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23-8-2005

 

Questi esercizi di retorica che stiamo facendo hanno avuto dei buoni effetti, e effetti migliori ancora ci saranno. Cesare, dimostri che se le amputano un braccio questo è un elemento linguistico, che non esiste il suo braccio tagliato fuori dal linguaggio, risponda da retore, non da logico…

Intervento:…

Quando ci si trova in una situazione del genere, dove non vengono in mente delle cose, prenda tempo, per esempio io avrei detto in questo caso: “mi ha chiesto di dimostrare, dimostrare è una cosa impegnativa, cos’è dimostrare? Quando qualche cosa è realmente dimostrata? Quando possiamo con certezza decidere che la conclusione cui giungiamo è vera?” E quindi dilungarmi su questo spostando la questione che in quel momento mi è ostica o comunque non mi è presente su un’altra, mostrando che quest’altra è la condizione e quindi questo legittima il fatto che io ne parli, ché se no potrebbe dire stiamo parlando di un’altra cosa, invece ne parlo perché questa è la condizione di quell’altra. Finché non sappiamo che cos’è la dimostrazione io potrò fare qualunque cosa ma non avrò fatto niente, e intanto comincio a parlare della dimostrazione: quando una dimostrazione è vera, cosa si intende con vero, e a questo punto anche passare alla questione della verità e poi da lì nel frattempo, dalla verità, cominciare a tornare alla questione del linguaggio e quindi il fatto che solo il linguaggio può fornire un criterio di verità e quindi questa proposizione che afferma che io sono senza un braccio non potrebbe formularsi, non potrebbe pensarsi. A questo punto l’ultima scivolata sulla nozione di esistenza, senza linguaggio non può darsi nessun concetto di esistenza e quindi non solo senza linguaggio non esisterebbe il mio braccio tagliato ma non esisterei nemmeno io e di conseguenza neanche le braccia, neanche le mani e chi più ne ha più ne metta. Questo avrei fatto nel caso in cui l’impatto con la domanda sia stato tale da non consentirmi una immediata ed efficace risposta, avrei sviato su altro prendendo tempo e intanto mostrando la sciocchezza della domanda in quanto tale, che muove da una richiesta che è impegnativa, è importante dimostrare, e quindi si suppone che si sappia cos’è la dimostrazione, ché potrebbe non essere così automatico. Beatrice, supponiamo che nella sua conferenza,La follia della depressione’, dopo che lei ha parlato di varie cose e, come è probabile, abbia parlato del linguaggio, qualcuno le chieda: “come può pensare che tutto sia linguaggio dal momento che da quando esistono gli umani, da quando c’è traccia di loro tutti quanti hanno sempre pensato che il linguaggio non sia altro che uno strumento e che quindi fondandosi non soltanto sul luogo comune e sul pensare comune che dopo tremila anni si suppone ben consolidato, ma soprattutto basandosi sull’esperienza dei fatti, sull’osservazione reiterata da tremila anni, non è che è stata osservata oggi, si osserva da tremila anni e sono tanti, difficile che ci si continui a ingannare per tre mila anni… e nonostante tutto questo lei ci dice che qualsiasi cosa è un elemento linguistico con straordinaria arroganza e sicurezza di sé…”

Intervento: lei ponendomi questa domanda mi ha detto come ha fatto a pensare che la depressione sia una costruzione linguistica… ecco proprio così pensando ho potuto dedurre…

Ma anche tutti gli altri pensando hanno dedotto quello che hanno dedotto, solo lei dunque ha pensato, ci sta dicendo che tutti i più grandi pensatori che l’hanno preceduta non sono stati capaci di pensare e che solo lei, Beatrice Dall’ara, ne è stata capace?

Intervento: molti pensatori sono andati molto vicino alla questione

Questo ci dimostra che l’hanno abbandonata, pur avvicinandosi l’hanno scartata…

Intervento: non hanno saputo decidere

O non hanno voluto, e se non hanno voluto forse hanno avuto dei buoni motivi…

Intervento: i motivi per cui non hanno voluto sapere e quindi accorgersi che il pensiero che ciascuno si trova a produrre è una stringa di elementi che funziona in un certo modo… perché non abbiano voluto o saputo e quindi abbiano continuata la solita direzione questo io non posso saperlo

No, però dovrebbe venirle il sospetto che forse, essendoci andati così vicini si siano accorti che questa direzione è falsa, c’è questa possibilità…

Intervento: forse bastava niente, questi pensatori non hanno potuto compiere questo passo…

E se si fossero accorti che era falsa questa direzione?

Intervento: negando questa direzione non si sono accorti che tuttavia continuavano a dire e quindi continuavano a produrre degli elementi linguistici

Di questo erano consapevoli, però da qui dire che tutto è linguaggio ce ne passa…

Intervento: i linguisti, i logici che hanno costruito delle teorie non hanno tenuto conto che mentre stavano descrivendo il linguaggio utilizzavano il linguaggio

Allora erano tutti sprovveduti?

Intervento: no, però non hanno potuto compiere questo passo che era assolutamente come lo chiamiamo noi “l’uovo di colombo” quindi sarebbe stato semplicissimo, forse a questi personaggi è mancata una formazione analitica, un percorso come quello che noi abbiamo inteso e che è quello che compie una psicanalisi. La psicanalisi interroga le sue stesse affermazioni… e quindi ad un certo momento non ha potuto questo percorso analitico non interrogarsi su ciò che andava dicendo e quindi non ha potuto accogliere che qualsiasi cosa che andasse affermando, andasse dicendo…

Freud, che pure ha inventato la psicanalisi, almeno così appare, non ha mai fatto un’operazione del genere, sprovveduto anche lui dunque?

Intervento: eppure anche Freud non s’è accorto di quello che andava inventando, teorizzando, di quello che andava costruendo perché immaginava che fosse la realtà delle cose senza accorgersi che il linguaggio per funzionare deve costruire delle proposizioni vere e quindi al momento in cui non si può mettere in discussione la premessa che sostiene tutta l’argomentazione e quindi la condizione perché questa premessa possa darsi… anche Freud… non si è accorto di questa questione…non aveva gli strumenti, in quei tempi si inventava la linguistica… De Saussure

Quindi cosa è mancato a queste persone?

Intervento: è mancata la possibilità di potere accorgersi che mentre stavano fondando una teoria stavano affermando loro stessi delle questioni e…

Non è che non lo sapessero

Intervento: certo non hanno potuto accorgersi della condizione perché si possa dare un’affermazione, di questo non hanno potuto tenere conto o non hanno voluto tenere conto che stavano affermando e a Wittgenstein o a Austin è mancata la decisione per cui a quel punto effettivamente potevano sbarazzarsi di tutto…

Ciò che lei dice intorno al linguaggio lo espone come se fosse necessario, saprebbe dirci perché?

Intervento: è necessario accorgersi che perché io possa fare questa affermazione e qualsiasi altra cosa io mi trovi ad affermare deve funzionare una struttura…

Deve esserci linguaggio, questo non è l’uovo di colombo, questa è una banalità…

Intervento: perché se no uno si trova a credere che le cose esistano svincolate da qualche cosa dalla quale dipendono…

In che modo dipendono?

Intervento: dipendono da questa struttura per esempio grammaticalmente, per esempio, sintatticamente dipendono…

Sì, le affermazioni ma non le cose in sé…

Intervento: anche le cose in sé perché come si può affermare che la cosa sia svincolata da una struttura linguistica, per affermare la cosa io non posso utilizzare tutte le proposizioni che sono a mia disposizione…

Lei si sta soffermando sul fatto che per affermarle è necessario il linguaggio, e su questo nessuno avrebbe nulla da dire, è una banalità, la questione importante invece è che lei sta dicendo che qualsiasi cosa è linguaggio, non che il linguaggio serve per descriverne, per parlarne, questo è ovvio, è evidente…

Intervento: in assenza di linguaggio…

Ma la cosa esiste indipendentemente dal linguaggio, che ci sia linguaggio oppure no…

Intervento: al di là del fatto che al momento in cui affermo la cosa, questa piccola banalità, sta intervenendo una proposizione, al di là di questo che questa proposizione potrebbe descrivere la cosa in sé ma se non ci fosse questa struttura, questa struttura può costruire qualsiasi tipo di proposizione, può anche affermare che la cosa in sé è fuori dal linguaggio ma fuori dal linguaggio quali strumenti avrei per…

Ha sfiorata una questione che poteva utilizzare fortemente a suo vantaggio dicendo: “potrebbe affermare anche il contrario di una certa cosa, perché non lo fa?” E questo avrebbe fornito la chiave di accesso a tutta una serie di cose perché il linguaggio funziona in questo modo e quindi è costrittivo, non può affermare una cosa vera e falsa simultaneamente, da qui il passaggio al criterio, l’unico criterio, che è fornito dal linguaggio, per sapere se ciò che affermo è vero o falso. Questo le avrebbe offerto il destro per mostrare con relativa facilità che qualsiasi cosa appartiene necessariamente al linguaggio se questa cosa si vuole affermare con certezza, in caso contrario rimane assolutamente non provabile quindi né vera né falsa, diventa un atto di fede…

Intervento: anche la questione dei grandi pensatori che non hanno tenuto conto che laddove stavano costruendo una teoria stavano affermando come se nessuno affermasse nulla, le cose si danno così nella realtà e io le posso soltanto raccontare ma non c’è neanche da parte del pensatore laddove sta costruendo una teoria, una sua affermazione di decisione, di presa di responsabilità della cosa, la scienza si trova ad affermare continuamente delle cose ma si sottrae a questa responsabilità, assolutamente perché se non considera che sono sue le affermazioni che sta facendo e che potrebbero essere assolutamente il contrario, si può dire che non tiene conto del fatto che sta affermando qualcosa, mentre ecco la mia sicurezza viene dal fatto che sto affermando e mi assumo tutta al responsabilità di quello che vado dicendo, cosa che invece altri non potendo tener conto delle affermazioni che vanno facendo non hanno nessuna responsabilità: l’ha detto pinco pallino però non sono io che lo sto affermando. L’io diventa un io forte al momento in cui può prendersi la responsabilità e non raccontare le cose che accadono nel mondo credendo che si possano “percepire” solo in quel modo.

Bene, Sandro se mai qualcuno le chiedesse un giorno se anche l’innamoramento ha come condizione il linguaggio lei cosa risponderebbe?

Intervento:…

Che l’innamoramento è qualche cosa che riguarda i sentimenti e i sentimenti non appartengono al linguaggio

Intervento: il buon senso del luogo comune afferma che tutte le emozioni sono qualcosa che non appartengono al linguaggio, se mai il linguaggio è qualcosa che può dire qualcosa…

Anzi, certe volte le emozioni più forti non si riesce neanche a dirle, il linguaggio non è sufficiente per esprimerle…

Intervento: questa è ancora un’altra questione perché questa impossibilità di “tradurre” tra virgolette in parole ha questo aspetto importante di poterla mantenere questa emozione, di poterla tradurre i qualche modo comporterebbe la vanificazione degli effetti di questa emozione… però questo è ancora un altro aspetto successivo… se le emozioni e quindi anche l’innamoramento possiamo considerarlo come una particolare emozione sono fuori del linguaggio? Intanto occorre che questa cosa perché possa essere affermata deve corrispondere a una qualche verità, se io affermo che l’emozione e l’innamoramento è fuori dal linguaggio ecco che questa mia convinzione non sia semplicemente un’opinione o una ipotesi occorre qualche cosa che ritengo assolutamente vera

Sì, cosa c’è di più vero di una sensazione? Se io la sento, la sento, se io dicessi che non la sento mentirei a me stesso…

Intervento: la questione si lega a quello che si diceva prima quando si affermava che tutto appartiene al linguaggio “ciascuna cosa è un elemento linguistico” quindi anche le emozioni per forza di cose, proviamo a considerare invece l’affermazione contraria “quella che dice che non tutto è linguaggio?” che è la considerazione dominante

Sì, la contraria, la dimostrazione a contrario

Intervento: la considerazione dominante perché fonda tutto il discorso occidentale il quale ritiene che per esempio la realtà non solo la realtà fisica ma anche la realtà dell’emozione… può provare questa affermazione? Che noi al momento non stiamo dicendo che… non stiamo affermando nessuna verità rispetto al linguaggio mentre invece il fatto che la realtà sia fuori dal linguaggio è una affermazione che viene caricata di tutta una verità, caricata di una sorta di necessità “è così” e tutto il pensiero filosofico e no, anche quello religioso si è prodigato in qualche modo visto che parlavamo anche di questo a giustificarla questa affermazione, a dimostrarla nel senso di trovare quell’elemento che in qualche modo debba sostenere tutto questo discorso… tutto il discorso dell’essere, della cosa in sé ecc. tutto un discorso che doveva puntare giustificare questa affermazione, dimostrarla vera, ora per tornare all’affermazione che non tutto è linguaggio vera nel discorso occidentale, il luogo comune l’afferma continuamente e di conseguenza si comporta anche ora si tratta di mostrare che questa affermazione è vera. Questo rispetto a qualunque discorso attorno alla verità significa che ci siano dei criteri che noi utilizziamo per la dimostrazione della verità di una proposizione… ora laddove cerchiamo qualcosa fuori dal linguaggio che funzioni da referente rispetto a questo criterio, cosa ci dice che effettivamente è quello che in qualche modo sostiene tutto il discorso sostiene la verità di un discorso, perché in effetti qualunque cosa noi andremo a reperire, a qualunque cosa che noi andremo a reperire toccherà la stessa sorte nel senso che noi dovremo dimostrare comunque la verità anche del criterio che stiamo utilizzando e a sua volta questo necessiterà di un ulteriore criterio il quale avrà bisogno di essere verificato, e ci si trova come ci si è trovati in effetti in tutto il pensiero a fare delle affermazioni, giungere a delle conclusioni che in qualche modo si trovavano nell’impossibilità di essere verificate proprio per via di questa richiesta, per i continui perché per cui arrivare a una risposta ultima si è rinunciato, proprio perché ci si è accorti laddove si cerca una richiesta ultima questa è impossibile, perché una risposta una volta trovata rinvia a qualche cos’altro, quindi una risposta non è mai l’ultima fino a considerare che non esiste risposta ultima…

E quindi?

Intervento: l’affermazione invece che tutto è linguaggio è invece un’affermazione che è provabile perché il criterio di verità che noi utilizziamo per dimostrare questa affermazione si avvale di un referente che non è fuori dalla struttura stessa che noi utilizziamo per poter compiere tutte quelle affermazioni che stiamo facendo non andiamo a cercare nulla che non sia

Questo in retorica si chiama petizione di principio, utilizza ciò stesso che deve dimostrare, ciò stesso che deve essere dimostrato, non è un procedimento corretto…

Intervento: qualunque cosa io cerchi fuori dal linguaggio come potrò sapere che è effettivamente quello ciò che si sta cercando, quello che è il fondamento ultimo delle cose se l’unico strumento che io ho per compiere una valutazione di questo genere è il linguaggio stesso?

Per dirne, e l’esperienza? Perché non assumere l’esperienza come criterio ultimo di verifica…

Intervento: ma l’esperienza intanto come se fosse fuori dal linguaggio di cui il linguaggio può dire, quindi il linguaggio riferisce intorno all’esperienza ma non è la condizione dell’esperienza

Intervento: anche se l’esperienza è organizzata dal linguaggio

Intervento: ora se l’esperienza fosse di nulla non ci sarebbe neanche esperienza

Quindi c’è qualcosa?

Intervento: quindi c’è qualcosa che…

Giustamente ha rilevato che perché ci sia esperienza occorre che ci sia qualche cosa che sia esperienza, per esempio l’esperienza di Cesare in questo momento, perché Cesare c’è, se non ci fosse non ne avrei esperienza…

Intervento: sì ma l’esperienza che cosa produce? Anche, riproduce anche un evento…per cui da una certa cosa si deduce o si induce qualche cos’altro quindi c’è un passaggio inferenziale “se una certa cosa allora un’altra cosa ancora” questo diciamo che è esperienza…

Dice bene “se una certa cosa…” ma cosa ci garantisce questo “se una certa cosa” cioè che ci sia quella cosa da cui parte poi, come dice giustamente, tutta una serie di congetture e di argomentazioni, ci deve essere questa cosa se no, il se, la protasi da dove scappa fuori?...

Intervento: è un po’ come dire che si esperisce qualche cosa di esistente

Necessariamente…

Intervento: quindi affermando che c’è una certa cosa noi compiamo un giudizio di esistenza

Il giudizio di esistenza segue all’impressione dei sensi, cioè alla percezione nuda e cruda, dopo, certo succedono tutte queste cose ma è la percezione che consente come primo elemento di avere un qualche cosa da cui muovere per costruire argomentazioni, senza questa cosa niente argomentazioni, quindi niente linguaggio…

Intervento: che cos’è la percezione al di fuori della possibilità di significare? Per cui ciò che percepisco è qualcosa e questo qualche cosa diventa un segno, per esempio, “se una certa cosa allora un’altra” è come e dicessi: “se A allora B” nella logica A e B sono dei segni, anche le stesse cose sono dei segni perché in qualche modo rinviano a una significazione…

Perché dice che un evento deve essere necessariamente un segno, potrebbe anche non esserlo…

Intervento: perché quell’evento per essere qualcosa deve in qualche modo significare, deve in qualche modo produrre un effetto di senso, una significazione… ma anche se in qualche modo dicessimo che quell’evento non è un segno significherebbe comunque qualcosa, significherebbe quanto meno che non è un segno…

Ma la formazione della terra, per esempio, che a un certo punto si è raffreddata e si è costruita la crosta terrestre e tutte queste belle cose, mentre avvenivano non erano un segno per nessuno, perché non c’era nessuno per il quale potessero essere segno, cionondimeno oggi ci camminiamo sopra tranquillamente…

Intervento: in effetti quando è avvenuta “questa cosa”, se la poniamo come un’ipotesi, quando è avvenuta questa cosa allo stesso tempo non è avvenuta cioè nel senso che è incominciata ad avvenire nel momento stesso si è potuto in qualche modo significare questo evento, al momento in cui è potuto entrare in un processo di significazione

Ma è proprio il linguaggio che ci insegna a fare queste cose, attraverso queste meraviglie che sono la deduzione e l’induzione ci consente di potere sapere che cosa è avvenuto anche quando noi non eravamo presenti, proprio per deduzione, dati certi elementi possiamo inferirne altri che ci dicono che cosa c’era in nostra assenza, attraverso un certo numero di segni, di significati certo, adesso sì, certo, significati per noi, però è proprio il linguaggio che ci consente di potere affermare che “c’era qualche cosa prima del linguaggio”

Intervento: beh uno può andare ancora oltre il punto… se per qualche motivo dovesse esplodere la terra e quindi scomparire dalla faccia del genere umano, in quel momento stesso il genere umano non sarebbe mai esistito proprio perché non esisterebbe per qualcuno, non esisterebbe per nessuno anzi quindi non avendo la possibilità di significare alcunché da quel momento stesso non sarebbe mai esistito quindi il fatto che noi si possa dire che la terra o…

Vede che ha esattamente compiuta questa stessa operazione di cui dicevo prima, che il linguaggio consente di sapere che cosa sarebbe stato o cosa sarebbe potuto avvenire, lei ha appena detto che se la terra dovesse scomparire allora la terra non sarebbe mai esistita, questo è ciò che il linguaggio le consente e se lei crede questo perché allora non crede tutte le altre cose che il linguaggio ci consente di stabilire, e cioè il fatto che la terra sia esistita prima di noi, e cioè prima di qualcuno per cui fosse segno…

Intervento: consideriamo anche che per migliaia di anni si è creduto che la terra fosse piatta…

Sì, ci si era ingannati certo…

Intervento: ci si era ingannati… cosa ci garantisce dal fatto che in questo momento non ci stiamo ulteriormente ingannando?

È una possibilità…

Intervento: noi formuliamo continuamente delle ipotesi le quali ci possono sembrare più o meno vere a seconda del grado di conoscenza che immaginiamo di possedere… ciò non toglie che tutta la teoria cosmologica che in questo momento noi abbiamo possa essere stravolta da…

È una possibilità, se questo dovesse accadere allora è segno che oggi ci sfugge qualcosa di reale, di fondamentale, che fra cento anni invece sarà conosciuto quindi si potranno costruire proposizioni più corrette, cioè più adeguate e coerenti con la realtà…

Intervento: questo è il luogo comune però qual è la condizione perché tutto questo possa avvenire?

La migliore conoscenza della realtà

Intervento: ma questa realtà di cui diciamo che il linguaggio è soltanto un mezzo per descriverla e quindi per conoscerla… se questo mezzo di cui andiamo parlando ad un certo momento non esistesse più perché non funziona più perché smette di compiere inferenze a questo punto noi pensare che qualche cosa è stata oppure sarà

Già si contraddice…

Intervento: perché?

Ci sta dicendo che non c’è più il linguaggio, e come fa a pensare?

Intervento: se io considero il linguaggio come un mezzo…

Un mezzo di conoscenza, non solo un mezzo di descrizione, un mezzo di sapere, lei ha detto: “se non ci fosse più il linguaggio allora come farei a sapere?” Certo, non potrebbe sapere niente, se non c’è il linguaggio non può sapere nulla, questo è ovvio, cionondimeno le cose che oggi il linguaggio le consente di descrivere e di conoscere comunque esisterebbero, e questo è proprio lo stesso linguaggio a indicarcelo perché ci fa sapere che per esempio esistevano cose prima di noi, che per esempio la Via Lattea è più vecchia di quanto lo sia io…

Intervento: la questione parte dal fatto che la conoscenza umana è in una continua fase di aggiornamento

Intervento: non possiamo utilizzare al proposizione di Wittgenstein “la terra è esistita da un milione di anni… l’ho imparato oppure sono consapevole attraverso la conoscenza di quello che vado dicendo? Non si può utilizzare una cosa di questo genere?

No, l’ha imparato, certo che l’ha imparato, ha anche imparato che tre per due fa sei, ha imparato tutto ma ha imparate cose che possono essere provate attraverso lo stesso linguaggio che ci consente di sapere attraverso tutta una serie di disvelamenti della realtà che la terra ha una certa età per esempio, attraverso dei calcoli, attraverso l’esperienza di processi che sono stati acquisiti in modo sempre più corretto, oggi con l’esame del carbonio radioattivo si riesce a stabilire con buona precisione la datazione di un sasso per esempio, quanti anni ha un sasso, da quanto tempo esiste? Sono degli strumenti, è ovvio, ma questo è tutto ciò che il linguaggio ci consente e quindi ci consente lui stesso di sapere tutto ciò che accadeva prima di lui, l’onnipotenza del linguaggio certo, ma ci consente addirittura di sapere che il linguaggio non è la prima cosa che sia esistita, altro è esistito prima di lui…

Intervento: questo è il luogo comune, un’ipotesi, la credenza più comune

Il sistema solare esisteva prima del linguaggio…

Intervento: senza una struttura che permetta l’utilizzo del sistema solare

Quale utilizzo? In che modo lei utilizza il sistema solare?

Intervento:…

Un momento, utilizza questo concetto per raccontare la storia ma non utilizza il sistema solare se non in quanto abita uno dei suoi componenti…

Intervento: utilizza tutte le proposizioni che sono costruite per parlare del sistema solare

E se non esistesse il sistema solare? Lei potrebbe parlarne?

Intervento: se non esistesse il linguaggio potrei parlare del sistema solare?

No, non lo potrebbe fare, però la domanda che io ho posta è nodale perché in assenza di sistema solare o di qualunque altra cosa lei di quella cosa che non esiste non può parlarne, e questo è testimone del fatto che ci vuole qualche cosa che il linguaggio possa dire, ché se non ha nulla di cui dire, di che cosa parla? Di niente, non ha nulla di cui parlare e allora il linguaggio che fa? Si spegne, si cancella, non c’è mai stato…

Intervento: il linguaggio non ha bisogno di qualcosa per funzionare se non la differenza da un altro elemento…

Si fermi, pensi bene a quello che dice: “la differenza da un altro elemento” e da dove arriva questo altro elemento? Chi l’ha messo lì? C’è l’ha messo il linguaggio? Da solo o c’era già prima? Il linguaggio coglie differenze sì certo, ma tra che cosa? Solo tra elementi linguistici o fra le cose?

Intervento: ovviamente tra elementi linguistici

Quindi lei ci sta dicendo che il linguaggio non ha bisogno di qualcosa di cui parlare perché parla da sé, in assenza totale di qualunque cosa lui continuerebbe a parlare, questo mi sembra piuttosto bizzarro, per usare un eufemismo. Allora signori! Come la mettiamo? Sì, l’ho fatta un pochino più complicata questa sera ma dovete pure…

Intervento:…

L’ho appena detto, è lo stesso linguaggio che me lo dice, che mi garantisce che esiste qualcosa fuori dal linguaggio…

Intervento:…

Cioè sta dicendo che occorre che questa conclusione sia corretta, sia vera, le ho dato l’imbeccata Cesare, vada avanti…

Intervento:…

È molto semplice: tutto quello che io ho detto non posso provarlo…

Intervento: che esista qualcosa fuori dal linguaggio non si può provare

Posso solo sostenerlo con arroganza, determinazione, forza e millanteria, ma non lo posso provare…

Intervento: invece che qualcosa sia un elemento linguistico… il linguaggio condizione della realtà linguistica

Sì, ciò che avreste dovuto dirmi immediatamente è questo: “belle cose, peccato che non significhino niente, perché non possono essere provate né vere né false, a meno che lei non sappia farlo, in questo caso lo faccia!” Mi avreste messo immediatamente in difficoltà, perché con cosa le provo se non con altri luoghi comuni, e voi immediatamente mi avreste bloccato dicendo che sono luoghi comuni, ipotesi nella migliore delle condizioni, sono superstizioni, credenze, atti di fede, però quando si afferma qualcosa si esige che lo si possa provare, se no è appunto un’opinione e, come già diceva il nobile Platone nel Fedro: “se avessimo la verità assoluta a questo punto che cosa ce ne faremmo delle opinioni?” Perché abbiamo la verità, non c’è più alcun bisogno di un’opinione e allora siccome avreste potuto mostrare la verità assoluta, tutto ciò che ho detto erano soltanto mie opinioni che valevano esattamente quanto le contrarie, cioè niente, e zittirmi in quattro e quattr’otto…

Intervento: provarle né vere né false perché comunque la prova dipende dal linguaggio

Il criterio, esattamente, anche se io ponessi la percezione, è necessario che io ponga questo? No, è un criterio personalissimo, mia nonna ne pone un altro invece, oppure pone dio, oppure pone la necessità di natura oppure pone quello che gli pare, va bene uguale, tanto non posso provare né la mia né la sua, e quindi va bene qualunque cosa a questo punto. Qui è chiaro che l’affermazione è retta, tutto l’impianto è retto da un’affermazione che non significa niente, e quindi crolla tutto quanto il resto, anche se costruito bene e detto con forza e cipiglio.