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22-10-2014

 

È possibile fornire alla psicanalisi delle argomentazioni più solide di quelle che vengono fornite nel testo di Freud? La questione portante in tutta la teoria di Freud è la teoria delle pulsioni, che tuttavia non pare un granché. È qualche cosa che ha a che fare con l’organico, e parte con lo psichico, ma pone comunque a base di tutto l’organico. Sarebbero gli stimoli dall’organico a produrre degli effetti nel somatico e quindi nello psichico. Procedere in questo modo è abbastanza problematico, e cioè immaginare che all’origine di tutto ci sia l’“organico”, cioè la realtà, il corpo. Il problema consiste nel pensare che l’“organico”, cioè la realtà, preceda lo “psichico”, senza tenere conto del fatto che c’è l’eventualità che sia lo psichico a determinare l’organico. La teoria di Freud offre il fianco a molte obiezioni, e la più robusta fra tutte, la critica più potente alla teoria di Freud è di avere generalizzato delle situazioni particolari, specifiche, e cioè di avere tratte delle considerazioni universali a partire da fatti particolari, è quindi un sistema induttivo. In effetti è possibile che ciò che Freud descrive possa accadere, è possibile, ma l’operazione che ha fatto lui è, stata, generalizzando questi eventi particolari, cioè le sue osservazioni cliniche, giungere a una sorta di universalizzazione: se alcune persone si sono comportate in un certo modo allora tutte le persone si comportano in quel modo. Questo modo di procedere ovviamente non garantisce un granché, dice soltanto appunto che alcune cose possono accadere, però da qui a stabilire un universale ce ne passa. Questo è uno dei motivi per cui molto spesso non vengono accolte le conclusioni di Freud, non tanto le sue osservazioni cliniche, che però non dovrebbero essere generalizzate in quei termini. La stessa cosa vale per la teoria delle pulsioni. Freud muove da un’idea e cioè che ci sia un corpo, corpo che è animato da un sorta di primum movens, che per lui sarebbe la pulsione, qualche cosa che spinge a certe reazioni, infatti lui parla di pulsione sessuale, inizialmente pulsione di vita e pulsione di morte, ipotizza una pulsione di vita, una pulsione di morte e anche in questo caso ciò che è frutto della sua osservazione diventa una generalizzazione nella sua teoria, generalizzazione che propriamente non è autorizzata da ciò che dice e così anche il fatto che ci sia questa pulsione procede da una generalizzazione di qualcosa che lui ha osservato. Come sapete nella pulsione lui individua quattro momenti: la fonte, la spinta, la meta, l’oggetto, però se questa posizione, come dicevo, rispetto alla pulsione è discutibile, è fortemente criticabile, ciò non di meno ha avvertito che nella persona c’è qualche cosa che la muove in qualche direzione, e se a questo fondamento che lui pone quando parla della pulsione noi sostituissimo il linguaggio, ecco che allora tutta la teoria di Freud avrebbe una base teorica e anche argomentativa molto più potente. Non è più l’idea che ci sia qualche cosa nel corpo che poi si trasforma nel somatico e quindi nello psichico, tralasciando per altro come avverrebbero questi passaggi, in che modo esattamente, ma si terrebbe conto del fatto che ponendo il linguaggio al posto della pulsione, che ciò che muove gli umani è di fatto ciò che non possono non fare se sono nel linguaggio. Sono nel linguaggio in quanto esseri parlanti, anche perché un’altra obiezione che può muoversi a Freud è il fatto che anche gli animali possiedono un corpo, e possedendo un corpo che cosa distingue a questo punto la pulsione che muove dal corpo, che parte dal corpo come la pulsione sessuale, che cosa determina che negli umani la pulsione sessuale produca per esempio la rimozione, l’inconscio la rimozione, eccetera e negli animali no? Un leone non è provvisto di rimozione o di inconscio né ha sensi di colpa di vario genere. Muovere dall’organico di fatto non rende conto di nulla, è solo un’ipotesi. Ma se come vi dicevo invece poniamo il linguaggio allora tutto ciò che gli umani si trovano a fare, a pensare eccetera è mosso da qualche cosa che non è più così fumoso e ipotetico, come la tesi organicistica, ma accade invece che siano mossi da ciò che li rende tali, cioè che li rende umani, a questo punto ciò cui si appoggia l’intera teoria psicanalitica diventa la struttura del linguaggio. Questo renderebbe le cose molto più semplici per un verso e anche più facilmente sostenibili. Il Super-Io è un comando che viene dal sociale prevalentemente, poi per interposta persona dai genitori però viene dalla società in cui la persona è inserita e che cosa dice il Super-Io? Dice propriamente, sempre attenendoci a Freud, che cosa è bene e che cosa è male, cosa si fa e cosa non si fa. Queste considerazioni intorno al Super-Io in Freud sono relativamente ben descritte, anche ma non si intende per quale motivo una persona dovrebbe accogliere il Super-Io, e cioè le imposizioni di un Super-Io, sto usando i termini di Freud, perché dovrebbe farlo? Le imposizioni possono essere divieti, obblighi, ma a quale scopo? Questo in Freud non è presente, semplicemente accade, accade che queste imposizioni vengano accolte dalla persona e andando in contrasto appunto con la pulsione sessuale, si producano come effetto dei processi, uno dei quali è noto come rimozione. Ma si accoglie ciò che il Super-Io impone perché esiste il linguaggio, e cioè perché la persona è fatta di linguaggio e ciò che il Super-Io impone viene accolto perché soltanto a questa condizione la persona viene riconosciuta da altri e cioè, in altri termini ancora, viene riconosciuta come una persona che dice le cose che deve dire, dice le cose come stanno. Tutto quanto riguarda la persona, quindi anche l’insorgere di fantasie, può essere molto più facilmente illustrato ponendo il linguaggio al posto della pulsione, oppure intendendo la pulsione come linguaggio, quindi abbandonando ogni riferimento organicistico, che per altro ha sempre costituito un grosso problema, non solo in Freud, ma in moltissimi di coloro che gli hanno fatto seguito, perché questa spinta che verrebbe da qualcosa che accade nel corpo ha poi una sua traduzione in ciò che è psichico, ma perché ciò che viene dal corpo dovrebbe creare problemi? Per quale motivo se non per via del fatto che interviene il Super-Io? Ma perché la persona dovrebbe accogliere ciò che gli vieta il Super-Io? A che scopo? Il motivo per cui si accoglie un divieto così come un obbligo segue al fatto che attenendosi a queste direttive si viene riconosciuti da altri, si viene riconosciuti come parte di un gruppo che è portatore di una verità. D’altra parte, come funziona la persuasione? Adesso atteniamoci alla differenza che fa Perelman fra “persuasione” e “convinzione”, la persuasione punta al cuore, ai sentimenti, alle emozioni, mentre la convinzione punta alla ragione, ma la persuasione è più potente anche, come si fa a persuadere qualcuno? C’è un solo modo, uno e uno soltanto: dando a questa persona l’illusione di essere importante. In tutti i vari modi con tutte le varianti possibili la persuasione avviene tramite questo, se non c’è questo non c’è persuasione, la persona non si persuade di alcunché, perché funziona quindi la persuasione? Perché non è possibile persuadere una scolopendra? Perché non è mai persuasa di alcunché? Non è possibile persuadere all’infuori di questa modalità, perché questa cosa attraverso la quale avviene la persuasione è l’unica cosa che gli umani vogliono, e cioè vogliono essere importanti, essere riconosciuti, essere considerati portatori della verità, essere considerati come “colui che ha ragione” essere considerati come “colui che interessa altri” per esempio, l’obiettivo finale comunque è essere importanti, in qualunque modo questo si attui, e questo è il motivo per cui il Super-Io funziona. Il Super-Io funziona come una persuasione, un comando, un obbligo, può essere sì imposto con la forza certo però non funziona così bene se imposto con la forza, il modo migliore per persuadere qualcuno è fare in modo che la persona stessa sia convinta della bontà del fare quelle cose che io voglio che faccia, non che gliele imponga puntandogli una pistola alla tempia, ché magari fa quello che voglio, o magari no, c’è anche questa eventualità che uno preferisca morire piuttosto che rinnegare Allah, non è una cosa così insolita. Ecco quindi la struttura del linguaggio è quella cosa che può consentire di illustrare, di descrivere ciascuno dei processi di cui parla Freud in modo straordinario, e cioè che gli umani sono mossi da fantasie, che non hanno altro che fantasie. Freud chiamava “Wirklichkeit” la realtà psichica, che contrapponeva alla “Realität” la realtà oggettiva, cioè al come stanno le cose, che è l’obiettivo metafisico per lo più, però se noi consideriamo, sempre sulla scorta di Freud, che le cose sono parole, e non il contrario come accade nel discorso psicotico dove le parole sono cose, allora è facile compiere il passo successivo e cioè considerare che il dire come stanno le cose significa semplicemente descrivere altre parole, altre proposizioni, visto che all’infuori di questo c’è il nulla. Dunque la pulsione come linguaggio, possiamo dire anche che la pulsione è linguaggio, allora questo modo di vedere la teoria di Freud, posta in questi termini, a mio avviso può offrire alla psicanalisi ciò che non ha mai avuto, ciò che ha costituito sempre una delle più grosse obiezioni nei confronti della psicanalisi e cioè di avere un’argomentazione a base di ogni cosa piuttosto fragile e instabile, e discutibile, perché a questo punto non si tratta più di parlare di pulsioni come generalizzazioni di operazioni particolari ma della pulsione come la struttura del linguaggio che consente a ciascun umano di essere quello che è, e la produzione di fantasie per esempio, che è così importante in tutto il testo di Freud, forse la cosa più importante che ha fatto; la produzione di fantasie è la produzione di configurazioni che consentono in un modo o nell’altro alla persona di pensarsi importante, pensarsi considerata, pensarsi al centro del mondo. Una qualunque cosiddetta fantasia a occhi aperti, come è costruita, qualunque essa sia? È uno scenario dove la persona interpreta il ruolo del personaggio principale, attorno al quale ruota l’universo, non è a caso che questa sia la fantasia non soltanto delle fanciulle ma di chiunque, essere il centro dell’universo, per essere un po’ più precisi, essere il centro dell’attenzione delle persone. La psicanalisi non è in condizione di spiegare una cosa del genere, la teoria del linguaggio sì, e cioè come un effetto del modo in cui il linguaggio funziona, e il linguaggio funziona attraverso la costruzione di affermazioni: ogni affermazione stabilisce uno stare delle cose, quindi stabilisce che ciò che viene affermato è così. Il potere di cui ho parlato spesso consiste proprio in questo, nell’avere la possibilità di stabilire come stanno le cose, quindi di mostrarle ad altri o imporle a seconda dei casi e delle circostanze, però è solo il linguaggio che consente di intendere perché per gli umani è così irrinunciabile, assolutamente irrinunciabile avere potere, perché è il linguaggio che funziona così e cioè li costringe di volta in volta ad affermare qualche cosa; ciò che viene affermato non può non essere considerato vero all’interno del discorso in cui questa affermazione è inserita, e quindi se affermo qualche cosa, ciò che affermo è vero, direi quasi per definizione, all’interno del discorso. Questo porta la persona a considerare che qualunque affermazione non collimi con la sua sia necessariamente falsa, per il famoso principio di non contraddizione. Ciò che dice Freud della pulsione muove da una teoria organicistica, tra l’altro solo ipotetica, è un’ipotesi il fatto che il corpo abbia queste spinte, un’ipotesi che viene confermata soltanto da osservazioni, ma queste osservazioni, essendo ciascuna volta particolari, non consentono una generalizzazione, in ambito teorico in genere funziona così, anche se non sempre. È appunto la generalizzazione di elementi particolari tratti dall’osservazione che produce e ha prodotto degli effetti poco interessanti nella teoria psicanalitica, cioè la costruzione di pensieri che immaginano per esempio l’esistenza di certi comportamenti in base a certe strutture di discorso che appaiono quasi inevitabili. Dopo tutto affermare che la rimozione è il tentativo di eliminare ciò che è mosso dalla pulsione sessuale e non può essere accolto dai divieti che intervengono dal Super-Io, che fondamento ha? Come posso affermare con certezza una cosa del genere? È un’ipotesi certo, non possiamo escludere che qualcosa del genere possa accadere, ma a questo punto tutto ciò che ha elaborato Freud intorno alla sua teoria, in particolare nella meta psicologia, può essere intesa come una sorta di sovrastruttura, per usare un termine di Marx, cioè qualche cosa che viene costruito in seguito al funzionamento del linguaggio, costruito dal linguaggio stesso, per mantenere la necessità, per dire in modo molto spiccio, per mantenere il controllo, per mantenere il potere. Potrebbe, come dicevo, essere un modo per fornire alla psicanalisi un fondamento difficilmente discutibile anzi, potrebbe essere per alcuni aspetti incontrovertibile, almeno in una certa accezione, perché muove dalla considerazione che gli umani sono esseri parlanti cioè parlano, e questo ovviamente ha delle implicazioni, cui generalmente si è prestata poca attenzione. Il fatto che siano esseri parlanti comporta innanzi tutto essere presi in una struttura dalla quale non c’è uscita, dal momento in cui qualcuno è nel linguaggio non ha più modo di uscirne, di conseguenza tutto ciò che penserà sarà vincolato alla struttura del linguaggio, vale a dire a quella struttura che gli consente di pensare quindi penserà nel modo in cui funziona il linguaggio e se il linguaggio per funzionare deve procedere da un elemento e attraverso passaggi coerenti, cioè non contraddittori con la premessa da cui è partito, giungere a una conclusione che non contraddica la premessa da cui è partito, allora una volta che giunge alla conclusione afferma qualche cosa, che non contraddicendo la premessa da cui è partito, viene considerato vero. Cosa vuole dire che è considerato vero? Vuole dire semplicemente che è degno, da qui “assioma”, è degno di essere considerato a sua volta come una premessa da cui procedere ancora, e poi ancora, ma il fatto che sia considerato vero comporta un dettaglio non irrilevante, e cioè che tutto ciò che esula da ciò che è considerato vero è considerato falso. Il potere sta nell’idea che ciò che si afferma sia vero, e cioè appunto descriva le cose come stanno, l’inganno perpetrato da sempre è che queste cose, che stiano in un certo modo oppure in un altro, sono altre parole, sono altre proposizioni, sono altre sequenze, non sono cose fuori dal linguaggio, cioè fuori da quella struttura che consente di pensare le cose, di descriverle, ma queste cose non hanno alcuna possibilità di esistenza al di fuori di questa struttura. Il problema è che il linguaggio può sì affermare che esiste qualcosa fuori di sé, lo può fare, l’ho appena fatto, ma non ha nessun modo per provare una cosa del genere, nessuno, anzi abbiamo aggiunto qualcosa di più, e cioè che affermare che qualche cosa è fuori dal linguaggio è auto contraddittorio ed è auto contraddittorio perché se qualche cosa fosse fuori dal linguaggio, questo lo dicemmo già moltissimi anni fa, allora non potrebbe avere alcun significato perché un significato è un rinvio, e il rinvio è un elemento della struttura del linguaggio, il rinviare di qualche cosa a qualche altra cosa, senza questo non è segno di nulla, se è segno di nulla è nulla, non solo, ma essendo fuori dal linguaggio allora o il linguaggio può inglobarlo dentro di sé e quindi a questo punto è un elemento del linguaggio, oppure non può inglobarlo dentro di sé e quindi rimanendo fuori dal linguaggio rimane fuori da ogni possibilità di conoscenza. Ma una volta che l’ha inglobato, questo qualche cosa che ipoteticamente sarebbe fuori dal linguaggio, non ha più nessun modo per potere dire che questo elemento era “prima” fuori dal linguaggio, non lo può fare, così come non può dire che cosa c’è fuori dal linguaggio o cosa c’era prima del linguaggio, sono tutte formulazioni auto contraddittorie nel senso che per potere dire che cosa è fuori dal linguaggio devo essere nel linguaggio, quindi essendo nel linguaggio non ho più accesso a ciò che ne è fuori in nessun modo perché ciò che è fuori dal linguaggio sarebbe fuori non solo dalla conoscenza ma dalla possibilità stessa della conoscenza. Detto così è ancora molto complicato, si tratta però di mostrare che l’idea di sostituire alla pulsione o di intendere la pulsione come linguaggio risolve molti problemi teorici nella psicanalisi che a tutt’oggi non hanno né possono avere alcuna soluzione. A questo punto, fatta questa sorta di sostituzione, allora tutto fila liscio, ogni cosa è come se trovasse una sua collocazione, il motivo per cui gli umani fanno quello che fanno, pensano quello che pensano perché esiste questa cosa che Freud chiamava “Super-Io” ma perché questo Super-Io viene accolto? Perché un certo desiderio appare come irrinunciabile ma al tempo stesso non può essere attuato per il semplice motivo che se venisse attuato questo desiderio la persona verrebbe espulsa dal consesso civile e quindi non verrebbe più riconosciuta, non essendo più riconosciuta perde ogni possibilità di affermare cose vere: per quale motivo gli umani amano aggregarsi? Per essere riconosciuti, di fatto non avrebbero un motivo, sì motivi pratici ma questi seguono dopo essere riconosciuti, cioè fare parte di un gruppo che è ritenuto avere la verità. Pensate alle religioni, perché una persona a un certo punto entra in un gruppo religioso? Suppone che questo gruppo possieda la verità e allora se questo gruppo possiede la verità, se io faccio parte del gruppo la possiedo anch’io, anch’io dico cose vere, anch’io so come stanno le cose davvero. Questo accade in qualunque gruppo, dai grossi gruppi religiosi ai gruppetti di ragazzini, anche per loro funziona esattamente la stessa cosa, e cioè è come se sapesse come stanno le cose, generalmente c’è quello più sveglio che è quello che sa tutto, e se sto con lui anch’io usufruisco di tale potere, che poi non è così lontano da ciò che affermava anche Etienne De La Boétie rispetto al motivo per cui agli umani piace essere sottomessi: agli umani piace essere sottomessi perché traggono comunque da una “sottomissione” una forma di potere. Se io sono il braccio destro dell’imperatore avrò potere, e quello che è sotto di me è il mio braccio destro e anche lui avrà potere, naturalmente tutto procede a piramide dal fatto che ci sia qualcuno che detiene il potere e detenendo il potere detiene anche la responsabilità di tutto ciò che accade e non accade, vedete Psicologia della masse e analisi dell’io, o anche soltanto Psicologia delle Folle di Le Bonn, anche se è un po’ organicistico. Ecco quindi l’idea è quella di mostrare che operando questa, come dicevo prima tra virgolette, questa “sostituzione” tutto diventi molto più semplice, più facile e più facilmente descrivibile, anche perché una volta che si intende come funziona il linguaggio c’è la possibilità di intendere come gli umani pensano e perché pensano nel modo in cui pensano, perché cioè sono costretti a fare certe cose, e cioè sono costretti a fare quello che fanno perché quello che fanno consente loro in un modo o nell’altro, indirettamente o direttamente di raggiungere l’obiettivo che è quello che è irrinunciabile, e cioè l’ottenimento di un potere, che come tale è tale se viene riconosciuto, da qui la persuasione. Pensare dunque la psicanalisi e al modo di trovare un’argomentazione e una configurazione della teoria psicanalitica che possa offrire una maggiore potenza argomentativa di quella di Freud, dopo tutto la teoria di Freud si smonta in quattro e quattr’otto, tutto quello che ha detto e che ha pensato è una sua osservazione, sua, non mia, dalla quale osservazione lui ha generalizzato e costruita una teoria, ma è una follia fare una cosa del genere, e detto questo è annientato tutto. Freud pensava così e mia nonna pensava cosà, e allora? Ponendo il linguaggio, non è più un arbitrio e soprattutto non c’è più una generalizzazione da osservazioni particolari, ma si muove da qualche cosa che tecnicamente non può non essere. Anche per questi motivi ci siamo soffermati sul principio di non contraddizione, il principio di non contraddizione è ciò che consente al linguaggio di funzionare nel modo in cui funziona, ma consente anche di potere affermare come stanno le cose, perché una volta che ho affermato come stanno le cose queste cose non devono essere altro da come io dico che sono, quindi devono essere così, questo è un qualche cosa che procede come effetto, naturalmente, del funzionamento del linguaggio, che funziona anche e soprattutto, Aristotele non aveva torto, in base al principio di non contraddizione. È il principio di non contraddizione che consente di affermare, cioè letteralmente di “fermare” qualche cosa dicendo che quella cosa è quella che è, in assenza questa cosa è qualunque altra cosa quindi anche il contrario di quello che dico io, che è molto seccante. Dicevamo mercoledì scorso che è possibile argomentare in modo efficace a favore del fatto che qualunque cosa occorre che sia quella che è, e altrettanto facile è argomentare in modo robusto che ciascuna cosa per essere quello che è, è necessario che sia altro da sé. Questa questione va affrontata in modo deciso perché è una questione abbastanza complicata, questo è grosso modo ciò che intendo proporre…

Intervento: le relazioni fra le persone quindi la questione del legame sociale, questa difficoltà di relazione…

Non esiste nessuna difficoltà di relazione, propriamente, la difficoltà sta nel fatto che nella relazione ciascuno vuole primeggiare, vuole avere ragione, è l’unica difficoltà che c’è nella relazione…

Intervento: sul concetto di natura e il potere…

L’idea di natura è tradizionalmente lo stato delle cose per definizione, cioè la realtà, ha sempre avuto una funzione la realtà: se io affermo qualche cosa e dico che le cose stanno così ma non ho un aggancio a una realtà che è al di fuori di me che garantisca ciò che io dico, qualcuno può sempre dirmi “dici che le cose stanno così ma invece stanno cosà” come per altro avviene continuamente, l’opportunità fornita da questa invenzione della realtà è appoggiarsi a qualche cosa che taglia ogni possibilità di discussione “le cose stanno così perché la realtà è questa” e di fronte a questo si chiude il discorso…

Intervento: ho acquisito la convinzione che le frasi organicistiche di Freud gli fossero imposte …

È ciò che molti pensano, che Freud fosse figlio del positivismo del suo tempo. La questione importante è tenere conto di ciò che Freud scrive indipendentemente da quello che avesse voluto dire o non dire anche perché, come abbiamo detto tante volte, lei sa perfettamente che è stato fatto dire a Freud tutto e il contrario di tutto, però se scrive questo cioè se la sua idea è che la base della pulsione, di questo primum movens, sia un che di organico, del corpo, che appartiene al corpo allora di questo dobbiamo tenere conto, anche perché buona parte della psicanalisi ne ha tenuto conto ed è andata in questa direzione, facendo di questo un dogma cioè, e che tutto quanto procede dal fatto che gli umani sono fatti di corpo e questo corpo possiede delle pulsioni, queste pulsioni vanno in conflitto con la morale sessuale civile e quindi si creano problemi, ma la questione è se è il corpo che produce quella che Freud chiama “psiche” (ψυχή) che può dire tante cose, e in effetti è stato tradotto con “anima” con “soffio” con “slancio” in tanti modi, quale quello giusto? Ciascuno sceglie il suo, cioè sceglie quello che è più confacente alla propria teoria, però dicevo “è il corpo che produce lo psichico o il contrario per esempio? Anche perché prima che il corpo possa produrre qualcosa di significativo occorre che la persona sappia di avere un corpo, sappia dare un significato a certe cose che avverte. Di un leone possiamo dire noi che lui ha quelle pulsioni, ma lui sa di avere delle pulsioni? Sa di avere un corpo? Sa di galoppare nella Savana? Sa tutte queste cose? No, e allora la cosa si complica perché che cosa diciamo, quando diciamo che un leone, o un umano, ha delle pulsioni? Un umano ha delle pulsioni perché si trova in una condizione o più propriamente in una struttura tale che gli consente di costruire dei concetti a partire da qualche cosa, ma questo qualche cosa che avverte, non sapremmo mai che cos’è, è un po’ la questione della realtà, gli umani parlano di “realtà” ma se qualcuno dovesse dire che cosa esattamente sia non c’è modo di saperlo in nessun caso, nella migliore delle ipotesi appunto è un’ipotesi, un ipotesi che serve a giustificare altre cose, quindi c’è l’eventualità che non sia l’organico a effettuare lo psichico ma il contrario. Ma a questo punto possiamo dire che è la struttura del linguaggio a determinare l’esistenza del corpo, è perché gli umani sono nel linguaggio che possiamo dire che hanno un corpo: un leone non ha un corpo, cioè noi diciamo che ce l’ha ma lui di per sé non credo si sia mai posto un problema del genere, né lo può fare ovviamente, questa è una tesi che anche Sini affrontava tempo fa, faceva proprio l’esempio del leone nella Savana, noi diciamo che è nella Savana, che corre, che ha fame, che ha sete eccetera, lui non ha niente di tutto questo, niente, si muove, o meglio, noi diciamo che si muove, un po’ come il termometro che aumenta di volume o diminuisce a seconda della temperatura esterna per via del mercurio, perché a noi “appare” così. Ma torniamo alla questione della realtà, è vero tutto questo? È una costruzione che abbiamo fatto, gli umani costruiscono giochi linguistici per rendere conto di qualche cosa che percepiscono, della quale cosa non sanno né possono sapere assolutamente niente, ma anche il fatto che qualche cosa venga “percepito” potrebbe anche questo essere discutibile perché bisognerebbe sapere esattamente che cos’è la percezione, e potrebbe essere arduo da definire in modo definitivo…

Intervento: come dice Wittgenstein “si impara” anche a provare dolore…

Esatto, e questo ci riconduce alla questione. Facevamo l’esempio tempo fa di una mamma che può comportarsi o come una mamma apprensiva, e allora il bambino impara che il dolore è una cosa brutta, che è una cosa che fa paura, oppure la mamma gli fa una carezza, gli dà un cioccolatino, gli sorride ed ecco che il dolore perde di drammaticità.