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24-10-2007

 

Intervento: per la ricerca della felicità occorre una struttura, un pensiero che la costruisca… il linguaggio come condizione di qualsiasi cosa… intendendo come funziona il linguaggio appunto che è la condizione di qualsiasi cosa gli umani fanno, dicono ecco che a questo punto non c’è più la necessità di credere necessaria una determinata cosa a questo punto c’è un’estrema libertà nel proprio discorso che a questo punto può, non avendo più la necessità di essere vincolato a qualcosa che reputi vero, a questo punto può muoversi liberamente non ha più questo…

Qui c’è anche una questione clinica, per esempio una persona che si rivolge all’analista potrebbe anche domandare che la si sbarazzi della sua infelicità, può capitare, ora non è che l’analista sbarazzi dall’infelicità magicamente, però può considerare quali sono le condizioni di tale infelicità, come si è costruita e quindi quali sono le aspettative, perché alcune cose hanno assunto la posizione di irrinunciabili, perché scambia a volte una questione che forse può essere molto banale come una questione di vita o di morte e allora non si tratta certo di mostrare la banalità della questione perché se no la persona se ne ha a male, perché in quel momento vive di quella cosa, è la sua vita stessa quindi non può tollerare l’idea che sia cosa da poco, però mostrando quali sono le condizioni di quella cosa che si attende con tanto entusiasmo ecco che allora è possibile incominciare a farle vedere che ciò che si aspetta magari non lo troverà in quella cosa dalla quale se l’aspetta, non la troverà mai né da questa né da consimili, e allora ecco che può sorgere la domanda sul perché ci si aspetta questa cosa così tanto quando può dare così poco; è una situazione abbastanza comune, aspettarsi da qualcosa o da qualcuno infinitamente più di quanto la persona sia in condizioni di dare, capace di dare, disponibile a dare. Tenete conto che ciò che produce infelicità è la cosa più importante in quel momento, così come quella che produce felicità, tutto il resto passa in subordine, è la cosa alla quale non si rinuncia sia che produca felicità sia che produca infelicità, e allora non servirebbe assolutamente a nulla cercare di dissuadere quella persona dal perseguire quell’obiettivo, si tratta invece di incominciare a considerare cosa si aspetta esattamente, perché soprattutto si aspetta da quella cosa, da quella persona a seconda dei casi tutte quelle cose…

Intervento: senza considerare che in questo lavoro di cercare di sbarazzarsi della cosa che si suppone infastidisca e sia di ostacolo alla felicità per molto tempo c’è questo tentativo di sbarazzarsi e quindi di reinserire nel discorso tutte quelle questioni che fanno parte di quella cosa e quindi per molto tempo accade in una analisi che proprio per questo cercare di togliere questa cosa la si reimmette nel discorso e ovviamente se ne parla a iosa e quindi ad un certo momento occorre che ci sia proprio… si rimane impelagati con questa questione proprio perché l’interesse è puntato su quella questione e quindi si parla soltanto di quella questione difficile distogliere l’attenzione…

E occorre parlarne in effetti, è soltanto parlandone che c’è l’eventualità di incominciare a smontare qualche pezzetto di questa costruzione, tacerla è il modo per santificarla e una volta santificata è un problema, la persona è molto aggrappata a questa cosa perché produce un’eccitazione tale che raramente prova e quindi non l’abbandona…

Intervento: è questa la ricerca della felicità…

In un certo senso sì, certo…

Intervento: cioè l’eliminazione del nemico…

In alcuni casi sì, la stessa persona se è considerata il bene supremo, se crea dei problemi diventa il peggior nemico…

Intervento: ecco raccontando e quindi continuando a cercare di sbarazzarsi di questa cosa e interrogando continuamente il discorso che produce queste sequenze in certi casi non basta sapere che quella cosa è un elemento linguistico certo man mano il funzionamento del linguaggio, questo gioco, diventa prioritario su qualsiasi altra cosa ma di fronte a questa questione, a queste sequenze che si producono nel discorso accorgersi appunto che sono sequenze ben formate e quindi rendere quella verità assoluta e quindi assolutamente condivisibile da tutti perché se no non è la verità, non è la realtà, inserire delle affermazioni che comincino a incrinare quella realtà, quella storia aggiungendo elementi perde la sua importanza e man mano sempre altre cose acquisiscono importanza ma proprio questo lavoro di parola che va ad aggiungere degli elementi rendendo ciascuna affermazione vera all’interno di un gioco ma falsa fuori da quel gioco nel senso che non è nulla quell’affermazione fuori da quel gioco, rendere vera e falsa ciascuna affermazione che non discenda dalla necessità…

Il raggiungimento della felicità o dell’infelicità comporta quella condizione molto particolare, tempo fa parlavamo, per esempio, dei casi d’innamoramento come molto simili a quello di un fondamentalista islamico, provate a dissuadere una persona che è innamorata in modo che cessi di esserlo, non lo può fare in nessun modo, così come il fondamentalista non lo può fare; la struttura è molto simile, è una sorta di psicotizzazione cioè non c’è accesso alla persona perché è completamente blindata all’interno di questo pensiero…

Intervento: questo parlare può essere per una persona di felicità o di infelicità, pensavo che questo parlare fosse un modo per rendere meno vago e quindi accessibile alla persona stessa quello per lei è felicità o infelicità…

Sì certo, però questo avviene in un seconda fase non so se vi è capitato di avere in analisi una persona follemente innamorata di qualcuno, non necessariamente di voi, è ovvio che non avrà nient’altro di cui parlare, il che va bene ma allora che fa l’analista? Soprattutto se soffre per amore ovviamente perché se è felice magari ne parla di meno, però se soffre ecco che ne parla di più. Non fa niente, assolutamente niente nel senso che la cosa più efficace è lasciare che il discorso si svolga, lasciare che sia il discorso stesso a trovare delle pieghe, o delle crepe. È qualcosa di simile a ciò che accade di fare nei casi di psicosi, adesso faccio il caso limite: lo psicotico che dice che la madonna gli ha ordinato di buttare giù quel quadro, è inutile a stare a spiegargli che non c’è nessuna madonna, non servirà, è come se questo discorso dovesse proseguire fino, potrei quasi dire a esplodere da sé, trovare da sé una piega che da solo non è assolutamente in grado di considerare né di usufruirne perché ci vuole la presenza di qualcuno che glielo faccia notare, ma questa piega è il discorso stesso che la trova ad un certo punto e in genere non c’è neanche molto da aspettare. Seguire il discorso, seguirlo tenendolo d’occhio, lasciarlo andare perché trovi da sé l’inghippo, trovi da sé la via per incominciare a intendere e in effetti è la stessa struttura del linguaggio che viene in supporto in un caso simile, vale a dire il linguaggio ha soddisfatto il suo requisito, ha trovato un elemento che costruisce il discorso all’infinito e quindi potrebbe tecnicamente proseguire all’infinito sempre sulla stessa questione ma non lo fa, non lo fa nel momento in cui esaurisce la possibilità di costruire nuovi discorsi, anche se appaiono gli stessi per qualche verso rimane comunque la novità così come, per esempio, i bambini fanno sempre lo stesso gioco o qualcuno va a vedere continuamente lo stesso film e ogni volta trova comunque qualche cosa che gli da una sensazione, una emozione, qualcosa che potremmo equiparare alla novità anche se di fatto non c’è novità, ma a un certo punto si esaurisce, si esaurisce nel momento in cui questa novità che ciascuna volta anche nella ripetizione dell’identico riesce a trovare non si trova più, e allora il linguaggio è costretto a cercare un’altra via, e la trova, ed è lì, a quel punto che l’analista lo aspetta per così dire, nel momento in cui il discorso è come saturo e non c’è più niente di nuovo il gioco che sta facendo non da più quella emozione, quella sensazione e allora ecco che è pronto ad accogliere un'altra direzione. Certo ci sono dei modi per accelerare un processo del genere che altrimenti potrebbe andare avanti anche per molto tempo, ma non è semplice, torniamo alla struttura del linguaggio: è soddisfatto perché costruisce cose e di tutto il resto non gli importa niente, prendete il discorso che sappiamo che per funzionare deve ogni volta confermare una conclusione, il problema è che una volta che le conferma si, è soddisfatto, però in quel caso la cosa è acquisita e deve andare altrove e allora si tratta di accelerare questa processo di conferma e cioè anziché opporsi e negare le cose, o porre delle obiezioni confermare tutto quello che dice, nel senso di aggiungere cose a conferma a riprova…

Intervento: cioè fare in modo di non avere cose nuove da verificare…

Questo è l’obiettivo: che le cose che continuano ad apparire come nuove cessino di essere tali e la persona si stanchi di raccontare la stessa storia…

Intervento: che magia!

Non è una magia, segue semplicemente il funzionamento del linguaggio e il linguaggio cerca necessariamente qualche cosa che una volta trovato dovrà abbandonare, funziona così, una volta che ha raggiunto la conclusione di una sequenza la deve abbandonare per costruire altre cose, certo si avvarrà di quella conclusione per costruire da lì altre cose ma quella conclusione è acquisita, è assodata e soprattutto non deve più essere messa in discussione, entra a fare parte del discorso della persona, è come una tautologia, non dice nulla ma è necessaria al funzionamento del sistema, è come se dicessi: “signore e signori fate attenzione, questo è un posacenere” e allora? Lo sappiamo tutti che lo è, non c’è bisogno di dirlo, appunto, non c’è bisogno di dirlo mentre c’è bisogno di dire altre cose, ciascuno sa che questo è un posacenere, incomincerebbe a porre delle obiezioni se dicessi che invece non è un posacenere, ma se si continua a confermare la stessa cosa si costruiscono tautologie che non dicono niente. Ciascuno istintivamente chiederebbe: e quindi? Cioè qual è l’uso di questa affermazione che stai facendo? Perché non la vedo, se dici che A = A non so che cosa farmene e quindi chiede qual è l’uso? In effetti è la stessa procedura che si usa in alcuni casi di psicosi. Allora Cesare potrebbe aggiungere una postilla sulla ricerca dell’infelicità, anche questa viene ricercata però non enunciata per una questione di responsabilità “non sono io che la cerco ma è la mala sorte che mi perseguita”…

Intervento: si parte da una stato di infelicità per cercare la felicità…

Non necessariamente, per esempio il cristianesimo ha usato un escamotage, consapevole del fatto che la felicità non è di questo mondo ecco che l’ha piazzata nell’altro mondo, a condizione però che adesso, in questo mondo, facciate quello che dico io, è ovvio, oppure posta nel mondo migliore, anche la politica si avvantaggia continuamente di queste cose. Il mondo migliore è sempre stato il meccanismo per il ricatto, un mondo migliore soprattutto per i figli, non tanto per noi ma per i vostri figli che dovranno essere felici, ma non adesso, adesso c’è il sacrificio…

Intervento: in questo senso la morte viene santificata nel senso che non c’è morte…

Si, ci sarebbero tante cose da dire sulla questione dell’infelicità…

Intervento:…

La sensazione corporea di felicità? Questa è abbastanza vaga, è una sensazione di rilassatezza generalmente, però anche di eccitazione talvolta…

Intervento: soprattutto quando si prova dolore…

Come tutte queste sensazioni è una sorta di eccitazione che poi sfocia in una rilassatezza: una persona è felice, ha avuto un momento di eccitazione e poi è tranquilla, come dopo un orgasmo tutto sommato…

Intervento:,,,

È la stessa cosa che si ponevano già gli psicanalisti ai primi del ‘900, il fatto appunto dell’orgasmo che tutti cercano, però l’acme è un momento di tensione estrema che dovrebbe essere negativa in teoria, però non tutti erano d’accordo…

Intervento: pare una contraddizione questa cosa il massimo dell’eccitamento la contrazione e la rilassatezza…

Intervento: la sensazione corporea ha un fondamento, per esempio, le droghe, l’alcol hanno proprio qualcosa di corporeo…

Intervento: io dicevo proprio anche di pensiero quando la persona sta male non si guarda neanche in faccia, non si può guardare allo specchio…

Beatrice a che punto siamo?

Intervento: intanto quello che voglio fare da parte di una donna un discorso alle donne in prima istanza, perché questa conferenza Scrivere l’Amore e questa serie di conferenze sono dedicate alle donne e quindi direi che è importante che una donna incominci a dire delle questioni che la riguardano e quindi tutte le implicazioni ad intendere cosa diciamo quando noi donne diciamo di voler amare, questa che è una richiesta d’amore in prima istanza, una richiesta di soddisfare delle attese, delle aspettative da parte del partner e cioè che mi voglia bene, che mi protegga, che mi ami… soddisfacendo in qualche modo una scena antica che ciascuna donna ha imparato con l’educazione di essere in qualche modo sola ed indifesa e abbandonata “mandata per il mondo” per cui questa richiesta di essere amata… ha imparato che l’uomo non ha paura della solitudine perché è forte ed in fondo nel luogo comune sono le donne che temono la solitudine, è più un problema femminile, la donna è più piccola dell’uomo, è ancora un luogo comune e tutta la femminilità gioca proprio a partire dalle diverse fattezze dell’uomo e della donna, la donna ama essere esile, adesso poi è abbastanza di moda e quindi si gioca molto su questo rapporto, basti pensare all’anoressia e a come sia importante il modello cioè a ciò che si crede più vero, in genere è la donna che gioca questo gioco, per lo più… comunque questa richiesta di amore, non di amare certo la donna aspira all’innamoramento, ama innamorarsi ma sopraputto a voler essere amata nella maggior parte dei casi e qui dovrebbe cominciare a interrogare la donna per tutte le implicazioni che comporta questa questione dell’essere amate ad ogni costo cioè di essere importanti per qualcuno in prima istanza, essere attratte da qualcuno per cui essere importanti ma questa attrazione indica la necessità dell’importanza da parte dell’altro di quello che sono io, di quello che dico, di quello che faccio, di quello che amo perché se manca questa condizione se non sono importante per chi mi deve amare ecco che cade l’interesse per l’innamoramento, l’innamoramento non ha più nessuna malia, nessuna magia, non comporta tutto ciò che la donna, visto che parliamo di donne, mette in atto per amare, lei dice così e quindi scrivere l’amore è aggiungere delle annotazioni sull’amore così come viene raccontato, questa magia che viene scritta e si continua a scrivere, che è stata scritta da tutti i grandi poeti come qualcosa di arcano, uno dei giochi più ambiti dall’umano però se si chiede amore si desidera l’amore dell’altro, si vuole l’amore dell’altro e quindi si mette in atto tutto ciò che occorre per raggiungere questo scopo, in fondo è un gioco di potere questa malia perché deve essere importante per qualcuno, qui volevo fare riferimento alla scena alla quale ciascun umano è tratto, quella scena in cui bambino aveva la priorità su tutto… in fondo è come tornare bambini e voler avere ragione come ha ragione il bambino… questa idea, questo ideale in cui tutto il mondo era ai propri piedi…

Sì certo, deve fare tutto quello che voglio io e una delle accuse delle fanciulle rivolgono ai loro fanciulli è proprio questa: “fa sempre tutto quello che vuole lui”, anziché fare quello che vuole chi?

Intervento: quello che vuole lei…

È ovvio, direi che va da sé…

Intervento: questo delirio di onnipotenza che viene dalle scene che si deducono dalle storie che l’umano ha costruito e quindi di questi bambini che hanno il mondo intero ai loro piedi denunciano il funzionamento del loro pensiero e quindi questa necessità di trovare delle cose vere sulle quali fondare il loro pensiero da cui partire e continuare a costruire senza poter mai mettere in gioco quelle cose che si pensano cioè senza mai poter considerare che è il proprio pensiero che decide nella costruzione di quell’amore che si trovano a vivere poi, quindi se decidono e se la verità che hanno accolto e che non possono giocare appunto non può essere più considerata ovviamente sceglieranno, decideranno nella loro vita la risoluzione del loro amore e quindi del loro innamoramento e quindi della loro vita quindi possono decidere per un amore felice, però dell’amore felice c’è pochissimo da dire, le cose vanno bene e detto questo… è quello che annoia, ma questo è il desiderio di ciascuna coppia di avere un amore felice…

La noia sopraggiunge dopo il momento della vittoria, dopo il moto giubilatorio…

Intervento: è sempre questa la questione accorgersi che quando io voglio amare una persona io chiedo a lei amarmi in prima istanza dopo di che tutto ciò passa in secondo piano e le implicazioni di amori che per lo più funzionano sono queste quindi la necessità in certi casi di costruire l’amore infelice per poter esercitare ciò che si crede vero e quindi che l’altro sia colpevole…