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20-08-2003

 

L’autoreferenzialità del discorso

 

Stiamo affrontando questioni molto complicate, la questione del corpo non è una questione semplice da affrontare: il corpo come il luogo del vero; tutto ciò che il corpo avverte viene stabilito dal discorso, quello che ha creato il corpo, come assolutamente vero, senza possibilità di essere messo in discussione. Dicevamo che un mal di denti nessuno al mondo l’ha mai messo in dubbio, il proprio mal di denti, e abbiamo anche visto per sommi capi per quale motivo tutto ciò che il corpo avverte viene stabilito come assolutamente vero, perché il corpo non è altro che tutto ciò che il discorso, una volta che si è individuato come tale, attribuisce a se stesso, ma attribuisce a sé stesso in che modo? Possiamo dire per il momento che il discorso, una volta che si è individuato, e quindi ha stabilito un io tale che lo distingua da qualunque altro, consente a questo io e quindi al corpo che a questo punto diventano la stessa cosa, di trasmettere tutte le sensazioni che può avvertire al suddetto discorso. Il corpo è un aggeggio, come sappiamo, che può ricevere informazioni e sensazioni, cioè variazioni di stato, differenze. Tutte le differenze che il discorso può attribuire a sé vengono attribuite al corpo e cioè diventano sensazioni corporee, cosiddette, ma a questo punto, una volta stabilite queste sensazioni corporee, si tratta di differenze, e queste differenze abbiamo detto che sono sempre necessariamente vere per il corpo, cioè per il discorso, e lo sono perché sono proposizioni costruite dal discorso e quindi il discorso le riconosce come vere, se le ha costruite il discorso sono vere. Questo rende conto del fatto che qualunque cosa venga avvertita dal corpo e trasmessa al linguaggio per il linguaggio è necessariamente vera, visto che ha costruito lui il linguaggio questo corpo e quindi per il linguaggio il corpo è una proposizione vera…

Intervento: abbiamo prima parlato del linguaggio e poi abbiamo fatto intervenire il termine discorso… perché qualche cosa si possa chiamare discorso non occorre già che questa differenza sia intervenuta?

Sì, il discorso non è altro che il differenziarsi del linguaggio, ciò che il linguaggio produce, da qualunque altra cosa, come se ritagliasse qualcosa all’interno del linguaggio che può individuare come unico, come differente rispetto ad altro. Il fatto che si chiami discorso è perché è differente da un altro…

Intervento: sì è come se già ci fosse un io che funziona anziché essere discorso che produce un io, c’è già un io che funziona…

Potremmo dire che le due cose avvengono simultaneamente, dal momento in cui il linguaggio si ritaglia in quel momento c’è già un io, si ritaglia perché c’è un io e c’è un io perché c’è un discorso. Dal momento in cui il discorso esiste si chiama io, si chiama corpo, si chiama corpo e tutte le varie forme che assume…

Intervento: questa questione risulta un po’ complessa, questo passaggio da struttura a discorso…

Quando il linguaggio è in atto, proprio per essere in atto, deve avere la possibilità di distinguere ciò che produce da altro, come dire che quando è in atto, e non può non esserlo ovviamente, uno degli elementi che lo fa funzionare è la possibilità di potere distinguere se stesso da qualunque altra cosa, distinguendosi da qualunque altra cosa è discorso. Di fatto non sarebbe possibile distinguere il linguaggio dal discorso, perché il linguaggio in atto lo chiamiamo discorso ma il linguaggio non può non essere in atto, quindi non può non essere discorso cioè non può essere individuato oltreché individuabile, dal momento in cui è individuato già c’è un io, già c’è discorso. Per essere in atto le proposizioni devono potere essere distinte dalle altre e il discorso non è nient’altro che questo, un sistema che distingue le proprie proposizioni da altre, in prima approssimazione, poi è chiaro sono tutte questioni su cui lavorare ancora parecchio ché le stiamo appena sgrezzando, ci vorrà tempo, qualche questione intanto? Sì il linguaggio lo abbiamo definito come un sistema, come una struttura fatto di regole e di procedure, tutto ciò che fa funzionare il discorso, un qualunque discorso che non è altro che un gioco linguistico, il discorso è un gioco linguistico cioè un insieme di procedure e di regole in atto, è chiaro che la distinzione che facciamo è a scopo didascalico, in realtà non è possibile distinguere il linguaggio dal discorso, il linguaggio senza discorso non è in atto e quindi non è niente. Allora dunque il corpo sorge nel momento in cui sorge il discorso, in cui sorge cioè questa individuazione, tant’è che io, in quanto individuo, sono individuato e individuabile, ma il corpo è, come dicevamo, un aggeggio che è in condizioni di avvertire differenze, ma sarebbe in condizioni di avvertire differenze comunque anche senza linguaggio? Apparentemente la risposta sarebbe sì, perché noi abbiamo detto che, sì, il linguaggio costruisce il corpo nel senso che lo fa esistere, ma se il corpo non avesse la possibilità di avvertire differenze, che succederebbe? Questo supporto che chiamiamo corpo è in condizioni di percepire differenze, di percepire variazioni di stato, esattamente come un bicchiere: se lasciato cadere si spacca, percepisce cioè mostra una variazione di stato. Certo occorre che la mostri a qualcuno per cui, effettivamente così come il bicchiere non avverte assolutamente niente, allo stesso modo il corpo senza la struttura che chiamiamo linguaggio non potrebbe avvertire niente…

Intervento: senza l’io che lo renda discorso il corpo non potrebbe avvertire nulla, il bicchiere non ha un io e quindi non è un discorso e quindi non è che non avverte niente, è per questo che noi dicevamo che il discorso è contro il mondo intero, è il mio discorso, è questo che permette la percezione in qualche modo

Esattamente, e questa è la questione centrale: il fatto che esista un discorso e quindi un io e quindi un corpo e quindi le sensazioni del corpo e quindi le sensazioni dell’io e quindi tutto quanto riguarda l’io, il corpo…

Intervento: quindi possiamo dire che le sensazioni sono funzionali al discorso, questo è ciò che logicamente discende da tutta questa questione

Perché il corpo avverte differenze? Perché essendo fatto di linguaggio, il linguaggio necessita di differenze per funzionare, senza differenze non funzionerebbe, senza la possibilità di stabilire differenze, ecco che allora il corpo, che è funzione del linguaggio come diceva giustamente, avverte differenze in quanto è il linguaggio che avverte differenze e allora io avverto delle differenze perché il linguaggio è fatto così, come dire che tutte le cose che un corpo avverte in un certo senso sono una sorta di metafora della differenza che c’è nel linguaggio…

Intervento: queste differenze… sembrerebbe che anche il deterioramento del corpo stesso sia funzionale al discorso e necessario tutto sommato che si creino queste differenze cioè giovane, vecchio…

Il linguaggio ci fornisce la possibilità di distinguere, a questo punto io distinguo una cosa, ma come la distinguo? Per il linguaggio è assolutamente indifferente che io affermi che il corpo da giovane poi diventa vecchio e poi muore, non significa assolutamente niente, sono modi, figure di una differenza ma la questione centrale è che senza il linguaggio e le sue regole, cioè senza la struttura del linguaggio non potrei cogliere nessuna differenza e quindi non esisterebbe né il giovane né il vecchio, né il morto né il vivo…

Intervento: sì, però questa struttura che permette di cogliere queste differenze è ciò che ha permesso il costituirsi del corpo e quindi dell’io, e quindi è fatta di quegli elementi che hanno permesso la costruzione del corpo e dell’io in quel modo

Certamente…

Intervento: quindi come si diceva il percepire tra virgolette da parte del corpo tali differenze è data da quella che è la struttura di quel discorso che ha costituito quel corpo

Sì, tecnicamente sì…

Intervento: ché solo ciò che ha costituito questa struttura permette… agli elementi che sono entrati a far parte di questa struttura… solo a questi elementi è permesso di cogliere quella differenza

È quella differenza che il linguaggio consente di cogliere…

Intervento: solo attraverso questa struttura è data anche la variazione e quindi la possibilità di discorso… questo è importante direi perché questo permette di poter considerare che qualsiasi cosa è un gioco linguistico e quindi giocare questo gioco, perché se non ha gli strumenti questa struttura di tener conto di una questione di questo genere gioca con quegli strumenti che gli sono peculiari e quindi continua a fare il solito discorso, quindi l’intervento occorre che avvenga nella struttura

Sì, Sandro?

Intervento: quando lei diceva funzionali al discorso in qualche modo prodotte dal discorso occorrerebbe in qualche modo distinguere quelle che sono le sensazioni che il luogo comune attribuisce sempre a chiunque, da quelle che anche il luogo comune ammette che ciascuno in qualche maniera può costruire per sé, la sensazione di piacevolezza rispetto a una persona può riguardare qualcuno e può riguardare nessun altro, non mi riferisco ai 5 sensi e basta

Sì, il tutto non può che venire dal linguaggio e quindi non può che conservarne intatta la struttura, se il linguaggio necessita della differenza per potere funzionare allora il corpo necessita di differenze e cioè rileva differenze, il corpo in quanto elemento linguistico segue di fatto dalla stessa struttura del linguaggio, e quindi avverte differenze…

Intervento: perché il linguaggio deve produrre differenze? Sembrerebbe quasi che deve produrre differenze per non arrestarsi, solo la differenza rinvia e quindi è l’impossibilità di arrestarsi su qualche cosa, sarebbe quel qualcosa che non è differente

È un altro modo, abbreviato, per dire che qualunque elemento, se è un elemento linguistico, rinvia ad un altro elemento linguistico…

Intervento: quindi è proprio questa la definizione di differenza, come dire che ogni elemento linguistico ha bisogno di un altro elemento linguistico allora mi veniva da pensare per tornare alla sensazione che non è altro che la rilevazione di una differenza, se la differenza non è altro che il rinvio la sensazione costringe…

A uno spostamento certo, anche il luogo comune afferma la stessa cosa, cioè quando si annoia cosa dice? Che non c’è nessuna novità, nessun movimento, che è fermo, che è immobile, ha bisogno di sensazioni, e le sensazioni spostano…

Intervento: allora verrebbe da chiedere a che pro? Si creano sensazioni sto pensando alle cosiddette malattie e cose del genere che sono delle differenze, qualche cosa che si impone come differenza, quasi come in questo caso la sensazione venisse in qualche modo provocata nella presupposizione che qualche cosa sia identico a sé… oppure mi veniva la questione della verità, sensazioni come proposizioni vere

Potremmo fare uno schemino, che vale quello che vale: rinvio da un elemento all’altro = differenza. La differenza produce una sensazione, la sensazione che, oltre a uno spostamento, comporta, mette in gioco altri spostamenti si chiama emozione…

Intervento: laddove la sensazione viene in qualche modo provocata dal discorso perché deve continuamente rinviare a qualche cosa, la sensazione viene utilizzata per questo

Sì, la sensazione è la differenza che il discorso attribuisce a sé stesso, ché se l’attribuisce ad altro rimane differenza: tra quel posacenere e quel foglio di carta c’è una differenza, non è una sensazione. Invece toccare questo produce una sensazione, perché in questo caso la differenza è attribuita allo stesso discorso, a se stesso e allora si chiama sensazione, se no si chiama differenza. Una delle questioni ancora tutta da elaborare è questa sorta di autoreferenzialità del discorso, il quale non è atro che l’attuarsi del linguaggio e attuandosi la sua individuazione…

Intervento: abbiamo sempre detto che il modo di parlare è il “destino” della persona, adesso ci stiamo arrivando in termini logici

Sì, qui è posta in termini molto più generali, ma vediamo se riusciamo ad aggiungere qualcosa a questo riguardo, all’autoreferenzialità…

Intervento: questi significanti corpo ecc. vengano presi un po’ così come delle evidenze, quello su cui ci stiamo interrogando è che non sono evidenze ma in quanto costruzioni del linguaggio si siano prodotte, si sono prodotti questi significanti e hanno un ruolo nel discorso comune discorso che informa la psicanalisi e qualunque cosa, l’interesse di tutto ciò è quello di riuscire in qualche modo intanto a illustrarne l’arbitrarietà di tutta questa costruzione fatta dal discorso corrente e quello di porre invece la questione del corpo come produzione del linguaggio in termini assolutamente necessari… perché c’è un tentativo così fisicalista di riprodurre nello psichico quelle che sono le leggi fisiche del corpo in qualche modo che… mi chiedevo allora come si inserisce la funzione dello psichico

Come secondo lei?

Intervento: abbiamo a che fare con qualche cosa che da Cartesio in poi è stato formalizzato

Anche da molto prima.

Intervento: anche le sensazioni non hanno a che fare con il corpo ma hanno a che fare con la psiche…

Alcune apparentemente no, un’ustione per esempio, nel luogo comune non ha affatto a che fare con lo psichico…

Intervento: nel luogo comune ci sono sensazioni che sono attribuite al fisico altre allo psichico e altre sono lì… i sentimenti per esempio: la paura, l’amore sono attribuite allo psichico nel luogo comune però rientrano nel campo delle sensazioni… se invece parliamo del corpo parliamo dei cinque sensi… anche l’ustione ha a che fare con il tatto

Intervento: è sempre qualche cosa che il discorso avverte

Intervento: mi sto interrogando come il luogo comune ha creato questa divisione

Intervento: l’ha creata perché il corpo è supposto fuori dalla parola

Intervento: anche l’amore è fuori dalla parola

Intervento: sì però distinguendo fra realtà e fantasia: esiste una realtà ed esiste la fantasia è chiaro che l’amore attiene alla fantasia e quindi allo psichico

Lei si chiede com’è che il discorso abbia creata questa differenza tra psichico e fisico, è questa la questione?

Intervento: abbiamo fatto tutta una costruzione su come il linguaggio produca il corpo e produca il corpo in quanto il corpo è quel medium che consente di avvertire delle differenze linguistiche, dette sensazioni. Perché ha avuto bisogno dello psichico per produrre altri tipi di sensazioni? Le do cinque minuti per pensare

Mi bastano pochi secondi, ecco la risposta: sono sempre sensazioni avvertite attraverso il corpo, tutte, l’amore, la paura, attraverso sensazioni di benessere o di malessere. L’amore per esempio può produrre il batticuore, eccitazione oppure sensazioni di benessere e questa la prova il corpo, così come la paura, anche il batticuore, l’angoscia, il panico, tutte cose che vengono avvertite dal corpo e cioè queste differenze vengono avvertite dal corpo, a questo punto la questione più importante non è tanto questa che abbiamo già risolto ma che tutte queste sensazioni, quelle psichiche, di fatto siano comunque avvertite dal corpo, nel luogo comune, così come l’innamoramento, la paura, sono tali perché il corpo in qualche modo le avverte o, per esempio, come batticuore o angoscia, come sensazione di mancamento ecc. oppure come benessere, l’innamoramento può provocare o grandi affanni o un grande benessere, ma li avverte sempre nel corpo, sto bene, sono rilassato, tranquillo, quieto in pace con dio e con gli uomini, sì certo distingue, ma di fatto è sempre il corpo il luogo della verità, nel luogo comune, e non poteva non esserlo per i motivi che abbiamo spiegato in varie occasioni. C’era invece un’altra questione che mi sembra interessante da porre ed è una precisazione teorica, la questione del linguaggio e del discorso, è ancora vaga questa distinzione. La questione è che il linguaggio è un sistema di procedure e di regole, un sistema inferenziale “se A allora B” e basta. Quando individuo la A e la B, ecco che allora diventa discorso, il linguaggio è la infinita possibilità di…

Intervento: cioè quando A e B non sono più variabili

Esatto, sono individui, come dice la logica, è soltanto il sistema operativo che consente di funzionare ma il funzionamento, che poi dire discorso o dire gioco linguistico è la stessa cosa, nel momento stesso che il “se A allora B” diventa qualcosa di preciso, di specifico, cioè di individualizzabile e individuato, allora è un gioco linguistico, e in effetti il gioco linguistico l’abbiamo sempre definito così, ecco che allora è discorso, un gioco linguistico che è un discorso e viceversa e questa è una precisazione che occorreva fare. Dunque questo sistema operativo per funzionare necessita di un gioco, di regole, di tutte queste storie, quando è gioco linguistico, cioè quando funziona, quando è discorso, allora una delle regole che gli necessitano per funzionare è di potere distinguere un elemento da qualunque altro e quindi anche se stesso e allora si individua utilizzando questo elemento linguistico che è noto come io, e allora che cosa diventa l’io? Tutto ciò che lo distingue da qualunque altro discorso, e cioè tutte le proposizioni che questo discorso, chiamiamolo x, costruisce, sono distinguibili da tutte le proposizioni che altri discorsi costruiscono, a questo punto ancora tutto ciò che il discorso può riferire a sé, cioè questo sé a questo punto non è nient’altro che le proposizioni che lui ha costruite, ecco che tutto ciò si chiama corpo. Prende questo nome, come dire che il discorso letteralmente prende corpo, metaforicamente e letteralmente e non può fare altrimenti. Nel luogo comune, mancando gli strumenti di cui noi disponiamo, manca tutta una parte, cioè quella parte che consente di accorgersi che ciò che io chiamo corpo è ciò che il discorso, individuandosi, ha costruito, individuandosi e non può non individuarsi…

Intervento:…

No, perché è il discorso la condizione del corpo, a questo punto è un pochino più chiaro il tutto, è chiaro che lavoro da fare ce n’è ancora molto, però intanto occorre che sia chiaro per noi, come dicevo non avendo gli strumenti per potere accorgersi e quindi considerare che è il linguaggio che fa tutte queste operazioni, è chiaro che il discorso comune si ferma a considerare il corpo fine a se stesso, cioè tutto ciò che il corpo è, che avverte ecc. è come se non avesse un riferimento, un referente se non il corpo stesso, che a questo punto diventa lui l’origine di tutto. Con tutte le aporie ovviamente che hanno fatto seguito, da dove veniamo, chi siamo, dove andiamo? Chi più ne ha, più ne metta! Sì?

Intervento: mi viene in mente Austin quando parlava degli atti performativi e quando fanno qualcosa: quando fanno discorso diceva anche lui. Quando io prometto… è il discorso stesso che può riferire a sé…

Non necessariamente, siamo andati oltre nel senso…

Intervento: sì d’accordo stavo riflettendo dell’io e della sua funzione all’interno del discorso

Grammaticalmente certo, l’atto performativo ha una sua specificità, però logicamente qualunque atto, se è linguistico, è performativo, cioè fa qualcosa, per esempio costruisce se stesso…

Intervento: per esempio al momento in cui descrive fa una descrizione

In ogni caso costruisce delle proposizioni e quindi fa comunque qualcosa, è sempre performativo logicamente, grammaticalmente no, i performativi sono quelli, come dice Austin, che fanno delle cose, come “spero” è un verbo performativo, in quanto al momento stesso in cui affermo questa cosa io faccio questa cosa, non è un verbo performativo “mangio”, ché non basta dirlo per mangiare. Per cui diceva giustamente che ci sono alcune operazioni che per essere performative richiedono certe condizioni, per esempio se io dico “varo una nave” nessuno mi da retta se invece sono sul molo circondato da autorità e ho una bottiglia di champagne in mano e davanti a me nel bacino di carenaggio c’è una nave pronta al varo ecco che allora dire “varo la nave” ha un senso, dirlo qui adesso non ne ha nessuno, o meglio, ne ha uno: quello di mostrare che non ha nessun senso. Sandro dica cosa sta pensando, occorre trovare delle argomentazioni retoriche per tutto questo, che rendano questo discorso, che è tutt’altro che semplice…

Intervento: abbiamo detto che forse neanche a settembre riusciamo… come inserire tutta questa costruzione che abbiamo fatto all’interno del luogo comune… nelle conferenze…

Un modo retorico è quello di mostrare quali sono le domande a cui gli umani non sono mai riusciti a fornire una risposta, e spiegando il perché, inserire questi elementi; partire da lì, da una considerazione intorno a ciò che gli umani non sono mai riusciti a capire né a sapere.

Intervento: quello che gli umani non sono mai riusciti né a capire né a sapere lo sostituiscono appunto con le evidenze cioè con qualcosa che è così e bell’è fatto

Ci sono alcune evidenze che però risultano paradossali, quelle che già gli antichi conoscevano come la storia di Achille e la Tartaruga, è evidente che Achille correndo raggiungerà la tartaruga, è evidente che matematicamente non la raggiungerà mai…

Intervento: sì però è anche evidente che il corpo è quella determinata cosa, è come la questione del tempo di Agostino di fronte al quale non si sa cosa rispondere ma laddove le evidenze sono più forti… cioè pone più resistenza e la risposta…

Retoricamente occorre trovare qualche cosa che mini questa evidenza…

Intervento: intendo dire che laddove è più forte la credenza è più difficile perché si va ad intaccare o comunque a mettere in discussione qualche cosa che appunto perché è più forte la domanda… maggiormente ha bisogno di una risposta altrettanto forte… la credenza diventa quasi inattaccabile

Certo, dobbiamo porre una domanda retorica, e cioè perché si considera che il corpo sia reale? E ovviamente possiamo anche farci la risposta: perché il corpo mi da delle sensazioni che io avverto e se lo avverto sono reali. Ora a questo punto cominciare dalla domanda chiedendo che cosa si intende con reale, ma lì dobbiamo prepararci a risposte che sono sempre le stesse, e cioè è reale ciò che io avverto, cioè farci tutte le domande e prepararci tutte le possibili risposte, è così che si prepara una argomentazione retorica, trovare intanto tutte le risposte alle possibili obiezioni e poi limare queste risposte, combinarle insieme, sistemarle, renderle più semplici fino a costruire un’argomentazione retorica che sia persuasiva, la via è questa, anche Cicerone faceva così.