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19-12-2007

 

La questione del potere tra uomini e donne è una questione antichissima…

 

Lettura dal testo “La scrittura di Orfeo”.

 

È uno dei miti più antichi e vedete che la questione del potere, della violenza l’uno con l’altro è più che evidente. La questione del rapporto tra uomini e donne può essere ripresa tenendo conto di questo racconto delle Danaidi, perché no? Mostrando che di fatto quella violenza e quel potere imposto e subito avviene a tutt’oggi anche se le fanciulle non mozzano più “lo capo a tondo” dei fanciulli. Essendo una questione antica merita di essere considerata, perché avviene da sempre una cosa del genere, quasi fosse inevitabile? È questo cui alludeva Beatrice, sì, mette in mostra anche la posizione degli uomini predatori, dei bruti…

Intervento: la questione dello stupro nella donna è abbastanza emblematica, basta guardare i film come se la donna stuprata mantenesse un livore dentro di sé che deve produrre una sorta di vendetta… così nella filmografia nei film che parlano di queste cosa appare abbastanza chiaro quello che si racconta è questo che è poi quello che si crede ovviamente nel luogo comune… lo stupro… Freud ovviamente ha parlato anche lui di questo tantissimo, la verginità per esempio, tutti i riti cose che sembrano appunto mitologiche ma che sono appunto sono…

Attualissime. È una delle cose più insopportabili per gli umani, è come essere ridotti al silenzio da qualcuno e di rilevare di avere torto o di non riuscire, peggio ancora, a sostenere la propria ragione, è una cosa insopportabile, nessuno si è mai chiesto perché però è noto da sempre e da tutti, perché è così insopportabile?

Intervento: non conquistare potere?

Sì…

Intervento: Freud lo chiamava l’invidia del pene…

È solo uno spostamento, in realtà questo pene che poi in molte popolazioni è raffigurato dallo scettro, ancora adesso il re ha lo scettro in mano, cos’è? Cosa pensavate che fosse? Abbiamo appena accennato alla questione in queste conferenze, sarebbe tutto da riprendere e da interrogare ancora e poi rendere ancora più chiara la connessione tra il potere e la struttura del linguaggio. Molti si sono lamentati che il linguaggio fosse stato introdotto in modo quasi proditorio, ma la questione del linguaggio rimane il fondamento di tutto poiché essendo esseri pensanti il fatto stesso che pensiamo ha delle implicazioni, questo è noto da sempre, almeno da Protagora in poi, il fatto che l’uomo sia misura di tutte le cose comporta che le valuta in base a suoi pensieri, ai suoi criteri e poi su su fino ad arrivare ai film di fantascienza dove passando per la dottrina giapponese Zen “tutto è illusione” senza accorgersi che se tutto è illusione è illusione rispetto a che? Ma aldilà di questo da sempre nel corso dei millenni è stato sottolineata l’importanza del pensiero ma non si è mai andati oltre a questa considerazione e cioè nessuno si è mai chiesto esattamente di che cosa è fatto il pensiero, perché intendere di che cosa è fatto mostra perché funziona nel modo in cui funziona ovviamente e non è cosa da poco. I filosofi, fino ad arrivare ai logici si sono sempre interrogati sugli effetti, su come viene organizzato, sulla sua grammatica, sulla sua sintassi ma perché il pensiero funzioni così non si sa, eppure è così semplice: funziona così perché il pensiero è fatto di quella cosa che chiamiamo linguaggio che è fatto nel modo in cui necessariamente ciascuno pensa e non può non pensare in quel modo, d’altra parte com’è che abbiamo reperito la priorità del linguaggio se non rendendo conto di cosa è necessario per pensare? Di che cosa necessariamente deve esserci perché io sia in condizioni di pensare, cioè di compiere delle inferenze e giungere a delle conclusioni e soprattutto sapere che le ho compiute. Anche una macchina può apparentemente pensare, ciò che manca alla macchina, dicevamo già tanti anni fa, è la possibilità di chiedersi perché sta facendo le cose che sta facendo, questo non lo fa al pari dei famosi animali, non si chiedono perché fanno le cose che fanno e questo pone la differenza, e cioè grazie al linguaggio si è nella possibilità di compiere un processo di recursione e cioè tornare indietro al punto di partenza e interrogarlo, perché ho stabilito questo anziché un’altra cosa? Cosa che per il momento le macchine non possono fare, lo faranno anche loro e quando lo faranno allora saranno esseri pensanti. Rimane il fatto che gli umani hanno questa possibilità e ce l’hanno solo grazie al linguaggio, cioè la possibilità di interrogarsi su quello che stanno facendo, ecco il pensiero, cosa fondamentale alla quale però nessuno presta attenzione in realtà, perché non presta attenzione? Perché non ha nessun motivo per farlo, perché come abbiamo detto tante volte il pensiero funziona lo stesso, anche se non riflette se stesso va avanti, e qualunque cosa venga pensata si impone come immediatamente vera, se è pensata allora è vera, certo può essere in contrasto con un’altra cosa pensata che si oppone alla prima e che è altrettanto vera e a quel punto c’è il dubbio, è sufficiente che qualcosa venga pensata perché sia ritenuta vera. Ciò su cui occorre insistere è proprio il pensiero, il fatto che il pensato di ciascuno è ciò che determina e decide la sua condotta, sempre e comunque, in qualunque direzione vada e qualunque direzione decida di prendere questo pensiero funziona in quel modo e cioè come il linguaggio, perché è fatto di linguaggio. Abbiamo provato qualche volta a porre la questione in termini paradossali e cioè provare a immaginare l’esistenza in assenza di linguaggio ma non è pensabile in realtà, non si può pensare perché se uno pensa l’assenza di linguaggio già lo pensa attraverso il linguaggio ovviamente, perché siamo fatti di questo, ciascuno è fatto di questo, nient’altro che di questo, però questo è molto difficile da proporre, da fare intendere ché nessuno è mai stato addestrato a pensare in questo modo, nessuno, né vengono forniti gli strumenti da nessuno, né la scuola né nessun altro per cui le persone vengono addestrate alla superstizione, a pensare o supporre che le cose accadano magicamente anziché per una serie di deduzioni che vengono compiute ininterrottamente, in alcuni casi a grande velocità in altri meno a seconda della dimestichezza con certe questioni, e le premesse, ciò da cui ciascuno parte non vengono mai messe in discussione, mai per nessun motivo, e nessuno lo può fare perché non può negare ciò che sostiene tutto ciò che sa essere vero. Se sa che delle conseguenze sono vere la premessa necessariamente non può essere falsa, deve essere vera per cui avvengono degli strani fenomeni; abbiamo detto in varie occasioni qual è la struttura del pensiero con cui gli umani pensano generalmente attraverso quel famoso sillogismo strampalato, cioè che Pietro e Paolo sono apostoli, gli apostoli sono dodici, Pietro e Paolo sono dodici. La questione delle premesse da cui si parte, da cui ciascun discorso, ciascuna credenza è costruita è fondamentale, è il database di ciascuno, quella base di dati su cui costruisce la propria esistenza su cui deciderà le decisioni che prenderà, farà le sue scelte e deciderà se sarà felice o infelice, tutto quanto, per cui non è una questione marginale. Ma come ho detto non è facilissima da fare intendere e dobbiamo invece continuare a lavorare su quelle vie che rendano questo intendimento più semplice, più rapido, autoevidente, apodittico. Ciò che stiamo affermando del linguaggio deve essere immediatamente evidente, presentarsi come apodittico cosa che attualmente non è, non solo non è evidente ma crea molte difficoltà. È da tempo che stiamo cercando questo modo e prima o poi lo troveremo, è la scommessa più ardua. Gli umani non hanno accesso al sistema operativo di cui sono fatti, hanno accesso a un sacco di cose ma non a quello e allora dobbiamo restituire tale accesso in modo che possano agire il linguaggio anziché subirlo come se fosse una maledizione; gli umani subiscono i propri pensieri generalmente, non li agiscono, muovendo da premesse che sono state assunte come vere, le subiscono tali premesse perché non le possono più interrogare e continuano a subirle per tutta la loro esistenza. Vi rendete conto della portata della questione e del fatto che gli umani sono fatti di linguaggio, non sono nient’altro, è l’unica ricchezza che hanno, o lo si sa usare oppure no, se lo si sa usare lo si agisce e di conseguenza si è assolutamente liberi, se no, no, non si è liberi, si è programmati da quella serie di premesse inattaccabili, incrollabili e inossidabili su cui ciascuno fonda la propria esistenza. Se ci pensate bene gli umani sono come programmati dalle loro stesse credenze, si auto programmano in base alle cose che sono ritenute vere e che costituiscono quindi le premesse sulle quali costruiscono tutta la loro esistenza, e queste premesse su cui costruiscono tutta la loro esistenza non sono più discutibili per cui il programma non cambierà. È difficile che gli umani cambino, se non vengono modificate tali premesse non cambierà mai nulla né potrà mai cambiare nulla perché le premesse saranno sempre le stesse e quindi le conclusioni saranno sempre vincolate a quelle premesse. Tutto questo si paga ad un prezzo altissimo, si preferisce pagare ad un prezzo altissimo una cosa che in realtà non serve a niente…

Intervento: fare rendere conto alle persone… è difficile…

Esatto, è su questo che stiamo lavorando da qualche tempo, trovare il modo per cui tutto questo sia più semplice, più rapido da intendere e più facile da accedere. Ma è difficile perché il discorso di ciascuno è come protetto ci sono dei firewall, per usare una metafora informatica, cioè un certo elemento non viene riconosciuto come facente parte del sistema e quindi viene rigettato, funziona così, i programmi antivirus dei computer funzionano così e gli umani sono provvisti di un sistema del genere e questo sistema è dato dalla serie di premesse ritenute vere e che non possono in nessun modo accogliere qualche cosa che se accolto minaccerebbe la verità di tali premesse, e quindi qualunque cosa che ha queste caratteristiche viene rigettato immediatamente…

Intervento: infatti è questo lo smarrimento… cioè questo vuoto perché per loro è un vuoto…

C’è anche da dire che gli umani si spaventano con poco e una delle cose che occorre fare intendere è che in realtà non succede assolutamente niente, non succede niente, semplicemente si spalanca un ventaglio di possibilità nel momento stesso in cui cessa la paura, per questo parlavo di libertà, ogni paura è una limitazione perché di lì non devi andare, se si tolgano tutte queste paure si tolgono tutte queste limitazioni e ciascuno è libero di fare qualunque cosa e finalmente potere usufruire della ricchezza infinita di cui dispone e che non sa di possedere…

Intervento: diciamo che in effetti è importante la realtà in effetti ovviamente loro ritengono le cose vere in quanto sono confrontabili ciò che dicono è un mezzo che descrivono una cosa che esiste e hanno sempre una certa sicurezza nel loro discorso anzi ce l’hanno sicuramente… sarebbe interessante riprendere la questione perché ciò che è ritenuto vero esiste in quanto esiste una realtà che da valore…

Potremmo definirla la madre di tutte le superstizioni, in effetti nessuno la sa definire in modo necessario, ciascuno dà la sua definizione ma senza rendersi conto che ciascuna definizione si dia della realtà, come di ciascuna altra cosa, è sempre arbitraria e non necessaria quindi non costringe all’assenso, questa è la questione di cui dicevo prima riguardo alla libertà, non c’è nessuna costrizione all’assenso…

Intervento: la realtà è: questo è questo, nasce così l’idea di realtà…

Quel giorno fatidico in cui la mamma mostra a Pierino “questo è questo…” da quel momento si impone un’informazione nel suo sistema che rimarrà sempre e questa informazione non potrà mai essere messa in discussione perché su questa ha costruita la sua esistenza e quindi non lo farà. Occorre immettere altre informazioni, più precise e più dettagliate sul fatto che questo sia questo…

Intervento: è questo il criterio di verifica in un certo senso…

Esatto, anziché considerarlo come un gioco linguistico diventa il fondamento di tutto…

Intervento: sì perché su quello verificherà poi successivamente capirà che per dire qualcosa dovrà sempre dire che questo è questo…

È ovvio e la realtà serve a questo, per questo dicevo che è la madre di tutte le superstizioni, la superstizione è fondata su un entimema…

Intervento: può essere anche la questione della conoscenza e del sapere anche… tutto il sapere in che cosa si realizza? Si realizza sempre nel raggiungere sempre un questo è questo…

Prendendolo ogni volta come il raggiungimento del fondamento assoluto e non come un gioco linguistico…

Intervento: no, perché non si può fare perché non si sa come funziona il linguaggio e quindi si deve abbandonare quel gioco ciascuna volta in cui si prosegue a pensare quindi serve soltanto per continuare a dire delle cose…

L’obiezione che ci viene rivolta fondamentalmente riguarda il fatto che le persone continuano a dire che questo è questo e non è un gioco linguistico, questo è il fondamento di tutto, se questo non è questo allora è il marasma generale. Per tutta la vita queste persone di cui lei parla non fanno altro che cercare conferme al fatto che questo è questo, nient’altro che questa operazione, per tutta la vita.