20-7-2004
C’è
qualche questione rimasta in sospeso la volta scorsa e che volete
riprendere?Dubbi, perplessità? Considerazioni? Confutazioni? Tutto chiarissimo?
Intervento: …Francesca legge un suo scritto su realtà e fantasia… la creatività
presuppone una distruttività…
Una
distruttività? Perché no? Però lei ha posta una condizione: “se la creatività
sia frutto della fantasia” o se non lo sia. È già una prima questione. In
effetti sì, ma andiamo avanti con le sue domande poi vediamo di fare un
discorso che le comprenda, le ha sparpagliate, legga quello che ha scritto
senza altri indugi…
Intervento: io credo che si viva di fantasia e non di realtà…
Ha
scritte altre cose?
Intervento:…
Ha
poste delle belle questioni, dice che la fantasia la fa sentire viva perché non
ha i vincoli della realtà sì, questo in un certo senso è vero, e come mai non
ha quei vincoli a suo parere?
Intervento:…
Sì, è
come la fantasia o comunque la scena che si crea nella fantasia, dovesse essere
comunque verosimile, questa verosimiglianza è ciò che rende la scena immaginata
interessante, ché se immaginasse una scena assolutamente inverosimile
probabilmente non la immaginerebbe neppure perché non sarebbe funzionale alla
costruzione di una scena e questa scena, come dice giustamente lei, è
agganciata alla realtà, e in effetti non immagina un marziano con le antenne.
Anche quando una persona immagina una scena, una storia sentimentale, occorre
che sia verosimile, con dei personaggi credibili, delle scene e delle
situazioni credibili perché funzioni e cioè perché produca delle emozioni
quindi è come se dovesse somigliare a qualcosa di reale…
Intervento:…
Attraverso
la percezione? Sì intendendo con percezione tutto ciò che cade sotto i sensi
appunto, certo. Quindi si tratta di intendere di che cosa è fatta la realtà,
cioè quella cosa alla quale confronta la sua fantasia, perché intanto occorre
cominciare a distinguere questi due elementi e vedere che cosa intendiamo con
l’una cosa e con l’altra, di che cosa è fatta la realtà? Lei prima diceva che è
ciò che cade sotto i sensi della percezione, tutto ciò che è percepibile, è una
definizione accettabile in effetti, e quindi tutto ciò che cade sotto i suoi
sensi viene stabilito essere qualche cosa che lei chiama realtà, mentre ciò che
immagina non cade sotto i sensi, ma è una costruzione del suo pensiero, in
effetti un’immagine il suo pensiero non può né toccarla, né sentirla, però
occorrerebbe andarci più cauti perché comunque la vede in un certo senso,
ascolta delle voci, dei suoni, così come accade nei sogni. Cos’è che distingue
ciò che vede in un sogno per esempio o anche un sogno ad occhi aperti e ciò che
invece vede nella così detta realtà?
Intervento: c’è una realtà oggettiva
Sì, c’è
anche questo aspetto, il fatto che altri possano riconoscerla, però anche in un
sogno può avvenire una cosa del genere, lei vede una cosa e la vedono anche
altri quindi potrebbe non essere un criterio sufficiente. Forse c’è un elemento
che distingue il sogno dalla veglia, usiamo questi termini, il fatto che nel sogno,
contrariamente alla veglia lei non può modificare ciò che sta avvenendo, è come
se tutto ciò che avviene all’interno del sogno fosse programmato, lei non ha la
possibilità di fermarsi e di modificare la situazione, nella veglia sì…
Intervento: parte da noi
Certo,
cionondimeno mentre lei sogna non può arrestare il sogno a suo piacimento, si
arresta talvolta e si chiama incubo e allora si sveglia, ma non è una sua
decisione, né durante il sogno per lo più si accorge di sognare ma anche quando
si accorge di sognare, accade talvolta il sogno all’interno del sogno, una
persona sa di sognare, ma anche in quel caso comunque non può modificare la
situazione, come dire che non c’è nessuna possibilità per lei di interrompere
un sogno che sta facendo, questo è singolare, ché in teoria, come diceva lei,
il sogno è prodotto dal parlante e quindi potrebbe, però non succede, che cosa
manca perché la persona possa intervenire e quindi cessare di sognare, cosa
potrebbe essere? Cos’è che manca nel sogno mentre sta sognando?
Intervento: manca la censura
La
censura? Non è questo che le impedisce di arrestare un sogno. È bizzarro ciò
che accade mentre si sogna, una serie di scene, di eventi talvolta divertenti
altre volte no e sicuramente, come dice Francesca, prodotti dal sognatore, non
ha altre fonti. Eppure è come se in quell’occasione perdesse il controllo di
qualcosa che invece nella veglia è presente. Ciò che sappiamo è che è un
racconto e quindi qualcosa che è prodotto da una struttura, quella che
chiamiamo linguaggio, qualunque scena in effetti funziona sempre allo stesso
modo, cioè ha una sua coerenza interna anche se appare bizzarro, però mantiene
una coerenza anche con i salti temporali, di scene, di situazioni, scene che si
modificano e si trasformano di colpo in un’altra cosa, uno sogna di essere
nella sua stanza ed ad un certo punto si trova in una spiaggia, ma anche questi
salti hanno comunque una coerenza così come avviene nei film, anche nei film
accadono cose del genere e lì la coerenza è dovuta per esempio alla
sceneggiatura che esige una serie di passaggi e nel sogno è la stessa cosa, è
come il montaggio di un film, ma dunque, perché nella veglia lei può accorgersi
di essere sveglia, modificare la situazione e invece nel sogno no?
Intervento: …non siamo predisposti ad ascoltare il mondo esterno…
In
alcuni casi sì certo, accade anche nello stato di veglia di escludere in certi
momenti il mondo circostante, anche se si mantiene sempre, e questo anche nel
sogno, tuttavia un aggancio con il mondo esterno ed è quello che gli consente
quando suona la sveglia di svegliarsi, in caso contrario non si sveglierebbe
mai…
Intervento: io non mi sveglio mai quando suona la sveglia
Però
adesso è sveglia, quindi c’è stato un momento in cui qualcosa l’ha svegliata,
qualunque cosa sia non ha importanza, però vede che ci avviciniamo alla
questione, questo elemento, questo rimanere agganciati alla realtà è un
elemento importante, perché consente alla persona di svegliarsi ad un certo
punto e svegliandosi sapere di avere sognato, perché nessuno in genere ha dei
dubbi sul fatto di avere sognato una certa cosa e che sia un sogno anziché la
realtà, ciascuno lo sa benissimo, ma come fa a distinguerli, e perché li
distingue? È come se fossero dei giochi con regole differenti che consentono
nella veglia di sapere di avere sognato ma impediscono nel sogno di sapere di
essere stati svegli, in effetti quando sogna non ricorda di essere stata
sveglia, sono come due cose separate. Ciò che a noi interessa è cogliere quali
sono le regole di questi giochi e perché mentre sogna non ricorda di essere
stata sveglia mentre quando è sveglia ricorda di avere sognato. È curioso che
sognando non ci si ricordi di essere stati svegli eppure lo si è stati…
Intervento:…
Certo
ma appena si sveglia sa benissimo di avere sognato, non ha nessun dubbio…
Intervento:…
Arriva
deformato? Ma non se ne accorge mentre sogna, lo sa dopo, quando si sveglia,
non mentre sogna, è come se fossero due tipi di sapere diversi, la cosa che
fondamentalmente distingue è all’interno della struttura del linguaggio, vale a
dire che nel caso della veglia esistono delle possibilità che non esistono
all’interno del sogno, è come se il linguaggio in quel caso si sbarazzasse di
quelle regole che sono necessarie al funzionamento della realtà, cioè di
quell’altro gioco, nel momento in cui la persona cessa di avere contatto con il
mondo esterno cioè di avere questi segnali continui del mondo esterno, ecco che
incomincia a fare un gioco diverso ché sì, è molto simile certo, al sogno ad
occhi aperti o alla fantasia però essendosi momentaneamente sganciata dagli
stimoli esterni può costruire un film ed è talmente sganciata dal cosiddetto
mondo esterno che questo cessa di funzionare, almeno provvisoriamente. C’è
sempre un aggancio però, ciò che avviene è che la persona non sa di sognare,
cioè non sa di essersi sganciata, adesso usiamo questo termine, dal mondo
esterno, non lo sa, non lo sa più fino al risveglio, da quel momento lo sa di
nuovo. Ma che cosa fa il discorso esattamente? Adesso abbiamo elencati degli
effetti più che altro, come dicevamo si sbarazza di alcune regole, voi sapete
che la realtà è determinata da alcune regole, per esempio io so che se vedo una
certa cosa fatta in un certo modo allora quello è un tavolo e so che quel
tavolo essendo fatto di legno ha una certa densità, un certo peso, una certa
durezza, so tutta una serie di cose, ma tutte queste cose che so appartengono a
delle regole che ho imparate, attraverso l’esperienza, attraverso
l’insegnamento, una serie di elementi acquisiti, ora questi elementi acquisiti
in realtà costituiscono un bagaglio di informazioni che è accessibile, io so in
qualunque momento che il legno è duro, una volta che l’ho acquisito è come se
fosse acquisito per sempre, fino a prova contraria, so che l’acqua ha una certa
consistenza, so che l’aria è respirabile etc. e di tutte queste informazioni mi
servo per continuare a vivere, a parlare potremmo dire. Ma ciò che risulta
determinante in tutto questo è che per compiere un certo gioco il linguaggio è
come se dovesse cessare di utilizzare certe regole, dicevamo prima che durante
il sogno io non so di sognare, cessando di utilizzare queste regole, quelle che
utilizzo durante la veglia, mi consente di potere costruire delle cose che sono
in quel momento assolutamente simili alla realtà, perché io non ho alcun dubbio
mentre sogno che sia la realtà, anzi, ne sono talmente sicuro che posso anche
spaventarmi di fronte a certe cose mentre di fronte a una mia fantasia, se so
che è una fantasia non mi spavento, ci resta da intendere come mai durante il
sogno io non so di sognare. Il sogno utilizza il più delle volte degli elementi
che Freud chiamava i resti diurni, eventi magari insignificanti accaduti
durante la giornata che vengono utilizzati per costruire il sogno, così come si
costruisce un film, si prendono varie cose poi si montano…
Intervento:…
Certo,
viene utilizzato così come spesso il sogno utilizza il suono della sveglia e
per mantenere il sonno lo inserisce all’interno del sogno, allora uno sente le
campane lontano e immagina di essere in montagna etc. mentre sta suonando la
sveglia, poi se ne accorge e si sveglia…
Intervento: io ho una teoria sul perché mentre si sogna non si sa che si sta
sognando…
In
alcuni casi il sogno è pauroso e quindi il fatto che una cosa del genere possa
non esistere potrebbe essere un vantaggio e invece no, anche la cosa più
terribile appare assolutamente reale, poi certo può essere talmente spaventosa
da indurre a svegliarsi come nell’incubo, uno si sveglia di soprassalto tutto sudato
e ansimante, vi sarà accaduto qualche volta…
Intervento: il linguaggio quando gioca il gioco del sogno ha regole differenti da
quando afferma la vita vigile però non accade che mentre sogno io possa
affermare di sognare, certo lo posso fare all’interno del sogno, quando io
affermo che ho fatto un sogno sto mettendo in atto delle regole del sogno ma io
racconto il sogno… è chiaro che hanno regole differenti nel sogno accadono
immagini, uno si trova a raccontare questi spostamenti continui, queste condensazioni,
i colori più vividi però tutto ciò avviene nel gioco della veglia è lì che io
affermo di aver sognato e quindi ciò che racconto è il sogno che ha regole
differenti e questa è la questione più difficile perché al momento in cui io mi
trovo a cercare di puntualizzare il sogno, di dare una coerenza a tutta una
serie di elementi gli strumenti che ho a mia disposizione sono quelli della
realtà, e questi viaggiano in un certo modo se nel sogno io mi ritrovo a vedere
una certa scena mi troverò a raccontare quella certa scena in un certo modo, ma
come accadono i giudizi laddove mi trovo a raccontare delle immagini? Mi sto
interrogando come avvenga il racconto del sogno nella veglia laddove è un
giudizio che spinge a quella raffigurazione e quindi c’è un re, perché in
qualche modo è intervenuta la questione del re quali sono gli strumenti del
discorso per dipingere un re? Uno strumento è quello di porre questa figura
grandissima in mezzo a figure piccolissime è chiaro che sono diverse le regole
del racconto del sogno che tende a raffigurare ciò che affermo essere un sogno
e quindi qualcosa senza importanza perché è irreale… Freud interpretava i sogni
e parlava di censura, parlava di raffigurazioni, spostamenti condensazioni…
parlare di qualcosa che mi piace in cui c’è un mio giudizio… ci sono delle cose
che io vorrei raccontare allora interviene un immagine io credo che sia così e
non ho altro modo per raccontare questa serie di elementi che girano e non li
posso vedere beh ci vuole una figura tra quelle che la realtà mi mette a
disposizione e così il mio discorso si troverà a partire di lì per costruire la
direzione del desiderio cioè quello che mi piace e che mi porta a giudicare…
cioè a me interessava il discorso che ne discende
Proviamo
a partire dalla nozione di stanchezza, quella che induce il sonno e quindi il
sogno, perché occorre dormire per sognare. Da dove viene la stanchezza? Provate
a considerarla attentamente, quando una persona si stanca? Facciamo il caso
limite, così magari è più semplice, ciò che stanca perlopiù è quella situazione
in cui una persona si trova per esempio annoiata, si trova di fronte a
situazioni che preferisce non affrontare e che producono una notevole
stanchezza, ora questa stanchezza, come anche il luogo comune, sa non è altro che
il desiderio di volere chiudere con qualche cosa che risulta pesante,
sgradevole, spiacevole, ora ciò che si chiama realtà comunemente è qualche cosa
che costringe, e questo probabilmente in buona parte anche per una sorta di
addestramento a tenerne conto come se fosse qualcosa di impegnativo, di
pesante, e quindi di faticoso, per il momento sto facendo un’ipotesi, poi
verificheremo, e allora a un certo punto sorge la necessità di terminare un
certo discorso che tiene conto di alcune cose che sono quelle note come realtà,
quindi pesanti, e sospenderla, quindi questa sorta di aggancio con una serie di
elementi che non sono nient’altro che discorsi, queste cose pesanti che
ciascuno incontra nella realtà: il dovere, il dovere fare delle cose, il
confrontarsi, decidere etc. quindi sospendere questo aspetto. Una volta che è
sospeso l’aggancio con la realtà, con questa serie di discorsi, ecco che può
muoversi con assoluta leggerezza, infatti la condizione ideale è che una
persona riesca a muoversi nella cosiddetta realtà con la stessa leggerezza con
la quale si muove nel sogno, forse tecnicamente è anche possibile, a condizione
che ciò che avviene nella realtà cessi di avere il peso che ha, e per cessare
di avere il peso che ha occorre che tutti i discorsi di cui la realtà è fatta
cessino di essere agganciati a cose che presumibilmente sono immaginate essere
fuori dal linguaggio che le ha costruite, torno a ripetere, per il momento è
solo un’ipotes, però c’è questa possibilità. In effetti il corpo, quello che per
ciascuno è il corpo, con il sonno si riposa ma, soltanto perché le membra
stanno ferme? Forse…
Intervento: non è in stato di all’erta
Non è
allertato da tutti quei discorsi che costituiscono la realtà e rispetto ai
quali deve fare fronte, perché così gli hanno insegnato, e dovere fare fronte a
tutti questi discorsi è molto impegnativo e in effetti come ciascuno sa, la
cosiddetta stanchezza psichica è molto più pesante della stanchezza fisica, ci
sono persone che se fanno cose che le diverte e le appassiona neanche non
sentono né sonno né stanchezza, ma basta fargli fare qualcosa che non
sopportano ed è le annoia, e immediatamente saranno stanchissime e non è una
stanchezza finta, è reale, sono realmente stanchi e gli viene sonno. Forse la
questione centrale è che tutta la vita degli umani è improntata in questo modo,
e cioè nel dovere fare fronte a cose che sono immaginate non essere costruite
dal linguaggio. Ciascuno ha appreso fino dai primi vagiti che il mondo che lo
circonda è quello che è e quindi deve conformarsi, uniformarsi, adeguarsi. È
stancante ritenere le cose non costruite dal linguaggio? Probabilmente sì, in
questo caso la stanchezza a questo punto procederebbe dal fatto che il discorso
di ciascuno si costringe in ciascun istante a fare qualcosa che… diciamola
così, provvisoriamente, che è totalmente errata e cioè considerare le cose come
qualche cosa che non è stata costruita dal suo linguaggio, come se il
linguaggio dovesse adattarsi a qualche cosa che linguaggio non è e quindi
probabilmente sta in questo lo sforzo, cosa che invece nel sogno non avviene…
Intervento: mi veniva in mente la questione del linguaggio pubblico e privato… il
sognatore quando si sveglia si accorge di avere sognato perché fa una
considerazione che le cose non sono così… quindi c’è una sorta di formulazione
di giudizio di esistenza e quindi la questione della stanchezza è questo sforzo
nel considerare appunto le cose sono così e che quindi questo è ciò che mi
consente di distinguere. Parlavo di linguaggio pubblico e privato in quanto la
realtà è qualche cosa di condiviso e quindi è come se il proprio discorso
dovesse adattarsi a una sorta di linguaggio pubblico che però è condiviso e poi
c’è un linguaggio privato, formulazione folcloristica e provvisoria nel senso
che privato ma che gioca un ruolo nel linguaggio pubblico ed è quello che in
qualche modo del sogno si riappropria perché in effetti è come se il discorso
di ciascuno, si parlava prima di all’erta, essere sempre attenti in qualche
modo a produrre delle proposizioni che in qualche modo tengano conto del
giudizio di esistenza che le cose sono così, in effetti ciò che distingue il
sogno dalla realtà è semplicemente questo che il sognatore prende per reali le
cose mentre sogna ma appena smette di sognare la prima considerazione che fa
“era un sogno” come dire non è la realtà, le cose non sono così, realmente le
cose non sono così e quindi torna questa funzione di controllo… tornando al
discorso della leggerezza la questione è se le cose non sono così vale a dire
se le cose non sono letteralmente, nel senso non sono sottoponibile a un
giudizio di esistenza in quanto questo giudizio non ha dei parametri fuori dal
linguaggio, quanto meno esistono nel linguaggio a questo punto non subentra
neanche più questa distinzione, non dico tanto tra sogno e realtà perché sono
soltanto due giochi linguistici però il fatto che questi termini stiano ad
indicare due realtà differenti ma invece designano due giochi linguistici
differenti, perché? Perché a questo punto il giudizio di esistenza non è quel
qualcosa che stabilisce che qualche cosa è al di fuori dal linguaggio e
qualcosa dentro, tutti siamo nel discorso comune assolutamente convinti che la
fantasia appartiene al linguaggio e quindi appartiene al discorso di ciascuno,
ognuno si costruisce tutte le fantasie che vuole ma la realtà no, la realtà è
così non è una costruzione soggettiva è qualche cosa di oggettivo, la fantasia
invece no essendo soggettiva si concede che in qualche modo sia costruita dal
linguaggio non si arriva a dire tanto che sia costruita dal linguaggio ma
comunque si può ancora consentire una cosa di questo genere, la realtà no, è
assolutamente fuori dal linguaggio e quindi la veglia ha questa funzione quasi
di stabilire che cosa è nel linguaggio e cosa è fuori dal linguaggio nel luogo
comune. Per questo l’altra volta dicevo questo è vero e questa è falso…
Intervento: certamente interagiscono per tutte le cose che abbiamo dette prima ma
quello che interessa è anche come funziona nel luogo comune. Quando uno si
sveglia e dice questo è un sogno è come se dicesse questo è falso
Intervento: però le sensazioni che ho provato sono vere
Intervento: le sensazioni sì… il sogno esiste al momento in cui ci si sveglia…
Intervento: la funzione del sogno all’interno del discorso? Al momento in cui ci troviamo a interpretare il sogno per farci dire cosa significa
Esistono
sogni di angoscia dai quali ci si sveglia con sollievo e in questo caso dove
sta la leggerezza del sogno? È una questione interessante, ché c’è
l’eventualità, ma sono solo ipotesi per il momento, l’eventualità che in
effetti proprio l’ingresso all’interno di questo gioco che avviene nel sogno di
qualcosa di reale, cioè che ha a che fare con la veglia che allora diventa
pesante, è una possibilità, però considerando la questione della stanchezza, di
ciò che induce il sonno e quindi il sogno potrebbe essere una via interessante,
riflettere su che cosa stanca realmente, che fa dormire…
Intervento: non è reale quello che passa attraverso i cinque sensi perché noi
sappiamo… la realtà è fatta di presunzioni, di significati che abbiamo imparato
che esprimono dei concetti che li descrivono anche come oggetti con dimensioni
e peso specifico… che non abbiamo la possibilità di sperimentare… pensavo a
cosa succede raccontando se stessi in una analisi quindi pensando alla propria
vita… io cerco di raccontare delle cose di me che magari sono avvenute tempo fa
ma potrebbero essere avvenute anche ieri e di non riuscire più ad essere sicura
se le cose di cui sto parlando siano avvenute realmente o semplicemente io non
le abbia pensate molto intensamente, desiderate molto intensamente, per cui
alla fine quello che io sto facendo è descrivendo delle cose che in realtà non
è che non esistono ma esistono al momento in cui le esprimo perché le esprimo
ma non esistono di per sé non sono esistite ieri, come dieci o quindici anni fa
ma esistono solamente al momento in cui io le faccio esistere…
In
effetti può dedurre da quanto ha detto una considerazione piuttosto
interessante, e cioè che la realtà non è altro che ciò che lei crede che sia,
come per ciascuno, per questo la definivamo come un gioco che ha delle regole,
e alcune di queste regole sono accolte anche da altri ma non tutte, per cui
risulta questo: la realtà è ciò che ciascuno crede che sia…
Intervento: ma in quel preciso momento questo è la cosa incredibile, diamo per certa una cosa che in realtà è la più
volatile di tutte, esiste soltanto in quel tempo lì, in quello spazio in cui io
pronuncio quella parola in quel momento esiste… la cosa pazzesca tutto quello
che sono io, esiste soltanto al momento in cui si pronuncia
Intervento: il linguaggio secondo me è l’assenza dell’essenza cioè può negarla… non
è una sostanza… c’è la realtà ma siamo noi che la… si ha il sogno e si ha la
realtà, l’accettazione o la negazione, è più forte il linguaggio dell’essenza
Certamente,
anzi potremmo addirittura azzardare che sia il linguaggio a produrla…
Intervento: è una constatazione e questo mi spaventa un po’
Perché
la spaventa?
Intervento: perché è nuovo! Come concetto
Apre a
moltissime possibilità…
Intervento: alla responsabilità
Sì,
apre a tantissime questioni di notevole interesse considerare una cosa del
genere, che sia il linguaggio a costruire l’esistenza. Bene, abbiamo introdotta
la questione della realtà e della fantasia, adesso vedremo di approfondirla e
di precisarla meglio. Avete altre questioni da affrontare martedì prossimo?
Intervento:…
La
questione è complessa, apre per esempio a una questione di grande interesse:
cos’è una negazione e di conseguenza un’affermazione e viceversa, per esempio,
come posso negare qualcosa? A quali condizioni? Bene, ci vedremo martedì
prossimo.