detto che in effetti ciascun elemento linguistico per definizione segue ad un altro in una catena linguistica; una proposizione è fatta di elementi linguistici, ciascun elemento è inserito in una catena linguistica e quindi rinvia ad un altro, la proposizione che è chiusa cosa comporterebbe? Che l’ultimo elemento della proposizione non è connesso con altri tranne il precedente, quindi è una sorta di insieme chiuso, questa è la via da seguire… (Sto pensando alla proposizione non connessa e il fatto che ci pensi e dica delle cose sulla proposizione non connessa, a questo punto la connette…) Ma non è questa la questione, su questo il nostro avversario è assolutamente d’accordo, non ha nessuna obiezione. (…) Io ho detto che la poesia può essere anche una successione di flash, immagini… (A me vengono in mente le proposizioni nella Seconda Sofistica che suppongono la disconnessione di proposizioni tanto che ad un certo momento si impone la regola, aggiungiamo un elemento, questo elemento è connesso…)  (…) Una proposizione considera un insieme di elementi un sorite: se A allora B se B allora C, ecc., l’ultimo a cosa si connette? A niente? Può non rinviare? Se non rinviasse non sarebbe un elemento linguistico, cioè se rinvia ha una necessariamente connessione, pertanto una qualunque proposizione non può non essere connessa con un altro elemento linguistico o un’altra proposizione che la precede… ti perdi in un bicchier d’acqua… (Che precede…) Un elemento che precede rinvia ad un altro il quale rinvia… (Intervenendo le regole del gioco io aggiungo un elemento e questo elemento chiaramente è connesso anche se può non apparire.) Che appaia o non appaia, posta la questione in questi termini ciò che abbiamo affermato risulta non più negabile; possiamo quindi avvalerci di questa definizione e il nostro avversario la seguirà e quindi se possiamo utilizzare questa cosa risulta più semplice. Adesso dobbiamo pensare a questa formulazione che abbiamo dato di pensiero attenendoci sempre a questi criteri di innegabilità, di semplicità, di evidenza, e questo potrebbe essere in effetti più efficace di quanto andiamo facendo, operazione che richiede un contraddittorio, cioè un dialogo come ai tempi dei platonici. Potrebbe non essere altrimenti? Pertanto, non valgono più neanche le critiche di Aristotele che diceva, sì, due corni -  e se ci fosse un terzo? - per cui utilizzando lo stesso Aristotele gli rinfacciamo il tertium non datur. Va bene, abbiamo risolto un altro piccolo intoppo… (…) Un elemento è tale solo se ha un rinvio (…) No, non lo diamo come acquisito, abbiamo detto che un elemento linguistico è tale in quanto inserito in una combinatoria linguistica, se fosse fuori dal linguaggio in effetti non ci sarebbe nessun accesso, se è nel linguaggio allora è connesso con altri elementi necessariamente e quindi questa connessione non è altro che un rinvio, cioè se c’è questo elemento ce n’è un altro. Sì, in effetti, la questione era stata affrontata rispetto agli elementi linguistici però appariva così di primo acchito che un gruppo di proposizioni potesse sfuggire a una cosa del genere, ché in effetti ciascuna proposizione è all’interno di una struttura linguistica, però due proposizioni fra loro, come si sosteneva,  possono non  essere connesse, mentre invece no, necessariamente lo sono, almeno parrebbe fino a prova contraria. (…) Che poi per un logico la questione non si sarebbe mai posta perché se parlo di proposizioni già alludo a una stringa di elementi già sistemato in un certo modo, bisogna parlare di frase allora il logico avverte che con frase si intende delle stringhe di elementi non sottoponibili a un criterio vero funzionale e quindi eventualmente anche non connessi fra loro giustamente, eventualmente (…) (Si tratterebbe allora di distinguere il tipo di rinvio.) Può essere differente il tipo di rinvio però non necessariamente (…) Certo, può essere, ora non stavamo discutendo sul tipo di rinvio ma sulla necessità del rinvio fra una proposizione e un’altra proposizione o una proposizione e un elemento linguistico. (…) Anche se poi possiamo indicare una proposizione anche come un elemento linguistico e tagliar corto. Adesso vediamo se utilizzando questo procedimento possiamo costruire un discorso molto efficacemente persuasivo, (…) adesso abbiamo dato l’ossatura. Va bene allora ci vediamo martedì con Retorica della prova…