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22-7-2011

 

La formazione di un analista dunque, come si addestra un analista? Innanzi tutto occorre tenere conto che ciò con cui ha a che fare sarà sempre e comunque la parola, avrà a che fare con questo per tutta la sua vita, quando è in analisi e anche quando non lo è, quindi sarebbe opportuno che avesse delle informazioni sulla parola. Per questo ho sempre considerato che sarebbe il caso di fornirgli quanto di meglio è stato detto dalla linguistica, dalla semiotica, dalla retorica, dalla filosofia del linguaggio, dalla logica, cioè tutto ciò che riguarda il modo in cui funzionano le parole, il modo in cui si costruiscono, in cui si relazionano fra loro, dopodiché c’è una questione che io ritengo importante nella formazione di un analista, un metodo, e cioè una domanda che l’analista occorre che abbia sempre presente lungo il suo percorso a fronte di tutto ciò che viene a sapere e cioè: “come so quello che so?” non “come so di sapere?” che è un’altra storia, ma “come so quello che so?” da dove viene? Come si sostiene? Perché sto affermando questo anziché il suo contrario, per esempio? C’è un motivo? Se sì, quale? Che non è una questione marginale, perché come è facile immaginare, ponendo la questione in questi termini si passa ovviamente da una questione a quella che l’ha costruita e poi da quella a quella che ha costruita la prima e così via all’infinito, in una sorta di regressio ad infinitum senza nessuna possibilità di arrestarsi da qualche parte. Questo procedere ha una funzione, una funzione notevole e cioè impedisce la formazione di qualunque credo ritenuto vero in modo religioso, e intendo con modo religioso una qualunque proposizione, affermazione o argomentazione, che si ritenga fondata su qualche cosa che sia fuori dalla parola e quindi dal linguaggio. A questo punto ciò che risulta essenziale per questo analista, è la totale eliminazione di qualunque aspetto religioso all’interno del suo discorso, questo dico che è essenziale, perché dal momento in cui una qualunque affermazione religiosa, religiosa nell’accezione che ho indicata prima, viene ad attestarsi all’interno del suo discorso, allora lì, in quel punto, il discorso non può proseguire, la sua intelligenza si arresta. Vi faccio un esempio banalissimo, supponete un integralista cattolico, questa persona ovviamente potrà discutere di dio ma non potrà mai metterne in discussione l’esistenza, questo costituisce un punto di arresto, cioè oltre non si può andare. Tutte le cose a cui una persona crede generalmente hanno questa forma, questa struttura, cioè a un certo punto qualche cosa si stabilisce e da lì non può essere più interrogato, l’interrogazione si arresta e questo è un problema, un problema perché è come se ci fosse qualche cosa che non può più essere indagato, non può più essere analizzato, non può più essere detto, discusso, considerato, e non è esattamente come ciò che Freud indicava come l’ombelico del sogno, anche se qui ci sarebbe molto da dire.

Questo percorso consente alla persona di trovarsi sempre e comunque ad avere a che fare con ciò di cui è fatta, lei e il discorso che ascolta, cioè fatto di parole, di sequenze, parole che costruiscono discorsi, questi discorsi raggiungono delle conclusioni, queste conclusioni determinano il modo in cui la persona si muoverà. Un’altra cosa che può essere molto utile è imparare a costruire contro esempi e contro argomentazioni a qualunque cosa, è un esercizio notevole perché accade che si pongono degli asserti all’interno del proprio discorso che, pur non accorgendosi, tuttavia funzionano come degli universali e cioè è così sempre. Basta un contro esempio a rovinare tutto, non è più un universale, è particolare, è specifico a quella situazione quindi è possibile che sia così, non “è così” ma è possibile, è una possibilità. Questo che ho indicato come metodo è ciò che consente a una persona di trovarsi a pensare senza limiti, limiti nell’accezione che indicavo prima, cioè senza qualche cosa che blocchi il suo pensiero per qualunque motivo, qualunque cosa sia non ha nessuna importanza, una persona può credere in dio ma anche credere nell’inconscio per esempio, o nella rimozione, o nel transfert, o nella ripetizione o in qualunque altra cosa, può funzionare esattamente alla stessa maniera e cioè come qualche cosa che non può essere interrogato, perché? Mi sembra una domanda legittima, però il fatto che non possa essere interrogato comporta il fatto che lì il pensiero si arresti, cioè deve arrestarsi, non può andare oltre, come se fosse una direzione proibita e quindi lì l’intelligenza si ferma come se ci fosse qualche cosa alla quale non può rispondere e nemmeno può domandarsi: come lo sa? Lo sa e basta, che potrebbe non essere sufficiente in un ambito teorico, in questo modo, la persona, l’analista in questione, incomincerà a strutturare il proprio pensiero, il proprio discorso nello stesso modo in cui farà con le persone che si rivolgeranno a lui ovviamente, perché sa a questo punto, e non può non sapere, che qualunque cosa è stata costruita, qualunque cosa la persona pensi comunque procede da argomentazioni e non può essere altrimenti, anche i sentimenti, le sensazioni, tutto procede da argomentazioni, senza la parola non ci sarebbe assolutamente niente. Un’altra cosa importante in tutto questo, è che sarà in condizioni di invitare il discorso di una persona che si rivolge a lui a compiere un’operazione simile e cioè, e qui si situa l’ascolto, rilevare tutto ciò che all’interno del discorso costituisce un impedimento a procedere, una sorta di non luogo a procedere, in alcuni casi funziona esattamente così. La persona che si rivolge all’analista si troverà di volta in volta a indagare, a intendere, a interrogare tutte quelle cose che hanno costituito e che costituiscono un limite al suo pensiero, vale a dire ciò che è creduto per fede, sa e non può non sapere per esempio che una fobia, un’angoscia, una depressione, un’anoressia, qualunque accidente sia, in ogni caso tutto questo è stato costruito ed è in seguito alla conclusione di un’argomentazione che una persona si comporta di conseguenza, quindi eliminando tutto ciò che costituisce la premessa di quest’argomentazione, facendola crollare, togliendole cioè le fondamenta crolla tutto come quando si tolgono le fondamenta a un palazzo, viene giù tutto, e cioè questa cosa non può più essere creduta, non ha più la possibilità di essere pensata essere vera, e di conseguenza tutto ciò che da questa premessa è stato costruito crolla inesorabilmente. Importa in tutto ciò che la persona in questione si troverà non soltanto a non avere più la possibilità di credere in ciò che ha consentito la costruzione, per esempio, di una depressione, ma non potrà più credere né in quella cosa né in un’altra cioè non potrà più credere, e intendo con questo la questione stessa della sovversione della psicanalisi, perché in questo modo si crea un personaggio assolutamente sovversivo perché non lo si può più convincere di alcunché, né è più persuadibile di alcunché, non crede in nulla perché non ha più bisogno di credere in niente, ma può fare un’altra cosa che potrebbe essere anche più interessante e cioè accorgersi che sta giocando con il linguaggio, con le parole, e che non può fare nient’altro e che qualunque parola, qualunque proposizione si trovi a costruire, questa proposizione avrà come riferimento, come referente un’altra proposizione, e questa un’altra proposizione, e questa un’altra proposizione all’infinito, e avrà anche avuto modo di accorgersi che da qui non c’è uscita e quindi si muoverà di conseguenza, e cioè valuterà di volta in volta che tutto ciò che viene costruito, non soltanto nel suo discorso ma anche in altri discorsi, è una costruzione linguistica, fatta di parole; le parole costruiscono un racconto, questo racconto ha una conclusione, la conclusione se creduta vera comporta inesorabilmente il comportarsi di conseguenza cioè muoversi di conseguenza così come avviene per esempio nei confronti di un fondamentalista, se questo fondamentalista non avesse, per esempio, l’assoluta certezza che Allah è il dio universale e che chiunque non crede in lui è un infedele, non avrebbe bisogno di mettersi dieci chili di C4 e farsi saltare in un cinema affollato per esempio, perché non crederebbe più in questa cosa quindi, non credendo più in questa cosa non avrebbe più quelle conseguenze. Questo riguarda qualunque tipo di pensiero, anche quello che comunemente si chiama fobia o attacchi di panico, adesso vanno di moda gli attacchi di panico, anche questo va a mode naturalmente, sono solo costruzioni, pensieri che concludono in un certo modo.

Il metodo che ho descritto comporta anche un percorso che è quello che comunemente si chiama analisi personale perché è nel suo discorso che deve accorgersi di che cosa sta funzionando come limite, come impedimento a dire, a pensare, ad articolare, a interrogare, quindi l’analisi personale cosiddetta è importante, è importante verificare all’interno del proprio discorso come funziona il proprio discorso, e cioè perché una persona si trova a pensare le cose che pensa, perché crede le cose in cui crede, perché? C’è un motivo? Certo che c’è un motivo, viene da altre proposizioni, da altre conclusioni, così come si costruisce qualunque argomentazione, dopo tutto anche una depressione è un’argomentazione e non può non esserlo, non viene da niente, viene da qualche cosa, questo qualche cosa sono pensieri, sono cose che si sono costruite talvolta con gli anni ed è una conclusione “quindi il mondo va a catafascio, non c’è più niente da fare e quindi tutto è un disastro eccetera” e questa è la conclusione, generalmente del depresso, è un “quindi allora è così”. Come per l’anoressica che si vede sempre grassissima anche se pesa quindici chili, vuole essere la più magra di tutte, anche questa considerazione non viene da nulla, perché vuole essere la più magra? A che scopo? Perché ha imparato, qualcuno glielo ha detto, ha creduto che una fanciulla più è magra e più è attraente, ma perché ha creduto a questa cosa, a una cosa del genere?

Dicevo della sovversione, la sovversione è una questione importante e forse è una delle cose più importanti del gesto di Freud, la sovversione nel modo di pensare e cioè incominciare a domandarsi perché si pensano le cose che si pensano, da dove vengono, ed è così, passo dopo passo, che si cessa di credere e quindi ci si muove di conseguenza: cessando di credere si cessa anche di fare tutta una serie di cose più o meno devastanti, prima ho fatto l’esempio del fondamentalista, ovviamente non è che tutti siano tali però la struttura è esattamente la stessa: se credo vera una certa cosa mi comporterò di conseguenza.