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23-11-2011

 

Freud ha inventata la psicanalisi incominciando a ascoltare le persone, cioè ha incominciato a lasciarle parlare. È stata questa idea che gli è venuta in mente a scoperchiare il vaso di Pandora, perché non era mai successo prima che una persona si trovasse a parlare senza venire immediatamente fermata, interrotta. Questo ha consentito l’invenzione della psicanalisi, a quel punto si è accorto che una persona che incomincia a parlare, incomincia a dire una serie infinita di cose, quelle che per lui sono importanti, sono delle verità ovviamente, e poi mano a mano tutte quelle cose che generalmente non dice, non dice per vergogna, per timore, per paura, per vergogna il più delle volte, e quindi trovandosi a esporre queste cose si trova a dire delle verità che per qualche motivo non potevano essere dette, se non in condizioni particolari. Ciò che ha consentito l’invenzione della psicanalisi è il fatto che le persone sono costrette dal discorso di cui sono fatte a dire le cose in cui credono, a dire le loro verità, e il motivo è che non possono non dirle perché c’è qualche cosa nel discorso che preme perché si dicano. Freud chiamava tutto questo con un termine che è abbastanza singolare, in tedesco, “trieb” sarebbe la pulsione, l’ha chiamato così perché è qualcosa che spinge a dire le cose, però parlare di pulsione porta poco lontani, è il discorso che preme per dire le sue verità, perché deve dirle? Potrebbe tenersele per sé in teoria, il fatto è che si trova di fronte ad altri discorsi. La persona è il discorso che fa, questo discorso si trova di fronte ad altri discorsi che sostengono altre cose, queste altre cose sono una minaccia per le sue verità il più delle volte e allora bisogna piegare questi altri discorsi, fare in modo che cessino di disturbare, o piegandoli alla mia ragione, o pensando che le cose che dice sono delle fesserie o semplicemente eliminandolo in qualche modo, come se non esistesse. Freud tra l’altro li descrive questi vari modi, sono i modi in cui un discorso argina gli altri discorsi che minacciano la sua verità, è proprio a partire da questo che ha potuto inventare la psicanalisi, perché le persone non potevano non dire la loro verità, e dicendo la loro verità anche tutti quei conflitti tra giochi linguistici che il discorso ha costruito. Ciascuna persona difende le sue verità, le difende dal nemico che immagina possa minacciare queste cose, è l’unica cosa che può interessare di difendere, tutto il resto non importa assolutamente niente, naturalmente questo comporta anche un altro aspetto e cioè che tutte le fantasie, forse lo dicevamo tempo fa, sono costruite su questo schema, cioè devono costruire una scena in cui la persona si trova al centro della scena, cioè la più importante, quella determinante, cioè quella che comanda tutto, che ha ragione di tutto. Le fantasie sono costruite così, hanno questo scopo: creare una scena dove ho il controllo totale su ciò che mi circonda, tutto quanto avviene lo gestisco io e siccome di fronte ad altri discorsi questo è difficile, perché tutti questi altri discorsi vogliono fare tutti esattamente la stessa cosa, se elimino tutti gli altri discorsi costruisco una scena dove tutti questi altri discorsi non ci sono o comunque se ci sono, sono facilmente gestibili. Questa scena soddisfa in definitiva i requisiti, l’esigenza del linguaggio, e cioè costruire una sequenza che concluda in un modo vero dove alla fine ciò che dico è vero per tutti “la verità è quello che dico io”, questo è l’obiettivo finale e tutte le fantasie hanno questa struttura, questo andamento, sono costruite per questo, per consentire al discorso di trovare una soluzione là dove questa soluzione appare irraggiungibile. Da qui è sorta la tragedia, è sorto il teatro, il cinema e tutte le varie arti di vario genere. A questo punto potremmo riassumere brevemente le ultime cose dette riguardo per esempio alla dimenticanza, come accade che una cosa si dimentichi?

La dimenticanza procede da un conflitto di giochi linguistici, e la memoria si mantiene perché un elemento è connesso con altri elementi e più sono le connessioni che tengono in vita, fanno esistere questo elemento, più saldamente questo elemento è ricordato. Se ci fosse un solo aggancio, facciamo questa ipotesi, se ci fosse un elemento con un unico aggancio, questo aggancio può svanire facilmente mentre se questo elemento è tenuto in vita, in essere da una serie infinita di connessioni questo comporta non soltanto che se sono molti ed è più difficile cancellarlo, perché occorrerebbe cancellare tutte queste connessioni e poi anche tutte queste connessioni fanno anche in modo che questo elemento sia utilizzato da molte altre strutture, molte altre situazioni, quindi interviene molto spesso. Ciò che costituisce quegli elementi da cui prende avvio il discorso, dicevamo tempo fa il “questo è questo”, perché permane come struttura? Perché è quella che ha consentito l’avvio di tutte le connessioni, di tutta la rete che poi diventa di una complessità inimmaginabile, questa rete di connessioni è mossa da questo, quindi tutti questi elementi hanno questo elemento in comune di riferimento, e tutti questi elementi hanno quell’elemento di riferimento che quindi è sempre presente, ecco perché rimane lì, permane e nessuno lo cancella, è quell’elemento che ha consentito la formazione di tutte le concatenazioni che costituiscono quel discorso, il racconto, la vita …

Intervento: dio ha questa figura?

È una rappresentazione, in realtà quando il linguaggio si avvia non c’è dio, c’è soltanto un elemento che si afferma, dopo sì, si può pensare che dio abbia questa funzione ma dopo, ci deve essere stata prima una costruzione di elementi e allora poi si può anche fare questo certo …

Intervento: non ho capito la dimenticanza …

Freud parla della dimenticanza come un problema che interviene in connessione con la rimozione, un elemento viene rimosso perché è in conflitto con un altro e quindi la rimozione lo elimina, lo cancella, però non è che lo cancella del tutto, questo permane, rimane sotto forma di sintomo per esempio, però quello che dava fastidio è stato rimosso. Facevamo un esempio banalissimo che fa anche lui: il bambino che vuole la mamma, la vuole sessualmente, questa cosa non è pensabile e quindi viene rimossa, viene cancellata ma non viene cancellata del tutto, dice Freud, rimane qualche cosa di tutta questa operazione, rimane un sintomo che generalmente è creato tramite uno spostamento “non voglio più la mamma ma un’altra cosa”, oppure l’amore della mamma si trasforma in affetto eccetera. Tuttavia tenendo conto di come il linguaggio funziona, la cosa può intendersi forse in modo più preciso, perché un elemento diventi un problema occorre che tutto ciò che costituisce la problematicità di questo problema sia creduto dalla persona essere vero, se per esempio Pierino vuole portarsi a letto la mamma e in qualche modo viene a sapere che questa cosa, glielo dicono, che questa cosa non si può fare, lui deve credere che sia male perché se no non funziona, non succede niente, è come spiegare a un rettile che non può fare le cose che fa, per questo Freud diceva che i rettili non si possono addomesticare, perché non gli importa assolutamente niente di niente, ecco, deve credere vera questa cosa, nel momento in cui la crede vera allora funziona e allora a questo punto può entrare in conflitto, perché se è vero che portarsi a letto la mamma non è bella cosa, allora tutto questo è male, e quindi tutto quello che è connesso con questo è male, quindi se è male e se io desidero questo “io sono cattivo” eccetera con tutto ciò che poi ne segue e che può essere costruito a questo riguardo. Dunque si crea un conflitto, un conflitto di giochi linguistici, da una parte il desiderio, dall’altra l’impossibilità di porre in atto questo desiderio, un conflitto di giochi linguistici che hanno regole ben precise, di fronte a questo conflitto, come diceva Freud, si trova una formazione di compromesso, e non aveva tutti i torti, una via di mezzo che soddisfa un po’ una cosa e un po’ l’altra, questa formazione di compromesso è quella che Freud chiama sintomo. Qualcosa si dimentica quando per qualche motivo crea un problema rispetto a un’altra cosa, e questa altra cosa è importante ovviamente, e allora per mantenere quest’altra cosa vera e praticabile l’altra deve essere eliminata, deve essere cancellata e così accade, si toglie di mezzo, si toglie di mezzo ma dice Freud, non si toglie di mezzo definitivamente, rimane sempre, lui fa l’esempio famoso del tizio che disturba durante una conferenza e allora lo prendono e lo mandano fuori dalla porta, però da fuori continua a fare ancora più baccano e dà più fastidio di prima e allora, dice lui, bisogna farlo entrare e farlo parlare, fargli dire quello che ha da dire in modo che la cosa possa svolgersi e quindi prendere un’altra piega, trovare un altro risvolto e in questo modo la persona cesserà di fare tutto questo baccano, ché finalmente dice le cose che voleva dire. Questo era il modo, nell’Introduzione alla psicanalisi, che Freud utilizza per spiegare il fatto che è necessario interrogare il sintomo, lasciare parlare il sintomo anziché reprimerlo, anziché schiacciarlo e farlo tacere, ma lasciarlo parlare. L’invenzione della psicanalisi è consistita prevalentemente in questo, fare parlare il sintomo, come dicevo all’inizio, Freud ha scoperchiato il vaso di Pandora, a quel punto è venuto fuori di tutto, tutte quelle cose che gli umani si tengono dentro per paura di essere mal giudicati, per paura di essere abbandonati, per paura di essere ridicolizzati, cioè tutte quelle cose che renderebbero la loro posizione che magari ritengono importante, invece la renderebbero assolutamente risibile, una cosa di nessun conto, e allora non si dicono. Nessuno le aveva mai dette prima, perché a nessuno è mai venuto in mente di incominciare a lasciare parlare la persona senza fermarla per dirgli se sta dicendo bene o male, giusto o sbagliato eccetera. Il gesto psicanalitico avviato da Freud può essere considerato straordinario se lo si prende per quello squarcio che apre all’interno di una struttura, che rimane metafisica, per i continui rimandi a questioni naturalistiche, positiviste, mediche. Freud era un medico positivista, non possiamo pretendere granché, però ha posta un’apertura verso la parola, verso il linguaggio, verso il discorso e la sua struttura, e queste sono state e sono fondamentali, è da lì che la psicanalisi si è avviata, cioè quando ha lasciato parlare le persone e ad ascoltare parole, tutto il resto è irrilevante, la sua teoria dell’inconscio, della rimozione, della resistenza eccetera per dare una spiegazione a dei fenomeni che non riusciva bene a collocare, e allora si è inventata questa cosa che tutto sommato non era poi così tanto errata, anche se la pone in termini un po’ mistici, sono le questioni che poi ha ripreso lo stesso De Saussure. Anche Lacan ci ha costruito la psicanalisi, e Verdiglione ha rovesciato la cosa: dietro la parola non c’è più niente, ci sono soltanto parole, che quindi traggono un senso di volta in volta mentre si producono. Questo comporta altri paradossi, però questo è un altro discorso, perché se non si intende che la parola comunque è quella che è per via di istruzioni che la pongono in quel modo si cade in paradossi irresolubili, perché se dico che ciascun elemento trae il senso unicamente dalla combinatoria in cui è inserito allora anche questa frase subisce lo stesso effetto, come dire che tutto ciò che dico in ogni caso sarà sempre altro, sarà sempre spostato, sarà sempre e comunque riferito a qualche cos’altro, non c’è la possibilità di dire due volte la stessa cosa allo stesso modo, il problema è come posso affermare una cosa del genere, tendendo conto di questo? Posso affermarlo, ecco il paradosso, posso affermarlo se ciò che dico non è vero, è la sola condizione, cioè se quello che dico è falso, perché se è vero non lo posso affermare più, e questo è il paradosso che ha devastato la teoria di Verdiglione, anche se lui non se ne è accorto però è così, e per altro può essere devastante anche per la semiotica e per altre discipline. Occorre andarci cauti con queste affermazioni che ogni cosa trae il senso dalla combinatoria in cui è inserita, è vero in parte, ma perché possa avere una sua funzione all’interno della combinatoria occorre che delle istruzioni abbiano detto come usare quell’elemento, se no, se non c’è questo, non funziona niente, è un oceano di cose senza senso, e delle quali non si potrebbe neanche parlare, ciascuna cosa sarebbe tale ma anche il suo contrario, quindi io posso affermare che qualunque elemento trae il senso dalla combinatoria in cui esiste e unicamente da questo, se e soltanto se quello che dico è falso, è inesorabile …

Intervento: Rensi sullo scetticismo …

Lo scetticismo viene confutato dalle sue stesse affermazioni certo. Comte risolve la cosa dicendo che nessuna verità è affermabile fuorché questa: che nessuna verità è affermabile. D’altra parte la cosa è anche argomentabile perché se io dico che nessun elemento, per esempio, può essere individuato, questa cosa non potrei applicarla alla stessa affermazione che dice che nessun elemento può essere individuato perché in questo caso non potrei affermare ciò che ho affermato. Si può argomentare qualunque cosa, ma ciò che ci interessa adesso è considerare che un elemento è quello che è per via dell’uso che viene stabilito dalle istruzioni che lo costruiscono, per questo abbiamo detto che la parola è l’esecuzione di istruzioni, solo a questo punto questo elemento può costruire tutte le catene, combinarsi con altre, perché ha un uso, se non ha un uso non è niente, è nulla e non può crearsi nessuna catena, nessuna combinatoria, non si crea niente. Questo è ciò che costituisce la discriminante fra ciò che abbiamo fatto e ciò che ha fatto Verdiglione per esempio, Verdiglione pone il linguaggio come una delle dimensioni della parola, insieme con la sembianza, cioè la concatenazione delle immagini, e la materia, cioè ciò che resiste alla significazione, questa dimensione è una delle cinque logiche della logica della nominazione che è l’asse portante di tutta la teoria di Verdiglione. Nel suo discorso la parola accade, tant’è che è costretto a un certo punto a ricorrere a termini mutuati dal cristianesimo: il miracolo, la provvidenza, per mostrare come questa cosa avvenga. La parola avviene così, magicamente, e lui si trae d’impaccio da una cosa del genere dicendo: “io considero le cose come accadono, come avvengono, prendo atto che c’è la parola”, anche questa è una posizione. Posizione che aveva esercitato una forte attrazione su noi ragazzi che venivamo quasi tutti da esperienze politiche di sinistra, e cioè che nessun elemento potesse avere senso ma lo incontrasse questo senso, era una sorta di anarchia totale, la parola anarchica, senza origine, perché non c’è un punto di origine stabilito, fermo, e se non c’è un punto di partenza perché questo punto di partenza anche lui è preso in una combinatoria continuamente in movimento, ecco che non potendo individuare il punto di partenza non saprò mai quale sarà il punto di arrivo. Per questo ci eravamo interessati allora alle teorie del caos e delle catastrofi, in particolare di René Thom, che dicevamo proprio una cosa del genere e cioè che siccome non è possibile determinare la posizione di un elemento nel punto di partenza, non è possibile individuare il punto di arrivo. Questo esercitò allora un fascino incredibile, era proprio quello che cercavamo, una teoria che sostenesse un pensiero anarchico, totalmente anarchico da qui anche il successo che ha avuto Verdiglione fra i giovani.