23-12-2003
… qualunque discorso, e quindi farli sentire importanti, in fondo è di questo che si tratta, anche politicamente, nella politica più bieca. Fare sentire le persone importanti è sempre una mossa vincente, perché una volta che si sente importante, non deve esserlo ovviamente, ma deve sentirsi tale, retoricamente funziona così, fare credere di essere partecipi se non addirittura autori, di ciò che sta avvenendo, è a questo punto che le persone fanno qualunque cosa ché si sentono appunto parte di ciò che sta avvenendo mentre non lo sono, non lo sono mai state e non lo saranno ovviamente. La questione da considerare, anche in termini retorici, è ciò che è avvenuto in questi ultimi anni in Italia ma non solo, attraverso i cosiddetti mass media, e cioè l’utilizzo della televisione in pratica, prevalentemente la televisione, è come se avesse consentito a ciascuno di sentirsi parte di ciò che sta avvenendo, e soprattutto di avere voce in capitolo rispetto a ciò che avviene attraverso delle tecniche retoriche, tipo quella dei sondaggi, per esempio, che sono palle colossali, però fanno sentire le perone come se…
Intervento: anche il voto
Sì, già Sartre lo diceva negli anni cinquanta, le elezioni sono una presa in giro di proporzioni bibliche, però fanno sentire le persone importanti come se stesse a loro decidere qualcosa, come se avessero in mano il potere, è sempre una questione di potere, e il potere come sappiamo perfettamente è facilmente riconducibile alla questione del linguaggio, il potere di avere la verità in mano, di sapere come stanno le cose, quando si riesce a fare questo si ha in mano veramente la persona, voi date a una persona del potere e farà tutto quello che volete…
Intervento:…
Sì, ora in parte una cosa del genere può essere utilizzabile oppure no, non è che importa, importante è saperlo fare, come costruire allora una conferenza, un intervento che tenga conto di questo, cioè che faccia sentire le persone che ci ascoltano partecipi e attori di qualcosa di importante che sta avvenendo? Come? Avete cinque secondi per pensarci…
Intervento: risolviamo i loro problemi
No, non basta…
Intervento: interpellandoli?
Non necessariamente…
Intervento: facendo percepire che ciò che stiamo facendo è esattamente quella cosa di cui hanno bisogno
Sì…
Intervento: in un certo anche la psicanalisi…
Intervento: il problema è come l’esca per avvicinare le persone
È un modo certo…
Intervento: far percepire che qui possono risolvere i loro problemi o quanto meno… poi noi modifichiamo quella che è la premessa
Sì, però andiamo per ordine, qual è il problema più sentito, quello che ciascuno potrebbe riconoscere come suo?
Intervento: l’immobilità, la sensazione di non percepire cosa accadrà domani, da una parte l’esigenza di una sicurezza, dall’altra il fastidio rispetto a questa sicurezza
Una volta che è raggiunta certo…
Intervento: è conflittuale… si percepisce come sensazione l’assenza di un progetto
Questo è vero…
Intervento: mi riferisco agli anni in cui ero giovanotto io… essere di sinistra… essere di destra, cattolico…
Questa è una questione importante: dare alla persona un progetto, fornirglielo…
Intervento: con la caduta delle ideologia… si percepisce una sorta di immediatezza ma questo impedisce di poter in qualche modo progettare… in fondo anche noi siamo qui anche per una questione politica… anche noi costruiamo un progetto. C’è qualcosa di più importante da perseguire… oggi c’è solo guerra sì, guerra no… non può finire lì la psicanalisi serve a modificare il pensiero che è quello che governa il mondo
Questo è un approccio, altri che hanno qualche idea? Beatrice, qualche considerazione su come fare sentire le persone parte di qualche cosa, di un progetto, di un ideale, di un accidente di qualche cosa?
Intervento: quando noi parliamo di speranza, speranza in che? Ce lo dobbiamo anche chiedere
Intervento: non avere bisogno di essere trainati dalla ricerca della felicità, quell’elemento fuori dalla parola che non esiste e che continua a giocare il solito ruolo che ha giocato da quando è stato codificato, poter divertirsi vuol dire poter divertirsi con il proprio pensiero e quindi questa necessità di non essere immobili e attoniti a mirare o a cercare qualcosa che in effetti è solo il traino della parola… la curiosità che deve dare il nostro discorso è proprio questo che è dovuto a un modo completamente diverso di affrontare le costruzioni problematiche che questo modo di parlare, che questa struttura linguistica continua a costruire... l’unica chance che abbiamo è quella di continuare a insistere utilizzando chiaramente dei luoghi comuni…
Tutto questo va bene però avviene in seconda battuta, l’elaborazione teorica intorno a questo…
Intervento: secondo me con queste argomentazioni che fanno parte dell’elaborazione dell’associazione difficilmente
Intervento: ma allora quando parliamo di chance di un discorso che si trova a girare utilizzando termini come felicità quale può essere la chance?
Intervento: puoi anche fare un discorso sulla felicità dicendo semplicemente che ce l’hanno a portata di mano
Intervento: come la intendono che ce l’hanno a portata di mano?
Intervento: anziché immaginarsi un altro mondo che è esattamente quello fuori dal linguaggio l’hanno a portata di mano e quindi possono essere felici
Però io avevo posta un’altra cosa, cioè un esercizio retorico, esercizio retorico che muove da un’idea che è quella di produrre delle emozioni parlando, utilizzare queste emozioni prodotte parlando al fine di consentire a quelle persone che stanno ascoltando di accogliere ciò che andiamo dicendo. Produrre emozioni è praticamente l’obiettivo principale della retorica da sempre e a questo scopo ci si chiedeva quali sono le emozioni più diffuse, quelle più facili da muovere…
Intervento:…
La conoscenza assoluta certo…
Intervento: assolutizzare la capacità emotiva… gioia e dolore, tutto e subito
Intervento: da tremila anni non si da nulla di archiviato…il dire crea gioia, crea emozioni
Sì, certo, ciò che è sempre avvenuto è che la persone non si sono mai accorte di essere testimoni di qualcosa di straordinariamente importante che stava accadendo lì sotto i loro occhi, nessuno se ne è mai accorto, se qualcuno se ne fosse accorto si sarebbe comportato differentemente, com’è che nessuno se ne è mai accorto? Anzi talvolta addirittura in alcuni casi è come se fosse il contrario, una cosa su cui dobbiamo lavorare, ne approfitteremo in queste vacanze, approfittando del santissimo natale, appena usciti da messa potrete considerare questo: dare a ciò che diciamo una importanza straordinaria, ma non soltanto nel modo di dirlo, ma in ciò che diciamo alla struttura del nostro discorso, uno dei modi è quello di raffrontare ciò che andiamo facendo con ciò che invece offre il mercato, rispetto al pensare in generale, cercando di utilizzare tutte le figure retoriche che possiamo utilizzare, delle quali abbiamo parlato un sacco di volte, per esempio l’inganno, l’essere ingannati, ma soprattutto questo: trovare il modo di rendere ciò che diciamo straordinariamente importante, fare in modo che le persone non possano non accorgersi che ciò che stiamo dicendo lì è qualcosa di straordinariamente importante. Perché questo avvenga è ovvio che le persone devono capire ciò che diciamo, ma su questo non c’è problema, in effetti ormai abbiamo raggiunto un livello di semplicità sufficiente, le persone capiscono quello che diciamo, ma ci guardano attonite per le implicazioni di ciò che diciamo, volgere questa difficoltà che le persone possono avere in qualche cosa di enormemente importante, per fare questo forse può essere utile ricorre all’esempio che è una figura retorica sempre efficace, mostrare la differenza, da qua si va lì e ci si ferma, di qua si va verso l’infinito, il transfinito e tutto quello che si vuole, sì è una via che non abbiamo mai seguita fino in fondo negli interventi pubblici, fare questo confronto fra ciò che è il progetto del nostro discorso e mostrare invece che cosa il discorso comune offre, e ovviamente mostrare l’assoluta impossibilità di qualunque sbocco del discorso occidentale, del discorso comune. Ora mostreremo che il discorso occidentale porta a girare in tondo, porta alla sofferenza, però non ci deve preoccupare il fatto che le persone cerchino la sofferenza perché non lo sanno, e quindi suppongono di volerla evitare. Uscire ancora più allo scoperto, attaccare il discorso occidentale per la sua menzogna, per l’incapacità e l’impossibilità di soddisfare le premesse che fa e che non può mantenere in nessun modo, a questo punto seguirebbe un aggancio, una connessione fra questo e il discorso che andiamo facendo che dovrà essere impostato in un certo modo, ché se facciamo questo discorso di cui dicevo prima e poi segue il discorso teorico sul linguaggio c’è una frattura che è incolmabile, ci perdiamo tutto l’effetto che possiamo essere riusciti ad ottenere mostrando l’assoluta incapacità del discorso occidentale, cioè del discorso in cui ciascuno è, di soddisfare le richieste di ciascuno, l’esigenza di ciascuno, l’esigenza di parola certo, fare anche delle figure prese dalla psicanalisi. A vostro parere le persone lamentano il fatto che non ci sia parola? Una parola efficace, soddisfacente, una possibilità di dire cose, di essere ascoltati oppure no?
Intervento: direi di sì
Intervento: la questione di non pensare
Nessuno lo vieta, almeno per ora…
Intervento:…
Sì il passo finale è quello di giungere ad affermare che l’unica libertà possibile è data dalla perfetta conoscenza del funzionamento del linguaggio, non ce ne sono altre, però si deve passare da questo: dare un progetto. Abbiamo detto di fare sentire le persone importanti, poi enunciare il progetto e quindi l’ultima mossa è quella di dire in che cosa consiste esattamente. Per fare sentire le persone importanti occorre muovere dai problemi che ciascuno avverte in qualche modo, uno potrebbe essere il fatto del parlare, dell’assenza della possibilità di un ascolto, anche molto semplicemente qualcuno che ascolti, anziché precipitarsi a fornire una soluzione o un suggerimento, uno che ascolti, e questo già potrebbe attirare l’attenzione, perché per esempio soltanto dove c’è parola e c’è ascolto, soprattutto è possibile reperire il progetto e cominciare a pensare, questo potrebbe essere il titolo di una conferenza “incominciare a pensare”…
Intervento: dire che noi possiamo intendere qualsiasi cosa
Sì però occorre mostrare molto sommariamente come fare, è un altro elemento certo, riflettere su queste cose è un ottimo esercizio retorico indipendentemente dal fatto di farlo oppure no, ché in una conferenza occorre avere già pensato, lì non c’è tempo di pensare, occorre avere già pensato, è un lavoro che dovrebbe accompagnarvi ventiquattro ore su ventiquattro, qualunque cosa facciate o non facciate, qualunque cosa pensiate o non pensiate, sempre lì, come sfondo incessante. Argomentare, oppure confutare, articolare ininterrottamente, così quando arrivate alla conferenza avete già pensato e lì non avrete più bisogno di pensare. Quello che diciamo da tanto tempo: trovare argomentazioni e contro argomentazioni di qualunque cosa, occorre che sia una gran bella conferenza. Che cos’è un esercizio retorico? Due cose innanzitutto, la prima è trovare argomentazioni e contro argomentazioni a favore di qualunque cosa, la seconda è esercitarsi a dire tutto questo al meglio, nel modo più efficace, perché tutte le argomentazioni e le contro argomentazioni devono essere avvenute prima, nell’atto della conferenza deve essere già stato pensato tutto e il suo contrario, allora c’è quella scioltezza, quella semplicità che risulta efficace e quindi l’esercizio retorico è il compito per le vacanze di natale: come produrre emozioni e fare sentire le persone che ci ascoltano importanti. Torno a dirvi, aldilà del fatto che faremo oppure no una cosa del genere, è un esercizio, un compito, quindi cominciare a pensare, quando una persona si sente importante? Quando ciascuno di voi si è sentito importante per qualcuno? Cosa è avvenuto? Quali sono stati gli effetti? Cominciare proprio dalle cose più banali. Ci vedremo martedì prossimo.