19-2-2004
Intervento: Una signora si interrogava su come avviene il percorso in una psicanalisi come quella che pratichiamo…
Nella prossima serie di incontri già si potrebbe porre questa questione degli analisti della parola, cosa fanno e come procedono e quindi si ripropone in modo sempre più urgente la questione della tecnica, in fondo tra le righe c’è anche questa domanda… altre considerazioni? È vero che le obiezioni sono sempre le stesse, però è di queste che occorre tenere conto, evidentemente c’è qualcosa che non passa, qualcosa che arresta la possibilità stessa di intendere quello che diciamo, un muro, uno sbarramento…
Intervento: la psicanalisi si è volta come rimedio al male, rimedio al malessere… cioè una psicoterapia…
Una serie di incontri sul disagio potrebbe funzionare?
Intervento: sì ma… ci scontriamo con una aspettativa che non vogliamo dare… lo psicanalista che si trova a confrontarsi con il disagio deve sapere che non è il segno del male ma è una delle infinite figure retoriche che un discorso può costruire…
Cesare qualche considerazione?
Intervento: fin che non viene inteso l’utilizzo di un disagio… malgrado il sapere che qualsiasi cosa è un elemento linguistico è molto difficile…
Intervento: se uno non ha gli strumenti non può fare questo discorso
Intervento: ci arrivi nel momento in cui hai elaborato molte questioni, non parti da lì ci arrivi
Intervento: per interrogare qualche cosa occorre che ci sia un criterio se non so che qualsiasi cosa è un elemento linguistico girerò all’infinito
Eugenia lei che ci ha ascoltato in tutti questi incontri cosa ha raccolto?
Intervento: al pubblico gli si racconta la parte finale il discorso del linguaggio è praticamente la soluzione, la soluzione ma a che cosa? Allora noi dobbiamo parlare in prima istanza del problema e poi intervenire con la soluzione… se noi diciamo ed è giusto che tutto è linguaggio probabilmente chi ci ascolta dice “ma a me cosa serve?” probabilmente la gente vuole dei casi concreti…
Di fronte a ciò che accade nelle conferenze, come lei ha avuto modo di valutare, sorge una questione dal fatto che la più parte delle persone non intende granché di quello che diciamo, però se noi lo diciamo con forza sufficiente allora può essere creduto dai più indipendentemente dal fatto che capiscano oppure no, per una questione retorica “se è così sicuro non può non essere vero” infatti dicevo già tempo fa di parlare, durante le conferenze, con notevole determinazione e sicurezza, è quella che persuade le persone, non le convince perché le convinceremo altrimenti ma le persuade, è questo, soltanto la vostra sicurezza, la vostra determinazione, non avere dubbi, dire le cose in modo talmente efficace e determinato che in nessun modo chi ci ascolta ne viene coinvolto. Durante la conferenza di martedì sono intervenuto in modo abbastanza deciso, senza mezzi termini, ho detto che la psicanalisi è assolutamente ridicola, per esempio, è la prima volta che lo dico in un consenso pubblico, privato no… e muovendo obiezioni sempre più serrate e mostrando la nostra assoluta determinazione e sicurezza di ciò che diciamo, prima o poi accadrà che qualcuno comincerà a preoccuparsi, tant’è che il nostro lavoro dovrà svolgersi in seguito in due direzioni parallele: l’una è questa che stiamo proseguendo adesso e che ci permette di reperire argomentazioni retoriche sempre più efficaci, più semplici, più dirette e più fluide, l’altra è dare un fondamento teorico sempre più solido, sempre più potente e questa solidità deve potersi raggiungere molto rapidamente, prima o poi qualcuno verrà a porci delle domande precise su quello che affermiamo, e dovremo essere in condizioni di rispondere in modo non soltanto determinato e sicuro ma logicamente ineccepibile, perché tutto si basa su questo, è la nostra forza, se qualcuno per qualche motivo dovesse riuscire a minare ciò che noi affermiamo, cioè le basi teoriche, crolla tutto come un castello di carte. Per cui il nostro lavoro procederà in queste due direzioni nei prossimi duecento anni e poi valuteremo il da farsi, si tenga in buona salute…
Intervento:…
Infatti ho intenzione di scrivere un testo teorico, però tenendo conto di una certa facilità, poi tenendo conto di tutte queste obiezioni, sempre le stesse, per cui sia ancora più semplice demolire queste stupidaggini. Una questione che si pone è da dove partire, dalla questione della verità? Dalla questione della realtà? Dalla questione del disagio? O direttamente da ciò che non può non essere, però occorre provarlo perché non può non essere, facevo un accenno la volta scorsa rispetto alla questione della verità, per esempio è possibile porre un’affermazione che corrisponda alla verità? Lo è se so che cosa è la verità intanto, per sapere che cosa è la verità occorre che ne abbia una definizione, questa definizione occorre che corrisponda alla verità, e cioè la verità occorre che sia ciò che necessariamente è e non può non essere, perché non deve non essere? Perché se fosse allora sarebbe altro dal necessario. Questo è un modo per partire, sicuramente questo costituisce una base teorica, non sono ovviamente argomentazioni retoriche, sono argomentazioni logiche, e non è possibile affrontare una cosa del genere in una conferenza in questi termini, al terzo passaggio già si sono persi tutti e bell’è fatto, ciononostante occorre prima un buon testo teorico assolutamente rigoroso ma abbastanza facile da seguire, sul quale costruire poi argomentazioni retoriche, bisogna procedere in questo modo, dobbiamo costruire un testo retorico e poi in base a questo… è in parte ciò che abbiamo sempre fatto ma occorre farlo in modo più preciso, passo per passo e soprattutto essere in condizioni di potere sostenere ciò che affermiamo di fronte a chicchessia, può essere il tizio che non ha capito di cosa stiamo parlando, può essere un filosofo del linguaggio che invece ha capito benissimo di cosa stiamo parlando e magari ha delle obiezioni. Che abbiamo già risolte però occorre che le contromosse siano tutte presenti immediatamente, come se dovesse essere sempre presente nei nostri pensieri questa proposizione che afferma che qualsiasi elemento è un elemento linguistico e continuare a provarla, un lavoro che vi ho invitato a fare moltissime volte, provarla e confutarla, solo così si allena il pensiero logico, solo così si acquisiscono gli elementi con una tale sicurezza che poi diventa naturale, diventa inevitabile poterli dire con assoluta precisione, in modo che non ci sia nessun tentennamento, né la possibilità di un tentennamento, e poi ecco certo l’aspetto retorico, abbiamo cominciato a porre le distanze, come avete ascoltato nelle conferenze, dalla psicanalisi e sempre di più lo faremo, sta diventando una cosa sempre più statale, statalizzata, statalista, governativa, una sorta di psicopolizia, già anni fa lo dicevamo e lo è sempre di più, e c’è motivo di pensare che lo sarà sempre di più e quindi occorre marcare la differenza tra la scienza della parola o come vorremo chiamarla e la psicanalisi, e mostrare soprattutto che la psicanalisi ha sempre mentito, sapendo di mentire raramente, altre volte totalmente ignara e quindi è un inganno e che l’unico modo di risolvere i problemi in modo radicale è quello che noi proponiamo e avanziamo…
Intervento: dobbiamo dimostrare che siamo noi i veri anarchici
In effetti è un gesto sovversivo mica da poco. Dunque creare l’interesse partendo da lì, ponendoci e proponendoci come le sole persone in condizione di porre un’altra persona nelle condizioni di risolvere un problema, qualunque esso sia, muovere questa curiosità, se c’è questa curiosità allora le persone cominceranno a occuparsi della teoria che sta a fondamento di tutto questo, partite sempre dal concetto che in linea di massima alle persone della teoria non importa assolutamente niente, se importasse qualcosa la psicanalisi non sarebbe mai esistita molto probabilmente, ma tant’è che le persone si rivolgono a un analista con l’assoluta incapacità di ragionare, cioè di porre delle questioni ma è un po’ come andare dal dentista, lui sa come si fa… qui si tratta del proprio pensiero: come, sa lui come si fa? È il mio pensiero, cioè la mia stessa esistenza, c’è qualcosa di più in gioco, quindi Sandro giustamente diceva non tanto dire: insegnare a pensare, se no le persone si adombrano ma di affinare il pensiero…
Intervento:…
Sì, affinare il pensiero, poi trovare una formulazione meno forte, che spaventi di meno, imparare a decidere cosa fare in modo più rapido e più efficace, avendo gli strumenti per farlo ovviamente. Perché una persona spesso non può decidersi nel modo più rapido e più efficace? Perché considera di enorme importanza cose che in realtà non lo sono, sono state costruite come tali e quindi importanti al solo scopo di poterle utilizzare per godersele. Certo rimane sempre il problema di fondo, e cioè che in questo modo il timore per molti è che togliamo la possibilità di godere di un sacco di cose, cosa diamo in cambio? Un pensiero teorico?
Intervento: la possibilità di costruirsene molti altri di problemi
Sì, certo, insistere su questo: cosa accade quando la persona sa pensare? Mostrando in che cosa consiste il sapere pensare ovviamente, ma che cosa accade? Cosa accade esattamente nei suoi pensieri? Come il suo modo di pensare viene modificato? In meglio ovviamente. Magari costruendo anche un esempio, inventandosi di sana pianta, dico inventandosi perché occorre farlo perché sia così ben fatta e persuasiva, ma in ogni caso fare tutto questo con sicurezza estrema e assoluta, però perché questa cosa ci sia occorre che ci sia effettivamente sicurezza in ciò che si va dicendo cioè non avere alcun dubbio, nessun tipo di incertezza, cosa che ho sempre invitato a fare ma nessuno fa mai, per esempio di fronte alle obiezioni che oramai conoscete tutti a memoria prenderne una e costruire dei discorsi contro queste obiezioni, prenderlo come un gioco da fare ogni tanto, qualche volta durante la giornata, pensare cosa rispondere a chiunque muova qualunque obiezione in modo che risulti persuaso da ciò che dite, se costruite un discorso che non vi soddisfa ne costruite un altro, ad un certo punto avrete fatto un esercizio tale che avrete tali elementi che una proposizione del genere non vi preoccuperà, avrete subito tre o quattro cose da dire che smontano una cosa del genere, come la botta in testa, ma qualunque altra cosa, durante la propria giornata ciascuno ne ascolta a bizzeffe di cose del genere, chiedersi come obietterei a una cosa siffatta? Sarei capace di costruire un discorso che persuada quella persona che quello che ha affermato non significa niente? Sì, no? Magari no, e allora ecco che ci si dà da fare, si costruiscono argomentazioni, discorsi, storie anche perché no? Confutare qualcuno con una bella storia è sempre un modo molto efficace, attira l’attenzione, l’altro è spiazzato, non sa più cosa dire, magari dovremo utilizzare di più questo metodo della storia da raccontare, del racconto della storia che dobbiamo inventare ovviamente e poi dobbiamo incominciare a pensare dei titoli, dei titoli molto efficaci. Il titolo generale potrebbe essere il disagio, dire come funziona, disagio poi però aggiungerci delle cose, come disagio sessuale, quello va sempre, abbiamo visto che è una cosa che va per la maggiore, poi il disagio giovanile, banalità del genere. Mettiamo titoli magari anche molto belli che però lasciano indifferente la gente, e allora non serve a niente visto che facciamo queste conferenze per attirare le persone, qualche altra considerazione? Comunque distinguerci sempre di più e non difenderci ma attaccare, attaccare la psicanalisi, gli psicanalisti, Lacan, Freud, attaccandoli in modo molto pesante e con forti argomentazioni…
Intervento: partiamo da questa necessità di credere, perché è necessario credere? Può essere un’esigenza del discorso fermarsi
Stabilire un elemento vero sul quale costruirne altro e finché non lo si trova…
Intervento: ma il discorso deve arrivare alla conclusione, l’idea è che… trovare quel qualcosa che soddisfi questa esigenza di credere e che quindi consenta al proprio discorso di proseguire anziché rimanere paralizzato su un problema… il problema può essere qualunque cosa… io credo che bisogni trasformare le cose pesanti, la sofferenza ecc. in qualcosa di assolutamente leggero come se si percepisse che la soluzione è a portata di mano
Questa è una via certo, sì di questo abbiamo detto tante volte nelle conferenze, abbiamo risposto e l’unica verità a cui potete attenervi è quella. Sì, direi di provare questa modalità, attaccare, attaccare tutti a 360 gradi…
Intervento: per questo dobbiamo fare molto esercizio
Sì perché potrebbe essere molto efficace ma anche molto pericoloso. Usare per esempio la figura del ridicolo, rispetto a certi fondamenti teorici, rispetto alla psicanalisi o alla scienza o a qualunque altra cosa, è sempre molto efficace, crea un’immediata identificazione a meno che uno non sia uno psicanalista, allora si diverte di meno però…
Intervento: quello che vogliamo è che si irritino
Ci vuole determinazione, sicurezza assoluta in ciò che si dice, occorre che qualcuno incominci a smuoversi, attaccare con buone argomentazioni quindi andarsi a riprendere alcune cose di Freud, di Lacan e ridurle al ridicolo, prima o poi qualcuno se ne avrà a male…
Intervento: se se ne ha a male cosa succede?
Incomincerà a fare qualcosa, a intervenire, a esporsi, che è esattamente ciò che noi vogliamo, che si esponga…
Intervento: che sostenga ciò in cui crede, perché sperare che qualcuno intenda che la sofferenza è uno dei possibili utilizzi del linguaggio
Attaccare anche il modo di pensare comune, attaccare qualunque cosa ci capiti sotto mano. Dobbiamo scatenare la guerra, utilizzando il ridicolo e riuscendo a interessare, a divertire anche, a incuriosire le persone, dare saggio della nostra abilità retorica. Anche questo è divertente, ascoltare una persona che parla molto bene è piacevole. Quindi la prima cosa da fare è scrivere un testo teorico molto preciso, dopodiché lavorare su quel testo e trasformarlo in testo retorico, fermo restando che dovete continuamente fare l’esercizio di cui dicevo: “Sarei capace di persuadere questa persona che ha detto una stupidaggine? Se sì, come?” continuamente.