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20-12-2001

 

La parabola dei talenti

 

Visto che come taluni di voi sanno fra qualche giorno sarà natale, diremo delle cose in suo omaggio. La volta scorsa chiesi a Beatrice come mai non credesse in dio, e non ha saputo fornire argomentazioni sufficienti. Voi sapete che la sera di natale, la notte di natale e cioè il 24, nelle chiese si celebra la messa di mezzanotte, questa sera giochiamo un po’ con la retorica. Immaginate di avere a disposizione il pulpito di quella chiesa e tre quarti d’ora a disposizione per parlare alle persone che sono lì, le quali persone se sono lì molto presumibilmente saranno fedeli, credenti, avete dunque tre quarti d’ora per persuaderle ad abbandonare la chiesa definitivamente, è un bell’esercizio… Facciamo questo gioco. È ovvio che di fronte alle persone che credono, in questo caso alla religione cattolica ma può essere qualunque altra cosa, non è buona norma cominciare a colpirle nella loro fede, ma al contrario occorrerà muovere proprio da lì, dalla loro fede, e cioè in questo caso da ciò che dice il vangelo, il catechismo. Cosa ci dice dunque la fede cristiana? Che esiste un dio ovviamente, questo dio che ci ha creati come sapete a sua immagine e somiglianza è provvisto di bontà e di intelligenza infinita. Questo dio dunque che è così buono ha fatto in modo che fossimo forniti di intelligenza, ma a che scopo? per onorarlo e per servirlo e per ringraziarlo per ciò che ha fatto per noi. Ci ha forniti dunque dell’intelligenza, ma questa intelligenza che cosa ci consente? Di pensare ovviamente e sappiamo che la nostra intelligenza è tale e con questo dio ci ha distinti dagli animali perché siamo in condizioni di pensare, perché abbiamo il linguaggio…tant’è che se non vado errato e qui le mie conoscenze del vangelo hanno qualche lacuna, però mi sembra che ci abbia posti al di sopra di tutti gli esseri dell’universo, così recita, siamo il top, non abbiamo concorrenti, dunque ci ha fornito una notevole intelligenza, ci ha fatto un dono e questa intelligenza abbiamo visto e sappiamo che non è altro che il linguaggio, ora lui sempre nella sua infinita bontà ci ha forniti del linguaggio senza il quale noi non avremmo saputo della sua esistenza, no? E attraverso il linguaggio sappiamo tutti che possiamo fare infinite cose, o quasi infinite e dunque ci ha forniti di questa intelligenza, di questo linguaggio, lui ovviamente che è al di fuori, non sottostà alle regole del linguaggio, pensa se pensa o comunque fa cose che per noi sono incomprensibili, incommensurabili, e sappiamo anche che ci ha consentito di provare la sua esistenza e l’abbiamo fatto qui, in varie occasioni, e ci ha, come dono supremo per manifestare la sua estrema bontà, regalato il linguaggio, ora facendo questo chiaramente ha consentito anche a ciascuno di potere disporre come meglio crede, proprio per questa sua infinita bontà, è ciò che è noto come libero arbitrio, libero arbitrio che ha creato qualche piccolo problemino per i padri della chiesa, però voi potete considerare che sì è ovvio che lui ha una intelligenza e quindi una conoscenza infinita, quindi lui sa che cosa una persona avrà voluto fare della sua libertà e quindi mantiene una assoluta libertà, ciascuno è libero di fare il bene o il male, il male non è altro che la distanza dal bene, lui sa che cosa questa persona avrà fatto ma l’avrà fatto in assoluta libertà, questo sempre per via della sua bontà assoluta, dunque ci ha regalato il linguaggio che tuttavia è limitato, ci ha dato un limite, come certi programmi che hanno solo alcune funzioni e per avere tutte le altre bisogna pagare un tot, e qui che cosa bisogna pagare? Dopo la morte sappiamo che avremo accesso a tutte le funzioni di questo sistema, potremmo usufruire del programma a pieno regime, completamente funzionante e invece il linguaggio è un sistema limitato in quanto ne impedisce l’uscita, però sappiamo che ci ha fornito di questo strumento meraviglioso, Lui! E quindi dobbiamo esserne debitori perché senza di lui non ci sarebbe stato linguaggio, il linguaggio è qualcosa e se è qualcosa viene da qualcosa perché da nulla non può venire nulla, sono meglio del papa; ora dunque ci ha forniti di questo strumento che chiamiamo linguaggio, il quale linguaggio essendo un dono di dio va praticato, l’intelligenza essendo un suo dono dobbiamo praticarla, vi ricordate la favola dei talenti? La parabola dei talenti: ciascuno occorre che metta a frutto i doni che dio ha offerto e noi faremo esattamente questo, perché dio non può volere di essere semplicemente adorato da una massa di cretini, non può volere questo dio, e perché non può volerlo? Per il semplice fatto che ci ha forniti dell’intelligenza, se no, si sarebbe accontentato di costruire delle pecore, e invece no ha fatto gli umani e li ha forniti dell’intelligenza cioè del linguaggio. Però ha compiuto una bizzarra operazione, provvedendo gli umani di linguaggio, perché il linguaggio è costruito, lui ce l’ha dato in modo tale, per cui ciascuna volta che si parla per il solo fatto di pensare si è costretti a giungere a delle conclusioni, a cercare delle prove, e il linguaggio non può non farlo, del resto anche i padri della chiesa hanno cercato delle prove e questo è indispensabile, che ci siano delle prove altrimenti potremmo dire che chiunque a questo punto se dicesse di sé di essere dio, dovrebbe essere immediatamente creduto ma questo non avviene. Lui stesso ha fornito delle prove perché gli umani credessero attraverso dei miracoli, ma non tanto perché gli umani sono particolarmente desiderosi di possedere prove è la struttura del linguaggio, che lui ci ha fornito che li costringe a fare questa operazione e quindi non possono non farla, non possono cioè non giungere a delle conclusioni se vogliono pensare e sappiamo che non possono non farlo perché se non lo facessero non soddisferebbero la volontà di dio, il quale ci ha dato l’intelligenza perché la utilizziamo. Ora ha costretto gli umani all’interno del linguaggio il quale linguaggio è fatto in modo tale da esigere delle prove per potere proseguire e cioè delle conclusioni se no non prosegue, però cosa ha fatto anche nella sua infinita bontà? Fornendo questo linguaggio che è fatto in questo modo costringe gli umani a cercare le prove della sua esistenza, una prova definitiva, qualcosa che concluda così come un qualunque ragionamento deve concludere, però ha costruito il linguaggio in modo tale che non potesse compiere questa operazione cioè non può giungere a una conclusione ultima, non lo può fare, sapete qualunque conclusione può essere inserita all’interno di una stringa e quindi costruire un altro rinvio e pertanto impedisce di trovare la risposta definitiva ultima, ora siccome ci ha forniti del linguaggio e siccome la sua volontà è che la utilizziamo, se la utilizziamo giungiamo alla considerazione che non è possibile provarne la sua esistenza, è ovvio che sappiamo anche che la prova della fede è valida proprio in questo caso cioè di fronte all’impossibilità di provare l’esistenza, la questione è che il linguaggio che lui ci ha fornito è sempre fatto in modo tale per cui a questo punto saremmo costretti a credere a chiunque ci dicesse di essere dio, non potremmo non farlo, per lo stesso motivo per cui crediamo che lo sia lui, e dunque impedendoci di avere questa prova logica della sua esistenza e costringendoci visto che è un suo dono a utilizzare l’intelligenza allora se crediamo che esiste e non possiamo non farlo visto ché siamo dei fedeli allora dovremmo essere costretti a credere in chiunque dica di essere dio, tuttavia provate a considerare questo altro aspetto e cioè se io credo in lui riesco a farlo soltanto se lascio perdere questa ricerca e cioè se abbandono questa ricerca, se abbandono l’intelligenza non metto a frutto ciò che lui mi ha donato e cioè non faccio la sua volontà, pertanto l’unico modo per fare la sua volontà è di non credere necessariamente, perché lui stesso mi ha donato quello strumento che è fatto in un modo tale per cui non posso giungere se lo perseguo cioè se faccio la sua volontà a questa conclusione, e cioè se metto in atto ciò stesso che lui mi ha donato giungo a considerare che non potendo provarsi la sua esistenza non è credibile oppure lo è al pari di chiunque altro affermi la stessa cosa, ma devo credere in dio per fare la sua volontà, ma se faccio la sua volontà non credo, e quindi credo in dio se e soltanto se non ci credo. Qualche obiezione Cesare?

Intervento: è intelligente se riesce ad intendere che è limitato, cioè se riesce ad intendere che non può arrivare ad un certo livello

Certo quale? È un’obiezione legittima certo, però occorre mettersi d’accordo su che punto e perché ci si debba fermare e in ogni caso il fermarsi comporta cessare di metterla in atto…

Intervento: bisogna tenere conto della superbia

No, no perché noi non stiamo affatto mettendo in discussione l’esistenza di dio, anzi, siamo partiti proprio da lì, dal fatto che esiste né ci poniamo al di sopra di dio, semplicemente abbiamo utilizzato quello strumento che lui ci ha fornito, bene o male? In che modo si pratica bene l’intelligenza? Portandola alle estreme conseguenze o mostrandosi cretini?

Intervento: secondo i cristiani se io voglio distruggere colui che mi ha creato… il linguaggio funziona con regole di formazione e regole di esclusione, ma al momento in cui parlo, per cui se parlo escludo la sua contraria ma la sua contraria permane come ciò che distrugge come dire non si può uscire dai contrari

Sì Cesare dice che il credente o comunque la fede afferma che l’intelligenza va praticata solo fino ad un certo punto oltre il quale non è più lecito, è una buona obiezione, cosa risponderebbe a una cosa del genere? (…) come dire che lei sta dicendo che dio non vuole che si indaghi su di lui oltre un certo limite, ché ha voluto che si indagasse su di lui, i padri della chiesa lo hanno fatto, tutta la teologia non è altro che questo una indagine su dio, però lei dice che non vuole che si indaghi oltre ad un certo punto, come dire che vuole che la sua volontà sia fatta solo fino ad un certo punto e quindi non esaudita fino in fondo, però siccome non ci ha fornito di questo manuale di istruzioni lascia agli umani stabilire fino a che limite, già, però la questione interessante stando a ciò che dice e l’obiezione è legittima dio non vuole che la sua volontà sia eseguita in toto, quindi è un comando bizzarro visto che questo limite che pone nessuno lo conosce con precisione e anzi il modo per conoscere questo limite è proprio quello di indagarne la sua volontà, cioè di mettere a frutto l’intelligenza ma questo non si può fare e quindi se dobbiamo limitare l’intelligenza non sapremo la sua volontà non sapendo la sua volontà non sapremo neanche fino a che limite possiamo spingerci o comunque dove fermarci e anche questo è autocontraddittorio… (…) certo e mostra che la cosiddetta scienza è un gioco al pari di qualunque altro, la quale è fondata unicamente su delle regole, le quali regole non hanno nessun altro fondamento al di fuori di se stesse, esattamente come il poker, non afferma nient’altro che questo e Wittgenstein aveva intravisto, la dimostrazione non fa altro che dirci che abbiamo eseguito correttamente delle informazioni, delle regole tutto qui, tutto il resto sono palle… (…) si può dire che è vera in base a quelle regole che sono state stabilite e basta, sì dica…

Intervento: se io dovessi confutare… se io fossi su quel pulpito come diceva lei, come fece Lacan a Milano io userei questa argomentazione quella dell’antropomorfismo mi sembra più incisiva

Si possono usare molte altre argomentazioni, intanto giusto per citare Duns Scoto anche quest’altra argomentazione contraddittoria “come può giungere alla conclusione che è meglio non utilizzare l’intelligenza se non utilizzandola?” e poi altre argomentazioni rozze “dio ci ha costruiti a che scopo? per adorarlo e servirlo” cioè uno che ha in mente una cosa del genere già ha dei problemi, chi fa una cosa del genere… è fuori di testa, è proprio narcisismo… ecco e poi andando avanti…

Intervento: lo scopo e il fine di dio

Può fare tutto e cosa fa? Le persone stanno lì e l’adorano, effettivamente, sì considererebbe uno che ha dei problemi (…) ma la cosa interessante è compiere esercizi retorici cioè far funzionare il linguaggio, fargli fare tutto quello che può fare, costruire, demolire, ricostruire infinito, qualunque cosa ed è esattamente questo che occorre che una persona che è in analisi ad un certo punto si trovi a fare, a questo punto non gli interessa più giocare con la fobia, con la paura, con queste menate, non gli interessa più allo stesso modo che non interessa più giocare ai quattro cantoni o ai soldatini non gliene frega niente, perde l’interesse, quindi si dissolve tutto, bene abbiamo dato un contributo al santo natale.