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20-12-2006

 

L’ascolto dell’analista

 

Ciascuno che si trovi a seguire questo corso, questo insegnamento, si trova prima o poi a confrontarsi con questo obiettivo: divenire psicanalista. Appare inevitabile. Quando la persona è in condizioni di ascoltare il proprio discorso, che sappia ascoltare quello altrui è inevitabile, e così come sa intervenire rispetto al proprio discorso allo stesso modo sa intervenire sul discorso altrui, perché è esattamente la stessa cosa. Dicevo qualche tempo fa che l’analista insegna ad ascoltare il proprio discorso esattamente come fa lui nei confronti di un discorso che ascolta, né più né meno, cioè il proprio discorso diventa un testo, una sequenza di proposizioni, un racconto che si ascolta, anche perché sa e non può non sapere di essere nient’altro che il discorso che fa e pertanto a questo si attiene, e cioè al suo discorso. È ovvio che l’analista sa anche come funziona, sa come si costruisce, sa perché il suo discorso va in una certa direzione, che cosa lo attrae, sa che se va in una direzione allora quella direzione lo attrae e non è casuale, non è voluta da dio, ma molto più semplicemente quella direzione reperisce elementi che il suo discorso riconosce come elementi adatti a costruire altre proposizioni e quindi a proseguire. Poiché sa questo, qualunque cosa faccia, pensi o decida sa perché lo fa, perché è il suo discorso quindi come è fatto, reperisce in quella direzione, è abituato a reperire in quella direzione altre proposizioni, altre scene, immagini, sa che l’unico obiettivo per cui va in quella direzione è costruire altre proposizioni, sa che non c’è nient’altro che questo. A questo punto come dicevo è ovvio che non può non ascoltare anche i discorsi altrui allo stesso modo, e cioè come un sistema operativo che costruisce proposizioni ininterrottamente, e l’obiettivo non è nient’altro che costruire altre proposizioni. Sapere tutto questo ovviamente modifica la propria esistenza, come forse come ciascuno di voi ha avuto modo di considerare, e la modifica in prima istanza perché toglie, per esempio, ma non soltanto, la necessità di avere paura, ma anche la possibilità di averne, paura di qualunque cosa. Che cosa fa uno psicanalista se non utilizzare quelle stesse cose che utilizza, che applica rispetto al proprio discorso per ascoltarlo, applicare quelle stesse cose al discorso altrui. Certo sa benissimo che la persona che sta parlando con lui sta parlando per il solo fatto che è fatta di linguaggio, se non fosse fatta di linguaggio non parlerebbe, sarebbe come mettere sul divano un cane che sta lì, buono buono, possono passare delle giornate così però… già, perché come sapete gli animali non possono annoiarsi, non hanno questa possibilità, una persona messa da sola a fare assolutamente niente dopo trenta secondi già comincia a agitarsi perché non sa cosa fare, mentre l’animale, che è sprovvisto di linguaggio, non può porsi questa questione quindi non può annoiarsi, sta lì e bell’e fatto, gli umani no, non stanno lì immobili a fissare il nulla perché essendo linguaggio devono continuamente costruire proposizioni, quindi devono avere stimoli, non possono non farlo. Dunque dicevamo che l’analista ascolta una sequenza di proposizioni, la differenza che passa tra l’analista e la persona che ascolta è che l’analista sa che questa persona costruisce proposizioni perché non può non farlo, è l’unico obiettivo del suo stesso discorso, della sua stessa esistenza: costruire proposizioni, non ce ne sono altri, la persona che è lì non lo sa, e il compito dell’analista è fare in modo che quella persona lo sappia. Cosa cambia nel momento in cui lo sa? Cambia il modo di rapportarsi al proprio discorso, alle proprie idee, ai propri pensieri, alle cose che si credono, che si desiderano, che si aspettano, cioè cambia la propria esistenza. Non è che con questo cessi di desiderare o di provare delle sensazioni, ma in modo totalmente differente, poiché non c’è nulla che sia prioritario, salvo l’unica cosa che lo fa esistere e per cui esiste, e cioè il suo discorso, in definitiva il linguaggio. Dico l’unica cosa che lo fa esistere e per cui esiste ché è questo che sa soprattutto, che esiste perché c’è questa cosa che lo fa esistere, che gli permette di dire che sta esistendo. Cosa si aspetta un analista? Niente, nel senso che tutto ciò che può desiderare, può volere è qualcosa che il suo discorso sta costruendo, potremmo dirla così: non desidera niente, lascia che il discorso procedendo, costruendosi, inventi anche eventualmente dei desideri, perché no? Perché sa perfettamente che il suo discorso li ha costruiti, e che avere un desiderio, qualunque esso sia, è nient’altro che una occasione di parola, per continuare a dire, per fare funzionare il sistema operativo. Praticare come analista non è difficile, basta non cessare di pensare, di dire, sapendo che si tratta di un discorso che sta costruendo proposizioni e, tutto sommato, è assolutamente indifferente quali proposizioni costruisce, deve solo costruirne. Perché una persona si affanna, si inganna, soffre etc.? Per costruire proposizioni. Perché desidera cose, vuole fare cose? Per costruire proposizioni. Perché è felice, gioisce? Perché in questo modo costruisce proposizioni. Sappiamo che la sofferenza dà maggiori occasioni e quindi è la più praticata. A che cosa serve sapere? Che cosa deve sapere lo psicanalista? Che è linguaggio, che è parola innanzi tutto, che qualunque cosa abbia di fronte si tratta di questo, e trovare i modi e i termini perché la persona con cui sta parlando possa accorgersi di quello che sta facendo, cioè parlando, non sta facendo nient’altro che questo e per fare tutto ciò abbiamo bisogno di nozioni come l’inconscio? La rimozione? La resistenza? Il transfert? Oppure no? Si può considerare che l’invenzione della psiche, dell’inconscio, possa essere stata una menzogna al pari di molte altre, un altro modo per ingannare, per ingannarsi, e qual è l’utilità di una cosa del genere? Qual è l’utilità di concetti o di teorie che in nessun modo sono provabili, che utilità hanno? L’utilità che ha qualunque storia, qualunque discorso, qualunque scena, qualunque film, produrre discorso, produrre proposizioni, produrre proposizioni che si immagina siano vere ma senza potere provare assolutamente nulla, e questo è ciò che ci distingue da qualunque altra posizione: il fatto di potere provare ciò che affermiamo, perché ci siamo accorti della cosa più evidente e che è stata sotto gli occhi di tutti da sempre, e cioè che qualunque cosa può essere provata soltanto utilizzando il linguaggio, soltanto il linguaggio può costruire una prova e anche una nozione di verità, per cui siamo andati al di qua della nozione di verità, ponendo la condizione perché possa crearsi qualunque concetto di verità, qualunque essa sia. Il discorso che abbiamo costruito deve la sua potenza proprio a questo, al fatto che non ha bisogno di nulla per potere provarsi, perché utilizza ciò stesso che viene utilizzato da chiunque in qualunque circostanza per provare qualunque cosa, e anche per dare una definizione di prova. Quando Wittgenstein diceva che al termine di una dimostrazione l’unica cosa che abbiamo fatto e di cui siamo sicuri è di avere correttamente eseguite le regole di quel gioco, ha detto sì certo qualcosa di importante, ma non ha considerato la cosa fondamentale, vale a dire che ci si è attenuti alle regole del linguaggio, senza le quali regole del linguaggio non si sarebbe potuto costruire quel teorema, neppure pensare quel teorema, e quindi in prima istanza ci si è attenuti alle regole del linguaggio e in seconda battuta ci si è attenuti alle regole di quel teorema. Dopodiché a questo punto, avendo a disposizione voi soprattutto lo strumento che fornisce quella che ci piace chiamare la verità assoluta, che vantaggio avete? Non avete da affannarvi a cercarne altre, per esempio, sapendo già che non la troverete, questo lascia una notevole libertà di potere muoversi con assoluta sicurezza senza avere bisogno di cercare altre verità che non si troveranno e quindi costringeranno a girare in tondo per tutta la vita, come fa ciascuno, girare in tondo senza mai raggiungere niente, soddisfacendo unicamente il sistema operativo che impone di costruire proposizioni per niente, e così gli umani fanno, costruiscono proposizioni ininterrottamente, per niente, trovandosi presi in questo inganno colossale avallato da tutti perché ciascuno è preso a sua volta da questo inganno, sia coloro che controllano sia coloro che sono controllati, sia coloro che governano sia coloro che sono governati, ciascuno di costoro è preso allo stesso modo nello stesso inganno ed è per questo che se non si modifica il modo di pensare di una persona non cambia né può cambiare assolutamente niente; così come non è cambiato nulla negli ultimi tre mila anni non c’è nessun modo di pensare che cambierà nei successivi se non si modifica il modo di pensare, esattamente come avviene con una persona, se non si modifica il modo in cui pensa non cambierà niente, potrà cambiare religione nella migliore delle ipotesi, ma niente più di questo. Questo è ciò che ciascuno di voi sa e non può più non sapere, in definitiva ciò di cui ciascuno di noi vive, una totale assoluta e irreversibile consapevolezza. Abbandonata l’ingenuità non ci rimaneva che la consapevolezza. I vostri progetti sono molto interessanti e importanti, e sicuramente daranno un notevole contributo a questa scommessa che abbiamo costruita qualche tempo fa: rendere le cose sempre più semplici in modo da facilitare l’accesso ad altre persone, in modo da potere giocare questo gioco con più persone e magari consentirci di vincere l’ultima scommessa: costruire il virus, quella sequenza di proposizioni che entra istantaneamente all’interno del sistema dell’altra persona, entra nel sistema operativo rendendo l’accesso al sistema operativo inevitabile e irreversibile. Che ciascuno segua il proprio progetto, ciascuno di voi.