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22-10-2008
La questione retorica è ciò di cui dobbiamo parlare, la
domanda fondamentale da cui siamo partiti è perché le storie attraggano così
tanto gli umani. La cosa da cui conviene muovere è il modo in cui il linguaggio
funziona e questo ci consente di intendere perché le storie attraggono ciò che
sappiamo finora è che il linguaggio per funzionare necessita di una premessa di
passaggi coerenti e di una conclusione la quale conclusione non deve
contraddire la premessa da cui è partito ovviamente cioè è una sorta di
sequenza compiuta chiusa in sé, una premessa e una conclusione. Il fatto che il
linguaggio per funzionare funzioni così, comporta che ciascuno essendo fatto di
linguaggio non può fare nient’altro che attenersi a questa struttura, che lo
sappia o no, che lo voglia o no, una storia ovviamente abbiamo detto in altre
circostanze non è nient’altro che un percorso dove c’è un esordio, un punto di
arrivo e una difficoltà per raggiungerlo, questo è lo schema di qualunque
storia, di qualunque racconto, di qualunque novella, di qualunque film,
commedia, tragedia, qualunque cosa, un percorso che deve condurre a una meta e
per arrivarci ci sono degli ostacoli non c’è nient’altro che questo, come dire
che c’è una premessa ci sono dei passaggi che consentono di arrivare alla
conclusione ma che possono anche renderla più complicata, che possono ritardare
il momento della conclusione finale, la catastasi come dice Aristotele che è il
momento ritardante della conclusione, invece di arrivare subito alla
conclusione ci sono dei passaggi in mezzo. Come vedete la struttura del
racconto della storia è esattamente la struttura del funzionamento del
linguaggio e questo non è casuale. Tuttavia nessuno dei vari personaggi che si
sono occupati della struttura del racconto, ieri citavo Propp, Bremond ma anche
lo stesso Greimas o Barthes e altri, nessuno si è mai preoccupato di sapere
perché tutte le storie sono fatte sempre allo stesso modo. Sono fatte in quel
modo perché il linguaggio funziona in quel modo e non possono essere fatte
diversamente, non è neanche pensabile una storia che non sia fatta così. Detto
questo cioè detto perché una storia è fatta sempre esattamente allo stesso modo
dobbiamo dire perché attrae, che cosa attrae in una storia. Questa sorta di
riproduzione diciamo “economica” del funzionamento del linguaggio di sicuro ha
una portata, non è indifferente, è come una costruzione fatta ad hoc del
funzionamento del linguaggio dove ciascuno può reperire ciò di cui è fatto e
ciò con cui parla continuamente ma in un modo particolare, vale a dire che
questa storia essendo fatta, costruita appositamente mostra come
inesorabilmente dalla premessa si arrivi alla conclusione, cioè come la
premessa abbia sempre una conclusione, il fatto che abbia sempre la conclusione
è fondamentale poiché giungendo alla conclusione si compie esattamente ciò che
indichiamo con struttura del linguaggio, voglio dire questo, che la persona
nella storia sì si immedesima certo e questo è uno degli strumenti retorici ma
perché si immedesima? A che scopo? Potrebbe anche non immedesimarsi per niente,
invece no, si immedesima e cioè questo percorso di cui è fatta la storia,
percorso che non è affatto nuovo per la persona che usufruisce della storia,
gli consente di usufruire di una conclusione già pronta e non soltanto già
pronta ma di una conclusione alcune volte inattesa quindi produce anche della
sorpresa; sa che c’è la conclusione però non sa per esempio quale, il caso
emblematico è quello dei romanzi gialli per esempio, i polizieschi, dove non si
sa chi è l’assassino. La sorpresa certo è un elemento importante ma non
necessario, ciò che conta, ciò che la persona sa è che nella storia c’è la
conclusione, essendoci la conclusione questo percorso è compiuto, non è
lasciato in sospeso. Un percorso in sospeso deve necessariamente concludere e
questo sappiamo necessariamente, perché il linguaggio deve concludere per
potere funzionare cioè per potere costruire da lì, dalla conclusione, altre
sequenze. Tutto ciò che è stato detto intorno al racconto e alla sua struttura
fino ai giorni nostri non è così interessante, comunque sia tutti questi studi
intorno al romanzo non hanno fanno nient’altro che dire che cosa il romanzo
occorre che sia, cioè quale deve esserne la morale o individuarne i vari
passaggi necessari per esempio in Lukács il racconto
deve avere una valenza morale, deve liberare la classe operaia facendole
prendere coscienza della propria condizione, per dirla in breve, però quasi
sempre hanno scopo morale sia i film, le tragedie, le commedie, cioè mostrano
alla fine qual è la logica e necessaria conclusione di un certo percorso. La
persona è attratta dalla storia intanto per quello che abbiamo detto, e cioè
perché questa storia ha necessariamente una fine che conclude logicamente tutto
il percorso e poi gli consente di immedesimarsi, per esempio in un personaggio
o in una serie di vicende anche perché no? Questa serie di vicende o
personaggi, questo Aristotele lo spiega molto bene nella Poetica, gli
consentono di usufruire di emozioni che le varie sequenze e scene producono
senza subirne i contraccolpi: una persona perde una persona cara in un film o
una tragedia e la persona usufruisce di queste emozioni senza necessariamente
subirne le conseguenze. Tant’è che uno degli obiettivi prioritari soprattutto
ultimamente attraverso la rappresentazione filmica è la possibilità e di
conseguenza la capacità di fare immedesimare la persona in ciò che sta
accadendo, se la persona si immedesima nella storia allora questa storia
risulta efficace, ma perché? La persona certo sa che è una storia, se va al
cinema sa perfettamente che ciò che si sta svolgendo non è quella che lui
considera la realtà ovviamente, però ciò che vede può avere degli effetti come
se fosse la realtà tant’è che può farlo gioire, farlo piangere, può farlo
spaventare, inquietare, qualunque cosa come accadrebbe di fronte ad un evento
cosiddetto reale. È fondamentale in una storia il produrla in modo che chi la
osserva, diciamo lo spettatore, ne sia coinvolto tant’è che le ultime teorie
intorno alle storie, comprese queste ultime che la utilizzano per la vendita
per esempio, la reclame, gli spot televisivi hanno come obiettivo prioritario
proprio questo, che la persona si immedesimi, anche perché se non si immedesima
nella storiella difficilmente comprerà l’aggeggio, il dentifricio in questione,
deve persuadere ma per persuadere una storia deve possedere alcuni requisiti,
deve muovere da un esordio che deve essere riconosciuto da tutti e questo
esordio da cui muove deve risultare per tutti essendo riconosciuto
assolutamente vero, indubitabile, innegabile, per esempio che stare meglio è
meglio che stare peggio, è una stupidata certo ma buona parte delle pubblicità
utilizzano questo, mostrano che se uno sta meglio è meglio. Questo in retorica
lo si chiama topos che non è altro che il luogo comune che viene utilizzato
proprio a questo scopo, come premessa generale. C’è questa premessa, dopodiché
ci sono dei passaggi e quindi una conclusione, naturalmente se è meglio stare
bene occorre mostrare qual è la via per stare bene, poi l’ostacolo in questo
caso è il non attenersi a ciò che la reclame mostra per stare bene, bisogna
lavarsi i denti con il dentifricio che la reclame mostra, allora, se la
premessa è quella che è meglio stare bene la conclusione è che per stare bene
occorre usare questo, l’antagonista diciamo così è il non usare questo
dentifricio di cui la reclame parla. Ci sono sempre comunque se ci riflettete
tutti gli schemi tradizionali, il modello è sempre quello, sempre
necessariamente quello. Alla conferenza di ieri sera ho fatto una sorta di
“divertissement” utilizzando Eleonora e mostrando che compiendo un percorso ha
abbandonato, per esempio, certe posizioni, quelle che ritengono la verità un
elemento extralinguistico etc. come retaggio dei bambini piccoli, e anche
questa struttura ricalca esattamente la struttura del racconto, come dire c’è
un percorso, c’è un antagonista che è il pensiero dell’ingenuo che viene
superato per arrivare alla conclusione. L’utilizzo di un sistema del genere va
bene, non c’è nulla in contrario, anche perché è fatto appositamente per
evitare delle domande, quelle che intervengono solitamente, dicevamo però che
cosa affascina nella storia? Per esempio l’identificazione con qualcuno che fa
un percorso intellettuale, come nel fumetto l’eroe, perché si identificano i
ragazzini? Perché c’è l’eroe nel quale ci si può immedesimare in qualche modo e
vivere fantasticamente queste stesse grandi avventure eroiche, perché
affascinano queste avventure eroiche? Non sono altro che un modo di configurare
un percorso che occorre compiere per avere ragione dell’altro o di una situazione
difficile, tutte le storielle che raccontano nelle aziende ultimamente, le più
edificanti sono tutte storielle che mostrano una premessa, cioè una certa
situazione funziona da premessa, un percorso di difficoltà e ci sono tutte le
difficoltà che possono incontrasi nell’ottenimento dell’obiettivo e quindi il
raggiungimento e cioè il piegare la realtà esterna all’obiettivo che si vuole
raggiungere. La storia è sempre questa, è sempre la stessa quindi ciò che
attrae nella storia è il superare l’ostacolo quindi piegare l’altro o la
realtà. Superare il limite e vincere, piegare la realtà oppure l’altro alla
propria volontà, è questo che attrae perché se no delle storielle non gliene
importerebbe niente a nessuno. La cosa fondamentale per cui queste storie avvincono
è il mostrare che è possibile piegare l’altro alla propria volontà, questo
altro può essere anche qualcosa naturalmente però preferibilmente qualcuno, è
più significativo perché l’altro ha una volontà …
Intervento: c’è sempre il cattivo in una storia …
È l’antagonista certo, l’antagonista è quello che impedisce
il raggiungimento dell’obiettivo: “devo andare da qui a lì, però lì c’è il
drago, qui ci sono io qui c’è la principessa dentro la torre ma in mezzo c’è il
drago” allora bisogna ammazzare il drago, il drago non vuole essere ammazzato
cioè ha una sua volontà in un certo senso quindi farà di tutto per ammazzare
me. Se questo è il modello dicevo allora la costruzione di un intervento
pubblico come una conferenza in che modo può tenere conto di tutto ciò che ho
appena detto? Lungo la conferenza di ieri ho fatto appena un accenno a una
possibilità, però si tratta di costruire un racconto che ha esattamente questa
struttura cioè muove da una situazione attuale insoddisfacente, mostra vari
impedimenti e alla fine mostra la riuscita finale. Ma deve essere accattivante,
e per essere accattivante occorre che la persona che ascolta possa
immedesimarsi in questo percorso, in questi personaggi, per fare questo
l’obiettivo deve essere comunque sempre il piegare la volontà altrui. Ora a noi
non è che interessi particolarmente piegare la volontà altrui ma in che modo
questo potrebbe intervenire lungo un intervento? Perché non si tratta solo di
piegare la volontà altrui ma, per esempio, può essere sconfiggere una paura,
un’ansia, un’angoscia, un accidente qualunque. L’antagonista è ciò che
impedisce la felicità, c’è un individuo che sta in un certo modo, la paura gli
impedisce di raggiungere la felicità e la felicità è l’obiettivo, l’obiettivo è
il bene come anche Platone osserva, il bene è ciò che ciascuno desidera cioè la
verità. È ovvio che occorre costruire a tavolino una cosa del genere, non si
improvvisa immediatamente, occorre fare molto esercizio, trovare varie
possibilità come se si costruissero varie scenografie, vari personaggi in modo
che sia assemblata la cosa in modo tale da riuscire accattivante, accattivante
proprio nell’accezione letterale del termine, cioè che cattura, cattura
l’attenzione e l’interesse dell’altro. Appare che l’unica cosa che accattiva è
questo: vincere. Riuscire vincitori sull’altro, non c’è nient’altro l’ho detto
già varie volte, quindi occorre inserire ciò che andiamo dicendo all’interno di
questa semplicissima struttura e non è facile ovviamente, però bisogna trovare
i modi e i termini quindi costruire letteralmente un percorso, ciò che fa la
pubblicità naturalmente. Sappiamo perfettamente che la pubblicità non è che
riesca sempre, non esisterebbe più perché sarebbe l’unico modello, ma quali
sono le variabili? Questa per esempio è una domanda che occorre porsi, quali
sono le variabili per cui una certa scena diventa accattivante in un certo
momento e un’altra no, oppure non lo è affatto e qui che cosa può venirci in
soccorso? In parte la retorica naturalmente, quella classica, per vedere il
modo in cui si dispone una storia. È noto da sempre che il modo in cui un certo
racconto viene esposto decide in gran parte della sua riuscita, non è soltanto
il racconto in quanto tale, per esempio un bellissimo racconto di Borges se lo
scrive qualcun altro diventa una stupidaggine, se lo scrive lui invece è
bellissimo, perché? In questo in parte può esserci utile ciò che abbiamo messo
nella bibliografia, cioè Barthes SZ e quello scritto di Greimas sulla semantica
del racconto. Questa per oggi è soltanto un’indicazione di massima su come
funziona il racconto e perché attrae così tanto e che cosa attrae
necessariamente qualcuno, giusto per darvi un’idea di massima di come funziona
il racconto e perché attrae qualcuno anziché non attrarlo affatto. Come vi
dicevo all’inizio è una domanda che nessuno si è mai posta, tutti si sono
occupati del come attrarre ma non perché qualcosa attrae. In effetti per
rispondere a questa domanda occorreva intendere qual è il funzionamento del
linguaggio e cioè come gli umani di fatto funzionano, se il linguaggio funziona
così allora gli umani funzionano così siccome il linguaggio funziona così
allora gli umani funzionano così …
Intervento: le persone sono attratte da storie
differenti questo è dato dal discorso della persona … Quello che dici è giustissimo però
c’è un discorso di base che interessa a ciascuno e cioè il percorso, le
difficoltà, il tizio che supera le difficoltà e il modo in cui le supera, pensa
a quelle cose che vanno così di moda, i videogiochi, hanno un successo immenso
perché consentono alla persona di avere sempre a disposizione la possibilità di
cimentarsi con una difficoltà che poi è lo stesso principio per cui le persone
giocano a briscola o fanno parole crociate ovviamente, c’è sempre un punto di partenza,
un punto di arrivo e una difficoltà …
Intervento: il non conoscere il finale attrae la
persona?
La sorpresa sì certo, infatti giocando a briscola non si sa
chi vincerà per esempio, o in un giallo non si sa subito chi è l’assassino,
questo aggiunge un elemento in più che è la sorpresa, non sempre è possibile
inserirla però in ogni caso se si riesce tanto di guadagnato. Sicuramente il
fatto di compiere un percorso pieno di ostacoli e raggiungere la meta questo
esercita sempre e comunque un’attrazione, la esercita perché è la struttura
stessa del linguaggio che è fatta così e cioè gli umani sono, essendo fatti di
linguaggio, sono impediti dal fare diversamente, devono essere attratti da
qualche cosa che conclude con una verità, non lo possono non fare e quindi lo
fanno necessariamente, vanno in quella direzione. Certo la verità, la verità è
data dalla conclusione della storia, dove ogni cosa si compie, ci sono storie
anche complicatissime dove intervengono una quantità enorme di variabili però
Propp le esplora quasi tutte, anche Bremond, ma non è questo che ci interessa …
Intervento: l’ostacolo che interviene nella nevrosi
la quale nevrosi dice che c’è un impedimento … la nevrosi si ferma
sull’ostacolo come se “sapesse” che deve esserci una conclusione perché lamenta
di non riuscire ad arrivare a concludere di essere bloccato su un qualche cosa
che è un ostacolo … come funziona tutto quanto?
Nel caso della nevrosi, per esempio nella nevrosi ossessiva
cui lei sembra riferirsi, è l’arresto stesso che è la conclusione, l’obiettivo
l’incapacità di muoversi quindi “io non sono capace”, quindi altri devono fare
…
Intervento: la retorica dell’attesa, sempre
rimandare, non è mai il momento giusto … l’ostacolo come se quello fosse
l’obbiettivo …
L’idea nel discorso ossessivo per esempio è che se non si
fermasse allora farebbe una strage, il più delle volte è così, o farebbe male a
qualcuno …
Intervento: la sua storia è quella di dover superare
l’ostacolo si blocca davanti all’ostacolo e incomincia a costruire un’altra
storia a fianco che …
Occorre riflettere molto bene su come avviene che la storia
di fatto funzioni come se fosse “reale”, cioè abbia gli stessi effetti pur
sapendo la persona …
Intervento: in effetti l’ossessivo è come se avesse
di fronte una storia reale e dovesse costruire una storia ideale forse
l’equivoco è qui che sono entrambi storie …
Ciascuno si trova all’interno di un sistema sociale
stabilito, con delle regole, queste regole sappiamo perché sono fatte, sono
fatte per mantenere l’ordinamento sociale che consente a qualcuno di mantenere
il potere, chiunque non si adegua a queste regole sociali deve essere
eliminato, una volta veniva ucciso semplicemente adesso non sempre, per il
semplice fatto che la sua condotta ostacola un ordinamento sociale che è stato
stabilito per mantenere dei privilegi, adesso la faccio molto breve, per cui
generalmente se uno viola queste leggi sa che succederà qualche cosa, come se
una persona entrasse, per esempio, all’interno di una gabbia di tigri sa che ci
suono buone probabilità di venire sbranato, è la stessa cosa, sono bestie
entrambe. Ma aldilà di queste amenità stavamo considerando qualcosa di più
astratto per il momento, nel senso che stavamo riflettendo sulla struttura del
racconto cioè del come avviene una racconto, una storia vera o fittizia che sia
e sugli effetti che il racconto di questa storia può avere su chi ascolta,
questo per il momento ci interessava, non tanto la storia in sé ma gli effetti
che ha su chi l’ascolta e come si producono questi effetti e perché
naturalmente la storia sia più efficace possibile deve ricalcare il più
possibile il funzionamento del linguaggio, cioè attenersi al suo funzionamento
in modo che la persona si trovi come presa in una sorta di vincolo dal quale
non può uscire. Ricostruire esattamente il funzionamento del linguaggio come se
fosse una storia, si tratta di questo in definitiva, operare questa sorta di
miracolo che non è facile torno a dirvi però dobbiamo riuscire …
Intervento: come può non attenersi al funzionamento
del linguaggio qualsiasi storia? Qualsiasi storia è prodotta dal linguaggio …
Si attiene nel senso che deve procedere secondo una certa
linea ovviamente, però per esempio una storia può discostarsi dall’andamento
più semplice del linguaggio inserendo una quantità enorme di ostacoli, per
esempio, che il più delle volte sono controproducenti perché fanno perdere
l’obiettivo finale. Prendete per esempio le conferenze che abbiamo fatte da
sempre, soprattutto quelle più tecniche, sì magari molto interessanti sotto un
aspetto più propriamente teorico però questo attenersi alla struttura del
linguaggio cioè del gioco linguistico è totalmente assente anche se ovviamente
erano costruite dalla struttura del linguaggio, stavamo parlando però erano
sequenze argomentative che mostravano delle difficoltà di comprensione, per
esempio, di difficoltà teoriche per giungere a un certo obiettivo e poi
l’obiettivo raggiunto, però questo non sortisce nessun effetto perché non c’è
nessuna possibilità di immedesimarsi in una cosa del genere …
Intervento: è solo l’immedesimazione che produce
l’emozione?
È la via più breve. Sto parlando adesso di due obiettivi
che abbiamo in animo, costruire in modo più accattivante i nostri interventi e
il progetto che abbiamo in animo fare intorno sulla pubblicità …
Intervento: …
Qui si parla della più parte delle persone, per esempio a
me le storie non dicono assolutamente nulla, non producono nessuna emozione
mentre invece un testo teorico può interessarmi però è un caso abbastanza
sporadico, la più parte delle persone è attratta dalle storie, dai racconti,
dalle novelle, dalle cose che producono quell’immedesimazione che poi come
ritorno dà l’emozione. È ciò che Freud descrive a proposito della fanciullina
che viene abbandonata …
Intervento: a quella conclusione c’è un contributo
personale non è così costrittivo come invece può avvenire in una elaborazione
teorica …
Potrebbe, però ci vogliono un certo numero di giri in più
mentre quell’altra è più diretta, certo le fanciulline si immedesimano con quella
che è stata abbandonata perché pensa: e se a me succedesse la stessa cosa?
Intervento: l’immedesimazione porta anche alla
responsabilità non sono io che costruisco questa storia ma la subisco …
Anche come attore in un certo senso, anche se può apparire paradossale
dire che come attore la si subisce …
Intervento: …
Parlavo di economia in quanto lo si gestisce secondo la
propria volontà, mentre un evento esterno non è così facilmente e agevolmente
gestibile. Bene, questa sera abbiamo soltanto fatto alcune premesse, un
discorso preliminare, negli incontri successivi incominceremo a considerare più
nel dettaglio.