21-3-2007
Intervento:
Sandro legge dal Libro Blu di Wittgenstein (inizio testo): che cos’è il
significato di una parola?... dietro il sostantivo la
sostanza … l’oggetto e la parola che lo dice…
Sì non solo per la filosofia ma anche per la logica funziona
così, può prenderlo come esergo per il suo intervento. Cos’è un metalinguaggio?
Il linguaggio che parla del linguaggio, se noi parliamo di linguaggio per la
filosofia stiamo facendo metalinguaggio, cioè parliamo
del linguaggio come oggetto. Sandro vuole darci qualche
traccia del suo intervento, qual è la questione?
Intervento:
le implicazioni… a cosa serve tutto questo rispetto alla psicanalisi… l’incontro
dello psicanalista e del logico… come avviene che il nostro discorso viene accolto, convince ma non persuade…
Sai che differenza c’è fra persuasione e convinzione Eleonora?
Hai letto Perelman? Si persuade con il cuore, si convince con la ragione, la
ragione si piega alla logica per esempio, mentre la persuasione punta
all’aspetto retorico cioè quello delle emozioni, delle
passioni, una persona può essere persuasa senza essere convinta…
Intervento:
il nostro discorso non riesce a catturare l’adesione, puntare sulla retorica però non è semplice… la psicanalisi è qualche cosa
che è più vicina alla letteratura, alla filosofia perché è stata catalogata
così, togliere questa etichetta non è facile… il fatto che i presupposti della
psicanalisi non siano provabili è accolto allegramente… la psicanalisi non sarà
scientifica ma neanche l’economia è scientifica, però va bene così…
Sì, la psicanalisi in effetti da
quando esiste a tutt’oggi, diciamola così, da Freud fino a Verdiglione con il
quale mi sono formato come psicanalista, Verdiglione si è formato con Lacan,
Lacan si è formato con Loewenstein, Loewenstein si è formato con Abraham e Abraham
si è formato con Freud; dicevo che la psicanalisi ha sempre lavorato su un
doppio piano, all’inizio si usava anche il termine doppia articolazione
proposta da Martinet tanti anni fa e che anche la logica utilizza, doppi
livelli: livello sintattico, livello semantico, e anche la psicanalisi e cioè
ciò che si dice e la logica di ciò che si dice, queste sono le teorie più
moderne, Freud non parla in questi termini però già in Freud è possibile
reperirle, Lacan aveva addirittura immaginato che esistesse una barra
riprendendo la questione della rimozione di Freud, c’è una barra e sopra c’è il
significante, schema che riprese capovolgendolo da De Saussure, il linguista, quindi
sopra il significante poi sotto la barra il significato, questo per Lacan, per
esempio, valeva a indicare che il significato non è accessibile, appunto una
barra che non è valicabile, questo comporta che ciò che si dice sono solo
significanti, mentre il significato è sotto la barra per cui per dire un
significato dirò un altro significante, il quale avrà un altro significato e
così via all’infinito, dunque una sorta di doppia articolazione, ciò che è
sotto la barra Lacan lo indicava come ciò che è rimosso, quindi arriviamo a
Verdiglione il quale ha sempre sostenuto che esiste una logica in ciò che si
dice, qui la logica è un po’ differente da come la intendiamo noi, affermare
che c’è una logica in ciò che si dice comporta questo: che ciò che si dice
parlando cioè la sequenza di elementi, dei significanti che vengono pronunciati
dal parlante ha una successione che non è casuale ma è ordinata da una logica,
vale a dire da qualcosa che costringe in quel momento a dire le cose in quel
modo e non in un altro, per cui se io ho parlato adesso in questo modo non è
che avrei potuto parlare in un altro modo, ho detto questo e questo è ciò che
conta, cioè la combinatoria che si è prodotta, si è verificata in questo
istante mentre parlo. Tutto ciò per quanto suggestivo
possa apparire di fatto non ha nessun fondamento, non ha nessun fondamento in quanto
affermare che esiste una logica e dare della logica una definizione di questo
tipo è totalmente arbitrario, è una decisione che ad un certo punto si prende:
io stabilisco che le cose che si dicono hanno una logica che è inconscia cioè
sono mosse dall’inconscio e l’inconscio non è nient’altro appunto che questa
logica vale a dire ciò che decide di volta in volta qual è la sequenza di ciò
che si sta dicendo, qualsiasi cosa si dica non ha importanza; naturalmente in
questo modo da alla nozione di inconscio di Freud, il soggetto qui è
Verdiglione, una accezione leggermente differente perché Freud non ha mai
parlato di logica dell’inconscio, mentre Verdiglione pone l’inconscio come la
logica del parlante, logica che è particolare a ciascuno infatti la sequenza
delle parole che io sto dicendo sono il mio discorso e non è ripetibile da un
altro con lo stesso significato, anche perché ciascun significante che
interviene nel mio discorso ha un significato cioè è connesso a qualche cosa
che appartiene alla mia storia e non a quella di un altro e quindi è
assolutamente particolare. Verdiglione ha sempre negato l’esistenza degli
universali non soltanto per quanto riguarda la psicanalisi, non esiste nulla di universale, ciascuna cosa è assolutamente particolare e si
verifica in quel momento, in quel modo ed è in quel modo, in quel momento che
l’analista l’ascolta così come viene detta…
Intervento:…
No, perché il linguaggio si produce in quel momento preciso
in cui qualcuno lo enuncia, lo parla, in cui è messo in atto e quindi
appartiene al particolare di ciascuno…
Intervento:
ma se non esiste l’universale allora doveva essere
particolare anche quello che lui andava affermando, per il principio di non
contraddizione…
Verdiglione ha sempre negato la validità del principio del
terzo escluso perché ovviamente non poteva porla così come l’abbiamo posta noi,
come una delle procedure che fanno funzionare il linguaggio
ma l’ha sempre posto così, come per altro molti l’hanno inteso, come una
sorta di asserto ontologico…
Intervento:
il principio di identità…
No, il principio di identità non
viene ammesso, qualunque cosa se viene detta in un modo che è totalmente
particolare è impossibile stabilire l’identità di questa cosa con se stessa,
perché se la ripeto sarà un’altra cosa e quindi non è possibile in nessun modo
stabilire l’identità di un elemento, in questo riprese anche la definizione di
Peano il quale ha stabilito un problema rispetto all’uguaglianza: aveva scritto
su un foglio di carta A = A, ora perché un elemento sia identico a un altro
occorre che abbia tutte le caratteristiche che ha quell’altro, e cioè sia in
corrispondenza biunivoca, ma se uno è a sinistra e l’altro è a destra ecco che
c’è un elemento che non è uguale e quindi stabilire questa uguaglianza è
impossibile. È ovvio che si possono anche fare delle obiezioni a una cosa del genere però Verdiglione aveva comunque
stabilita una cosa del genere e cioè che non è possibile stabilire l’identità, non
potendosi stabilire l’identità a cascata anche il terzo escluso e il principio
di non contraddizione venivano a cadere perché l’identità non è reperibile, non
è stabilibile in nessun modo perché se tu dici una parola questa parola non è
identica a sé, se tu cerchi di ripeterla allo stesso modo, per il solo fatto
che la ripeti a distanza di un secondo in questo secondo qualcosa si è
modificato nel tuo discorso, nei tuoi pensieri, ciascuna cosa è in continuo
mutamento, in continuo spostamento per cui è irripetibile cioè non potrai mai
sapere o certificare l’identità di qualche cosa. Dunque una sorta di doppia
articolazione che viaggia mentre si parla, ciò che si
dice è al tempo stesso la logica di ciò che si dice vale a dire la
particolarità, la specificità di ciò che si sta dicendo in ciascun momento. Ora
tutto questo abbiamo detto che è arbitrario,
ovviamente non può in nessun modo provarsi una cosa del genere, però per molti
è apparso suggestivo al punto tale da ritenerlo vero, così come la nozione di Altro
per esempio, famosa perché la riprese Lacan da Freud. Freud parlava di un’altra
scena che avviene parlando, l’altra scena è fatta da
che cosa? Da tutto ciò che mentre io parlo si produce nei miei pensieri vale a
dire immagini, scene, sensazioni tutto, ciò che interviene come rimosso, ciò
che ritorna, tutto quanto, questa altra scena che
Freud chiamava in tedesco eine Anderer
schauplatz, l’altra scena letteralmente, da qui Lacan
prese il destro per parlare dell’Altro, l’Altro come l’altra scena che si impone
in ciascun atto di parola, la presenza di questa scena fa sì che ciascun atto
di parola non soltanto sia sempre altro da sé ma veicoli una serie di elementi come
appunto le sensazioni, le immagini, tutto ciò che riguarda una persona e che è
sempre presente in tutto ciò che si dice, anche questo naturalmente non è
provabile in nessun modo ma nessuno si è mai peritato di provare una cosa del
genere né gli è mai passato per la mente di dovere provare una cosa del genere,
e perché no? Per due motivi, il primo è che ripete grosso
modo ciò che dice Freud con qualche modificazione al suo testo, come
dire che gli si è fatto dire qualche cosa in più di quanto Freud avesse detto,
e Freud è stato posto come una sorta di auctoritas indiscutibile, Freud ha
inventato la psicanalisi dunque la psicanalisi è quella che dice Freud e tanto
basta, nessun ha mai messo in dubbio ciò che Freud ha affermato se non altre
scuole, per esempio, le scuole che si fondano sugli scritti di Jung, ecco
allora loro possono mettere in discussione gli scritti di Freud così come
quelli che si attengono agli scritti di Freud mettono in discussione gli
scritti di Jung e questo è il primo motivo, il secondo è che mettere in
discussione il testo di Freud e tutte le affermazioni di conseguenza sarebbe
valso mettere in discussione la propria teoria e questo è come dire, affermare
che tutto ciò che viene detto, sostenuto e sul quale si fonda l’operato di
ciascuno psicanalista non è fondabile. Ciascuno lo sa però
dirlo in modo esplicito è seccante e allora si ricorre a un artificio: “nulla è
fondabile”, se nulla è fondabile il problema non si pone più e nulla è
fondabile perché per fondare qualcosa occorre che qualcosa sia identico a sé ma
se nulla è identico a sé allora nulla è fondabile; questo autorizza ovviamente
qualunque teoria a dire quello che ritiene più opportuno ma questo è accaduto
non soltanto in ambito psicanalitico ma anche in ambito filosofico ha condotto
a quella cosa che è nota come ermeneutica, avviata da Heidegger e ripresa da
tale Gian Teresio Vattimo al secolo Gianni, l’ideatore del pensiero debole. Il
pensiero forte è quello che era stato sempre considerato metafisico cioè fondato su principi primi, saldi, magari non
dimostrabili però saldi, l’ermeneutica ha considerato che i principi primi non
essendo stabilibili in nessun modo, non ci sono e quindi…
Intervento:
quando noi diciamo che un’affermazione è arbitraria
perché non provabile… funziona meno bene che il dire che non è necessaria…
Non necessaria o arbitraria è la stessa cosa…
Intervento:
non proprio perché… che la psicanalisi non sia fondata poi tutto sommato non
crea grossi problemi… alla psicanalisi o si crede o non ci si crede, se invece
si dice: tutto questo discorso regge se troviamo qualcosa di necessario, poi lo si cerca ma intanto si costringe a cercare il necessario…
nessuna cosa è provabile però a noi è richiesto di provare…
Certo, va contro il senso comune e il senso comune è la realtà, anzi questa è la definizione di realtà: il
senso comune. La psicanalisi come qualunque dottrina in fondo ha avuto sempre
dei detrattori non meno numerosi dei sostenitori, quelli che hanno difeso la
psicanalisi a spada tratta e quelli che l’hanno osteggiata per tutta la vita e
tutti due con ottime argomentazioni, d’altra parte se non c’è nessun criterio
di prova o di dimostrazione di alcunché può andare
avanti all’infinito perché rimangono opinioni, uno pensa così e l’altro pensa
cosà e si può andare avanti per tutta la vita senza arrivare assolutamente a
niente. Invece dove è possibile costruire una prova e fornire un criterio di
prova sufficientemente potente allora magari non si persuade
ma si convince, si piega la ragione anche se non si piega il cuore,
insomma la psicanalisi ha costruito tutto un apparato piuttosto complesso e
naturalmente ha posto una questione che era molto antica, e cioè l’idea che ciò
che si dice significhi qualche cos’altro, un po’ come nel diritto, c’è lo
spirito e la lettera la legge, per esempio, quello che dice la lettera e quello
che vuole dire, è la stessa cosa, la doppia articolazione di Martinet, ciò che
si dice, ciò che si enuncia, l’enunciazione e l’enunciato. Un’interpretazione è
possibile perché in ciò che si dice si suppone qualche
cos’altro. Freud ha costruito la sua teoria su questo, ma è una
questione antica e addirittura in molti casi fa parte del luogo comune “sì,
quello dice così, però non è quello che intende”, è pieno il luogo comune di
questi esempi di doppio livello, si dice una cosa ma
in realtà se ne vuole dire un’altra, Freud si è chiesto quale altra si vuole
dire e a questo punto ha inventato la psicanalisi, nel senso che ciò che si
vuole dire è qualcosa che in molti casi è stato rimosso, per qualche motivo è
stato cancellato dalla coscienza ma tuttavia cancellato continua a lavorare al
di sotto di questa barra e lavorando al di sotto di questa barra determina la
forma dei significanti che seguiranno…
Intervento:
riflettevo sulla questione dell’inconscio, sulla questione della premessa
perché ciò che non viene detto è la premessa, rispetto al discorso…
Sì, può costituire la premessa certo…
Intervento:
abbiamo detto che qualunque discorso funziona come una
sorta di entimema dove la premessa non viene detta perché se fosse detta in
qualche modo rientrerebbe nel gioco del linguaggio e quindi costretta ad essere
considerata, il fatto di non essere detta mantiene la possibilità di funzionare…
e la questione dell’inconscio mi veniva un po’ da collegare a questa cosa in
effetti qualche cosa di inconscio esiste ma non come entità ma come regola di
questo gioco per cui la premessa nel discorso occidentale, per cui questa
premessa deve essere mantenuta silente…
L’inconscio: tutto ciò che il parlante si porta appresso
dalla nascita tutto ciò che riguarda i suoi desideri, le sue pulsioni, e che
dopo chiaramente in seguito alla comparsa del superio deve venire
modificato, l’io appunto fa da tramite tra i due, come diceva Freud la
rimozione è quel meccanismo che salvaguarda l’io dalle richieste del superio e
al tempo stesso mantiene anche le richieste dell’es, per cui tutto ciò che è rimosso
è inconscio ma non tutto ciò che è inconscio è rimosso…
Intervento:
queste premesse contengono tutto…
Certo, infatti questi desideri, queste pulsioni non si sa da dove
vengano, ci sono sic e simpliciter…
Intervento:
il fatto che si rimanda sempre a qualcos’altro l’interpretazione, in qualsiasi
campo dalla magia, alla religione però in analisi
bisogna tener conto di questo perché se è vero come dice Wittgenstein qui c’è
la parola e qui c’è il senso, questo andrebbe bene se gli umani non avessero
avuto tutta una serie di addestramenti, quindi in qualche modo ripulire la
parola da quello che è altro però tener conto che a seconda delle proprie
credenze… bisogna interpretare se per una persona la mela è peccato uno può
anche non saperlo, la mela è la mela… magari ha una sue importanza per la
persona…
Di questo occorre tenere conto sì, se una persona crede che
ciò che dice abbia un altro significato allora dobbiamo tenerne conto, lui
crede che abbia un altro significato però un conto è
credere che ciò che si dice abbia un altro senso, altro è che sia proprio così,
e cioè che sia un dato di fatto assoluto. E poi è
proprio vero quello che dice Wittgenstein? Da una parte c’è la parola e
dall’altro c’è il senso? Forse bisogna rifletterci bene …
Intervento:
dove c’è la parola c’è senso…
Vale a dire che cosa? Che il senso non è altro che ciò che noi intendiamo dare,
però anche questo segue a delle regole, una volta stabilito che il senso per
noi è una certa cosa allora possiamo affermare quello che si vuole.