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24-10-2001

 

L’inconscio

 

Intervento: Inserire la psicanalisi all’interno del linguaggio comporta considerare le affermazioni che a quel punto uno si trova a fare, gli enunciati della psicanalisi a quel punto diventano enunciati del mio discorso e come tali diventano interrogazione nel mio discorso che posso accogliere o confutare dipende dal gioco che io voglio fare…

C’è qualche questione sulla quale ha riflettuto, magari un po’ complessa che vuole esporre?

Intervento: sì la questione della contraddizione: uno dei pilastri della psicanalisi è l’inconscio, inconscio dal quale si attinge come punto di partenza per quelle affermazioni che una persona in analisi si trova a fare. Mi chiedevo cioè cosa comporta mettere a fondamento di una teoria una contraddizione?

Per la psicanalisi non è che si pone in questi termini come una contraddizione…

Intervento: non si pone come contraddizione certo ma al momento in cui mi trovo

Che distinguendo fra conscio e inconscio pone l’inconscio come ciò che in un certo senso sta a fondamento di qualche cosa che in definitiva muove, muove come una logica, ad esempio per Vermiglione la logica della parola (certo come qualsiasi termine che può avere questa funzione cioè voglio dire porre l’inconscio, porre dio o porre l’anima è un atto di fede, porre l’inconscio è già porre un termine in qualche modo, però …) la questione si può porre in questi termini: la nozione di inconscio è deducibile dall’esistenza della parola? Che è deducibile nell’accezione in cui stiamo proseguendo, cioè è possibile giungere a una definizione di inconscio che sia necessaria? Oppure no? Se sì come? Se no è una nozione fra le tante, come infinite altre altrettanto gratuite, cioè inutilizzabili rispetto a questo percorso (sì è inutilizzabile perché non serve) a questo punto supponiamo di aver stabilito questo che la nozione di inconscio non è necessaria in questo percorso allora a questo punto che ne è della psicanalisi in questo percorso visto che non tiene più conto dell’inconscio? Ché sono questioni che possono intervenire

Intervento: se la psicanalisi ha come premessa l’inconscio e cioè qualcosa che per definizione non è conoscibile…

Perché occorre prima intendere qual è la funzione di questa nozione nella psicanalisi, questione non semplice perché ciascuna scuola ha dato dell’inconscio una differente definizione, però potremmo prendere quella di Freud, quella di Lacan, di Jung se preferite e vedere che funzione ha questa nozione e poi come all’interno del discorso che stiamo facendo questa funzione non ci sia più, per esempio, voglio dire questo considerate la nozione di inconscio grosso modo come una logica che attraversa il discorso, per Freud per esempio ci sono testimonianze dell’inconscio nel motto di spirito, nel lapsus, nei sogni in varie circostanze, come dire qualche cosa che non è dicibile, come dire qualcosa di non detto rimane, per esempio, si potrebbe anche considerare questa affermazione, perché rimane qualcosa di non dicibile? E questo qualcosa di non dicibile è conoscibile oppure no? E come faccio a sapere che c’è qualcosa di non dicibile?

Intervento: solo quando lo dico

Ci sono infinite cose che non sto dicendo non per questo non sono dicibili, questa logica di cui si tratta che attraversa il discorso, o anche quest’altra scena diceva Lacan che funzione ha nell’economia del discorso? A cosa serve? A spiegare qualcosa oppure no? O ad aggiungere degli elementi importanti? Perché il gesto di Freud iniziale ha avuto qualche portata per fare intendere che le persone pensano, si muovono o fanno delle cose per motivi che possono essere differenti da quelli che immaginano, per esempio, la nozione di inconscio è servita anche a questo, pensate al lapsus, c’è un’altra direzione nel discorso mentre sto parlando che fa mostra della sua presenza, ciò che è rimosso è inconscio per esempio, però l’inconscio non è necessariamente rimosso per esempio, insomma tutto ciò che funzione ha nel discorso psicanalitico? A cosa è servito? A dare delle spiegazioni questo indubbiamente, c’è un’altra scena per esempio parlando, da cosa lo deduco? Seguendo Freud per esempio dall’atto mancato, dal lapsus esiste un’altra scena però pochi si sono domandata se è esattamente così oppure no? Perché accogliere questa spiegazione quando possono fornirsene altre più o meno suggestive, più o meno divertenti? Ora la questione è questa o questa spiegazione, questa chiamiamola teoria dell’inconscio è qualcosa che risulta necessario affermare oppure no? Perché se non risulta necessario affermarla allora perché credere a una cosa del genere? A che scopo? Perché mi serve a spiegare un’altra cosa che è altrettanto gratuita? Non è un granché e se ci fosse l’eventualità di riconsiderare tutta una serie di cose connesse con la psicanalisi e cioè la sua teoria in toto? I quattro concetti fondamentali, potrebbe essere che non sono affatto fondamentali? Potrebbe essere che i quattro concetti siano totalmente gratuiti? E cioè inutilizzabili? Inutilizzabili in quanto utili sì all’interno di una teoria psicanalitica però se abbandoniamo tale teoria psicanalitica in quanto totalmente infondata e infondabile allora anche questi quattro concetti fondamentali ne seguono la sorte inesorabilmente, come dire non sappiamo più che farcene o più propriamente la nozione di inconscio, di rimozione, di transfert ecc non ha più nessun utilizzo non servono a niente. Io posso anche pensare che ci sia un’altra scena perché no? Ma che me ne faccio se non per dimostrare altre cose che procedono da altre affermazioni non meno gratuite. Può il discorso, questa è la questione centrale, che stiamo facendo non soltanto non necessitare di tutto ciò ma costruire una teoria chiamiamola psicanalitica, a questo punto potremmo anche chiamarla con un altro nome, molto più efficace e più potente che ottenga dei risultati che ottiene la psicanalisi ma non più e non già attraverso un atto di fede necessario, il quale atto di fede come sappiamo tutti produce effetti benefici, ché quando io so qual è la verità ne ho sempre un beneficio notevole, probabilmente l’unico consentito agli umani, conoscere la verità oppure supporre di conoscerla, l’unico effetto terapeutico! Dunque giungere a qualcosa del genere ma senza passare attraverso un atto di fede, senza passare attraverso un atto di fede e cioè passando attraverso una costrizione logica e quindi accogliere come verità unicamente ciò che non può essere negato. Qualcuno potrebbe domandarsi che differenza fa, tanto si raggiunge lo stesso obiettivo. Una sorta di beneficio che segue al fatto di avere il possesso della verità, però il vantaggio è che mentre nel caso dell’atto di fede ciò in cui credo non può essere provato se è vero e quindi è sempre soggetto al dubbio, sempre soggetto a ripensamenti e quindi all’abbandono con la depressione che ne segue per abbracciare poi un’altra fede ecc…in questo caso invece l’operazione è definitiva, perché cessa la persona di avere la necessità di credere in qualunque cosa che non sia necessaria e quindi non può che accogliere unicamente ciò che è costretto a fare, a ciò che non può non fare, a questo punto il beneficio è irreversibile, in qualunque altra dottrina no, è reversibile in qualunque momento. Grosso modo la differenza è questa in una prima approssimazione, il rigore che ci impone il seguire questo discorso ci costringe a non accogliere tutto ciò che non è necessario, tutto ciò che è arbitrario e questo ci ha costretti ad abbandonare la teoria psicanalitica, così come è nota generalmente, come una sequenza di affermazioni gratuite cioè che traggono fondamento da nulla, appena una parentesi. Sì? Quindi? Questo appena per illustrare perché la teoria psicanalitica così come è conosciuta generalmente è stata abbandonata, perché è inutilizzabile perché ciò che produce è gratuito, è aleatorio, è instabile, vacillante come qualunque atto di fede, un atto fondato su qualcosa che non può essere provato vero e quindi soggetto a continui mutamenti, oscillazioni, che poi nella vita pratica si traducono in depressioni, in euforie a seconda dei casi ma è per definizione sempre una condizione reversibile, mentre quella che procede da necessità logica, cioè il discorso che illustravo prima conduce a una condizione irreversibile, di benessere irreversibile molto semplicemente, potrebbe non essere facilissimo da porsi in atto però… e perché è vera la nostra e non quell’altra? (…) perché ciò che è vero occorre che mostri di esserlo anche oppure no? Oppure è sufficiente affermarlo, io dico una certa cosa ed è sufficiente questo perché lo sia? Nella retorica spesso sì, nella logica no e qualunque persona sa che perché una cosa sia vera occorre che ci siano delle condizioni perché possa essere affermata tale e queste condizioni stanno nella prova generalmente, non ci sono altri modi per potere dimostrare che una cosa è vera se non dimostrarla tale, ora moltissimi sanno che il problema sta proprio nel potere stabilire i criteri di tale prova, il criterio più potente qual è? Quello che costringe ad accogliere una tesi perché la eventuale contraria è autocontraddittoria quindi impraticabile, che è esattamente quello che abbiamo fatto, per questo abbiamo fornito non solo la nozione di vero ma anche un criterio per poterlo stabilire, non solo è più forte di qualunque altro ma risulta non negabile, in questo senso risulta una costrizione logica, per questo motivo ciò che andiamo affermando è vero, qualunque altra affermazione è falsa. Le risulta semplice? E a questo punto? Io adesso l’ho fatta molto breve, volendo si può andare avanti per giorni e giorni, facendo tutti gli esempi, le parentesi, aprendo, chiudendo, inserendo e allora a questo punto si impone una elaborazione intorno alla tecnica e cioè come porre in essere tutto questo nel modo migliore cioè fare in modo che sia praticabile per i più almeno cioè porre innanzitutto le condizioni perché una persona sia disponibile a pensare, questo sicuramente è la cosa più difficile, e cioè a considerare in termini precisi buona parte delle cose che già sa, la cosa perché sia vera occorre che sia provata essere tale, e ciascuna persona lo sa però è come se tutto ciò non si praticasse, e cioè il fatto che le cinque vie di Tommaso ma già molto prima di lui, Aristotele, il fatto della regressio ad infinitum, affermava che non è possibile domandarsi all’infinito ad un certo punto bisogna fermarsi, con il gioco dei perché si può andare avanti all’infinito, perché di fatto il discorso occidentale non ha mai trovato una battuta di arresto soddisfacente e quindi? Quindi niente ad un certo punto si ferma, si ferma dove? Dove pare più opportuno e a seconda dei punti in cui ci si ferma si costruisce una teoria, nessuno è mai riuscito ad arrivare fino a fine corsa, e cioè alla condizione di qualunque cosa, infatti Aristotele cercava, ipotizzava il motore in moto, è il linguaggio che risponde esattamente a questo requisito, il motore in moto, ciò che muove ma non è mosso da altri, il linguaggio perché qualunque cosa io cerchi a fondamento del linguaggio sarò sempre costretto a utilizzare il linguaggio e troverò sempre qualcosa che è assolutamente arbitrario, posso costruire quello che mi pare ma sarà sempre arbitrario, l’unica cosa assolutamente necessaria è la sua esistenza non ce ne sono altre, l’unica affermazione assolutamente necessaria, l’abbiamo detto mille volte, non è altro che il linguaggio che afferma la sua esistenza, tutto qui, da qui ovviamente si può dedurre altro. L’essere giunti a fine corsa non è altro che aver reperito quell’elemento che è appunto la condizione di qualunque altro e cioè il linguaggio, di averlo reperito utilizzando le prove, la struttura stessa del linguaggio è stata questa l’abilità per così dire, cioè dimostrando una cosa del genere utilizzando ciò stesso che non può non essere utilizzato e cioè delle procedure linguistiche, ciò di cui il linguaggio è fatto per questo non è negabile, ché negarlo comporterebbe negare la struttura del linguaggio e questo non è possibile farlo. Era un po’ questa la questione?

Intervento: porre una tautologia per potere giocare

Sì certo, procedere per tautologia, che i medioevali consideravano sconsiderato ché non fa altro che affermare ciò stesso che afferma, d’altra parte il linguaggio sembra procedere così, sì…

Intervento: di qui l’interesse al funzionamento del linguaggio

Certo, rendere meno ingenui, questo è l’obiettivo del discorso che andiamo facendo, meno ingenui rispetto alle affermazioni proprie in prima istanza ed altrui, e pertanto si è meno indotti a immaginare che le cose siano vere e quindi muoversi di conseguenza…

Intervento: potendo tenere conto che “i”o sto parlando mi è permesso da una grammatica che distingue chi parla

Sì, una funzione grammaticale una nozione nota come soggetto, nota come shifter, operatore deittico…

Intervento: anche il discorso fra me e me non potrebbe sussistere se non ci fossero procedure cioè una grammatica e una sintassi che mi permettono di compiere questa operazione, non ci sarebbe pensiero, questo posso affermare anche se lo affermo attraverso queste procedure e sapendo che è una affermazione arbitraria e che resta arbitraria finché non la dimostro… cosa comporta partire da ciò che mi permette di fare questa affermazione anziché da una credenza, senza poter considerare che è una costruzione del linguaggio? Tutto ciò permette di sfrondare una valanga di questioni che imbarazzano il pensiero, lo fermano su certe questioni la realtà per esempio…

Sì in effetti la nevrosi per fare qualche esempio tratto dalla clinica comune…

Intervento: un esempio che mi piaceva utilizzare cosa comporta ascoltare ciò che si dice e quindi sapere soltanto che sono l’artefice di quello che dico, di quello che credo, di quello che penso, tratto dai saggi sull’isteria di Freud, l’esempio di una madre che “disturba” continuamente suo figlio ammalato con un tic, con un rumore, un singulto

Qual è l’interesse di questo…

Intervento: non può essere responsabile cioè accogliere questa proposizione come sua produzione ma deve passare attraverso la storia della madre per giustificare la colpa, ché lei a aveva agito così, perché di colpa si tratta

Lei come interverrebbe in un caso del genere?

Intervento: ci vogliono alcuni passaggi prima che la madre possa accettare di dire che il bambino la infastidisce perché non lo vuole

Quindi è questo ciò che crede (…) per volere eliminare qualcuno, chiunque sia, occorre credere fortemente che questo qualcuno sia un impedimento a qualcosa, se no non c’è niente da eliminare questo sta a fondamento di tutto, dopo di che, l’eliminazione di questa persona va urtare contro le convenzioni, se queste convenzioni non ci fossero state anziché il singulto avrebbe preso una P38 e avrebbe risolto la questione molto rapidamente però non è bello fare una cosa del genere, che una madre spari in testa al figlio, ma la questione è perché lo vuole eliminare cioè perché crede che sia un impedimento un ostacolo è questo che crede fortemente, se non credesse una cosa del genere non ci sarebbe nessun problema…

Intervento: è un ostacolo perché il bambino non gli consente per esempio di stare con l’amato

Questa è una questione che si riscontra spesso negli uomini, quasi tutti gli uomini hanno avuto un figlio, ché una persona un po’ semplice potrebbe domandare perché l’ha fatto…

Intervento: c’è tutta la vecchia teoria di Freud che risponde al perché la donna ha fatto un figlio, è uno dei luoghi comuni più accreditati…

Come potete facilmente osservare tutto questo marasma procede da tutta una serie di cose che sono credute vere, ché per esempio lei si possa realizzare con un figlio, ad esempio, e una volta fatto questo figlio questo figlio sia un impedimento, pare necessario che ci siano delle certezze per potere muoversi e creare poi dei problemi quando questa certezza in quanto tale va urtare contro altre certezze, si creano situazioni irrisolvibili che sono quelle che solitamente vi raccontano le persone in analisi…

Intervento: ecco però se questa persona potesse accogliere il fatto che è una sua costruzione, qualcosa in cui crede e potesse perciò accogliere la responsabilità del suo discorso, senza passare attraverso una conversione e cioè per poter ammettere che il bambino è un ostacolo lei deve essere stata un ostacolo per sua madre, ma la tecnica, dal momento in cui la persona non crede più e quindi può accogliere questo discorso… a questo punto colgo la realtà delle cose, il dato di fatto se non ho la possibilità di passare attraverso una conversione, cioè una giustificazione per quel mio modo di sentire, altrimenti questo mio modo di sentire non ci sarebbe cioè prenderei il bambino come un altro elemento della mia vita senza essere necessariamente un ostacolo. Questo passo così difficoltoso “le colonne d’Ercole” per cui posso considerarmi l’artefice del mio discorso, senza fare i conti con un referente, poi dipende dalla questione importante della persona perché questo luogo comune della madre che “sente” e quindi questa tragedia che comporta delle sensazioni e delle emozioni grandissime in un pubblico, basti pensare a tutti i fatti di cronaca che hanno per attanti la madre e il figlio, la tragedia cioè l’amore disgiunto… là dove dovrebbe esserci l’amore c’è l’odio, queste congiunzioni o disgiunzioni di termini, però per ciascuno funziona il qualche luogo “sacro”…

È una questione complessa… questo punto in cui la persona, come nel caso dell’esempio di Freud, può ammettere, la questione del discorso isterico di voler eliminare il figlio, il discorso isterico lo può fare, dopo di che? Supponiamo che ammetta una cosa del genere, che lo voglio far fuori, quindi…

Intervento: le interpretazioni psicanalitiche sono queste e sono stabilite dalla psicanalisi

Sì, certo, quindi ho dei buoni motivi per farlo, quali sono i buoni motivi? Ché a questo punto si pone una questione prettamente tecnica cioè come intervenire? qual è l’obiettivo successivo, il fatto che la persona accolga la responsabilità di una cosa del genere, cioè consideri tranquillamente che lo vuole fare fuori, però questo di per sé dissolve la questione oppure no?

Intervento: come dire mi piace il gelato al cioccolato e mangio il gelato al cioccolato e chiaro che anche nel luogo comune c’è una certa differenza fra il mangiare un gelato e uccidere il proprio figlio

È un reato punito dalla legge, sì quindi sorgono queste considerazioni, non c’è moltissimo da dire però riuscire a intendere molto chiaramente qual è l’obiettivo successivo, quale più efficace? potrebbe condurre ad un avanzamento nell’elaborazione della tecnica che stiamo costruendo. Cesare che dire a questo punto? (…) intervengono miriadi di fantasie, desiderio, l’idea di non potere fare cose che comunque non farebbe probabilmente, se non avessi questo impedimento farei chissà che cosa, non farei assolutamente niente però funziona questa idea perché? L’idea di potere fare qualunque cosa e che il benessere, la felicità il gioco tutto quanto risieda lì ma che qualcosa lo impedisca, questa è la questione centrale, la trovate da per tutto, c’è sempre qualche cosa che impedisce il raggiungimento della felicità, felicità o qualunque altra cosa adesso non ha importanza, è questo che dobbiamo intendere, le guerre per esempio si scatenano per questo, una volta che avremo eliminato tutti terroristi finalmente la pace, se non ci fosse mio figlio allora potrei fare tutte le cose che vorrei fare, se riuscissi a fare questo allora non avrei più problemi, questa è la questione centrale. Dobbiamo intendere una cosa del genere rispetto a ciò che stiamo elaborando in termini linguistici per esempio. Fatto questo avremmo risolta un altro piccolo problema perché sapremo esattamente che cosa fare, per lo meno avremo una direzione, forse può giovarci ciò che dicevamo tempo fa rispetto alle affermazioni contenenti delle verità, una sequenza infinita di affermazioni di stati di cose, quasi che un elemento intervenisse come in alcune teorie del paradosso ad impedire di raggiungere una certa conclusione. È tutto ancora molto vago però è questa la questione…

Intervento: come intervenire perché diventi linguaggio, perché io possa ascoltare questa proposizione…

Forse la questione è molto più semplice, dicevamo tempo fa che ciascun elemento è all’interno di una inferenza, questo potrebbe comportare che una qualunque affermazione sia necessariamente l’antecedente di un conseguente, e cioè “se il bambino…” allora B. quale B? Per il momento diciamo il più conveniente cioè quello che produce per esempio maggiori emozioni, adesso impone un elemento e questo elemento rinvia ad un altro e cioè al conseguente, torno a sottolineare che ci torneremo ancora perché è una questione complessa ma potrebbe diventare semplice, straordinariamente semplice, qualunque elemento non è altro che l’antecedente di un conseguente, quale conseguente? Per il momento consideriamo quello che conviene di più, conviene in qualunque accezione, supponiamo nel caso di Freud che il bambino produca sicuramente delle forti emozioni, qualcosa che si è agganciato ad altri elementi, però non è tanto il fatto che sia un impedimento, l’impedimento è un’esca, potrebbe essere la sua eliminazione perché? Perché mi dà una bella scarica di adrenalina pensare una cosa del genere, si chiama emozione generalmente, però ciò che andiamo a considerare è questo cioè se effettivamente ciascun elemento è sempre l’antecedente di qualche altro conseguente e in questo caso non può esserci un rinvio, non può non esserci un rinvio per cui se il bambino allora qualche cosa necessariamente, per questo come dicevo prima questa ricerca affannosa di un impedimento “se avessi questo allora…” “se questo allora quest’altro” probabilmente viene da qui, da questa necessità che fa parte della struttura del linguaggio come se gli umani non potessero non farlo, se farò questo allora succederà quest’altro, sempre B. Alla B generalmente è attribuita in questo caso la felicità, anche nell’accezione di Austin come la felicità di un enunciato, cioè il raggiungimento di un obiettivo. Dobbiamo rifletterci meglio: verificare se è esattamente così cioè se non può non essere altrimenti che così, stabilito questo vedere se possiamo saperne qualcosa di più di questo tornaconto, di questa convenienza, perché un B anziché un altro, se possiamo saperne qualcosa di più. Non è detto. Forse le cose che dicevamo due o tre giovedì fa possono avere altre direzioni rispetto al…cioè ponendo una qualunque affermazione è come se fossi costretto a cercare un conseguente, come ciò che è comunemente intesa la ricerca teorica invece è il processo inverso si parte dal conseguente e si risale all’antecedente, se fosse non ci sarebbe niente di male. Sì l’abbiamo detto tante volte ciascun elemento rinvia ad un altro però a questo punto ciascuna affermazione che probabilmente non è altro che il conseguente di qualche altro antecedente deve rinviare necessariamente a un altro conseguente, da qui per esempio una certa inquietudine presso gli umani, dobbiamo stabilire se non possono non farlo, l’obiettivo successivo e poi vedremo il da farsi.