24-1-2007
Il
titolo che abbiamo dato: Da Freud a Wittgenstein la logica della psicanalisi
comporta un breve passaggio o relazione tra i due per giungere al sottotitolo
che è la cosa che più ci interessa, cioè la logica della psicanalisi, vale a
dire la logica che noi abbiamo inventata e che è quella di cui è fatta la
psicanalisi che noi abbiamo inventata. Questo è importante. In effetti potremmo
situare in modo un po’ approssimativo Gödel proprio a metà tra Freud e
Wittgenstein, come dicevamo la volta scorsa, Freud potremmo dire che ha
inventato l’ascolto e Wittgenstein ci ha mostrato che cosa ascoltare, Gödel ha
mostrato invece che sia la prima che la seconda teoria sono arbitrarie, cioè
che la logica, e insieme con la logica qualunque teoria, sono arbitrarie. Gödel
non ha detto questo però ha mostrato la via per giungere a questo e l’ha
mostrata molto semplicemente indicando che all’interno di qualunque sistema
formalizzato, lui ha usato l’aritmetica ma potrebbe essere qualunque sistema,
questo sistema per essere coerente deve contenere all’interno di sé tutte le
affermazioni costruibili e dimostrabili, e devono essere tutte vere queste
affermazioni ma questo sistema, si chiese Gödel, è anche completo? Cioè è
possibile costruire e dimostrare all’interno di questo sistema qualunque
proposizione? O ce n’è qualcuna che non funziona? Perché l’idea era di
costruire un sistema che consentisse di costruire qualunque proposizione, e
dimostrare che è vera e quindi farla partecipare di questo insieme, pertanto
qualunque affermazione all’interno di questo sistema perfetto deve essere
dimostrabile, di conseguenza vero. Ma se io all’interno di questo sistema
inserisco una proposizione che afferma di sé di non essere dimostrabile e io
posso dimostrare che questa proposizione è vera, allora succede che è vero che
quella proposizione non è dimostrabile, e allora o togliamo questa proposizione
però a questo punto il sistema non è più completo, oppure c’è un problema,
perché questa formula che afferma che non è dimostrabile è vera e allora
succede che questo sistema diventa indecidibile perché contiene una
proposizione che al tempo stesso è dimostrabile ma dice di non essere
dimostrabile, per definizione. Questo per i sistemi logici è stato un
grossissimo problema perché ogni sistema che la logica costruisce nella
migliore delle ipotesi sarà incompleto per potere essere consistente,
consistente vuole dire che è composto da affermazioni che possono essere
provate essere vere, adesso ve la faccio breve ma consistente significa questo.
Questo significa che non è possibile costruire un sistema che contenga tutte le
proposizioni dimostrabili all’interno di quel sistema, non era una cosa da
poco. Gödel ha mostrato che partendo da assiomi, l’assioma è vero per
definizione non è dimostrabile ma è una definizione in base alle cosiddette
tavole di verità come dicevamo la volta scorsa se prendete un assioma combinato
in questo modo se A allora (se B allora A) in base al criterio stabilito dalle
tavole di verità qualunque valore di verità venga attribuito a queste due
variabili l’implicazione sarà sempre vera, ché come sapete un’implicazione se A
allora B, sempre rispetto alle tavole di verità è sempre vera tranne il caso
unico in cui la premessa sia vera e la conclusione falsa, solo in questo caso
risulta l’implicazione falsa…
Intervento: Lei diceva in un sistema si inserisce un
qualcosa che non è dimostrabile partendo da assiomi che non sono dimostrabili?
Se gli assiomi non sono dimostrabili a che scopo inserire qualcosa che non è
dimostrabile?
Non
è dimostrabile ma è vero, è sempre vero comunque. Gli assiomi servono alla
dimostrazione…
Intervento: è un atto di fede poi…
La
sua obiezione è legittima in effetti è proprio questa la questione,
l’arbitrarietà degli assiomi, che pur essendo veri lo sono in base a delle
regole e quindi in base a una convenzione, non sono veri necessariamente, sono
veri in base a una convenzione, e la convenzione è data dalle tavole di verità,
le tavole di verità sono costruite in base all’intuizione, e quindi ecco che ci
si trova di fronte appunto al paradosso, molto più semplicemente potrei
considerare questa affermazione: io mento. Ora questa frase che ho detta,
prendetela letteralmente, è vera o è falsa? Se è vero che mento allora ho detto
la verità, dunque mento, quindi mento se e soltanto se dico la verità, e dico
la verità se e soltanto se mento. Paradossi antichi quanto il mondo e che hanno
sempre costituito una spina nel fianco di tutti i logici, si narra che un tale
greco, Filita di Coo morì di paradosso, morì nello sforzo di risolvere un
paradosso. Gödel ha solo formalizzata la questione in termini matematici e per
questo è stata così devastante, perché lo ha fatto con l’aritmetica che è
sempre stata considerata una cosa precisa, esatta, diceva Kronecker: “i numeri
ce li ha dati dio e quindi non possono mentire” e invece è successo questo, che
ci si è accorti che non è possibile costruire un sistema perfetto, dunque la
ragione umana è imperfetta c’è qualcosa o più propriamente questa verità che si
cercava all'interno di un sistema è fuori da questo sistema, come vogliono i
cristiani, la verità è fuori dal linguaggio, non è possibile raggiungerla con
la ragione e per un verso Gödel ha dato un contributo a questo: la verità
quella assoluta, la ragione non la trova perché più la cerca e più si trova di
fronte a paradossi. Da dove vengono i paradossi? Questa è una domanda che è
stata formulata da sempre: perché il pensiero può costruire questi “mostri”
come li chiamano gli inglesi, questi mostri del pensiero, come fa? La questione
è quella che Cesare ha sollevata poc’anzi: tutto il pensiero degli umani da
quando esistono è costruito su premesse arbitrarie e questo ha degli effetti,
effetti che a lungo andare, se si cerca la verità assoluta, risultano
devastanti perché questo elemento arbitrario da cui si parte non può esibire la
propria necessità, rimane arbitrario ed essendo arbitrario è possibile
modificarlo, è possibile inserirne un altro, inserire un’altra premessa come ha
fatto Gödel che afferma che questa proposizione non è dimostrabile e bell’e
fatto, e tutto il sistema è inficiato. Il lavoro che noi abbiamo fatto in
questi ultimi anni è stato quello di cercare e dopo trovare una premessa che
non fosse arbitraria, ed è questo su cui dobbiamo insistere nelle conferenze,
mostrare cioè come il limite che la logica ha sempre incontrato in realtà sia
superabile sbarazzandosi di una premessa arbitraria e inserendone una
necessaria, a questo punto il paradosso cessa di esistere e l’unico paradosso
pensabile al quale per altro tutti i paradossi sono riconducibili è questo:
“esiste qualcosa fuori dal linguaggio”, ed è un paradosso perché per potere
formulare questa affermazione necessito del linguaggio e se ci fosse un
elemento che fosse fuori dal linguaggio, e qui potremmo avvalerci di Gorgia,
non sarebbe conoscibile perché il linguaggio è l’unico strumento di conoscenza
e se anche fosse conoscibile non sarebbe trasmissibile perché il linguaggio è
l’unico strumento che ci consente di trasmettere informazioni e le cose insieme
con esse. Pertanto il teorema di incompletezza di Gödel mostra il limite che la
ragione incontra necessariamente nel momento in cui si fonda su una premessa
arbitraria, e qualunque premessa che non sia il linguaggio stesso, cioè la sua
condizione, è necessariamente arbitraria…
Intervento: mi sfugge una cosa il fatto che le basi
della logica sono arbitrarie nello stesso tempo mercoledì scorso affermavamo
che per esempio, che le tavole di verità, la tavola di verità riguardante per
esempio la disgiunzione allora è chiaro che è o l’uno o è l’altro, per esempio,
questo è il principio di non contraddizione…
Solo
uno dei due è vero, non c’è una terza possibilità…
Intervento: a questo punto mi viene da pensare questo,
la volta scorsa dicevamo che questo riguarda il funzionamento del linguaggio,
per cui mi viene da pensare che non siano tanto i principi della logica che
sono arbitrari ma nel momento in cui per esempio noi diamo una certa
definizione, per esempio, che… il principio di non contraddizione non è arbitrario
è arbitrario al momento in cui utilizziamo questo principio e sostituiamo… in
quel caso lì diventa effettivamente arbitrario ma il principio di non
contraddizione non è arbitrario…
Questa
intuizione non è nient’altro che un modo approssimativo di intendere che è il
linguaggio che funziona così. Ha fatto bene a precisare perché in effetti le
tavole di verità, come quella della disgiunzione che lei ha menzionata, di
fatto non hanno nessun fondamento se non nell’intuizione ma nessuno è arrivato
a dire che corrisponde al funzionamento del linguaggio certo…
Intervento: al di là non c’è nulla che regola questo…
Wittgenstein e la sua domanda che torna sempre… che è quello di chiedersi qual
è il collegamento tra il linguaggio e la realtà… la sua teoria della raffigurazione,
l’immagine ecc. ecc. e in effetti è stato il suo limite…
La
precisazione è legittima, la logica non sa spiegare le tavole di verità se non
in modo intuitivo perché non si accorge che rappresentano il funzionamento del
linguaggio…
Intervento: mi ricollego
a ciò che ho detto prima come se le tavole di verità costituissero una sorta di
legge e comunque una legge fuori dal linguaggio…
Intervento: ogni volta
che le questioni vengono poste in questo modo è come se venissero poste fuori
dalla parola perché come si può rispondere? Sì/no e quindi instaurano un gioco
la cui conclusione è vera o falsa in entrambi i casi… è una legge che esiste o
non esiste, parto da questo assioma o non parto da questo assioma perché non lo
riconosco e allora certo ciascun gioco che produce questo corno deve essere
confutato perché in ogni caso l’esistenza di questi giochi proviene da regole e
soprattutto l’esistenza di cui si parla è un’esistenza linguistica produce
stringhe linguistiche che non possono essere cancellate ma ricondotte al gioco
che si vuole fare per il loro utilizzo…lo stesso principio di non
contraddizione una volta che lo formulo…
una cosa è vera o è falsa, sembra più il terzo escluso… ma quando interviene la
contraddizione? Quando si cerca al di fuori del linguaggio l’esistenza di
questo principio perché a quel punto la proposizione questa proposizione che io
ho formulata diventa come qualsiasi produzione retorica vera se e solo se lo è
la sua contraria…
Per
affermare il principio di non contraddizione occorre che una delle due A sia
falsa necessariamente: A e non A…
Intervento: questa è la formula del principio di non
contraddizione se questo principio è qualcosa che è indipendente dal linguaggio
e attende da fuori del linguaggio la sua condizione, e questa è la
contraddizione…
Certo
è l’intuizione…
Intervento: quello che noi abbiamo fatto è riportare il
principio di non contraddizione…
Al
funzionamento del linguaggio, cioè a quella cosa che consente di pensare il
principio di non contraddizione…
Intervento: perché se no ciascuna volta tutte le
proposizioni che vengono affermate sono vere se e solo se è vera la sua
contraria, quindi…nei Giochi linguistici quelli che lei ha scritti
poco dopo la Seconda Sofistica lei questa cosa l’ha spiegata molto bene… come
dire che qualsiasi cosa è una procedura e una produzione, nel senso che non si
può distinguere le due cose perché non si può uscire dal linguaggio e qualsiasi
cosa si produca interviene perché a una proposizione segue un’altra
proposizione… posso andare a prendere Giochi linguistici?
Non
c’è bisogno di andarli a prendere, si può ricostruire, se lei pensasse in
termini logici lo saprebbe ricostruire e se avesse chiara la questione…
Intervento: se non fosse vera, è vera e quindi fuori
dal mio discorso e a quel punto mi appello al testo…
La
questione è che qualunque argomentazione se pone come sua premessa qualcosa che
considera fuori dal linguaggio, pone come premessa un indimostrabile, quindi
tutta la costruzione è costruita su un indimostrabile e in questo sta il
paradosso, come dire che c’è un elemento che si ritiene vero ma non
dimostrabile, da qui la connessione con Gödel, non è dimostrabile all’interno
del sistema che è, diciamo, il discorso occidentale tanto per intenderci: c’è
questo elemento che non è dimostrabile, su questo ha costruito tutte le sue
dimostrazioni, ma se un sistema, e questo è ciò che ha mostrato Gödel, contiene
all’interno di sé una proposizione vera che non è dimostrabile, tutto il
sistema diventa indecidibile visto che deve procedere per teoremi quindi per
affermazioni vere, contenendo questa affermazione che è vera ma è
indimostrabile il sistema risulta incoerente…
Intervento: rispetto alla logica il principio di non
contraddizione è considerato un assioma oppure no? Il principio di non
contraddizione non è da considerarsi un assioma ma diversamente?
Anche
Peano le ha poste come le idee primitive oltre le quali non è possibile andare,
il fatto che 0 sa un numero, il successore di 0 sia un numero e quindi 1 è
successore di 0, le idee primitive che non hanno modo di essere dimostrate sono
gli assiomi, sono idee primitive, in fondo gli axiomata dal greco sono le cose
degne, cioè degne di essere poste e da cui partire, Vico le chiamava le
degnità, cose degne di essere poste come punto di partenza. Allora ecco la
questione: il sistema contiene all’interno di sé un’affermazione che è vera ma
non è dimostrabile se muove da una premessa che è fuori dal linguaggio, ed è
stata la maledizione di tutto il discorso occidentale, da sempre, in qualunque
campo, anche il diritto naturale è posto come un assioma, non è dimostrabile
che sia così, però si parte da lì per costruire tutto il diritto…
Intervento: ecco ma il sistema che noi abbiamo
costruito?
Abbiamo
detto che ogni sistema ha questa maledizione, questo mostro, il paradosso cioè
non può esibire il fondamento su cui tutto è stato costruito perché se lo
esibisce non è dimostrabile, dunque il sistema risulta incompleto, è come una
sorta di entimema, tutto il discorso occidentale è costruito come un entimema
dove manca la premessa maggiore, l’abbiamo detto in varie occasioni, se la
inserisse allora il sistema diventerebbe incoerente. Se invece ci avvaliamo del
linguaggio costruiamo un sistema logico ma a partire unicamente dalla sua
struttura, muovendo dall’idea ferrea che è stato il linguaggio e che continua a
essere il linguaggio a consentirci di costruire qualunque criterio di verità e
di conseguenza la nozione stessa di verità, allora giungiamo alla
considerazione che il linguaggio può costruire la proposizione che afferma che
esiste qualcosa fuori dal linguaggio e quindi è completo, perché c’è anche
questa proposizione ma non la può dimostrare e quindi è coerente, se potesse
dimostrarla allora il sistema sarebbe incoerente…
Intervento: noi non possiamo dimostrare che qualcosa è
al di fuori del linguaggio…
Il
linguaggio può affermare anche questo, perché comprende qualunque proposizione,
qualunque proposizione all’interno del sistema linguistico è costruibile ma non
è dimostrabile e quindi è completo e decidibile…
Intervento:…
Esatto,
se è il linguaggio che decide, che problema c’è? Impedisce che la proposizione
“esiste un elemento fuori dal linguaggio” sia dimostrabile perché per farlo
dovrebbe uscire fuori dal linguaggio e non lo può fare, e quindi questa
affermazione è compresa all’interno del sistema. Se vuole mettere un
quantificatore esistenziale: non vi è una x che esista e non appartenga al
linguaggio o per tutte le x se x allora x appartiene al linguaggio; se la vuole
capovolgere: non vi è una x tale che x non appartenga al linguaggio. La parte
importante che dovremo sostenere e proporre è la logica che noi abbiamo
inventata. Freud ha insegnato ad ascoltare, questo è importante, perché tutta
la costruzione che abbiamo fatto viene da lì, viene dall’ascolto, viene proprio
da quell’elemento che la logica ha sempre considerato una maledizione di dio e
cioè l’autoreferenzialità, ed è vero che logicamente la prova che noi adduciamo
per sostenere tutto ciò che sosteniamo non è accettabile perché è una petizione
di principio, in quanto utilizziamo ciò stesso che deve essere dimostrato nel
costruire una dimostrazione, infatti non è una dimostrazione ma è una
costrizione logica, che è diverso, siamo ancora al di qua della dimostrazione,
la dimostrazione per potersi fare ha bisogno del linguaggio e cioè della sua
struttura, noi poniamo una costrizione logica, cioè non può essere altrimenti…
Intervento: la dimostrazione avviene attraverso le
regole della dimostrazione…
È
ciò che diceva Wittgenstein: dopo che abbiamo dimostrato qualcosa che cosa
abbiamo fatto esattamente?
Intervento: Wittgenstein: Il
gioco linguistico è qualcosa di imprevedibile voglio dire non è fondato non è
ragionevole, sta lì come la nostra vita.
Ci
sarebbe già da muovere delle obiezioni, il fatto che non sia ragionevole…
seguono a una ratio ben precisa e ferrea fatta di implicazioni e connessioni,
esattamente come le sue affermazioni in base alla non ragionevolezza del
linguaggio. Nadia, qualche considerazione?
Intervento: quello che dice Gödel è ciò che rende
completo il sistema della Scienza della Parola…
Ciò
da cui traiamo la potenza di tutto il discorso è proprio l’autoreferenzialità e
la constatazione che il linguaggio parla del linguaggio ma non si tratta di un
metalinguaggio in questo caso: i logici hanno sempre diviso il linguaggio
comune dal metalinguaggio, da un linguaggio che parla del linguaggio comune,
per esempio per i logici affermare che Torino è una bella città, può essere
un’affermazione discutibile in quanto all’estetica, ma con un senso, se io
invece dico ‘Torino’ è una bella città, allora non è una bella città ma un nome
di tre sillabe, oppure se io dico: il monosillabo ha sei sillabe, se è
monosillabo ha una sillaba sola, ma la parola monosillabo ha sei sillabe. Il metalinguaggio
è soltanto un criterio per potere parlare del linguaggio ma in realtà non è che
si parla del linguaggio, è il linguaggio che continua a parlare…
Intervento: non ci sono due linguaggi…
No,
ce n’è uno solo, si può utilizzare una simbologia per rendere più semplici le
cose ma di fatto è sempre il linguaggio che costringe, non il metalinguaggio
che comunque sarebbe sempre una costruzione arbitraria ma il linguaggio stesso,
il linguaggio come la condizione necessaria perché qualunque cosa possa darsi.
Intendere questo è ciò che consente di fare quel passo che i logici non sono
stati in grado di fare…
Intervento:…
Esattamente,
è sempre vincolata a delle regole di inferenza, vincolata a regole di identità,
non può costruire altrimenti se non usando il sistema inferenziale, che sia
simbolico, che sia il linguaggio comune sarà sempre e comunque vincolato a
quella struttura, per questo è una costrizione, non possiamo usarne un’altra,
qualunque altra sarà sempre costruita da questa…
Intervento: qualsiasi cosa partirà sempre da questa
struttura…
È
questa la costrizione logica, esattamente.