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21-7-2010

 

Questioni intorno alle ultime cose che stiamo dicendo? Beatrice stava rileggendo l’Uomo dei Lupi e ha tratto delle considerazioni, possiamo sentirle poi prendiamo spunto da lì per proseguire …

Intervento: perché soprattutto in questo testo parla della costruzione della fantasia originaria … come può avvenire la costruzione di quella premessa che …

Freud ha indicato in una scena originaria il motivo dei cosiddetti sintomi dell’Uomo dei Lupi, cioè avrebbe assistito da piccolo al rapporto sessuale fra il babbo e la mamma. Qui si innesta la questione centrale da cui partimmo molti anni fa, e cioè dal fatto che Freud considera l’avere assistito a una cosa del genere come la causa, l’origine di una serie di problemi, di disturbi, di acciacchi, la domanda che ci ponemmo, che invece Freud non si pose, è perché assistere a una cosa del genere dovrebbe creare problemi, perché?

Intervento: il rapporto sessuale vissuto come una sorta di violenza …

Sì, ma perché? Nel testo di Freud è abbastanza sfuggente il motivo per cui la questione sessuale sarebbe una delle concomitanze nell’insorgere dei vari problemi. Perché il complesso edipico? Perché il bambino dovrebbe volere accoppiarsi con la mamma e la bambina con il papà, perché mai? Tenute conto, proprio seguendo Freud, che la fase genitale ancora non esiste, a maggior ragione verrebbe da domandarsi perché volere una cosa del genere, perché la mamma lo ha accudito? Poteva accudirlo chiunque altro. Ci siamo posti delle domande che poi ci hanno condotti molto lontani e cioè occorreva qualche cosa di più per produrre tutti gli effetti che produce, e cioè una necessità, qualcosa che va aldilà del desiderio di fare sesso con qualcuno e questa necessità l’abbiamo reperita proprio lì dove si trova e cioè in ciò che consente a qualcuno di incominciare a pensare di volere fare qualcosa, e cioè quella struttura che chiamiamo linguaggio. In effetti tra i conigli, per esempio, non c’è per quanto mi risulta il complesso edipico, né ci sono problemi connessi con l’atto sessuale, cito i conigli perché hanno fama di essere molto attivi in questo senso. Invece gli umani sì, perché? Da dove arriva tutto ciò? Da dove arriva questo timore, questa paura? Intervento: potrebbe anche essere la questione religiosa …

Ma questa arriva molto dopo, perché ci sia la questione religiosa occorre che ci sia un’educazione, un addestramento, che le cose vengano spiegate per esempio. Voglio dire soltanto questo: la questione sessuale di per sé, in quanto tale non significa niente, assolutamente niente …

Intervento: le persone devono imporre il proprio potere sull’altro …

Sì però adesso non interessano tanto le fantasie di Freud ma soltanto che cosa ha affermato e se ciò che ha affermato è sostenibile oppure no, e non lo è, e qui c’è il passaggio che abbiamo compiuto e che è notevole, da qualcosa cioè che è assolutamente arbitrario, come ciò che lui sostiene a qualcosa che invece è necessario che sia e cioè il linguaggio, che consente di costruire tutte quelle proposizioni, quei giochi linguistici che una volta costruiti incominciano a entrare in conflitto fra loro e quindi creare tutti quei problemi, quegli acciacchi che conosciamo perfettamente …

Intervento: la difficoltà che ha lui di spiegare, proprio a proposito della scena originaria, i cui effetti non ci sono adesso ma al momento del primo racconto e quindi di quello che è immaginato e poi di quando la persona lo racconta in analisi, è una difficoltà estrema per dire che sono tutte cose che la persona costruisce in un’analisi, per dare senso a ciò che si ripete e cioè questo programma che si installa con il “questo è questo” la struttura che produce tutto l’agire della persona, il suo programma, la difficoltà estrema di seguire Freud mentre se si parla del discorso, del linguaggio, di proposizioni la cosa diventa più semplice …

Se non altro ha un fondamento un po’ più solido, e non un fondamento totalmente arbitrario. La fantasia originaria, la scena originaria, abbiamo accennato anche la volta scorsa almeno in parte come si costruisce e dicevamo che si costruisce in modo del tutto casuale, c’è un bambino che non sa parlare, non sa esprimersi, non può fare considerazioni, non può prendere decisioni, esprimere giudizi, non può fare nulla di tutto ciò, reagisce a degli stimoli, certo se uno lo mette nell’acqua bollente strilla, ora questo bambino bisogna considerarlo così, forse è più semplice, come una macchina da istruire, è più complesso di una macchina perché ha un sistema nervoso più elaborato mentre una macchina, almeno quelle che usiamo noi sono molto più semplici, più rozze quindi il bambino è un qualche cosa che deve essere istruito, addestrato. Avevamo accennato tempo fa parlando di Alan Turing come funziona una cosa del genere, occorre dunque fornirgli delle prime istruzioni, queste prime istruzioni sono abbastanza simili a quello che la macchina, tenete sempre conto della diversità di complessità delle due strutture, quelle che si immettono in una macchina perché possa installarsi un sistema operativo, per esempio, questi primi comandi sono noti come Bios, Bios è l’acronimo di tre parole inglesi che significano sistema binario di input e di output cioè di ingresso e di uscita, niente più di questo, questo sistema consente alla macchina di acquisire informazioni e all’occorrenza di restituirle, come avviene questo? Gli si fornisce un’istruzione che consente alla macchina una volta che è stata data questa istruzione di eseguirla, questa stessa istruzione comprende la possibilità di eseguirla. Istruzioni che è in condizione di riconoscere, non come vere o false, semplicemente ha un input cioè una acquisizione, acquisisce qualcosa e una volta che ha acquisita questa informazione, nel momento stesso in cui l’acquisisce la riconosce come informazione e questa è un’informazione. Naturalmente una volta che il Bios è funzionante, la macchina, questo sistema binario, 0/1, questo sistema binario che è presente come tutti sapete nella scheda madre, questo sistema molto semplice è come se dicesse alla macchina quando acquisisce un’informazione “questo è questo”, è un’informazione e quindi l’ha acquista, naturalmente la macchina può acquisire una quantità notevole di informazioni come ciascuno sa perfettamente, ogni volta che entra un’informazione la macchina la riconosce come tale, se non la riconoscesse come un’informazione non reagirebbe semplicemente …

Intervento: quindi sono solo informazioni che entrano  …

Degli input, una volta che li ha elaborati diventano output …

Intervento: una volta che li ha elaborati vuol dire che queste informazioni hanno interagito con altre informazioni?

Che ha interagito con altre informazioni oppure le restituisce sotto forma di immagine visiva …

Intervento: sì ma perché le possa restituire come immagini visive occorre che queste istruzioni interagiscano …

Sì, la cosa è molto semplice: questa istruzione una volta che c’è ovviamente può essere per esempio visualizzata da qualcuno e occorre allora un altro strumento noto come scheda video, la quale scheda video trasforma queste istruzioni in immagini. Nel computer questo è ancora più sofisticato però fermiamoci un momento. Nel momento in cui la macchina acquisisce un’informazione e la possibilità di riconoscerla come tale, che è il momento cruciale, questa informazione che acquisisce permane all’interno del sistema e cosa fa? Per il momento niente, sta lì, però quando sopraggiunge un’altra informazione anche questa viene riconosciuta come tale, come informazione, però la macchina cosa se ne fa di queste informazioni? Queste informazioni di fatto, più propriamente sono istruzioni e cioè dei protocolli che servono per svolgere delle operazioni, la macchina in effetti è in attesa di questi protocolli da svolgere, queste istruzioni gli dicono di volta in volta che cosa deve fare, quindi la prima istruzione, il primo input che riceve la macchina è che questa è un’informazione, il “questo è questo” è un’istruzione oltre che un’informazione è, cosa più importante, un’istruzione e cioè sta dicendo “questa è un’informazione utilizzabile” cioè può giocare con altre informazioni. Lo stesso Alan Turing aveva considerato che le istruzioni di una macchina, essendo molto simili a quelle di un umano, funziona, così come si addestrano gli umani, con premi e punizioni. Mentre per la macchina umana il premio può essere un qualche cosa che produce piacere, per esempio una lieve pressione esercitata su una parte del corpo, nota come carezza, per la macchina è abbastanza indifferente una cosa del genere anche perché se accarezzate una scheda madre non succede assolutamente niente, però è sensibile per esempio, la macchina, al passaggio o all’arresto di corrente, cioè è soltanto un altro modo per fare la stessa cosa e allora il passaggio o l’arresto di corrente può essere per la macchina qualche cosa di simile al fatto che le sue istruzioni possano funzionare e quindi va bene, oppure non possano funzionare e quindi va male. Adesso è detta in modo molto rozzo, però l’inserimento di istruzioni nella macchina consente alla macchina di incominciare ad avere informazioni e istruzioni, ora queste informazioni che sono soprattutto istruzioni gli dicono cosa fare, cosa deve fare, e cosa deve fare innanzi tutto? Riconoscere che è un’informazione, e quando qualcuno dice al bambino “questo è questo” gli sta fornendo non soltanto un’informazione ma anche un’istruzione, come dire che gli sta dicendo che è riconoscibile come informazione e il bambino si comporta di conseguenza, esattamente come una macchina, i bambini sono come le macchine …

Intervento: …

Dicevo che fornisce insieme con questa informazione l’istruzione per riconoscerla che è la cosa più importante. La volta scorsa parlavamo di riconoscimento, qualcosa deve essere riconosciuto, in una macchina qualcosa viene riconosciuto quando consente per esempio l’attuazione di un programma o passaggio di corrente o quello che vi pare, a questo punto è assolutamente indifferente che si tratti di passaggio di corrente o di esecuzione di un programma o di una carezza o di un sorriso o qualunque altra cosa, quando questo avviene, avviene quel riconoscimento e quindi il programma può proseguire e cioè tutto il marchingegno può continuare a funzionare, potremmo chiamare questa la soddisfazione in una macchina? Perché no? Nessuno ce lo vieta, certo si è abituati a parlare di soddisfazione nei confronti degli umani non delle macchine, ma è soltanto una convenzione che va presa come tale. Il “questo è questo” oltre a essere un’informazione è anche un’istruzione, se consente di proseguire va bene, bene, se non consente di proseguire è male. A questo punto la macchina può proseguire fino al punto in cui, come succederà prima o poi, sarà in condizione di pensare esattamente come gli umani, probabilmente anche meglio e più rapidamente, ma questo è un altro discorso. Dunque questa macchina che incomincia a essere istruita e quindi a funzionare, come diceva giustamente Turing, non è così diversa dal modo in cui avviene l’istruzione in un infante, colui che non parla, occorre fare in modo che incominci a parlare, ma come? Fornendogli delle informazioni che siano anche delle istruzioni per potere riconoscere che qualcosa è un’informazione, se no non va da nessuna parte, si arresta. Quando ha queste informazioni e queste istruzioni a questo punto dicevamo incomincia ad acquisire sequenze come informazioni, non più un’informazione ma delle sequenze di informazioni che funzioneranno sempre allo stesso modo: se queste sequenze consentono al programma di proseguire, se la corrente passa è buono, va bene, se non può proseguire cioè non passa la corrente è male. È evidente l’analogia con ciò che dicevamo qualche tempo fa, con il fatto che il discorso non abbia altra funzione se non proseguire se stesso e può proseguire se stesso soltanto se le sequenze che mano a mano vengono costruite consentono al sistema di proseguire, e allora chiama questa direzione vera.

Intervento: un momento, diciamo del bambino che incomincia a parlare che riceve ostensivamente delle istruzioni che, perché il sistema funzioni devono essere riconosciute però noi non possiamo sapere quando il bambino parla cioè possiamo intendere che il bambino incomincia a parlare cioè a connettere delle sequenze quando sembra riconoscere la mamma …

Quando è in grado di utilizzare un programma, quando il programma incomincia a funzionare, anche un cane mi riconosce se gli do da mangiare, non per questo …

Intervento: sì, “dice mamma” e velocemente a dire altre cose … mettiamo che dica cose semplicissime, può sembrare una cosa di questo genere … non possiamo comunque stabilire quando incomincia a parlare …

È necessario che stabiliamo l’ora esatta?

Intervento: no, non è necessario ma quello che volevo dire è un’altra questione, anche il sorriso della mamma che crede che il bambino stia compitando, compilando delle proposizioni, quel sorriso di incoraggiamento che dice “bravo hai detto bene” deve essere, perché il bambino parli, quindi comprendere, assimilare che la porta è aperta, perché il sorriso della mamma significa quello … lì il sistema sta funzionando perché intende che il sorriso è una porta aperta e quindi può continuare a compilare proposizioni e quindi possono continuare ad agganciarsi delle proposizioni, era questo se no trovavo che ogni proposizione era isolata …

Perché isolate? Dicevamo la volta scorsa che è la maledizione degli umani, quando riceve la conferma da parte di qualcuno occorre ovviamente che sia riconosciuta come conferma …

Intervento: certo è questo che stavo dicendo …

È ovvio sì, il sorriso è uno dei modi, sono tutte varianti, però all’inizio si accompagna spesso con dei gesti, gesti di accoglimento di quello che fa oppure di riprovazione …

Intervento: a quel punto il bambino deve essere in grado di decodificare …

Esatto, infatti non lo è da subito, ma quando il sistema incomincia a funzionare allora certo reagisce in modo sempre più elaborato, sempre più sofisticato fino a studiare la filosofia teoretica. Mi rendo conto che non è semplicissimo tutto ciò, ho provato a fare l’esempio della macchina perché mi pareva più semplice. Il sistema punizione e premio è stato utilizzato in tante maniere differenti, però premio/punizione di fatto non è nient’altro che 0/1 - vero/falso e vero/bene – falso/male …

Intervento: vero, si agganciano altri elementi  …

È il sistema che funziona così, in una macchina è il Bios che da queste istruzioni per cui dopo è possibile per il computer installare il sistema operativo, perché se non ci fosse il Bios la macchina non saprebbe riconoscere quando si mette il dischetto di installazione del sistema operativo che quello è un sistema operativo, non riconosce quelle informazioni, sarebbe come mettere quel dischetto dentro un tostapane …

Intervento: sì ma anche quel dischetto è stato costruito da delle istruzioni/informazioni …

È ovvio, ma queste informazioni devono essere riconosciute. C’è qualche domanda, qualche questione, più chiara la questione del “questo è questo” Sandro?

Intervento: …

Sì, in effetti lo abbiamo sempre citato come la prima istruzione, in modo metaforico, però di fatto “questo è questo” è quell’informazione che contiene l’istruzione che consente di considerarla un’informazione, se no non è niente, è nulla …

Intervento: e i buoni sentimenti?

I buoni sentimenti sono quelli di cui spero ciascuno di voi sia animato. Occorreva essere insoddisfatti, così come fummo tanti anni fa, delle affermazioni di Freud sulla sessualità o altre questioni, ma soprattutto la sessualità, perché un bambino dovrebbe essere attratto dal sesso o perché il complesso edipico, perché la sessualità sarebbe causa e foriera di catastrofi, la cattiva infanzia, la mamma non l’ha accudito, gli hanno negato la cioccolata …

Intervento: la questione mi pare fondamentale è come si giunge a credere qualcosa, le persone non si rendono conto che stanno credendo delle cose ma che quella è la realtà delle cose, non c’è credenza ma un sapere ma come giungono a questo sapere alle persone non interessa niente, come si costruisce questo sapere. Prima si parlava del complesso edipico lo si da come fine corsa, chiedere il perché si sposta la questione per cui le persone sono costrette quanto meno ad ascoltare il perché …

Voi sapete come Freud trasse una delle conferme, assistendo alla tragedia si era accorto che lui stesso provava un certo disagio e gli pareva che anche altri fossero a disagio di fronte a una cosa del genere. Diciamo che a noi non è parsa sufficiente …

Intervento: la costruzione del “questo è questo” non è necessario intendere che cosa sostiene il proprio discorso?

Tecnicamente no, non è necessario, se ne viene a sapere sicuramente lungo il racconto, però non è necessaria all’intendimento del funzionamento del linguaggio, ed è questo invece che importa, intendere continuamente il linguaggio è la chiave di volta, non sapere che cosa è successo …

Intervento: quello che è successo lo sto dicendo qui e adesso quello che è successo sessanta anni fa quindi è qualcosa che sto dicendo, questo indubbiamente, mi pareva lapalissiano però visto che parlavamo di questa costruzione di una scena originaria mi chiedevo a questo punto a che cosa ci serve una cosa di questo genere. Intendere la premessa che sostiene tutto un discorso …

Intendere la premessa che sostiene tutto il discorso sì, sapere qual è esattamente questa premessa, di questo come ho detto prima è possibile saperne qualcosa, ma non è la condizione necessaria …

Intervento: se bastasse intendere che qualsiasi cosa è data da una struttura che sta funzionando in un certo modo allora immediatamente fosse solo questo allora ci si troverebbe ad agire il linguaggio senza ritrovarsi …

Tecnicamente sì, ma poi di fatto qualcosa lo impedisce e ciò che lo impedisce ha a che fare con la premessa …

Intervento: riprodurre la fantasia originaria lui la chiamava l’abreazione …

Intervento: sto parlando di ciò che stiamo dicendo noi negli ultimi incontri …

Intervento: certo a questo punto l’esigenza di una premessa esiste poi se non si intende se ne è travolti …

Intendendo come funziona questa premessa, come necessariamente funziona, può accadere che non ci sia più la necessità di attenercisi e cioè è possibile a questo punto giocare con questa premessa, giocarci cioè considerarla al pari di qualunque altra cosa anche se si sa benissimo cos’è successo. Quando uno sa cos’è successo non succede un granché, e in effetti non è mai stato questo ciò che importava quanto le connessioni con ciò che si è costruito in seguito, già questo con la teoria di Verdiglione è abbastanza evidente, noi ci siamo limitati per adesso a intendere in modo più preciso il funzionamento di questa cosa, gli aspetti clinici ancora non li abbiamo affrontati perché senza un fondamento teorico anche le questioni cliniche si trasformano in atti di fede, questa è l’importanza di un fondamento teorico …

Intervento: perché anche il fatto di affermare che gli umani partono da un atto di violenza e continuano a ripetere questa violenza perché devono imporre la loro verità e quindi il confermare il “questo è questo” è qualche cosa che è possibile ma non è necessario però questo affermazione l’abbiamo fatta in ordine alla teoria del linguaggio perché il linguaggio ha la necessità di imporre la conferma di una tautologia sull’altro …

Un momento, il linguaggio ha la necessità sì di stabilire, poi non è il linguaggio ma il discorso, il linguaggio è solo istruzioni, il discorso ha la necessità di reperire proposizioni vere e quindi deve munirsi di un sistema per potere riconoscerle come tali, il fatto che questa prima istruzione sia stata fornita da qualcuno richiede, adesso saltiamo un po’ di passaggi, ma l’abbiamo detto la volta scorsa, richiede che queste affermazioni, queste proposizioni trovino la loro conferma in qualcun altro, da qui la necessità per gli umani di ottenere la ragione da parte degli altri …

Intervento: ci sono persone che si fanno bruciare per il tornaconto …

Tutto questo di per sé potrebbe anche svanire nel momento in cui c’è la consapevolezza assoluta, totale e irreversibile che di fatto si tratta di sequenze linguistiche, che ciò che importa è sì certo che il linguaggio trovi continuamente delle conferme ma a questo punto non più da parte di qualcuno. Per questo parlavo di una sorta di “inganno” perché sì, è vero che accade così, ma non è necessario che sia così sempre, anche se parte in questo modo, perché gli umani sono combinati a questa maniera, ed è anche questo il motivo per cui tutto ciò che abbiamo fatto in questi anni non è naturale, non è evidente ai più …

Intervento: non si agganciano in molti casi sequenze di proposizioni …

No, anzi, dicevamo addirittura che è quasi un atto contro natura perché abbiamo forzato la struttura del linguaggio a esibire se stessa e mostrare il suo funzionamento, l’abbiamo forzata questa struttura. nessuno l’aveva fatto prima, e continua a funzionare all’infinito sempre allo stesso modo così come ha funzionato e funziona e continuerà a funzionare per molto tempo, e cioè cercando in qualcun altro la conferma e quindi dovendo imporre qualcosa a qualcuno, noi stiamo mostrando che questa struttura, nonostante parta in questa maniera, non è necessario che prosegua in questa maniera.

Bene, ci vedremo mercoledì prossimo.