23-7-2008
Avevamo detto che avremmo iniziato a parlare della clinica psicanalitica. Innanzi tutto che cosa dobbiamo intendere con clinica psicanalitica? Ciò che riguarda ciò che avviene in una psicanalisi, qual è il suo obiettivo, naturalmente occorrerà tenere conto parlando della clinica psicanalitica di tutto ciò che abbiamo detto recentemente e che riguarda la struttura del linguaggio visto che nella clinica psicanalitica si tratta di una analisi del discorso. Analisi del discorso che muove da alcune considerazioni molto semplici che riguardano il funzionamento del linguaggio. Ciò che abbiamo acquisito in questi anni è importante perché ci mostra come il linguaggio necessariamente funziona, ora se il linguaggio funziona in un certo modo allora gli umani necessariamente funzioneranno allo stesso modo visto che sono fatti di questo quindi in quel modo si muove il linguaggio, in quel modo si muovono gli umani anche perché non possono fare altrimenti. Dunque un’analisi del discorso, analisi del discorso che muove inizialmente da un racconto, come sapete la persona incomincia a raccontare di sé generalmente anche perché viene lì per parlare di sé, parlando di sé che cosa racconta inizialmente? Le cose che ritiene importanti e quali sono le cose importanti? Sono quelle cose sulle quali il suo discorso si è fermato, si è fermato e ha stabilito con certezza che le cose stavano in quel modo, ha stabilito, per riprendere ciò che dicevamo rispetto all’istallarsi del linguaggio, qualcosa che ha funzionato come il “questo è questo” cioè una certezza, e sono quelle stesse cose, quelle cose importanti che il discorso tende a evitare di affrontare per un motivo molto semplice: una volta che degli elementi sono stati stabiliti con assoluta certezza per il discorso sono fondamentali per due motivi, primo perché ha costruito su di questi buona parte dell’esistenza della persona cioè ha costruito tutti gli altri discorsi vale a dire ciò di cui una persona è fatta, il secondo motivo è che questi elementi risultano all’interno del discorso assolutamente veri, assolutamente veri senza talvolta sapere perché, sono quelle cose che pilotano la vita di ciascuno di volta in volta e ogni volta che si presenta una certa situazione è come se automaticamente partisse un programma, cerco di essere più chiaro, c’è un elemento una certa scena, un ricordo, qualunque cosa non ha importanza, che risulta all’interno del discorso assolutamente vera, indubitabilmente vera, ora sappiamo anche che ciò che è ritenuto assolutamente vero all’interno del discorso produce anche una condotta di conseguenza cioè la persona si muove in base a ciò che ritiene essere vero quindi in base a questi elementi importanti e ritenuti assolutamente veri la persona si muove e ogni volta che la condizione, la situazione è tale da riproporre questo tale elemento importante allora la persona si comporta esattamente sempre allo stesso modo, come se non potesse non fare una certa cosa ed è esattamente ciò che la persona avverte e spesso anche ciò che muove la persona per esempio, ad avviare un’analisi, il fatto di trovarsi sempre quando si producono certe condizioni, a dovere agire allo stesso modo perché c’è qualche cosa nel suo discorso che non controlla magari tutto il resto sì è sotto controllo ma quella cosa no, quella cosa ogni volta che si verifica produce quell’effetto come una sorta di automatismo, generalmente la persona avverte che c’è qualche cosa che non va semplicemente perché essendo all’interno di un certo ordinamento sociale si accorge che la sua condotta diverge da quella di tutti gli altri, per esempio se una persona ogni volta che esce di casa deve tornare indietro per controllare trenta volte se il gas è spento come fa a sapere che questo comportamento è anomalo? Di fatto potrebbe anche non saperlo ma lo viene a sapere perché constata che tutte le altre persone non fanno quella certa cosa quindi produce una sorta di inferenza se tutti quanti fanno in questo modo e io faccio diverso allora c’è qualcosa che non va, il più delle volte avviene così molto semplicemente e qui possiamo fare un inciso rispetto alla questione della normalità, parlare di normalità o di anormalità in questi casi non ha assolutamente alcun senso, la normalità è data semplicemente dal modo in cui i più si comportano e cioè dall’attenersi ai giochi più comuni e più praticati, se uno si allontana da uno di questi giochi ecco che allora gli si dice che ha un’anomalia però di fatto che uno torni indietro venti volte o trenta per verificare se il gas è spento oppure no che importanza ha?
Intervento: potrebbe giudicare gli altri anomali, questa persona?
Non avviene generalmente perché se una persona ha un certo comportamento e verifica che tutto il resto del mondo non ce l’ha è portato a pensare che sia lui anomalo e non il resto del mondo, tecnicamente sì potrebbe anche pensarlo certo, in effetti per esempio la più parte degli umani crede in un dio, noi non crediamo in un dio ma non per questo riteniamo di essere anomali …
Intervento: le donne che tengono alla pulizia tendenzialmente credono di essere nel giusto …
Sì, dipende anche dalle mode, per esempio se l’istituzione, lo stato da un certo tipo di condotta e lo promuove come il tipo di comportamento più consono, più giusto, allora ecco che molte persone si sentono autorizzate non soltanto a seguire quel comportamento ma a fare in modo che tutti quanti lo seguano come se avessero trovato una nuova verità, una nuova religione e i neofiti come si sa sono sempre i più accaniti, i più convinti. Di fatto ciascuna analisi si configura come una analisi del discorso religioso, non nel senso che una persona che inizia un’analisi sia necessariamente affiliata a qualche credo, intendo con discorso religioso semplicemente il trovarsi a pensare che c’è qualche cosa che è fuori dalla sua portata, fuori dal linguaggio in definitiva e rispetto al quale non può fare niente, è impotente, che è l’idea dell’umano di fronte al dio che invece può tutto, tant’è, dicevo prima, che accade che la persona si trovi ad avere una condotta che in alcuni casi è sempre la stessa e rispetto a questa situazione non può fare niente, che è una situazione di impotenza e intendo con questo il discorso religioso non il fatto che sia cristiano o ebreo o mussulmano ma che creda fermamente in qualche cosa qualunque essa sia, per esempio l’idea che ci sia qualcosa di troppo potente, di troppo forte di fronte alla quale non può fare assolutamente niente e non può che subire, così come avviene in alcuni casi come il tizio che ritorna indietro venti volte, non può non farlo, bisognerebbe legarlo, incatenarlo e allora non lo farebbe ma si sentirebbe fortemente a disagio per non averlo fatto, c’è qualche cosa nel suo discorso che è impedito, per dirla in modo più spiccio non è libero di fare qualunque cosa e questa è la questione centrale di cui ci occuperemo cioè del fatto di non potere essere liberi rispetto a una certa questione, come dire che lì qualcosa impedisce di muoversi liberamente, lì il discorso si arresta, si blocca e non può andare da nessuna parte se non girare in tondo ripetendo all’infinito la stessa questione. La clinica psicanalitica si occupa di questo cioè fare in modo che il discorso anziché girare in tondo rispetto a una questione possa procedere lì come in qualunque altra situazione naturalmente, impedire dunque che il discorso si arresti questo è il compito direi principale dell’analista, ogni qual volta il discorso si arresta è come se si instaurasse una sorta di discorso religioso come dire c’è “dio” tra virgolette e quindi non si può andare oltre, fine corsa, invece no e invece proprio da lì occorre incominciare a muovere, naturalmente non è semplice, non lo è affatto anche perché la persona è particolarmente affezionata a queste cose che per la persona sono straordinariamente importanti, è una delle cose che Freud rilevò fra le prime, abbiamo detto tante volte la sua domanda sul come mai molte persone andassero da lui pagandolo per venire fuori da certi problemi e invece ad un certo punto facessero di tutto per rimanerci in questi problemi, lui si sorprendeva ma non è così sorprendente la cosa perché queste cose così importanti rappresentano quelle cose che comunemente oggi si chiamano i valori, le cose che valgono, che sono veramente importanti. Sappiamo che la persona vuole sbarazzarsi di queste cose e in alcuni casi questa può essere la sua fortuna però il fatto di dire di volersene sbarazzare dice anche qualche cosa di più e cioè sottolinea la totale non responsabilità rispetto a ciò che sta accadendo “non sono io che voglio tornare venti volte a casa a controllare se ho chiuso il rubinetto del gas ma non posso non farlo, ché se dipendesse da me non ci tornerei”. Perché la persona è particolarmente aggrappata a una cosa del genere? Perché è così importante, cosa l’ha resa tanto importante? E perché soprattutto non la vuole abbandonare nonostante che dica di volerla abbandonare? Occorrerebbe ammettesse la responsabilità di ciò che va facendo, cosa intendo con responsabilità? Accogliere il fatto che qualunque cosa io faccia o non faccia è una decisione che il mio discorso ha preso quindi è una mia decisione e non viene da chissà quali strani eventi ma dal mio discorso semplicemente e di conseguenza da qualcosa che io desidero fare, né più né meno, e torniamo alla questione del perché è così importante, ché lo desidero perché è importante. Quando la persona costruisce il proprio discorso o più propriamente il discorso costruisce se stesso mano a mano aggiungendo informazioni, elementi, storie, si trova ogni tanto di fronte a degli elementi i quali elementi per una serie di discorsi, di combinatorie precedenti si trovano a occupare una posizione particolare vale a dire che occupano quella posizione che consente al discorso di produrre delle catene, delle combinazioni con altri discorsi tale da consentire al discorso di proseguire senza nessun problema e non soltanto ma di proseguire affermando sempre qualche cosa che è ritenuto dal discorso assolutamente vero e ogni volta che lo si afferma cosa si produce? Si produce una verità assoluta per quel discorso e la sensazione che accompagna il reperire e l’affermare una verità assoluta è quella cosa che comunemente si chiama soddisfazione, la persona è soddisfatta come quando si conclude qualche cosa in modo efficace la persona avverte quella soddisfazione …
Intervento: è una verifica della verità del questo è questo, tutto sommato …
È sicuramente una delle sensazioni più piacevoli il potere affermare la verità, una verità ovviamente non banale, chiunque potrebbe affermare per esempio, che due + due fa quattro ma non per questo si sente meglio, occorre che questa affermazione di verità sia qualcosa di conquistato, se è possibile attraverso il proprio ragionamento se no acquisito dal ragionamento altrui però qualcosa che non è comune, qualcosa che è particolare, che è insolito e perché tutto questo acquista più valore? Non è soltanto una questione che procede dalla dottrina cristiana, dal cattolicesimo propriamente: tutto ciò che viene conquistato con sofferenza e dolore vale di più, anche questo ha dato il suo contributo ma anche questa idea sorge da qualche cosa che attiene al funzionamento del linguaggio, il linguaggio trae soddisfazione nel costruire proposizioni che concludono con un’affermazione che sia vera all’interno del gioco naturalmente, quindi più proposizioni è in condizioni di produrre più il discorso è soddisfatto …
Intervento: mi interrogavo su questo sul fatto che questa “soddisfazione” è come se andasse reperendo e confermando ciascuna volta la verità assoluta cioè la premessa andasse a soddisfare un sacco di catene che in qualche modo erano in sospeso non erano concluse … è chiaro a quel punto sarebbe unificare tutto il discorso ancora una volta a quell’unica verità non sempre a un sacco di proposizioni va beh che poi da l’opportunità di costruire …
La verità è sempre quella che afferma che “questo è questo” poi qualunque cosa sia questo di volta in volta può essere differente certo però quello che conta è potere affermare con certezza che le cose stanno così. La conclusione è mossa dalle premesse, le premesse sono quelle che consentono l’avvio del gioco e sono le regole per giocare quel gioco e ogni gioco ha le sue premesse ovviamente, ora ciò che a noi interessa è intendere cosa avviene nel discorso: perché alcune cose diventano così importanti e a che scopo? Abbiamo detto che sono quelle cose che consentono, che soddisfano, che hanno soddisfatto più propriamente il discorso ma spesso sono considerate dalla persona adulta cose che magari risultano risibili o banali, bisogna tenere conto che la struttura di questo discorso è partita quando gli elementi a disposizione non erano molti, è un po’ come una persona che non ha mai visto il cinematografo e rimane a bocca spalancata provando grandissime emozioni. La novità, la novità del discorso che incomincia a avviarsi nel bimbetto, tutto è nuovo, tutto è sorprendente questa è una cosa assolutamente nota ma perché è così sorprendente? Perché in quel momento incominciano a fissarsi quelle cose che diventano importanti e che rimarranno importanti, magari non quelle cose necessariamente però la struttura rimane la stessa per cui la più parte delle cose che sono importantissime per la persona sono cose che si sono strutturate in quel modo, spesso nella prima infanzia perché soltanto nella prima infanzia c’era la possibilità che fossero così importanti, dopo mano a mano che il tempo passa si acquisiscono sempre più elementi, è sempre più improbabile che qualcosa possa assumere questa posizione di rilievo rispetto a tutte le altre, pensate a una cosa semplicissima, una spavento vissuto da bambino e la stessa situazione vissuta da adulti è risibile, per il bambino invece è una cosa enorme perché non ha gli strumenti per affrontare questa cosa, per considerarla rispetto a molte altre cose dunque per il bambino è una cosa importantissima, cosa produce nel bimbetto? Emozioni violentissime, talmente forti che sarà difficile dopo trovare le stesse condizioni per cui si riproduca una sensazione così forte, è improbabile tenendo conto che ciò che soddisfa il discorso è la possibilità di potere costruire sempre nuove proposizioni ciò che gli serve sono quegli elementi da cui partire dei quali sa, per così dire che può costruire infinite proposizioni, lì c’è sempre la possibilità per continuare e allora non le abbandona. Di fatto sono sequenze di proposizioni che funzionano effettivamente come un programma, data una certa situazione allora il discorso può dare l’avvio a tutte queste proposizioni e quindi cercherà queste situazioni, le cerca perché sono quelle che gli servono per produrre altre proposizioni. Una persona ha bisogno di scrivere e cosa fa? Cerca carta e matita e il discorso cerca quelle situazioni che consentono, che offrono il destro per costruire proposizioni visto che non ha nessun altro obiettivo se non fare questo, cioè costruire proposizioni. Gli eventi vissuti nell’infanzia hanno anche la virtù di essere stati considerati assolutamente veri ché una cosa falsa non produce nessuna emozione, se si sa che è falsa ovviamente, quindi occorre che sia considerata assolutamente vera e allora soddisfa due requisiti fondamentali: è assolutamente vera e consente al discorso di avere una possibilità sicura di costruire proposizioni, a questo punto il discorso non le abbandona più. Facciamo l’esempio, quello di prima del gas, ora la persona adulta sa che lasciare aperto il gas in casa può essere pericoloso basta una scintilla e salta per aria tutto il palazzo e questo lo sa quindi torna in casa per essere sicuro di non creare danni soprattutto se in casa c’è qualcuno o se sa che da lì a poco arriverà qualcuno e fin qui non ci sarebbe niente di strano, però supponiamo che ad un certo punto in tenera età abbia avuto l’occasione, l’idea di distruggere qualcosa o qualcuno per buoni motivi. I bimbetti non essendo ancora stati addestrati ai vari giochi che si fanno da adulti spesso manifestano una ferocia e una crudeltà notevoli che generalmente espletano nei confronti degli animali che sono più indifesi, il bimbetto non può aggredire un omone alto due metri, se la prende con insetti, lucertole che sono più piccoli ecco supponiamo che, adesso facciamo solo delle ipotesi naturalmente, che abbia avuto questa idea o questa opportunità di distruggere i suoi familiari che in quel momento gli hanno proibito di mangiare la marmellata, ora può apparire eccessivo distruggere una famiglia per un vasetto di marmellata però per il bimbetto non è eccessivo nel senso che lui vive qualunque cosa in modo estremo, tutto ciò che vive non è mediato da nulla, non è mediato da una serie di considerazioni che acquisirà poi con il tempo e che gli consentono di, mettiamola così, di ridimensionare gli eventi ma ogni evento è eccessivo e quindi questo gli ha prodotto una sensazione enorme perché ha pensato verosimilmente: adesso mi libero della mamma e finalmente ho accesso al vasetto di marmellata, però se faccio questa strage e magari ne ha l’opportunità perché è da solo con il gas e gli hanno detto non giocare con il gas, ha l’opportunità di farlo in quel momento però pensa anche: se faccio questo massacro allora poi rimango da solo e questo magari gli crea dei problemi e allora che cosa faccio? Tenete sempre conto che per il bimbetto si tratta di situazioni estreme, per lui effettivamente si pone l’eventualità di distruggere la famiglia con tutte le emozioni che ne seguono, ma supponiamo che non lo faccia e quindi sopravviva lui e tutta la sua famiglia, però rimane legato a questo pensiero cioè all’eventualità, all’opportunità di distruggere, di eliminare degli ostacoli, mettiamola così in modo molto semplice, e rimane legata questa eventualità con un’emozione fortissima perché lui è andato avanti per un sacco di tempo a pensare questa cosa, a tutte le eventualità e poi la mamma, non c’è più la mamma, faccio soffrire la mamma, perché salta per aria insieme alla casa ora questo dunque acquisisce un’importanza enorme in quel discorso che sta prendendo forma, rimane come una sorta di pietra miliare nel suo discorso questa possibilità, come dire: ho la possibilità di distruggere tutto, di eliminare dunque questo ostacolo e di arrivare a ciò che io voglio, poi nel frattempo cresce, si accorge di un sacco di cose e la cosa passa di mente ma le emozioni straordinarie e fortissime, irripetibili connesse con questa possibilità che immagina di avere avuta da bimbetto permangono, si modificano ma non si abbandonano perché è un’eccitazione fortissima, è come se in quel momento avesse avuto in mano le sorti del mondo e qui torniamo alla questione centrale e cioè l’idea di una sorta di onnipotenza assoluta: posso fare tutto quello che voglio, primo perché distruggo la famiglia secondo perché ho finalmente la marmellata e quindi sono il padrone del mondo, per una volta in vita sua ha avuto questa sensazione di onnipotenza e non intende abbandonarla così facilmente, rimane, poi si modifica naturalmente però supponiamo che da adulto si riproduca una situazione simile, cioè c’è un qualche cosa che gli impedisce a suo parere la felicità, gli impedisce di essere sereno, tranquillo, qualcosa lo irrita, che cosa fa il discorso? Esattamente come una macchina il suo programma lo conduce a quelle sensazioni in cui ha avuto queste sensazioni di onnipotenza, di potere risolvere tutto, non fa saltare il condominio naturalmente, però questa idea permane, è lì, questa idea di assoluta onnipotenza come se avendo in mano il rubinetto del gas avesse in mano il mondo intero, che succede a questo punto? Possono succedere due cose, o si accorge di quello che sta facendo e cioè elabora la questione e quindi intende che in quel momento effettivamente c’è un desiderio di distruzione che non è tanto nei confronti di qualcuno o qualcosa in quel momento ma è semplicemente il riandare al sogno antico di onnipotenza o, come raccontava Freud, trova una sorta di compromesso e allora dicevo ci sono due possibilità l’una è elaborare la questione e accorgersi di quello che sta succedendo, accorgersi della fantasia di onnipotenza connessa in quel momento l’altra invece non accorgersi di nulla e non accorgendosi di nulla allora avverte soltanto il pericolo, adesso vi sto facendo un esempio, il pericolo connesso con questa fantasia di onnipotenza e questo pericolo è ciò che rimane, l’unica cosa consapevole, per cui questo pericolo continua ad esserci ecco perché torna indietro continuamente perché ogni volta che chiude il gas e poi torna indietro e verifica che è chiuso comunque questo pericolo connesso con la sua idea di onnipotenza non è cancellato …
Intervento: mi stavo chiedendo essendo molto forte questa sensazione di onnipotenza, eccitazione che avverte mi chiedevo anche i problemi che può creare da adulto in quanto questa cosa non viene cancellata come fosse in qualche modo collegata alla distruzione … intendevo dire come se fosse collegata alla distruzione che poi può avere rappresentazioni diverse per cui essendo attratto dalla distruzione perché è quella che gli conferisce questo sentimento di onnipotenza, debba sempre essere mediata in qualche modo da questa sensazione di distruzione?
Nel caso che ho fatto dell’esempio sì, ma io ho fatto una costruzione giusto per fare uno schema di come può funzionare la cosa, in questo caso sì è la distruzione certo …
Intervento: il discorso di attenersi per evitare il massacro, se questa sensazione di onnipotenza debba passare attraverso questa sensazione di distruggere … se è connesso con la distruzione?
Freud parlava di due pulsioni, la pulsione di vita e la pulsione di morte, l’una che condensa e Lacan l’accostò poi alla metafora e l’altra che dissemina sarebbe la metonimia, però posta anche nei termini in cui la pone Lacan, anche se comunque si avvicina alla questione linguistica è ancora abbastanza incerta, esiste davvero una tendenza a distruggere? E se sì che cosa muove una cosa del genere? Tenendo conto dell’assunto da cui siamo partiti e cioè che gli umani sono fatti di linguaggio e quindi si muovono come il linguaggio allora questo ci consente di intendere in modo molto più semplice la questione, distruggere che cosa? A che scopo? Tecnicamente non ci sarebbe nessun motivo di distruggere alcunché a meno che questo qualcosa che si vuole distruggere sia un ostacolo, allora sì, ma un ostacolo in che senso? Al raggiungimento di un obiettivo, e qual è l’obiettivo del linguaggio? Concludere con una affermazione vera, tutto ciò che ostacola questo viene distrutto dal discorso stesso, più che distrutto viene eliminato, abbandonato, il più delle volte ci si limita a questo se qualcuno per potere manifestare il suo potere assoluto sull’universo deve conquistare il mondo allora chiunque cerchi di impedirglielo è un ostacolo e quindi deve essere eliminato. In genere queste cose avvengono attraverso guerre e allora si elimina l’ostacolo ma non sembra affatto che esista una pulsione di distruzione nel senso che la distruzione fine a se stessa sia strutturale, non lo è affatto è funzionale …
Intervento: in quel caso era una fantasia di distruzione, in quel caso che poi poteva assumere altre rappresentazioni …
Per dirla in termini radicali: qualunque proposizione affermi qualche cosa che è contraria a ciò che io credo essere vero deve essere eliminata, in qualunque modo si configuri, si mostri, si palesi, deve essere eliminato perché impedisce al discorso di concludere cioè di trovare il suo compimento. La clinica psicanalitica si occupa esattamente di tutte queste cose cioè di intendere che cosa si è costruito nel discorso in modo tale da risultare apparentemente inanalizzabile, qualche cosa di cui la persona pensa di non avere la responsabilità e rispetto alla quale non può fare nulla, lì il discorso si arresta e lì interviene l’analista a fare in modo che prosegua …
Intervento: mi veniva in mente una cosa proprio a questo proposito che riguarda l’elaborazione all’interno di un’analisi e quindi il poter “ascoltare” in qualche modo ciò che si sta dicendo e Lei prima parlava del risibile che appartiene al bambino al quale si aprono migliaia di strade che sono tutte percorribili quindi una sterminata possibilità anche se gli elementi sono abbastanza pochi per cui di fronte alle cose … dicevo la difficoltà che si può incontrare in un’analisi di fronte al risibile di quello che produce il proprio discorso nel senso che di fronte a certe proposizioni, a certe interrogazioni il discorso si ritrova a produrre delle proposizioni che vengono scartate perché si è “grandi” perché considerate risibili … queste sono le proposizioni che si scartano nell’analisi nel senso che non si accolgono nel discorso … è questo che volevo dire perché sono importanti, perché il discorso è fatto di sequenze di proposizioni ovviamente sono proposizioni che si intersecano l’una con l’altra per cui i termini a disposizione quando si parla sono quelli che sono utilizzando la lingua per cui un certo termine, una certa proposizione serve per descrivere una certa cosa e lo stesso termine serve come uno scambio per descrivere, per ordinare un’altra cosa, per dire, fare un’altra cosa però in certi casi quando avviene il confronto con il proprio discorso si arriva a delle proposizioni qualcosa che non è accolto dal parlante, una sorta di automaticità e non è accolto perché è risibile perché è da bambino, e questa è una delle “resistenze” direbbe Freud più grandi perché di lì il proprio discorso non passa, se è risibile è qualcosa che non ha un grande valore, è una cosa da bambino però il proprio discorso è fatto anche di questi elementi è ovvio che utilizzando certe espressioni in un certo modo si conclude in un certo modo però molte volte è lì che gira in tondo il proprio discorso perché si utilizzano delle proposizioni e queste proposizioni inevitabilmente hanno una certa conclusione, lì il circolo vizioso …
Che cosa ascolta l’analista? Diciamo che qualunque cosa ascolti non ha da ricondurla a niente e in effetti non ha una teoria di riferimento, semplicemente ascolta nel senso che rileva ciò che nel discorso cerca di interrompersi, di bloccarsi, di affermarsi come assolutamente vero, ogni volta che quel discorso che ascolta cerca di stabilire che “questo è questo”, quindi le cose stanno così allora a quel punto interviene, interviene e il suo scopo, torno a dirlo un’altra volta, non è nient’altro che consentire al discorso di proseguire …
Intervento: è un po’ come se la cosa fosse stata prese talmente sul serio, talmente importante … e al momento in cui si arriva … arrivare all’opportunità di essere risibile …
Intervento: per arrivare al riso occorre l’elaborazione se non arrivi al riso vuol dire che hai escluso certe sequenze e quindi tagliato delle questioni proprio perché sono risibili …
C’è l’eventualità che tutto quanto è stato detto dalla psicanalisi da Freud fino adesso riguardo alla necessità di reperire nel passato delle questioni possa anche essere inutile, nel senso che tutto ciò che una persona racconta anche della sua infanzia come spesso accade sono soltanto delle occasioni per continuare a dire, a parlare, in realtà ciò che è accaduto quando era piccino non ha più quell’importanza che ebbe allora, ce l’ha nella misura in cui a tutt’oggi ne parla ma importa ciò che ne dice adesso non ciò che è successo allora, può essere successa qualunque cosa e il suo contrario può anche non essere successo niente e averlo inventato non cambia niente. Freud come voi sapete disse negli scritti tecnici: ricordare, ripetere, rielaborare, potrebbe non essere affatto necessario, prima ho detto dell’ascolto dell’analista che impedisce che il discorso si fermi su questo è questo, cioè su una verità, se l’analizzante giunge a fare questo cioè a non fermarsi su qualche cosa che ritiene assolutamente vero e incrollabile allora ha l’opportunità di proseguire, se non si ferma più su quel punto vuole dire che si è accorto che quella verità di cui parlava è una verità assolutamente particolare all’interno di quel gioco e che deve pensare in un certo modo per poterla affermare come vera, ma non è affatto una verità assoluta né una verità universale cosa che la persona tende invece a fare continuamente, è particolare e per poterla mettere in atto sono necessarie tutta una serie di tecniche che la persona ha acquisite naturalmente per cui anche se non ricorda non cambia assolutamente niente e anche se non ripete non cambia assolutamente niente …
Intervento: e riguardo all’emozione legata al discorso distruttivo? E che magari questa emozione si tende a riproporre in età adulta non riconoscendone l’origine però questa emozione si ripropone …
Sì, sempre allo stesso modo certo, anzi viene cercata continuamente. Anche se lei dicesse a questa persona esattamente quello che è successo da piccino non succederebbe assolutamente niente. Ciò che sto dicendo che è la cosa che importa, che appare più interessante e anche più efficace è intendere dove il discorso si ferma per affermare qualcosa di assolutamente inamovibile, di certo, di sicuro, qualunque cosa sia non ha importanza e se questo qualcosa si incomincia a muovere allora avvengono tutta una serie di cose, e cioè la persona incomincia ad accorgersi del gioco in cui è inserita questa cosa, per esempio, del tornare sempre indietro a chiudere il gas, e che in definitiva gli serve per riprovare quell’emozione che provava da piccino di fronte alla sensazione di onnipotenza cioè di fronte alla sensazione che si produce al momento in cui in lui c’è l’idea, per dirla proprio tutta, di avere trovata la verità universale, poi non è così naturalmente però l’idea che funziona è quella: finalmente c’è qualcosa di assolutamente certo, come se avesse trovato dio …
Intervento: però questa ipotesi di far saltare un alloggio per esempio è qualcosa che non necessariamente è qualcosa che da piccoli … però è nel momento in cui è costruita … cioè questa grossa emozione non necessariamente deve ripercorrere la sua vita … non ha un entroterra questa emozione può essere costruita al momento in cui sta dicendo far saltare un alloggio può essere qualcosa di importante che gli da potenza … non necessariamente … per esempio le fantasie di stupro … immaginano di essere state stuprate da bambine …
Sì, non è tanto su che cosa si è appuntata la fantasia ma il fatto che quella sia stata utilizzata per provare emozioni violentissime, poi può essere la fantasia di stupro, poi può essere la fantasia di distruggere tutto, può essere qualunque cosa ma di fatto è qualche cosa che deve avere prodotto emozioni violentissime ecco perché la più parte di queste si producono da bimbetti, perché solo in quell’età è possibile provare emozioni così forti, da adulti è improbabile, ci sono troppi strumenti, troppi elementi perché un’emozione sia così violenta. Questo riguarda il funzionamento del linguaggio il quale costruisce proposizioni: da un elemento stabilito si giunge a una conclusione qualunque essa sia purché sia riconosciuta come vera dal sistema e è riconosciuta come vera quando non contraddice la premessa da cui è partita, a questo punto può essere utilizzata per costruire sopra di questa conclusione altre proposizioni che funzioneranno da premesse a loro volta e così via all’infinito …
Intervento: reperire il ricordo o il punto da cui partire non è così importante perché quello che lui dice cioè quello che fa nel suo vivere a questo punto è sempre una stessa struttura …
Sì, è un programma, come avviene una certa cosa immediatamente reagisce in quella direzione. Bene, questa sera abbiamo fatto soltanto una carrellata di questioni di cui ci occuperemo questa estate riprendendo ciascuno di questi elementi in modo più preciso e dettagliato.