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22-6-2000

 

Dovevamo risolvere quel problemino e cioè se l’America esisteva prima di Colombo, cosa dice Sandro esisteva oppure no? (che esiste il nominato senza il nome) e quindi, ché da qualche parte nella Seconda Sofistica o non so avevo posta la questione dell’esistenza, a quali condizioni è possibile dire che qualcosa esiste oppure no, prima ancora che esista prima o dopo questa cosa, (non può esistere l’America fuori da una struttura linguistica) perché no? (la stessa esistenza se fosse fuori dalla struttura linguistica non esisterebbe, non essendo possibile usufruire di proposizioni che descrivono qualsiasi cosa…) Beatrice saprebbe descrivere un reattore nucleare? (Beatrice non sa descrivere un reattore nucleare…) e quindi non esiste? (certo che il motore nucleare esiste) anche se non si conoscono le parole per descriverlo tuttavia esiste (certo) come certo? (perché le proposizioni che descrivono un reattore nucleare sono state costruite e quindi utilizzabili in qualche modo da chi vuole giocare quel gioco, il gioco del fisico non lo conosco ma non per questo posso escludere, l’esclusione del gioco che non posso giocare pare un non sapere che non mi riguarda--- non voglio che si facciano altri giochi al di fuori di quelli che io so giocare, un po’ come dire allora queste proposizione che io ho imparate, che uso sull’America…) nella discussione che abbiamo fatto giovedì scorso c’era già la chiave per intendere, dicevo che il nostro obiettore diceva che l’America esisteva prima che Colombo la scoprisse e che pertanto il nominato può esistere senza il nome che lo definisca, ora io ho posto una domanda visto che facevo sia l’obiettore, e cioè come lo sa? E lui ha risposto “che lo sa perché ha testimonianza di persone che erano lì” cioè tutte testimonianze che io non ho accolto, la testimonianza di una persona che era viva, era lì che racconta la sua infanzia, parrebbe ovvio che costituisca una prova….ora a questo punto però il nostro stesso obiettore ci ha posto una questione che a noi interessa, ha fra le righe fatto intendere che rispetto ad un certo gioco queste regole sono accolte, perché vedete lui essendo anche un retore ho posto la questione in modo tale da fare in modo che sia difficile trovare…insinuando delle prove che in realtà non lo sono, avreste dovuto avere tutti gli strumenti… (riflettevo su questa cosa: una volta scoperta l’America, questa è intervenuta come una sorta di variante nel gioco linguistico, ha una funzione come di figura retorica nel senso che è intervenuta come variante a modificare il gioco e da quel momento è come se fosse esistita da sempre, cioè è come se fosse pervenuta a variare un gioco linguistico e da quel momento le Americhe sono sempre esistite) certo però questa faccenda è ancora al di qua di queste considerazioni perché ciò che il nostro obiettore ha voluto provare che esiste il nominato senza il nome, ha addotto anche delle prove, testimoniare che il nominato cioè l’America esisteva prima che Colombo la nomasse, che poi non l’ha nomata neanche lui… (però Faioni uno non è tenuto ad essere a conoscenza di tutti i giochi linguistici…) il nostro obiettore sta cercando di dimostrarvi che non è un gioco linguistico (…) no, lui dice che l’America esisteva prima che Colombo la scoprisse perché ha trovato lì degli abitanti i quali hanno detto a modo loro che campano da molti anni ed è nato lì, non sono sorte per miracolo quando le tre caravelle, esistevano da prima da molti secoli, quindi l’America esisteva ma nessuno sapeva che esistesse ma lei esisteva ne abbiamo le prove (qui non si va nel religioso dicendo questo perché l’America esiste ovviamente nella parola) lei taglia corto Cesare di ad un obiettore dice che le sue parole non significano niente lui ha delle prove, lei che cosa ha in mano? (io posso dare atto che l’America esisteva prima d’accordo, ma non è la cosa in sé è un gioco…) ma noi dobbiamo fare in modo a far considerare che il nostro obiettore giunga a questo, mancano un po’ di passaggi è come se lei gli dicesse “tutto è nella parola e quindi anche l’America” quell’altro di fronte a una cosa del genere le chiede come lo sa? Come fa ad essere così sicuro? Vede queste testimonianze che il nostro amico ci porta a suo favore in realtà possono essere smontate, senza neanche molta difficoltà perché lui ha dato per acquisito qualcosa che acquisito non è, cioè il vecchietto che dice io abito qui… e il vecchietto come lo sa? E allora voi dovete obiettare questo che le cose non sono così semplici perché lo stesso problema è ribaltato sul nativo, e lui come lo sa? Come so qualcosa ecco che a questo punto la questione viene volta a vostro favore, come so qualcosa? Come so di sapere? (come posso distinguere quello che so da quello che ho imparato?) no. Come posso affermare con certezza che ciò che so corrisponde a qualche cosa che è fuori da ciò che io dico? vedete il vecchietto che sta lì può dare delle prove che sono le stesse che il nostro obiettore ha cercato di somministrarci, perché c’era mio papà, mio nonno tutti e allora e via di seguito, a questo punto sono utili le argomentazioni di cui parlava Wittgenstein, tutto sommato è sempre la questione “come so che questa è la mia mano?” come so che sono nato qui? Come so che sono un essere vivente? Ora questo sapere da che cosa procede? Procede da proposizioni, da percezioni o da quali altre acquisizioni? Avevo detto che ci sono solo due modi per acquisire, l’esperienza e la deduzione, esperienza che poi si ascrive alla percezione, quindi esperienza e deduzione e su questo avevamo detto. A questo punto voi avete strumenti per potere affermare che ciò che so, lo so perché esiste il linguaggio, se non esistesse non potrei sapere nulla, non potendo sapere nulla non potrei pormi la domanda se l’America è esistita prima oppure dopo, né questa né qualunque altra il problema non potrebbe porsi in nessun modo, a questo punto messo alle strette potrebbe dire ma le cose esistono e sono fuori dal linguaggio, di nuovo voi incalzate “come lo sapete” e sciorinate le prove che abbiamo dato e che sono molto forti a questo punto lui è costretto ad ammettere, se è intelligente, che in effetti fuori dal linguaggio non può esistere nulla, e che pertanto domandarsi se l’America esisteva prima o dopo di Cesare fuori da un certo gioco di cui a questo punto abbiamo individuato alcune regole, non significa niente, non significa niente neanche la domanda se oggi esiste, non significa assolutamente niente (…) sì, sì tenete sempre conto che queste due domande che io vi ho poste spesso solo due, di fronte all’interlocutore la prima “potrebbe essere esattamente il contrario? Oppure potrebbe essere tutt’altro?” se vi risponde di sì, allora quello che afferma non significa niente, perché io posso affermare il contrario e lui necessariamente deve dire che è così, e cioè il contrario di quello che lui ha affermato, oppure se dice di no, “come lo sa? , queste due domande e in questo ordine e troverete le cose molto più semplici. Dice “potrebbe essere in tutt’altro modo?” “come lo sai? Quali prove puoi addurre? A questo punto se lui adduce delle prove ecco che a questo punto avete in mano la situazione (cioè portare lui non il contrario) a questo punto voi portate l’interlocutore a confrontarsi con la questione della prova e quindi ciò determina una prova ciò che la prova e avete buon gioco a mostrare che qualunque prova in ogni caso ne richiede un’altra, necessariamente, dice “no, non ne richiede un’altra perché a questo punto viene accolta questa come prova” ma allora poiché viene accolta è una regola del gioco, non è necessario che si accolga, se lui ammette che è una regola avete il gioco ancora più facile, se è una regola questa allora sono regole anche le altre….come dire sono giochi linguistici….ecco, chiaro adesso? (mi sono letto l’eristica dove lei pone la gioia e il dolore…) sì apposta ho utilizzato questi termini così diffusi, almeno apparentemente nella vulgata lontani dal linguaggio, in quanto sentimenti che hanno sede nell’anima, nel cuore… (ero più propenso a dimostrare io la cosa e invece è più giusto portare lui alla prova) questo retoricamente è importante perché mette l’altro nella condizione di dover provare lui quello che dice, è molto più difficile, sì può farlo anche lei però è più complicato (con quale criterio dici questo tu adoperi il linguaggio…) si può fare ma richiede da parte dell’altro molta disponibilità molta pazienza e una certa dose di intelligenza e non sempre tutte queste virtù si trovano assieme… (…) queste due domande tenetele sempre a mente “potrebbe essere il contrario?” se risponde no, chiedete come lo sa. È una domanda che lo costringe a fornire le prove, perché non può sottrarsi a questa domanda (lui può dire io l’ho imparato) (se dicesse io l’ho imparato avrebbe risolto in parte il problema) ma dipende avrebbe imparato da fonti attendibili (…) voi non avete mai incontrato retori abile, perché vi direbbe se io chiedo ad una persona lei è vivo, io ritengo attendibile questa risposta e allora? Lo ritengo un valido criterio di prova. A questo punto che facciamo? Lui in questo modo chiaramente ha fatto intendere che cosa? che le prove che gli forniscono gli umani intorno alle cose hanno la stessa cogenza e costrittività della prova che vi ha appena menzionato cioè chiede “lei Cesare è vivo?” bene io questo lo accolgo come criterio di prova, ne avete di migliori? Domanda sprezzante. (deve utilizzarlo) certamente però questo gli serve per dire che le prove che lui ha sono attendibili come questa che abbiamo noi, potrebbe essere difficile obiettargli qualcosa perché se è abile sarà lui incalzarvi con le domande e fare in modo da non essere mai lui nella posizione di domandata, questa è una abilità retorica, se lui vi chiedesse se avete delle prove migliori da fornire cosa gli risponderete? Perché è questo che vi sta chiedendo (ma noi stavamo cercando di costruire proposizioni non negabili e lui è riuscito a capovolgere la questione) esatto supponiamo che sia andata così che sia riuscito a capovolgere la questione e adesso che facciamo? Avete di fronte questo tizio che aspetta una risposta e il vostro silenzio conforma che il suo criterio di prova è più che sufficiente….vi dirà se è valido questo criterio di prova visto che non sapete portarne nessun altro ecco allora come so che questa è la mia mano? E a questo punto voi non potete più obiettare niente, perché vi ha disorientati, voi vi lasciate disorientare con estrema facilità… (la mia esistenza esiste in quanto posso dire che io esisto) già questo (io posso rispondere in quanto siamo parlanti) certo (il criterio di esistenza è nel linguaggio) Cesare ha intravisto che questa domanda se Cesare è vivo oppure no, è una domanda capestro o in questo caso più propriamente una petizione di principio cioè tenta di dare per acquisito ciò stesso che deve essere provato cioè l’esistenza fuori della parola, e allora Cesare avrebbe obiettato in questa circostanza che pur essendo questa domanda una petizione di principio e quindi di nessun interesse ciononostante risponderà ma non alla domanda se è vivo oppure no, bensì utilizzando ciò stesso che il retore ha domandato come dire “so che sono vivo perché il linguaggio me lo consente di sapere, e mi consente di costruire anche questo significante vivo, senza il linguaggio che mi consente di compiere questa operazione io non potrei rispondere, tu non avresti potuto fare la domanda, la questione non si sarebbe mai potuta porre” come vedete torniamo sempre alla questione fondamentale però vista da angolature diverse e occorre saperla sfruttare in qualunque situazione tenendo conto della situazione che si sta ponendo in quel momento….non tacere attoniti ma attaccare subito, la petizione di principio è un bel modo di porre le domande perché se l’altro risponde come si vuole l’altro ha già ammesso ciò stesso che si deve dimostrare, però bisogna essere abili (…) perché ciò che era in ballo era il fatto che qualche cosa, l’esistenza per esempio, fosse fuori dalla parola e quindi cercava la dimostrazione, dicendo di sì, Cesare in qualche modo accoglie la petizione di principio e dimostra ciò stesso che invece occorreva dimostrare (…) dopo che lei ha risposto sì posso dirlo, che esisto come posso dire qualunque cosa, cosa potrebbe obiettare? (…) lui potrebbe domandare se senza il linguaggio potrebbe esistere anche senza poterlo dire, però a questo punto torniamo alla questione precedente, sempre queste due domande dovete tenere presente sia da rivolgere all’altro, sia da porre a maggior ragione a voi stessi, quando qualcosa vi questiona “potrebbe essere il contrario? (c’è anche questa possibilità che lui non si accorga di questo gioco?) il gioco che sta facendo è un gioco logico se lui è messo alle strette non può che accogliere la tesi fin lì avanzata, se non ha nulla da avanzare (però il retore è messo molto alle strette) sì. Sì certo è più difficile deve cercare qualche escamotage però a questo punto la questione è posta in termini molto precisi, per poter essere scantonata….cioè insistendo su alcuni aspetti “se mi do una martellata” per tornare agli esempio che apposta abbiamo fatti “se al mio cane do un calcio guaisce” abbiamo già visto questa storia, perché guaisce il mio cane? (perché posso dire che guaisce, se non potessi dirlo non guairebbe, però guaisce se non lo dico?) in questo caso lo sta chiedendo lei….certo …..non abbiamo detto cose nuove ma l’intento è di poterle usare con molta rapidità, i retori sono scaltri in modo da avere un minimo elemento ma non bisogna fornirlo… (…) sì anche se uno dicesse la realtà per esempio da quando gli umani esistono è ciò che cade sotto i sensi, ora un senso pare non avere a che fare molto con il linguaggio, uno sente un odore così come un cane segue una traccia, cosa obiettiamo Cesare? (…) ricordate sempre le due domande che vi ho poste “potrebbe essere in tutt’altro modo?” e se sì come lo so? (l’odore è qualcosa in quanto è un significante?) certo, è un elemento linguistico (…) ciascun elemento che interviene comporta una variazione, questa è la vecchia definizione di struttura, se si varia un elemento variano tutti gli altri (un elemento entra nella struttura e diventa acquisito.…non si può eliminare perché è entrato nella struttura…) sì adesso provate ad applicare due domande a questa argomentazione, per esempio applicatela alla definizione di struttura, un insieme di elementi tale per cui se varia un elemento variano tutti gli altri, e allora cosa dovete chiedervi? Potrebbe essere altrimenti? (devo inventare una cosa di questo genere il fatto è che è difficile compiere questa operazione l’inventare l’altrimenti) (non può essere il contrario) e allora passiamo alla seconda domanda “come lo sa?” (ciascun significante non esiste di per sé) questo non significa ancora che varia (…) ma questi due rimangono gli stessi? (possiamo anche dire di sì) questa è una bella questione sì il terzo modifica i due precedenti, potrebbe non essere così automatico ma almeno non così semplice da trovare (perché deve variare la struttura? È un gioco nuovo che io faccio) questa è la questione che ci stiamo ponendo, variano gli elementi, varia la struttura, varia il gioco? Se varia qualcosa, anche perché dovremo intenderci con molta precisione, rispetto a questo termine variare, perché se io intendo con variare una certa cosa e Cesare ne intende un’altra ognuno segue, quando possiamo sapere che qualcosa è variato? Bene il compitino da svolgere per giovedì prossimo…