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20-10-2010

 

Domani sera Beatrice darà l’avvio a quattro incontri alla biblioteca Bonhoeffer, mentre per quello che terrà fra quindici giorni alla Legolibri ha già qualche idea?

Intervento: “Perché la sofferenza?” la conferenza “Il disagio e la paura” è già un prologo a quello che dirò in quella conferenza …

Sì, il titolo è una domanda, che risposta dare a questa domanda “perché la sofferenza?” Perché fa sentire importanti. Poi si articola la risposta, cioè si parte da un punto che servirà a compiere tutti i passaggi per arrivare a questa risposta, quando si arriva a questa risposta potrebbero già essere stati inseriti nella conferenza anche gli elementi che consentono di intendere questa risposta “sentirsi importanti”, cosa significa per una persona sentirsi importante? Avere il consenso degli altri cioè avere la certezza che gli altri danno ragione, che lo considerano, che lo pongono in una posizione tale per cui è al di sopra di altri, quindi avere ragione degli altri e sugli altri, qui occorre inserire la questione del linguaggio come ciò che costringe a compiere questa operazione, costringe se non lo si intende certo, se lo si intende non costringe più …

Intervento: sì perché non interessa più, non interessa più il pensiero, non gli importa più nulla, anzi a quel punto interviene la riflessione sul pensiero e sul pensiero occidentale che ha bisogno di esercitare il potere e lo attua attraverso la sofferenza, attraverso questo “strumento” per cui solo soffrendo si diventa reali, si diventa importanti, si diventa qualcuno, forse proprio a partire da ciò che descrive Freud nel saggio “Psicologia della masse e analisi dell’io” dove parla dell’identificazione, come questo sistema di pensiero in cui ci troviamo obbedendo alle credenze e quindi alle superstizioni che man mano vengono imposte, renda possibile l’identificazione fra i personaggi perché la sofferenza è reale, l’unica realtà che quindi consente questo passaggio, per cui soltanto nella sofferenza o per la sofferenza ci si muove, ci si “sente” uguali agli altri, si è l’altro, fare qualcosa per gli altri è coltivare i valori che sono i più grandi di questa società, che è un inganno madornale, però se riesco a porre la sofferenza come qualcosa di assolutamente vero, quindi reale e quindi fuori da un pensiero che la costruisce, ci si sente lì nella sofferenza “gli altri” lì si patiscono le grandi emozioni proprio in questo inganno, l’identificazione cioè la possibilità di rendersi uguali e di compiere tutte quelle cose meravigliose che gli umani compiono in questa operazione è certificata dalla realtà, perché è solo la realtà che consente l’identificazione ma la realtà è costruita dalle argomentazioni degli umani …

Non è semplice detta così per chi ascolta, forse si potrebbe partire da una sorta di domanda retorica e cioè che cosa c’è di più reale, di più vero della sofferenza? Tutti quanti sono d’accordo su questo, la sofferenza è una delle cose più vere, più reali, da sempre, lo stesso Gesù Cristo è morto, ha sofferto per noi, avendo sofferto per gli umani è diventato importante, quindi se è così importante c’è un motivo, è una cosa così vera, e qual è il motivo per cui è considerata una delle cose più importanti e più reali e più vere, più autentiche, cosa c’è in questa sofferenza? Provare cioè a fare ragionare le persone che sono lì che ascoltano, e accennare a che cosa avviene in una persona che soffre, e soprattutto che cosa avviene in chi osserva questa sofferenza, che cosa avviene intanto nella persona che soffre? Dice di qualche cosa che non va, è anzi un grido di aiuto la sofferenza, cos’è un grido di aiuto? Una richiesta che qualcuno faccia qualcosa, si prenda cura di me, allora a questo punto si pone in una condizione di bisognoso, di inferiorità rispetto ad altri che sono quelli che eventualmente possono aiutarlo. Gli esempi che si possono fare abbondano, il tizio che si sente male e cade in mezzo alla strada, ci sono tre opzioni: scavalcarlo facendo finta di niente, l’altro prenderlo a calci e dargli il colpo di grazia, aiutarlo a sollevarsi. La persona bisognosa è in questa posizione, una posizione particolare perché autorizza altri a intervenire, li autorizza a intervenire e quindi a trovarsi in una posizione di superiorità “tu sei inferiore, tu sei bisognoso, io dalla mia posizione quindi anche di autorità, in un certo senso, ti tolgo da questa condizione e quindi io ho il potere di fare questo, tu in questo momento non ce l’hai”. Si può anche fare notare alle persone, al pubblico, che si stanno usando delle metafore perché il discorso è complesso, giusto perché non si agitino subito pensando all’amore per il prossimo, la carità cristiana eccetera, invitando anche le persone a seguire questo discorso, che può apparire insolito, promettendo però una soluzione. Si può anche fare un accenno a quello che accade ad alcune nazioni volendo, gli aiuti umanitari, di fronte alla necessità di aiuti umanitari può passare qualunque cosa, può passare per esempio il commercio e la vendita delle armi, può passare il controllo di una nazione, se una nazione dice che è in difficoltà e che ha bisogno e un’altra potente interviene, questa che ha bisogno sarà soggetta a quell’altra, per fare un esempio che possa risultare più semplice da capire, per poi arrivare al singolo, che dice “tu sei in difficoltà e io ti aiuto” come stanno facendo gli Stati Uniti con l’Irak, il Pakistan eccetera, sono in difficoltà allora aiutiamo, e intervengono la marina, l’aviazione, l’esercito. Se si riesce a fare passare questo allora è più facile dopo fare intendere che la persona che fornisce l’aiuto è in una posizione alla quale gli umani difficilmente rinunciano, perché a questo punto si sente importante per qualcuno perché soffre, e quindi sono importante per lui, perché le persone amano sentirsi importanti? È una questione che può essere svolta eventualmente dopo, io mi atterrei alla questione della sofferenza sottolineando il più possibile questa posizione del salvatore, della salvezza “io sono colui che salva” che è una bella posizione …

Intervento: praticamente hanno tutti due potere …

Certo, hanno potere entrambi, perché anche quello che chiede aiuto in qualche modo piega l’altro, che è l’operazione che fanno molto spesso le fanciulline per sedurre i fanciullini, si mostrano indifese, deboli e bisognose di aiuto, il fanciullino arriva e scatta la trappola. Tutti sono disponibili ad aiutare in generale, certo le persone aiutano per questo motivo, perché a loro volta si trovano in una posizione di importanza ma chi invece è bisognoso ha su di sé l’interesse e gli occhi di tutti, in quel momento gli sembra di essere al centro del mondo, tutti quanti sono per lui. Occorre fare molti esempi che portino le persone a prendere quella direzione che a lei poi interessa, perché arrivino a intendere che la sofferenza ha una funzione nel discorso della persona, una funzione ben precisa, c’è un tornaconto. Un discorso del genere apre al valore della sofferenza, e cioè mostra perché la sofferenza nel corso dei millenni ha acquistato tanto valore per gli umani, perché è così importante, ma in effetti è già stato di fatto annunciato il motivo. Ecco, qualcosa del genere, con molti esempi, molte digressioni costruendo delle immagini, delle scene davanti al pubblico, che siano accattivanti e semplici da seguire e quindi da comprendere, che di conseguenza mettano le persone nella condizione di potere fare il passo successivo, quando saprà esattamente perché, da dove arriva una cosa del genere …

Intervento: comunque la sofferenza ha sempre questa caratteristica del fatto di non essere scelta dalla persona ma subita per il destino avverso…mentre i disagi possono essere facilmente ricondotti alla responsabilità della persona …

Qui ci può essere un’altra digressione sull’importanza sempre maggiore che anche in ambito medico, vero o no che sia non ci interessa, la portata che ha il pensiero, la psiche se si preferisce, questo termine nell’insorgere delle malattie, già Aristotele lo aveva detto, e quindi della potenza del pensiero, come la persona possa di fatto costruirsi la sofferenza, basta che la persona si metta a pensare a delle scene tristi e incomincia a stare male, a soffrire, a piangere, perché evoca delle immagini che di fatto sono suoi pensieri, che magari quelle scene non sono neanche mai esistite. Cos’è che attrae così fortemente? Qui l’esempio di Freud, l’attrazione per la sofferenza, trovarsi in una situazione drammatica, che è un richiamo irresistibile per tutti e quindi se si trovasse effettivamente in quella situazione farebbe piangere tutti, avrebbe un potere in definitiva su chiunque. Qualcuno vuole aggiungere qualche cosa a quanto detto? Cesare, “La paura di essere abbandonati”, ecco molte persone che hanno paura di essere abbandonate si creano una sofferenza tremendissima in modo da costringere altri a non abbandonarli per esempio, succede più spesso di quanto si possa immaginare …

Intervento: per arrivare allo scopo poi alla fine di essere abbandonati …

Intervento: sì perché poi si raggiunge la propria verità, l’altra verità che uno ritiene di avere è questa che manca poi in definitiva …

Sì, bisogna farlo bene questo passaggio, dal sentirsi importanti alla questione della verità che una questione prettamente teorica, che procede da un’elaborazione teorica che per le persone che ascoltano può comportare un passaggio che non possono fare. Non sto dicendo di andarci cauti ma di articolare bene questi passaggi. La verità di cui si parla è una verità che riguarda il funzionamento del linguaggio e quindi occorrono dei passaggi se no c’è il rischio di non sortire nessun effetto in chi ascolta. Dunque perché è importante sentirsi amati?

Intervento: per dare sicurezza al proprio discorso ovviamente, perché così si diventa importanti …

Sì, questa era la domanda, in effetti sposti solo la questione sul perché qualcuno vorrebbe essere importante, a che scopo? Sono delle fantasie e devono essere utilizzate in una conferenza, mostrare fantasie come esempi, così come la fanciullina che finché non si stente importante non sta bene perché non è sicura di essere l’unica amata, perché finché suppone di essere amata lei insieme con altre venti dallo stesso uomo …

Intervento: non va bene …

Ecco, perché deve essere l’unica?

Intervento: perché ha il controllo della situazione, sul suo uomo …

Già, il controllo sull’altro, avere il potere sull’altro, non c’è nessun altro motivo …

Intervento: il controllo sul desiderio …

Esattamente, e in fondo a questo si dovrebbe arrivare, però non è facilissimo, anche la sofferenza porta ad avere il controllo sull’altro, se qualcuno soffre sono tutti intorno a lui, ci sono persone che si ammalano proprio per essere al centro dell’attenzione, per avere tutti intorno a sé e ad avere tutto sotto controllo, in modo che nulla sfugga, se invece sta bene ognuno va per i fatti suoi …

Intervento: e quindi da un discorso di questo genere pieno di ipotiposi passare al funzionamento del linguaggio?

Anche, per esempio molte donne accade che rimangano incinte per questo motivo: sentono che qualcosa sfugge e suppongono erroneamente che rimanendo incinte vengano a trovarsi in uno stato interessante. Il passaggio alla questione del linguaggio può essere trattato in modo abbastanza leggero in un intervento del genere, se come sarà stato detto  tutte queste cose portano alla necessità di essere importanti, di sentirsi amati eccetera, tutto questo non è che venga da niente, non c’è nessuna natura che imponga una cosa del genere, perché una persona giunga a desiderare, a volere una cosa del genere occorre che ci sia un qualche cosa che glielo permette, a questo orologio non gliene importa nulla di essere importante per me. Per volere essere importanti, il solo fatto di volerlo comporta una serie di considerazioni, di passaggi, di inferenze notevolissime e tutte queste considerazioni, questi passaggi, queste conclusioni, queste decisioni, queste scelte che si fanno per giungere a una cosa del genere costituiscono esattamente quella struttura, quella cosa che si indica generalmente con linguaggio, cioè perché gli umani sono esseri parlanti, cosa della quale scarsamente tengono conto. Se non parlassero, se non ci fosse il linguaggio, non potrebbe neanche porsi la questione, uno non potrebbe sentirsi abbandonato, come? Con che cosa? Essere abbandonati non avrebbe nessun significato, sarebbe una parola vuota. Da qui l’attenzione a questa semplice considerazione, cioè che gli umani sono parlanti e quindi possono anche, in seguito a questo, volere essere importanti, sentirsi abbandonati, tutto questo non potrebbe esistere se non esistesse il linguaggio, se non fossero esseri parlanti e quindi pensanti, e per questo lei dirà al pubblico presente che è essenziale incominciare a occuparsi del linguaggio, di come funziona, di che cosa fa e quindi del perché le persone pensano quello che pensano …

Intervento: stavo pensando arrivare al linguaggio attraverso una prima interrogazione sul pensiero … secondo me è la condizione del pensiero …

È una via che abbiamo seguita spesso. Questo può dirsi inizialmente oppure specificarsi durante il dibattito, tanto domande su questo ci saranno anche perché verrà fuori l’animale di sicuro: “anche il mio cagnolino ha delle emozioni, quando arrivo saltella e scodinzola”, di questo ne tenga conto perché ci sarà, però a questo punto saprà che cosa rispondere in modo acconcio utilizzando Benveniste. Diceva? Sì, il pensiero, mostrare come il pensiero non sia altro che il linguaggio in atto, non esiste di per sé …

Intervento: io questo passaggio del linguaggio lo metto all’inizio parlando della psicanalisi che se è tale si occupa del pensiero, di come funziona, perché può occuparsi del pensiero? perché si è accorta di un “piccolo” particolare per lo più trascurato e cioè che gli umani parlano e quindi pensano e tiene conto di questo. Ecco di che cosa è fatto il pensiero, se si sa di che cosa è fatto il pensiero ecco che ci si può occupare di come funziona e del perché funziona in un certo modo…

Sì, può anche fare una aggiunta incominciando a dire che si occupa di parole perché la persona in analisi parla, ma queste parole da dove vengono? Dai suoi pensieri che sono altre parole e quindi la psicanalisi ha dovuto necessariamente occuparsi di linguaggio …

Intervento: il linguaggio che è la condizione perché esista qualsiasi cosa, compreso il linguaggio. Queste parole sono inserite all’interno di un discorso e questo discorso ha una struttura che è quella del linguaggio, certo …

Intervento: diranno che tutto non si può esprimere con le parole, è ovvio che non si può descrivere con le parole perché ha una sua complessità, verrà fuori …

È l’obiezione che fece Sraffa a Wittgenstein, gli fece quel famoso gesto napoletano …

Intervento: le quattro dita rivolte verso l’alto che significa “cosa vuol dire?”

E questo come si può tradurre in parole? Il linguaggio cosa può fare di fronte a questo gesto? Pare che Wittgenstein non avesse saputo cosa rispondere, mentre avrebbe potuto farlo, avrebbe dovuto farlo, e invece non l’ha fatto, forse perché non essendo napoletano probabilmente non sapeva che cosa fosse quel gesto, ma qualunque gesto perché sia inteso da qualcuno, perché abbia un senso per qualcuno deve essere all’interno di una catena segnica, deve significare qualcosa per qualcuno, deve sapere cosa significa se no nessuno lo farebbe neanche quel gesto, se non sapesse che dall’altra parte nessuno se ne accorge, come nessuno si metterebbe in Italia a parlare in finlandese con il panettiere perché non lo fa? Perché non gli darebbe il pane ...

Intervento: Faioni a questo punto dopo aver parlato del linguaggio inserire la verità ciò che dicevo prima all’inizio …

Qui il passaggio direi che potrebbe essere la certezza, la sicurezza, la paura di essere abbandonati dalle proprie certezze, cioè di perdere le certezze, questo può essere l’anello di congiunzione per arrivare alla verità, la certezza è di qualcosa che si ritiene assolutamente vero e qui inserire il discorso sul perché c’è la paura di perdere questa verità, se c’è questa paura ci sarà un motivo, dove cercare questo motivo? In ciò che si dice, nella struttura di ciò che si dice quindi la struttura del linguaggio, il linguaggio funziona in questo modo e se non trova la verità non può concludere la proposizione, se non la può concludere non può proseguire …

Intervento: utilizzare la verità come conclusione di un’inferenza …

C’è altro? Qualche altra questione connessa con queste di cui abbiamo parlato, qualche suggerimento, rispetto a questi interventi? Qualche connessione, qualche implicazione? Qualche risvolto che ci è sfuggito e che potrebbe essere importante? Che dice Daniela?

Intervento: il potere è ripartito fra chi soffre e chi deve consolare questa sofferenza … come la fanciullina e l’innamorato …

Deve essere soltanto colui che la fa sentire importante, che le dà ragione e che la fa sentire importante e che la desidera, nient’altro, non è richiesto altro …

Intervento: il sofferente desidera che l’altro …

Ma vuole tutto questo per un motivo Daniela, che spesso sfugge alle fanciulline, e cioè il fatto di sapere o di fare mostra di questa cosa alle altre perché è con le altre che il 99,99% dei casi si svolge la battaglia …

Intervento: la sofferenza deve essere esibita perché se è solo nel proprio intimo privato cioè come si fa a sentirsi importanti …

Infatti, uno che è solo su un’isola deserta si mette a esibire la sua sofferenza? A chi? Occorre il pubblico, il pubblico adatto e così come insegna la retorica molte volte si modula, si configura la sofferenza a seconda del pubblico …

Intervento: in molti fatti di cronaca c’è l’esibizione della sofferenza …

Il fatto che la sofferenza attragga fortissimamente viene confortato ancor più dal fatto che è un business, e cioè che sulla sofferenza si guadagnano milioni di euro, se la sofferenza non funzionasse come attrazione non lo farebbero, nessuno se ne occuperebbe se non ci fosse la certezza che è la cosa che attrae di più …

Intervento: è come andare al cinema godere con il minimo dispendio di quelle che sono le proprie fantasie …

Intervento: la sofferenza deve essere confermata dagli altri …

Intervento: beh certo, questo riguarda il funzionamento del linguaggio e di come il linguaggio si installa, come si impara, ci è stato insegnato e questo è il modello che permane, avere bisogno della certificazione dell’altro ecco perché occorre essere importanti per qualcuno …

Intervento: dell’altro che però in questo caso di questi fatti è un pubblico …

Intervento: cosa cambia? anzi più sono a certificare e meglio è, e con i media che inventano, che costruiscono per i loro motivi, proprio per business, più certificazione di questa, per forza è la realtà …

Bene, proseguiremo mercoledì prossimo.