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26-6-2013

 

Ciò che sta accadendo da alcuni decenni è la conseguenza di altre importanti per il pianeta intero, così come il passaggio dall’economia alla finanza. Quando c’era Bush la sua amministrazione era composta da petrolieri, o da persone fortemente interessate al petrolio, da qui la guerra in Irak eccetera, poi con Obama le cose sono cambiate, non ci sono più stati dei petrolieri nell’amministrazione Obama o comunque non direttamente, tutta l’amministrazione Obama è in mano a personaggi di Wall Street, Obama è un uomo di Wall Street. Loro lo hanno messo al potere e loro lo controllano. Questo cambiamento è significativo, l’amministrazione Obama è composta da quei personaggi che hanno determinato quella crisi finanziaria piuttosto grave che attualmente è ancora in atto e che naturalmente i cittadini devono provvedere a pagare, questa è un’altra bella storia. Si tratta di mostrare che questi disastri economico-finanziari che accadono sul pianeta, perché ormai la globalizzazione è totale, procedono da fantasie di potere. Alcuni gruppi, sono pochi tutto sommato e hanno in mano praticamente i quattro quinti della ricchezza del pianeta, sono esseri umani, e come tali travolti dalle loro fantasie, vivono di fantasie, di fantasie di potere. Le fantasie di cui vivono gli umani, dicevamo l’altra volta e lo riprenderemo, sono fatte di questo: sono fantasie di potere. Le così dette fantasie ad occhi aperti, che cosa sono? Cosa rappresentano? Cosa mettono in scena? Cosa configurano? La fantasia ad occhi aperti è quella scena dove la persona, o finalmente realizza delle cose, o si sente importante, o è al centro del mondo. Poi si tratta di dire perché le persone, cioè il popolo, è così contento di subire tutto quanto, interrogando naturalmente sempre la fantasia di potere. Per esempio “salviamo l’Italia dalla crisi” e tutti quanti devono contribuire a salvare l’Italia dalla crisi, e questa è una cosa importante, che fa sentire importanti, ognuno si sente il salvatore della patria, non si rende conto di quello che sta succedendo di fatto, però in questo modo è contento ed è in grado di subire delle cose inverosimili, fino ad un certo limite ovviamente, poi succedono i disastri, però fino a un certo limite funziona. Funziona perché si fa leva sulle fantasie personali di potenza, di potere, è come se ciascuno ottenesse un riconoscimento da parte dello stato, dal governo dell’Italia della sua importanza, ché lui è un contributore della salvezza della nazione. È una sciocchezza colossale naturalmente, però funziona in modo straordinario: il riconoscimento. Su questo occorrerà lavorare perché il riconoscimento è più importante di quanto apparentemente appaia. Per esempio Eleonora, quando una persona è simpatica e quando invece è antipatica?

Intervento: sicuramente quando mi dà ragione, quando non mi contraddice eccetera…

Questi sono dei segni, degli indici direbbe Jakobson, una persona ti è immediatamente simpatica quando ti riconosce, cioè riconosce in te qualche cosa di importante, non importa che cosa e come, però c’è un riconoscimento da questa persona e allora ti senti di ricambiare questo riconoscimento con la tua simpatia, il tuo affetto, la tua stima. Se avverti invece che da questa persona non c’è nessun riconoscimento nei tuoi confronti, ecco che te ne hai a male e ti è antipatica d’acchito. Quando ci si incontra e ci si dice ciascuno il nome di quell’altro, è un riconoscimento “ti riconosco e quindi riconoscimi”. Ma perché è importante questo anziché essere indifferente? Perché è come dire “io riconoscendoti ti do del potere, cioè ti dico che sei qualcuno” e così fa l’altro nei miei confronti. Questo è uno dei piccoli aspetti che inducono a considerare e a riflettere sulla questione della fantasia di potere. Dunque l’economia e alla finanza come aspetti più o meno spettacolari della fantasia di potere, le configurazioni, le rappresentazioni, le messe in scena, a livello oramai globale di una fantasia di potere. Di economia e di finanza in genere se ne occupano gli economisti, o gli operatori finanziari, ma forse sono le persone meno adatte a occuparsene. Uno psicanalista, e per questo è l’intellettuale più straordinario, non soltanto è un teorico, sì certo, non soltanto è un intellettuale, ovviamente, ma soprattutto è stato addestrato ad ascoltare, cosa che nessun altro può fare perché non ha ricevuto questo addestramento. Ascoltare è la cosa che definisce lo psicanalista, che lo pone in una condizione che è totalmente differente da qualunque altro “esperto” tra virgolette del settore. Un economista può conoscere tutte le regolette, fare i suoi conti, ma non ascolta niente. Ciò che mi interessa dire è come funziona una fantasia di potere e fino a dove può spingersi, cioè mostrare che una fantasia di potere non ha limiti, ma per ciascuno, non solo per personaggi che hanno mandato il paese in bancarotta, perché lo hanno fatto loro, ma chiunque altro avrebbe fatto la stessa cosa, chiunque fosse stato nelle condizioni di esercitare un tale potere. E allora occorre mostrare che il modo in cui le persone pensano è questo che produce tutto ciò che sta producendo, cioè tutte le catastrofi di cui stiamo parlando e qualunque altra: guerre mondiali eccetera, tutto queste catastrofi procedono dal modo in cui si pensa, dal modo di pensare chiamiamolo “metafisico” tra virgolette, dove cioè le cose sono quelle che sono, e quindi posso appropriarmene, posso farle mie e posso farle mie perché avendole ecco che divento importante, e cioè quello che dico è importante. Tutto questo è successo e continua a succedere solo per questo motivo, non c’è nient’altro, “perché io voglio che tutti quanti confermino e per confermarmi, più ho potere e più sono confermato”. Prima si è inventato dio, e poi l’idea è di mettersi al suo posto, potere fare qualunque cosa, ma perché uno dovrebbe avere queste velleità? In effetti acquisire quantità smisurate di denaro può solo soddisfare una fantasia di potere, è l’unica cosa che può fare, e tutto questo può intendersi soltanto intendendo come funziona il linguaggio, e cioè come funzionano gli umani, che sono fatti di linguaggio. Considerare che forse tutto ciò che una persona fa è mosso dal suo desiderio di ottenere del potere. Certo è molto difficile eliminare una cosa del genere, e poi non si tratta neanche di eliminarla, semplicemente si tratta di mostrarne il funzionamento. Non siamo i salvatori di niente, non ci interessa niente, solo mostrare il funzionamento, il linguaggio funziona così, e se non so come funziona il linguaggio inesorabilmente si costruisce una fantasia di potere. È inevitabile, perché il linguaggio deve concludere con delle affermazioni che occorre che siano riconosciute come vere, non soltanto dalla persona in questione, ma da tutte le altre se è possibile, per una questione che abbiamo già accennata e cioè il fatto che la mia verità non deve essere solo mia, deve essere una verità universale per essere la verità, se no, è un’opinione. Per essere universale deve essere riconosciuta da tutti quanti, per essere riconosciuta da tutti quanti occorre che io abbia il potere su tutti quanti, cioè per potere imporre la mia verità. La cosa sorprendente è che in effetti non c’è nient’altro al di là di questo, è tutto lì, però abbandonare una cosa del genere appare, dico appare, impossibile per gli umani, come se, e in effetti è così, vivessero solo di questo. Non soltanto non c’è altro, diciamo a livello teoretico, ma non c’è altro proprio per le persone, nella loro vita comune, c’è solo questo esercitare un qualche potere, in qualche modo, su qualcuno o su qualcosa, che poi anche se è su qualcosa indirettamente è sempre su qualcuno.

Intervento: la questione del riconoscimento si può dirne ancora qualche cosa? perché sembra che se non c’è un “riconoscimento” è come se la persona immaginasse di non esistere…

Il “riconoscimento” riconosce il mio potere, cioè mi dice “sì, io so chi sei, so che hai questo potere e io te lo riconosco”, riconoscendolo di fatto lo attribuisce, nessuno ha un potere di per sé, ce l’ha in quanto gli altri glielo riconoscono, glielo attribuiscono ovviamente. Perché lo riconoscono? Qui ci sono alcuni aspetti, non sono poi tantissimi, perché io posso, se riconosco il tuo potere, averne un pezzetto del tuo e poterlo esercitare su chi è sotto di me, per esempio, anche l’impiegato di banca o delle poste ha il suo piccolo potere, e poi ciascuno a cascata. Ieri avevo proposto fra i vari titoli uno che si chiamava “Macchiavelli, La Boétie e Nietzsche: la genesi della fantasia di potere”. I primi due si sono soffermati su questi aspetti, hanno considerato anche loro il funzionamento di qualche cosa, Machiavelli per esempio può leggersi sia come qualcuno che diceva al Principe come fare per soggiogare tutti, ma anche come qualcuno che mostrava, che ne smascherava il meccanismo. Nietzsche invece aveva considerato quello che stiamo dicendo adesso, e cioè che qualunque fantasia alla fine è una fantasia di potere, lui si riferiva alla filosofia in particolare, ma vale per qualunque cosa; tutta la ricerca della verità, dai tempi dei presocratici fino ad oggi, non è la ricerca della verità assoluta, della bellezza della verità, la verità fine a se stessa, ma è per avere potere, era questo che muoveva tutti. Un suddito riconosce il principe per avere anche lui la possibilità di essere riconosciuto da quello che è sotto di lui, come il latore di un potere minore di quello del principe. Il favore che dà il principe è questo, non tanto avere in cambio dei soldi, delle cariche eccetera, ma il fatto è che i soldi e le cariche mettono la persona nella condizione di esercitare il suo potere su quelli sotto di lui. Se è il linguaggio che funziona così, deve costruire delle sequenze che devono concludere con un’affermazione che deve essere riconosciuta come vera dal discorso, e allora o questo processo è noto, e allora si sa e non si può non sapere che questa affermazione è vera rispetto a questo gioco che sto facendo, delle cui regole sono perfettamente a conoscenza, così come quando gioco a poker; oppure se non conosco questo gioco, allora è ovvio che non potrò non pensare che l’affermazione che ho fatta sia universale, e cioè dica come stanno le cose nel mondo. Questo è un lavoro da fare notevole, perché non è semplice porre tutta la questione in termini precisi. Un lavoro da fare che ovviamente non ha nessuna ambizione salvifica, mostra il funzionamento del linguaggio, il linguaggio funziona così, se so come funziona il linguaggio allora necessariamente so e non posso non sapere che questa affermazione riguarda il gioco che sto facendo con queste regole che io ho deciso di accogliere; se non lo so, sono travolto dalla fantasia di potere e sarò costretto a imporre questa verità per renderla universale, perché tutti quanti mi riconoscano. Si chiedeva La Boétie, come è possibile che tutti quanti accolgano il potere di questo principe che è nessuno, un imbecille qualunque, perché? Per via della necessità di ciascuno di potere avere un qualche cosa che confermi che quello che pensa è vero, se no in effetti non ci sarebbe nessun motivo di attribuire il potere a qualcuno, a che scopo? Certo, come alcuni dicono, come Laurent Dispot che scrisse “La machine a terreur” il quale ipotizzava che all’inizio il potere degli stati, dei governi, delle nazioni, sia stato conquistato con la forza, qualcuno che era più forte si è imposto sugli altri, solo che mantenere un potere così, con la forza, è impegnativo, perché appena gira la schiena quell’altro lo pugnala. La chiesa ha avuto la sua parte, perché ha fornito una garanzia, e cioè non sono più io che dico che sono il principe e tutti devono obbedirmi, no, non lo dico io, ma lo dice Dio. Questa è un’ipotesi su come il potere sia stato ottenuto “in punta di spada”, non con la persuasione ma con la spada. Dopo è intervenuta la persuasione, e nel corso dei millenni il lavorio costante e continuo sulle persone, favorito naturalmente dal fatto che ciascuno ha bisogno di avere del potere e quindi bastava dargliene, fargli capire, o illuderlo, di averne un pochettino ed ecco che il gioco era fatto. È inevitabile, e in effetti è sempre stato così da quando c’è traccia degli umani, ha sempre funzionato in questo modo. Non può non essere che così perché è il linguaggio che costringe a muoversi in questo modo, e quindi non conoscendo il funzionamento del linguaggio è inesorabile, né si può fare assolutamente nulla perché cambi qualcosa, non è possibile, l’unica cosa che possiamo fare è mostrare il funzionamento del linguaggio e dire che o si sa perché si afferma qualcosa, cioè per via delle regole di questo gioco che si sta facendo, oppure si è travolti dalla fantasia di potere. È importante mostrare i danni, le catastrofi che può costruire una fantasia di potere, che di fatto non può non mettersi in atto ciascuna volta in cui si parla. La questione dell’economia, o della finanza, mostra soltanto in modo più macroscopico il modo in cui funziona il linguaggio e la modalità di impadronirsi di tutti attraverso il furto dei loro soldi, che è ciò che sta avvenendo, ed è avvenuto da sempre. Nel medio evo c’era il signorotto con la sua corte, e poi il popolo imbelle, il cui compito era soltanto di foraggiare il principe per le sue guerre, le sue ricchezze, il suo agio, eccetera e il principe dava, secondo la struttura mafiosa, dava in cambio del denaro la sua protezione. È il furto della proprietà del popolo da parte del signorotto, che doveva mantenersi e fare le sue guerre a destra e a manca, cosa che portò Proudhon a scrivere quel libello famosissimo, La proprietà è un furto. Marx ha incominciato a dire che in fondo la tecnica di estorcere denaro ai cittadini è vecchia come il mondo, e funziona sempre. Oggi con la finanza il principio è lo stesso, si tratta soltanto di portare via soldi ai cittadini, ma come? Con ben altri strumenti, gli algoritmi per costruire e inventarsi i derivati non c’erano nel medioevo, però il modo per portare via i soldi al popolo sì. Portare via denaro, cioè fare lavorare le persone e prenderne i soldi, questo è il principio da sempre. Curioso è il fatto che tutti quanti siano felici, contenti e obbedienti. È così da sempre: un piccolo gruppo di persone che riesce a persuadere altri a consegnare loro tutti i guadagni. Come questo sia possibile, ecco, questo è ciò che a noi interessa, come sia possibile con tanta facilità. Quando sono accadute le rivoluzioni? Quando la gente incomincia ad avere fame veramente, allora ecco che lì la cosa non è più gestibile e si scatena l’ira di dio, per ritornare a ricreare lo stesso sistema. Quelli che hanno decollato re Luigi XVI, quelli che si sono messi al suo posto, hanno incominciato a fare anche peggio di lui. I massacri che succedono in questi casi sono inenarrabili, il famoso Direttorio aveva tutto il potere, subito dopo la Rivoluzione Francese, il Direttorio aveva potere di vita e di morte su tutti, bastava un minimo sospetto e si veniva decollati immediatamente.

Intervento: e la costruzione della morale e dei valori con tutto ciò?

La morale ha una funzione, basti pensare a quella cristiana per esempio. Occorre a fare intendere che quello che dico io è vero non soltanto perché lo dico io, ma perché è moralmente giusto. Per esempio pagare le tasse è una cosa moralmente giusta, lo dice anche il Papa, anzi, hanno detto che bisogna confessarsi se si evadono le tasse. C’è un termine tedesco che indica il debito, Schulden, che ha la stessa accezione di colpa, cioè colpa e debito sono la stessa cosa. Dunque è una questione morale continuare a pagare tutte le gabelle, le tasse eccetera, è una questione morale e cioè è bene, che cosa è bene? Quello che interessa a me, il mio interesse, questo è il bene di tutti. Ma tutto questo non potrebbe in nessun modo esistere senza il linguaggio, per esempio in un branco di lupi nessuno pensa a costruire una finanziaria, e le api producono il miele ma vanno a venderlo. Perché possa darsi tutto ciò occorre il linguaggio, e a questo punto occorre intendere quali sono gli effetti della struttura del linguaggio. Anche il significato è importante per quanto riguarda il potere: se io conosco il significato delle cose, o ho il potere di dare un significato a certe cose, e dopo queste cose sono quelle che dico io. Per esempio le gabelle varie, le tasse, qual è il loro significato? Quello di un dovere civico dei cittadini per il benessere della nazione, oppure una gabella imposta per il vantaggio di pochi? Se io do un significato oppure un altro cambia tutto, e se io ho il potere di attribuire un significato oppure un altro ho un grande potere. Ecco perché il significato deve essere univoco, come dice la metafisica o la filosofia analitica, è univoco sì, ma nella direzione che voglio io, perché se invece di essere univoco fosse plurivoco, allora come farei a imporre quel significato che io voglio imporre?