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21-4-2010

 

Beatrice ha iniziato questa breve sequenza di conferenze, oggi pomeriggio c’è stata la prima, vuole darne una testimonianza agli amici?

Intervento: sì ho detto che la depressione attira e attrae il pubblico quindi c’era molta gente che voleva sapere tutto sulla “malattia depressione” della quale pare siano molto informati quindi quando ho visto il pubblico ho dovuto aggiustare il tiro e quindi ho cominciato a chiedere se sapevano intanto che cos’è una psicanalisi e lì … ho dovuto giocare con il lato più ameno della depressione intanto utilizzando Freud per esempio il lutto e la malinconia tanto per dare delle informazioni su come funziona il pensiero, e riportare sempre l’attenzione sul pensiero che costruisce lui tutte le depressioni e le felicità, che gli psicofarmaci ammazzano poi ovviamente sono giunta a parlare di ciò che noi avevamo inteso e quindi costruito e quindi della condizione per cui possa esistere una psicanalisi che ci siano persone che parlino che quindi pensino che non è il contrario cioè che gli umani pensano e dicono quello che pensano, no parlano e quindi pensano, abbiamo parlato di questo e quindi ho chiesto loro se qualcuno si fosse accorto del fondamento cosa avrebbe fatto? Beh avrebbe tralasciato di giocare con i giochi linguistici che per esempio produce e utilizza il depresso per vivere quindi le paure e quindi le angosce e tutto il resto e quindi si sarebbe interessato, come avviene in una psicanalisi, al linguaggio e quindi non c’è più la necessità del disagio perché si sa di che cosa è fatto e quindi ci si interessa al funzionamento di quella cosa capace di costruire il disagio e tutto il resto e poi le domande che vertevano sul come si fa a non prendere psicofarmaci “è pericoloso”…e alla fine a una domanda precisa che mi è stata fatta li ho lasciati così: voi chiedete come mai il pensiero della depressione produce questi brutti pensieri, avevo fatto l’esempio della paura per la morte delle persone care, il cavallo di battaglia e una signora “lei diceva della paure che hanno anche le mamme …Perché?” e io ho risposto che è proprio quello che occorre interrogare e questo avviene soltanto in una psicanalisi cioè chiedersi perché si desidera per esempio la morte del proprio figlio? E a quel punto le persone sono rimaste “senza parole” e abbiamo chiuso la conferenza, ci siamo lasciati sul desiderio di morte sulla persona cara …

Freud inventò l’inconscio e lo ha inventato per rendere conto di alcune cose che gli sfuggivano, l'inconscio come quella istanza dove agiscono tanto l’Es, vale a dire tutto ciò che vi è di primario nell’uomo quanto tutto ciò che è rimosso, poi anni dopo tale J. Lacan leggendo oltre che Freud anche De Saussure, aveva affermato che l’inconscio è strutturato come un linguaggio e già aveva inteso che c’era una stretta connessione, da ultimo Verdiglione si trovò ad affermare nei primi anni 80, che l’inconscio è la logica particolare a ciascuno. Modi di accostare l’inconscio a qualche cosa che in effetti non era più possibile tenere lontano vale a dire il linguaggio, cosa ha a che fare l’inconscio di Freud con il linguaggio? Ciò che ha trovato Freud dal '900 in poi è qualcosa che come lui stesso descrive funziona come il linguaggio, attraverso accostamenti di parole, assonanze e tutta una serie di cose che lo hanno condotto a parlare sempre più di proposizioni, di accostamenti fra proposizioni, non rinunciando tuttavia a quella sua invenzione che aveva chiamato inconscio. Non ha a questa nozione per il motivo che gli era necessaria per il funzionamento della sua teoria, e la sua teoria prevedeva la presenza di un’istanza che pilotasse in un certo senso gli umani e decidesse delle loro azioni, dei loro pensieri. È stato costretto a una cosa del genere, anziché dirigersi, vertere verso ciò che lui stesso aveva incominciato a intravedere e il cioè il funzionamento del discorso delle persone che si trovavano a parlare con lui per vari motivi, sicuramente non c’era allora, parlo dei primi del '900 la strutturale che è stata praticamente inventa da De Saussure né la semiotica che diede un notevole contributo negli anni 60/70 e quindi in assenza di queste discipline ha preferito proseguire con questa nozione di inconscio. Tuttavia anche le persone che si sono trovate a praticare la psicanalisi dopo di lui non hanno abbandonato la nozione di inconscio, anche se descritta come una logica particolare da Verdiglione, che non ha mai dato definizioni mano a mano che procedeva lungo la sua elaborazione ai termini che introduceva, né ha fornito un costrutto logico preciso alla sua teoria. La teoria di Lacan, anche questa non aveva un fondamento teorico solido, potente, e quindi aveva la necessità dall’autorità di chi la andava promuovendo, un’autorità che si basava unicamente sul fatto che la persona riusciva ad affascinare l’uditorio con la sua forza e la sua determinazione, in fondo le cose che dicevamo mercoledì scorso vanno in quella direzione, naturalmente fare certe cose sapendo quello che si sta facendo esattamente altro invece è farle perché si è proprio strutturati in un certo modo. Ma la trovata di Verdiglione è quella di porre l'inconscio come la logica particolare a ciascuno, cosa significa logica particolare? È la specificità del discorso di ciascuno, ciò che lo rende assolutamente unico e specifico; anche qui, affermare che il discorso sia unico e specifico è un’ipotesi, in realtà non lo si può verificare, però la nozione di inconscio permane perché effettivamente non è stata colta e portata alle estreme conseguenze. Un’altra questione che invece a quel punto poteva essere determinante, e infatti lo è stata poi con me, e quel punto era palese e cioè il linguaggio; non ci sono come voleva Lacan tre istanze: immaginario, reale e simbolico, anche se poi questa materia Verdiglione la riconduce alla parola, come materia del dire, ma se la cosa fosse stata condotta alle estreme conseguenze e cioè considerato che ciò di cui si stava parlando, e cioè il linguaggio, era ciò stesso che consentiva di parlare ecco che allora si sarebbe compiuta quell’operazione ricorsiva che ci consentì agli inizi degli anni 90 di andare molto oltre e cioè di accorgerci che tutte queste istanze erano costruzioni, costruzioni che erano possibili attraverso il linguaggio, il linguaggio consentiva di costruirle, quindi non è che ci fosse il immaginario, il reale, il simbolico, il triangolino famoso preso da Jakobson e poi mutuato da Verdiglione in linguaggio, sembianza e materia, ma c’è il linguaggio e il linguaggio costruisce ogni cosa quindi a questo punto l’inconscio perde completamente la sua utilità. Ciò che Freud ha chiamato inconscio non è nient’altro che il funzionamento del linguaggio, che a lui è sfuggito, non il linguaggio in quanto tale ma il suo funzionamento. Quando sia Lacan che Verdiglione parlano di inconscio di fatto alludono a qualche cosa che riguarda il funzionamento che non è consapevole, non è presente all’atto di parola, al discorso, ma che tuttavia lo costruisce, lo pilota, lo dirige, lo fa esistere che è grosso modo ciò che intendeva Freud con inconscio. Il funzionamento del linguaggio è ciò che ci consente di sbarazzarci totalmente della nozione di inconscio e dico e sottolineo funzionamento del linguaggio perché non è sufficiente intendere che si tratta del linguaggio e del fatto che ciascuna cosa è costruita dal linguaggio, ma occorre intendere esattamente come funziona, il suo funzionamento, che come dicevo non è consapevole alla persona che parla. Lo sappiamo perfettamente che il linguaggio non si arresta se qualcuno non ne conosce il funzionamento, e questo funzionamento è sempre stato sconosciuto vuoi ai linguisti, vuoi ai filosofi del linguaggio, vuoi agli stessi logici oltre che agli psicanalisti. Funzionamento del linguaggio che abbiamo tratto da che cosa Elisa? Come abbiamo trovato il funzionamento del linguaggio, da cosa lo abbiamo tratto? Tenendo sempre conto naturalmente che cercando il funzionamento del linguaggio stiamo usando il linguaggio ...

Intervento: dal pensiero?

No, il pensiero è aldilà, noi siamo al di qua, siamo al linguaggio cioè alla condizione del pensiero ... Intervento: …

Sì, in parte sì, questo ci ha condotti a stabilire la priorità del linguaggio ...

Intervento: il necessario e unico ...

Sì, ma questo ancora non le dice come funziona e perché funziona proprio in quel modo. Ci chiedemmo allora: ci sono degli elementi tali che sono necessari al funzionamento del linguaggio, cioè necessari nel senso che se non ci fossero allora il linguaggio cesserebbe di funzionare totalmente? Se ci sono questi elementi e li reperiamo a questo punto incominciamo ad avere degli elementi che ci dicono che cosa è necessario perché il linguaggio funzioni. Per esempio, il fatto che un elemento sia individuabile rispetto a tutti gli altri è necessario perché il linguaggio funzioni, se lei prendesse una parola e la facesse significare tutte le altre cesserebbe do parlare, questo quindi è già un elemento che è funzionale al linguaggio cioè consente al linguaggio di funzionare, quindi una prima cosa che possiamo stabilire è questo: il linguaggio funziona in questo modo, ciascun elemento di cui è fatto necessariamente è distinguibile dagli altri, è individuabile, qualcosa di molto prossimo a ciò che Aristotele chiamava principio di identità. E poi che cosa è necessario al funzionamento?

Intervento: che non si contraddica ...

Sì, certo, che ciascun elemento non affermi e neghi se stesso, ché se no il linguaggio si blocca, e che sia presente un sistema inferenziale, ci sia la possibilità da un elemento di inferirne un altro. Questi sono gli elementi che sono necessari e a questo punto è facile individuare come funziona il linguaggio: abbiamo detto che il principio di identità è fondamentale, però abbiamo aggiunto dopo che più che un principio e cioè qualche cosa che sembra quasi venire da chissà che, abbiamo detto che è un’istruzione in realtà, come anche le altre, non vengono da dio né dai marziani, sono semplicemente istruzioni per questo abbiamo fatto l’esempio del DNA, istruzioni che anziché costruire proteine costruiscono proposizioni. Ora per funzionare il linguaggio necessita unicamente di un elemento che sia identico a sé, una tautologia praticamente: “questo è questo” dopodiché delle sequenze che non neghino ciò da cui è partito e poi una conclusione che di fatto essendo costruita deduttivamente è già implicita nella premessa. Questo è il modo in cui funziona, ora questa conclusione essendo dedotta dalla premessa che è stata accolta come vera sarà vera necessariamente quindi uno degli altri elementi per cui il linguaggio funzioni è che la conclusione sia vera, infatti gli umani come pensano? Quando la persona ragiona, parla con qualcuno, fa qualunque cosa, che cosa vuole alla fine se non affermare una cosa vera?

Intervento: ma si può anche affermare e negare ...

Questo lo può fare la retorica, ma lo può fare perché sa che uno è vero e l’altro è falso, una volta inteso questo cioè inteso il funzionamento del linguaggio abbiamo inteso che qualunque cosa gli umani facciano, pensino, non dicano, non facciano, non pensino comunque funziona così, ha questa struttura e non c’è nient’altro al di fuori di questo, qualunque cosa è stata costruita. Ciò che Freud chiamava inconscio, anche un elemento rimosso per esempio, viene rimosso in base a un criterio, in base a una decisione non della persona perché a questo punto possiamo abbandonare il concetto di persona in ambito prettamente teorico ma parlare soltanto di discorso, la persona è il discorso che sta facendo, non è nient’altro che questo, dunque se qualcosa viene rimosso allora questo processo di cui parlava Freud non può essere nient’altro che qualche cosa che si svolge nell’ambito di giochi linguistici, e allora un elemento che per esempio si trova in conflitto con un altro gioco linguistico ecco che comporta qualche problema, quel problema che lui chiamava nevrosi, un conflitto di giochi linguistici …

Intervento: ...

C’è un blocco però il linguaggio non si arresta e pertanto trova altre vie, è quella cosa che Freud chiamava formazione di compromesso. Ciascuna cosa che Freud e altri dopo di lui hanno trovato in effetti non ha a fondamento qualcosa di enigmatico, di misterioso e quant’altro, tipo l’inconscio etc. ma è perfettamente comprensibile e spiegabile attraverso il funzionamento del linguaggio che è l’unica cosa per cui gli umani esistono, e quindi abbandonare la nozione di inconscio non è una perdita né abbandonare un precetto prettamente psicanalitico o un qualcosa di peculiare alla psicanalisi tale che se si abbandona si abbandona la psicanalisi, ma il fatto che questa nozione di inconscio è stata eliminata o sostituita se volete da qualcosa di straordinariamente più radicale e cioè il funzionamento del linguaggio che per altro, detta così di passaggio, è quella cosa che ha consentito la costruzione della nozione di inconscio. Tutto questo può essere utilizzato anche in interventi pubblici per fare intendere che ciò che stiamo facendo non è qualche cosa che non ha più nulla a che fare con la psicanalisi o soltanto un esercizio intellettuale o teoretico fine a se stesso, ma è qualche cosa che ha posto e che pone in termini assolutamente precisi, rigorosi, ciò che la psicanalisi fino adesso non è mai riuscita né ha mai potuto fare perché gli mancava quell’elemento, e cioè il fondamento ...

Intervento: secondo me come Freud aveva avuto bisogno di una metapsicologia per potere dare un fondamento a quella che era una pratica di parola la psicanalisi, in questo momento noi che cosa stiamo proponendo una teoria del linguaggio che è a fondamento di una pratica di parola, mentre invece spesso si confondono un po’ i due piani … Freud stesso ha avuto bisogno di un sistema teorico che lui chiamava metapsicologia … Freud ne aveva bisogno per noi si tratta di partire da un elemento essenziale necessario ...

Freud è stato l’unico a cercare di trarre il fondamento, appunto con la metapsicologia, dopo di lui non è più avvenuto al punto che proprio in seguito allo sviluppo della linguistica e della semiotica si è pensato che il compito della psicanalisi fosse soltanto quello di fare enunciare alla persona altri discorsi, altri racconti che chiaramente possono prodursi all’infinito, non sto dicendo che questo non abbia effetti naturalmente, ha degli effetti, la persona si trova comunque a costruire altri racconti a fianco a quelli che magari per lui sono solidi e stabiliti e questi ultimi possono anche incrinarsi, è possibile certo, però l’assenza totale di un fondamento teorico ha avuto degli effetti perché ha condotto per esempio le ultime speculazioni in ambito psicanalitico anziché verso la logica, verso la retorica, verso l’aspetto più spinto della retorica e cioè la poetica, e in effetti una poesia non è sottoponibile a un criterio vero funzionale. Tuttavia questo non toglie che ci siano delle affermazioni e affermazioni che stabiliscono la correttezza di alcuni concetti e la scorrettezza di altri e queste sono affermazioni teoriche e non poetiche e quindi a questo punto chiunque chieda conto come feci io allora a queste affermazioni, non trova nulla.