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20-5-2009

 

Le domande che ci vengono rivolte da tantissimi anni, da quando facciamo conferenze, non vertono mai sulla richiesta di rendere conto del perché affermiamo quello che affermiamo, non è mai successo, almeno che io ricordi non si è mai verificato, sono soltanto interventi il più delle volte improntati allo stupore, altre volte alla negazione, semplicemente “non è così”, ma questo procede da un’altra questione di cui volevo accennarvi questa sera e di cui abbiamo parlato in questi ultimi incontri e cioè del metodo. Nessuno in realtà si rende conto dell’esistenza di un metodo in ciò che facciamo, non c’è mai una questione che muova da una curiosità intellettuale intorno a ciò che facciamo, eppure quello che affermiamo non è semplice ma in alcuni casi è molto dirompente, si potrebbe anche domandare da dove vengono queste considerazioni, perché affermiamo una cosa del genere, a partire da che cosa, che è ciò che ho accennato ieri sera a proposito delle varie teorie psicanalitiche, che sono fondate su che cosa? Se voi andate a considerarle vi accorgerete che sono sostenute su niente; si dà per acquisita, per buona l’osservazione, ma l’osservazione di chi? Ognuno osserva quello che ritiene opportuno, eppure questo non viene mai messo in discussione, considerato, e questo è un problema. In effetti la nostra forza fino dai primi anni 90, la nostra forza è stata sempre l’elaborazione teorica, il rigore teorico, il fatto di potere provare ciò che si afferma e di avere costruito un apparato teorico molto potente che è in condizioni di potere sostenere con argomentazioni necessarie tutto ciò che afferma, però di fatto tutto questo apparato notevole e potente non ci è mai servito in realtà nelle conferenze, nessuno ha mai posto una domanda intorno a questo, è curioso se ci pensate bene che nessuno abbia mai chiesto perché?

Intervento: i primi anni di vita che ci condizionano l’esistenza e poi …

E se fossero quattro? E se fossero i primi trenta minuti? Lei si ricorda i suoi primi tre anni di vita? Intervento: anche gli amici non chiedono perché affermiamo …

Nessuno lo chiede, nemmeno quelli che costruiscono delle teorie anzi, forse loro meno degli altri, che è cosa ancora più grave, almeno loro dovrebbero farlo ma non lo fa nessuno, non lo ha fatto Freud, non lo ha fatto Lacan, non lo ha fatto nessuno, adesso mi riferisco alle teorie psicanalitiche, è per questo che dobbiamo trovare il modo di “insegnare” tra virgolette a chi ci ascolta a interrogare le cose ma non tanto interrogare sul bene o sul male ma su delle affermazioni, affermazioni che meritano di essere considerate: perché una persona afferma una certa cosa? Se la afferma si suppone che abbia dei buoni motivi per farlo, quali? Nessuno è stato mai addestrato a fare una cosa del genere, a nessuno è mai neanche venuto in mente di fare una cosa del genere, salvo casi rarissimi in ambito logico, ma sono casi straordinari, se no non si verifica mai e questo procede sì dall’addestramento di ciascuno certo, e fino dai primi anni, ma anche dal fatto che il linguaggio come ormai sappiamo da tempo non ha bisogno di interrogare alcunché per procedere e siccome gli umani sono fatti di linguaggio cioè di quello che pensano, il fatto che il linguaggio non preveda per il suo funzionamento nessuna domanda circa il suo funzionamento consente agli umani di procedere e basta che qualcuno affermi qualche cosa o che gli venga in mente qualche cosa che non contraddica grosso modo quello che immagina di sapere, che quella cosa è automaticamente vera. D’altra parte anche noi abbiamo dovuto compiere un’operazione che forse potremmo anche considerare contro natura, io stesso che sto parlando in questo momento ho seguito per molti anni una teoria senza interrogarne i presupposti, mi pareva che i risultati che questa teoria offriva fossero soddisfacenti e fosse meno sprovveduta di altre, questo era il massimo che ero riuscito a ottenere, sì, ero giovane però non giovanissimo ma a un certo punto è subentrata la necessità che sorse proprio dall’idea di trovare dei fondamenti a una teoria. Non sono stati trovati, ma è stato trovato ben altro, che nessuna delle teorie che abbiamo considerato e compulsato allora ha avuto la possibilità di mostrare i fondamenti e non ha avuto la possibilità perché non ce li aveva, se non appunto l’osservazione, che è un criterio fra i più squinternati che si possano immaginare ed è da lì che è sorta l’idea, il colpo di genio: se tutte le teorie sono costruzioni fondate su niente e quindi arrivano alle conclusioni più strampalate, quello che pensano le persone non è forse strutturato allo stesso modo? Come una teoria, anche se magari non elaborata, articolata, poi in una teoria c’è tutto il bagaglio che la persona ha acquisito, ha imparato e funziona allo stesso modo, e allora se c’è la possibilità di smantellare una teoria cioè cessare di dovere credere a una teoria allora per lo stesso motivo e allo stesso modo ci sarà la possibilità di smantellare tutte le superstizioni, le credenze, le favolette che la persona si è costruita e alle quali crede, esattamente così come uno psicanalista freudiano crede alla teoria freudiana. E così è stato, effettivamente entrambe sono teorie, entrambe sono costruite allo stesso modo anche perché nel frattempo avevamo trovato l’elemento che costruisce tutte queste teorie e cioè il linguaggio, sì, il linguaggio era l’uovo di Colombo, tutti l’hanno avuto sempre lì sotto gli occhi, sotto il naso però nessuno l’ha mai considerato …

Intervento: c’è chi dice che il linguaggio è astrazione …

C’è chi dice un sacco di cose, ma supponiamo che io affermi che il linguaggio è un’astrazione, che faccia questa bella affermazione, bene, con che cosa l’ho fatta? Naturalmente sono dovuto partire da alcune considerazioni per giungere a questa considerazione e queste considerazioni di che cosa sono fatte, come avvengono? Muovono da qualche cosa che la persona suppone di sapere e a partire da lì costruisce delle inferenze cioè dei passaggi per giungere a una conclusione, come a dire che questa affermazione è possibile farla perché esiste il linguaggio, per esempio un topo non riuscirà mai a concludere che il linguaggio è astrazione, la questione non si pone, ora dire che il linguaggio è astratto o è concreto o è verde o è blu o è qualunque altra cosa di per sé è totalmente irrilevante. Per fare un esempio di metodo, visto che ne stiamo parlando, prendiamo questa affermazione “il linguaggio è astrazione” bene, prima naturalmente occorre intendersi su che cosa si definisce con linguaggio, primo passo, il secondo riguarda la nozione di astrazione, che cosa si deve intendere esattamente con astrazione, è ovvio che a questo punto, se si è sufficientemente attenti, ci si dovrà anche chiedere che cosa si sarà fatto quando si sarà definito qualche cosa, cosa si sarà fatto esattamente? O l’astrazione è un quid che esiste da qualche parte e ha una sua quidditas personalissima, da qualche parte nell’iperuranio, oppure se non è così quando l’avrò definita  avrò soltanto costruito delle proposizioni e quindi l’astrazione sarà quello che io ho deciso in quel momento che sia, cosa che invece non vale per il linguaggio: è l’unico concetto che possiede una particolarità assolutamente unica e diremo anche perché è così unica. Posso definire il linguaggio in tanti modi come è stato fatto dai linguisti, dai filosofi, dai logici, dai fisiologi e ognuno ha dato la sua definizione, ma la particolarità consiste nel fatto che per dare la definizione di linguaggio è necessario il linguaggio, questa è la specificità mentre per dare la definizione di astrazione non serve l’astrazione in quanto tale, e questa è una prerogativa che rende il linguaggio unico, come dire che è ciò che è necessario che ci sia per fare qualunque considerazione, senza linguaggio non è possibile considerare niente, non è possibile neanche accorgersi che non è possibile considerare niente, e questo induce a una prima riflessione intorno intanto alla particolarità di questa cosa che chiamiamo linguaggio: la sua necessità. Senza linguaggio non potremmo neanche parlare di linguaggio, questo è ovvio, costituisce una sorta di metagioco, l’unica cosa che è necessaria perché si dia una qualunque altra cosa e questa è una particolarità che ha soltanto il linguaggio. Questo ci indusse in alcuni casi a spingerci fino alle estreme conseguenze e cioè a interrogare uno dei pilastri del pensiero o meglio del luogo comune, e cioè l’esistenza, la realtà, fino ad arrivare alla fatidica domanda: le cose esisterebbero in assenza di linguaggio? È ovvio che chiunque preso così alla sprovvista direbbe di sì, ma perché direbbe di sì? Perché è stato addestrato a pensare in questa maniera, in realtà non sa perché sta rispondendo di sì, non sa che questa domanda di fatto non ha nessuna possibilità di risposta e che quindi potremmo annoverarla fra i non sensi: chiedersi se la realtà o le cose comunque esisterebbero lo stesso in assenza di linguaggio non ha nessuna risposta, nessuna risposta che abbia un senso naturalmente, che abbia una dignità, primo perché in assenza di linguaggio non posso pormi nessuna domanda, secondo perché qualcosa esista occorre che esista per qualcuno e se questo qualcuno non c’è perché non ha nessun modo di considerare l’esistenza di alcunché, porsi questa domanda non ha nessun senso, non significa niente, assolutamente niente. Per giungere a una considerazione del genere occorre un metodo, proprio quello di cui stavamo parlando, un metodo per interrogare. Non è che le persone non si facciano domande, se le fanno ininterrottamente però cosa accade? Accade che la risposta che viene accolta è una risposta molto discutibile, viene accolta o la prima cosa che passa per la mente o quello che dice la mamma o chi per lei, può anche essere l’autorità del caso, non importa, è sempre la mamma, è il metodo invece che consente di abbandonare questa sorta di ingenuità che hanno gli umani, ingenuità nel senso che non sanno, non si rendono conto delle possibilità che hanno a disposizione, accorgersi invece che le cose non sono proprio così come si pensa che siano o come viene fatto credere che siano, ciascuno può avere gli strumenti, i mezzi per interrogare in modo molto potente le questioni, chiedere loro di rendere conto di sé o come diceva lei stesso: tutto si forma nei primi tre anni, è una possibilità, come è una possibilità che tutto si formi a un anno e mezzo o a quattro virgola sei, prendiamo questa affermazione tipica per esempio della psicologia infantile, infantile non perché riguarda i bambini ma per il modo infantile di ragionare, questa affermazione da che cosa è sostenuta? È facile rispondere a questa domanda, alcuni si sono messi lì, hanno visto come si comportano i bambini e hanno tratto le loro conclusioni arbitrarie, assolutamente personali, dopo avere tratte queste conclusioni assolutamente soggettive hanno immediatamente pensato che fossero degli universali e cioè delle affermazioni vere, come direbbero i medioevale affermazioni sub specie æternitate, ma che cosa li autorizza a compiere questo passaggio dalla considerazione che a lui pare che sia così ad affermare invece che è così necessariamente? Nulla naturalmente lo autorizza a compiere una cosa del genere. Questa affermazione è possibile compierla perché non c’è nessun metodo, c’è soltanto l’osservazione, ecco che allora di fronte a un bimbetto di tre anni Beatrice osserva una cosa, Daniela ne osserva un’altra io posso non osservare niente, per esempio, anche questa è una posizione legittima, quale sarà quella vera? Ci sarebbe una possibilità per dipanare la questione e cioè che il bimbetto di tre anni fosse lui a dire esattamente come stanno le cose, e naturalmente dovrebbe possedere una quantità enorme di informazioni che a tre anni è difficile possedere. Come una mamma vede che il bimbetto che fa una certa cosa “lui vuole questo”, è possibile, ma è possibile anche che no, è la stessa cosa che si fa anche con gli animali: si vede il cane che fa una certa cosa “è perché è contento”, è possibile. Ecco cosa accade in assenza di metodo, si afferma qualunque cosa e il suo contrario con assoluta tranquillità, leggerezza e faciloneria, invece in presenza di un metodo, un metodo potente come quello che abbiamo reperito non è più possibile affermare delle sciocchezze del genere, una cosa del genere non ha nessun fondamento, assolutamente nessuno, perché non è possibile dargli nessun fondamento e quindi sì, è una possibilità …

Intervento: la ricerca del metodo …

Non è la ricerca del metodo il metodo, l’abbiamo trovato …

Intervento: la domanda non si pone quindi la ricerca del metodo presso gli umani non si pone, non c’è una domanda di metodo …

Apposta sto insistendo su questo, e trovare i modi perché le persone incomincino a porsi delle domande intorno a questo, nessuno si pone domande, l’ha detto la mamma oppure lo psicologo di turno che sono delle varianti …

Intervento: siamo tutti consapevoli dei condizionamenti …

Anche i genitori sono stati addestrati a comportarsi in un certo modo, ma il condizionamento, quello più efficace, più difficile da mettere in discussione è quello che la persona mette in atto nei confronti di sé, questa è la cosa più complessa, non tanto quello che riceve dall’esterno nei confronti del quale si accorge talvolta, ma quelli che la persona stessa si è costruita, questi non vengono messi in discussione perché se li ha costruiti, li ha pensati, li crede allora necessariamente veri, se no non li avrebbe pensati e questi costituiscono quella serie di pregiudizi, di superstizioni in molti casi su cui fonda la propria esistenza, vale a dire fonda i propri giudizi, le proprie scelte, le proprie decisioni e tutto quanto …

Intervento: questa domanda può venire fuori soltanto da un percorso analitico diversamente anche se uno è spinto da una forte curiosità teorica …

È per questo che abbiamo detto tantissime volte che in effetti soltanto uno psicanalista poteva costruire una cosa del genere, tutti i vari filosofi del linguaggio o logici o matematici anche accorti in alcuni casi, non potevano accorgersi di una cosa del genere perché non avevano quello strumento che per primo Freud ha inventato, anche se non l’ha applicato a ciò stesso che stava facendo, cosa che gli avrebbe spalancato un universo straordinario, ma non l’ha fatto. Interrogare i principi che servono a interrogare qualcosa, per questo ci voleva uno psicanalista, è lo stesso metodo che in fondo si utilizza nell’analisi: fare in modo che la persona si accorga di ciò che sostiene i suoi pensieri, da dove vengono i suoi pensieri, perché pensa le cose che pensa, la stessa cosa è stata applicata alle teorie. Nessuno aveva mai percorso un cammino del genere, non è battuta questa strada ma assolutamente ignota, e noi abbiamo tracciato la via e dati alcuni strumenti, alcune informazioni, però c’è ancora un lavoro immenso da fare …

Intervento: … l’anarchia …

Non c’è bisogno dell’anarchia per una cosa del genere, ciascuno fa già danni continuamente, ma se accade questo fenomeno straordinario e cioè incominciare ad accorgersi del perché si pensano le cose che si pensano a questo punto, e questa domanda che lei fa è stata posta da molti prima di lei, per esempio danneggiare altri fino ad ammazzare altri non ha più nessun interesse, l’altro eventualmente è da “istruire” tra virgolette, perché acquisisca quegli elementi, perché diventi uno straordinario interlocutore perché è questo che interessa a questo punto, il pensiero, l’elaborazione teorica, il pensiero quindi la parola, quindi il dialogo, e quindi chiunque può essere strumento e oggetto di grande interesse, eliminarlo è una cosa che non ha nessun senso, nessun interesse di nessun tipo, né danneggiare altri perché? A che scopo? E dopo averli danneggiati? Quand’è che si danneggia qualcuno o si vuole eliminarlo a tutti i costi? Quando lo si considera una minaccia, un pericolo, ma perché uno giunga a considerare altri una minaccia e un pericolo deve credere tutta una serie di cose, se smettesse di crederle cesserebbe magicamente anche di ritenerlo un ostacolo, un nemico …

Intervento: e se questo gli da una botta in testa si difende …

Perché l’altro deve fare una cosa del genere? Che cosa cerca? È come una persona che non sa nulla, si muove spaventata da qualunque cosa anche dalla sua stessa ombra e quindi è pronto ad aggredire chiunque, è spaventatissimo da tutto e da tutti, se smettesse di avere paura tutte queste reazioni violente cesserebbero perché non avrebbero più nessun interesse a essere messe in atto. Si preferirebbe invece parlare, dialogare, trovare cose nuove, questo è interessante …

Intervento: noi dobbiamo insistere su queste implicazioni …

Esatto, per questo questa sera ho accennato alla questione del metodo e questo è il lavoro che faremo questa estate, trovare i modi, i termini, delle formulazioni in modo che questo metodo incominci a funzionare in chi ci ascolta e lo accolga, lo faccia suo e incominci a domandarsi delle cose, a essere in una sola parola meno ingenuo, in particolare nei confronti dei propri pensieri soprattutto e di conseguenza nei confronti di qualunque altra cosa. Una persona che ha fatto un percorso del genere non è più persuadibile, non può più credere a niente quindi si può cercare di fargli credere qualunque cosa, ma non la crederà, non crederà perché diventa un sofista e come tale di fronte a qualcuno che vuole fargli credere qualcosa lui saprà sia costruire argomentazioni a favore molto più potenti di quell’altro e argomentazioni a contrario più potenti di qualunque altro. Se uno sapesse costruire argomentazioni a favore e a contrario a qualunque cosa, a qualunque affermazione con estrema facilità e con argomentazioni molto potenti a che cosa crederebbe? Quando sa argomentare in modo tale da affermare qualunque cosa e negarla se vuole non crede più a niente, ed è finalmente libero, grazie a dio, e a me soprattutto.