18-10-2005
Avevamo detto di proseguire gli esercizi di retorica
muovendo dalle cose che ciascuno sta considerando per la sua conferenza. Chi ha
cominciato a lavorare? Beatrice…
Intervento: la
conferenza ha come titolo la follia della depressione quindi vorrei parlare
della perdita di tempo che avviene in colui che si
trova a praticare la depressione
Perché è una perdita di tempo?
Intervento: perché
potrebbe fare molte cose
Ma se preferisce fare così…
Intervento: ovvio, nessuno
ha mai fornito al depresso degli strumenti per cui
possa pensare in altro modo e quindi accorgersi
Cosa c’entra la depressione con il
pensare in altro modo? La depressione è una malattia come l’ulcera duodenale…
Intervento: ci si è
sbarazzati della depressione in questo modo rendendola malattia
Come la lebbra, il colera, lei sostiene che non è una
malattia?
Intervento: no, non è
una malattia lo sostengo perché se ciascuno potesse
accorgersi di come funziona il proprio pensiero
Sì ma il depresso si accorge di come funziona il suo pensiero,
tant’è che dice che funziona male e si rivolge a
qualcuno perché funzioni meglio…
Intervento: il depresso
si rivolge a qualcuno per trovare l’errore nel suo pensiero, per trovare ciò
che provoca il disagio e immagina che questo qualcosa sia da ricercare
attraverso un racconto e quindi raccontando quello che è il suo disagio, quello
che immagina determinare il suo male, lo racconta all’analista
Se è una malattia si cura con i
farmaci…
Intervento: dicevo che ci è sbarazzati della depressione
Chi si è sbarazzato della depressione? Il depresso?
Intervento: il depresso
è un complice comunque perché…
Complice di chi? Delle case farmaceutiche?
Intervento: della
struttura del discorso occidentale che…
Complice? È fatto della struttura del discorso occidentale,
non è complice, ne è parte, è diverso, per essere
complice occorrerebbe che fosse fuori da questa struttura e diventasse complice
di questa struttura che non gli appartiene, mentre se lui è fatto di questa
struttura non può essere complice…
Intervento: diciamo che
utilizzando il linguaggio così come lo utilizza… lo utilizza come qualcosa che
serve, in questo caso al depresso o chi ascolta il depresso per trovare quella
che è una verità, la verità dell’errore
Cosa sta dicendo? L’ha detto prima che l’ha già trovata, se lui vuole raccontare che nel suo discorso
ci sia un errore tale per cui è depresso allora già che c’è l’errore…
Intervento: sì però questa individuazione dell’errore che è possibile attraverso
il discorso che fa il depresso, l’utilizzo del linguaggio, si immagina, il
discorso occidentale immagina di poterlo trovare non nel pensiero, in ciò che
la persona crede, bensì come un peccato, come qualcosa che
Nessuno considera la depressione come un peccato, solo
lei, come c’è arrivata a questa conclusione? Le pare che uno psichiatra
consideri al depressione un peccato?
Intervento: no, però
immagina che la persona produca…
Non si considera un peccato, uno non
confessa la depressione…
Intervento: però il
prete come lo psichiatra immaginano…
Lei sa quello che immaginano
queste persone?
Intervento: il prete
spinge il peccatore quindi anche il depresso in molti casi a confessare la
propria colpa ed è questo che ricerca il depresso in molti casi…
La depressione è una colpa? Nessuno pensa che sia una
colpa…
Intervento: però è
andata vicino alla questione perché l’accidia è un peccato perché viene meno la
fede in dio… aveva colta la questione perché il
depresso cerca di credere in qualcosa, perché in effetti di cosa vive il
depresso vive una sorta di lutto, di cose senza senso non crede più in nulla e
nulla gli dà aspirazione, gli dà entusiasmo, nulla gli dà la voglia di vivere,
quindi manca qualcosa in cui crede, la stessa chiesa ha colta dicendo il prete
“non hai abbastanza fede” il tuo peccato è non avere fede, sei andata
abbastanza vicino a cogliere la struttura della depressione ovviamente con una
soluzione di un certo tipo
Intervento: la
questione del senso nella depressione “nulla ha più senso, nulla ha più
interesse per le cose” che gli si propongono quindi è disinteressato a qualsiasi
cosa ma proprio perché c’è qualcosa che per lui ha un senso che è andato
perduto, che non sarà possibile ritrovare e ricostruire ma è il senso di
qualche cosa che per lui funziona tanto che tutto il resto non è più
Si, non ha più interesse per nulla salvo che per la sua
depressione…
Intervento: salvo per
le tragedie che costruisce , salvo che per quella
realtà che gli si para davanti continuamente… l’effetto è quello di una persona
catatonica alla quale non importa assolutamente niente nulla ha un senso ma
proprio perché c’è qualcosa che questo senso ce l’ha e questa cosa che ha senso
per lui funziona nel suo discorso a farli ricostruire continuamente quella
realtà, quel modo di vedere le cose per cui qualsiasi cosa… non c’è nulla che
valga, per cui valga la pena… in effetti quando poi se interviene una
conversione per cui si trova ad abbracciare un'altra religione e quindi a
credere nello stesso modo…
Lei qui ha fatto un salto
tremendo, che in una conferenza non va bene, dice che crede in un'altra
religione, ma ha saltato tutta una serie di passaggi che mostrano come la
depressione sia un pensare religioso, se non ci sono i passaggi le persone che
ascoltano non capiscono di cosa sta parlando, bisogna tenere conto anche del
pubblico in sala…
Intervento: il depresso
costruisce partendo da una premessa che, dipende dalla struttura di discorso,
non coglie perché non può interrogare, perché utilizza il linguaggio e non può
accorgersi di quello che dice… era ovvio che diventasse una malattia e quindi
ci si disfacesse di questo flagello che rischia di
attrarre molte persone perché bene o male il depresso è l’unico che può contare
su una realtà
Sì ma non ha ancora detto perché la depressione attrae
la persona, perché è così affascinato dalla depressione e perché continua ad
essere depresso, ché se non lo dice tutte queste cose
che lei va affermando, che vanno anche bene, sono interessanti, rischiano di
non sortire alcun effetto, cioè chi ascolta non capisce cosa è successo e perché…
Intervento: perché la
depressione attrae?
Si, cosa c’è di così meraviglioso?
Intervento: si parlava
dell’accidioso… la depressione attrae, perché è come se, adesso la dico grossa,
insiste nel depresso il godimento di uno spettacolo che ad altri non è concesso
se non in un modo differente nel senso che le persone dovrebbero essere
depresse perché la realtà è brutta per ciascuno, in effetti
ciascuno si difende dalla realtà o come il depresso che cerca lo spettacolo
nelle cose che ha imparate…
Perché è un modo molto forte per
potere affermare la loro verità, e gli umani cercano proprio questo: affermare
la propria verità, e la depressione offre questo strumento molto potente…
Intervento: la potenza
della depressione, si intuisce la potenza di questo pensare
il quale gode e quindi utilizza fino in fondo, quelle proposizioni che offrono
lo spettacolo…
Sì ma che cosa lo fa godere così tanto
se non l’idea di avere solo lui al mondo saputo come stanno esattamente le
cose, è questo che lo eccita e lo fa godere così tanto, lui solo contrariamente
a tutti che invece non si accorgono di niente, sa come stanno le cose, lui,
unico al mondo, è questo il vantaggio della depressione, è un delirio intorno
alla verità, soltanto lui sa come stanno le cose e gli altri invece non si
accorgono di niente e sono dei cretini, che girano così senza sapere ciò che
lui purtroppo è venuto a sapere, e deve portare un fardello…
Intervento: ecco e per
quale motivo un depresso dovrebbe intraprendere un percorso analitico? se lui è convinto di essere nella verità, dopo aver inteso
come sono le cose, per confermare questa sua verità che non vuole togliere però
Il depresso non inizia l’analisi in generale perché
pensa di non averne nessun bisogno, perché se le cose stanno come dice lui, lui
non è in torto, né vede cose che non sono, ha semplicemente colto ciò che altri
non vedono e quindi è assolutamente nel vero, nel giusto…
Intervento: quindi sta
benissimo il depresso
In effetti lo sta, però deve fare la
rappresentazione dello spettacolo che lui ha osservato e cioè le miserie e la
tragedie, così come una persona che vede, osserva una strage, rimane quanto
meno perplesso, rimane un po’ stranito, un po’ di cattivo umore, triste, il
depresso fa la stessa cosa, lui assiste ogni giorno alla tragedia che si
consuma a danno degli umani ignari di quel male che accade loro, e quindi non
può che essere triste. Poi può accadere che si accorga
che forse quello che sta facendo è un po’ eccessivo, magari può accadere che se
ne accorga e allora c’è l’eventualità che possa iniziare una analisi, perché
soltanto se ha il dubbio che le cose che pensa vadano un po’ al di là di ciò
che è consentito, ma se no…
Intervento: ma chiunque
è in possesso della verità non ha nessuna intenzione
di metterla in gioco…
Intervento: quando questa verità
comincia a vacillare…
Intervento: quando immagina che ci sia un errore…
Intervento: si parlava
del nichilismo e dello scetticismo in un certo senso hanno la loro verità che
le cose non hanno senso… questo è il senso del discorso
Ma la follia della depressione in cosa
consiste Beatrice?
Intervento: io parlavo
della perdita di tempo del depresso di quando si accorge
di quella realtà che lui immagina ferma immobile e fissa non sia una sua
costruzione, frutto del suo pensiero e quindi qualcosa che lui può continuare a
giocare oppure abbandonare, visto che è di pensiero che si tratta, si tratta
della sua intelligenza che è in gioco nella depressione…
Dice che il depresso è stupido?
Intervento: non dico che è stupido però il suo discorso è fermo su questa
realtà che allucina per proseguire a costruire le sue storie
Lei saprebbe fare esempi di depressi,
persone che sono state depresse e che invece hanno fatto cose notevoli?
Leopardi per esempio…
Intervento:…
Eppure passano per persone che hanno detto,
scritto cose notevoli, e quindi non è che siano proprio così rimbambiti…
Intervento: non sto dicendo che il depresso sia rimbambito però se il prezzo da
pagare, da portare innanzi… doveva permanere nella sua
malinconia… il prezzo è stato molto alto questa ricchezza del discorso di un
poeta come il Leopardi poteva… nulla vieta anzi il miglior poeta è colui che
afferma qualsiasi cosa e il suo contrario e saprà trarre da ciò che afferma… cioè
il poeta può mentire ed essere conosciuto come il Leopardi, come colui che ha
avuto una vita da depresso
Sì ma per esempio rispetto a Leopardi come si situa la
follia della depressione? Dove si trova? Che ne è?
Intervento: per esempio
il Leopardi se la prendeva con la natura diceva che la
responsabile è la natura
Intervento: con
qualcuno doveva pur prendersela d’altra parte perché una poesia produca gli effetti che produce deve trovare anche in colui
che legge la poesia una sintonia
Sì, è qui che c’è la complicità, possiamo usare questa
parola, “guarda come vanno male le cose” e tutti quanti…
Intervento: però non è
necessaria la malinconia questi grandi sentimenti oceanici che accumulano
Non è necessario rispetto a che cosa? Supponiamo che la
depressione non sia necessaria, però ha consentito a Leopardi di scrivere le
cose che ha scritte…
Intervento: lui
immaginava di dire il vero
Intervento: però quali
passioni possiamo immaginare non sappiamo nulla di
quello che lo scatenava a scrivere
Sappiamo ciò che ha scritto…
Intervento: sappiamo
ciò che produce ciò che ha scritto nell’animo dell’uomo, sappiamo quali grandi
emozioni… ci sono depressi che passano le serate a leggere poesie del Leopardi
e a sognare… può succedere però
Ma qual è la portata del discorso che andiamo
facendo rispetto a tutte queste cose? Fino adesso non si è inteso, non si è
inteso neanche in che cosa consista la follia della
depressione, mentre vorremmo intenderlo, è la depressione che è folle in sé o è
la follia della depressione nel senso che è il depresso che è fuori di testa?
Intervento: è la
depressione che è fuori di senso nel senso che non è necessario abbracciare la
depressione per costruire delle proposizioni vere
Qui ha saltato un bel po’ di passaggi…
Intervento: non
potrebbe essere che la follia della depressione sia esattamente quello che
pensa il luogo comune e invece la depressione è un procedimento assolutamente
razionale… la depressione è folle perché nessuno sa dare una spiegazione… tutti
si cimentano per capire che cosa sia questa depressione nessuno sa che cos’è e
quindi risulta assolutamente irrazionale, mentre
invece la depressione ha un
suo procedere perfettamente razionale, quindi la follia della depressione per
negarla questa follia, anziché affermarla nel senso che la depressione è folle
in quanto è incontrollabile, è ingovernabile, non si sa che cos’è, non si sa da
dove viene, non si sanno tante cose no?
È un approccio, se ne possono inventare altri…
Intervento: sì certo, la
follia della depressione… io ho dato questo titolo per portare a intendere come se quel depresso che ha voglia di mettersi
in gioco e quindi intraprendere un percorso analitico
Però fino adesso il depresso non ha avuto nessun modo,
il depresso che la sta ascoltando non ha avuto ancora nessuno strumento per
desiderare di approcciare differentemente la
depressione perché lei non lo ha fornito, ecco perché, lo fornisca…
Intervento: io già una
volta ho parlato del depresso come un passionale che continua a perpetrare
cambiando gli attori, cambiando giochi, a perpetrare l’unico gioco che ha imparato
quand’era piccolo e che di metafora in metafora proseguendo e crescendo
continua a portare avanti l’unico gioco, credendo nella realtà, in una realtà
che è fuori dal suo discorso, che lui può mimare, può
mostrare, può insegnare ma che il suo discorso non può mutare, non può cambiare
in effetti poi possiamo affermare che chi è depresso goda come tantissimo, però
ciò che afferma il depresso quando non è catatonico, fuori di qualsiasi grazia
di dio, o non ucciso dall’elettrochoc o dagli psicofarmaci, dalla droga questo
depresso non può che affermare che sta male non afferma che sta bene, non si
accorge di stare bene, lui afferma che sta male e quindi è con il suo male che
ha a che fare ma fintanto che continuerà a non considerare la sua intelligenza,
a non poterla considerare perché le cose accadono e accadono fuori dalla sua
responsabilità
Il depresso si crede in genere molto intelligente, è
l’unico che è riuscito a capire come stanno le cose…
Intervento: il depresso
si crede molto intelligente certamente però se… tutte le persone si credono
molto intelligenti… ma parliamo sempre di quel
depresso che ha intenzione di mettersi in gioco perché se no possiamo parlare
finché vogliamo tanto non ascoltano, viene lì per fare come fa quel signore, il
paranoico… è ovvio che noi parliamo a delle persone e abbiamo intenzione in
qualche modo di vedere dove porta un percorso analitico, dove può portare…
Visto che parla di percorso analitico, in effetti il modo in cui si svolge un discorso come questo
del depresso è lo stesso di chiunque altro, attraverso tre passi fondamentali
1) fare considerare che la depressione è stata costruita per via dei suoi
pensieri, cioè sono i suoi pensieri che mettono in atto tutta una serie di
conclusioni, queste conclusioni non esistono in natura ma sono le sue 2)
assumersi la responsabilità di tali conclusioni, visto che sono state costruite
dal suo pensiero, e 3) a questo punto se come abbiamo detto è responsabile di
ciò che pensa, perché pensa una cosa del genere? Questi tre passi sono quelli
fondamentali in qualunque percorso, se non avviene questo in
effetti è un problema perché solo da questo momento potremmo anche dire,
da questo momento particolarissimo inizia l’analisi, e cioè quando comincia a
domandarsi, dopo aver accolto la responsabilità di ciò che sta facendo, perché
lo sta facendo, a che cosa gli serve? A questo punto può avviarsi l’analisi del
discorso, che non è nient’altro che ricondurre tutto ciò che avviene nel dire
al motivo per cui si dice, che è connesso con il
funzionamento del linguaggio, e quindi sì, dico delle cose per ottenere una
certa cosa ma il desiderio di ottenere una certa cosa non è nient’altro che
qualcosa che serve a costruire altre proposizioni, a quel punto c’è
effettivamente l’analisi del discorso, l’analisi del discorso è questo:
riportare tutto ciò che avviene nel discorso, cioè là da dove è partito e cioè
dalla sua struttura, quindi questi tre passi devono avvenire 1) ripeta lei…
Intervento: assumersi
la responsabilità…
No, è il secondo passo, la responsabilità di che cosa?
Del suo pensiero abbiamo detto, uno pensa delle cose, queste cose che pensa le
pensa lui intanto, quindi sono state costruite dal suo pensiero anche a partire da cose che ritiene fuori di lui, ma in ogni caso
questo pensiero, queste conclusioni cui è giunto sono state operate dal suo
pensiero, quindi il secondo passo, la responsabilità, è responsabile dunque di
quello che pensa, terzo, se ne è responsabile perché pensa quello che pensa?
Intervento: certo le
conclusioni che trae che gli permettono di ripartire…
Se sono io che voglio pensare che il mondo vada a
catafascio, se sono io che voglio fare questo perché mi interessa
così tanto farlo? E allora a questo punto come dicevamo incomincia l’analisi, e
cioè faccio questo perché non posso non fare
un’operazione del genere, ho utilizzato questa per il semplice fatto che mi è
parsa più semplice, ad alcuni pare sia più semplice un’altra, ma si tratta
sempre di costruire proposizioni che risultino vere, e quindi quello è un
mezzo, è uno strumento, la depressione come qualunque altro tipo, direbbe
Freud, di nevrosi o di psicosi è un mezzo per costruire una sequenza di
proposizioni che risultino vere all’interno di un certo gioco. Uno costruisce
un certo gioco, dopodiché, costruito questo gioco, si attiene alle regole di
quel gioco per costruire delle proposizioni vere, passa tutta la sua vita a
fare questo, se lo sa e non può non saperlo allora è un’analista, se lo sa ma riesce a non saperlo non è ancora analista, se non lo
sa allora non può fare niente…
Intervento: continua a
costruire la sua depressione, la sua sofferenza
Proprio così.
Intervento: il mondo
tremendo e tragico imponendolo all’altro
Come qualunque verità, qualunque
verità che la persona supponga di avere deve essere imposta all’altro perché
chiunque non condivida quella verità è una minaccia alla sua stessa verità,
qualunque verità che non possa essere dimostrata deve essere difesa, per questo
noi ci muoviamo in modo differente, perché la nostra verità può essere
dimostrata, può essere provata come assolutamente vera e pertanto non ha
bisogno di essere difesa, perché si difende da sé, ma qualunque altra verità
che non può essere provata e dimostrata deve essere difesa a costo della
propria vita in alcuni casi.
Intervento: il catatonico…
molti depressi sono così oppure continuano a ripetere sempre la stessa storia…
proprio perché non può riconoscere ciò che per lui è la fonte delle sue conclusioni
Come chiunque. Il fatto che lui utilizzi la depressione,
quella cosa che noi chiamiamo depressione, è un fatto puramente accidentale,
totalmente irrilevante, può usare questa come può usare altre strutture, può
essere un ossessivo, può essere un paranoico, può essere qualunque cosa non ha nessuna importanza, in ogni caso sono sempre questi tre
passi che deve compiere prima di iniziare un’analisi, se no di lì non si muoverà
e continuerà a credere che il mondo vada male oppure che vada bene…
Intervento: oppure
riversare su di sé tutti i mali del mondo per cui è un
incapace è un…
Sì, il modo che utilizza, per quanto ci riguarda è
assolutamente indifferente, così come è assolutamente
indifferente rispetto al sistema operativo che cosa si va dicendo, che uno dica
delle peggiori catastrofi o tragedie o dica delle cose più divertenti, per il
sistema operativo è totalmente indifferente, è uguale, sono proposizioni, la
cosa che importa al sistema operativo è che le conclusioni risultino vere
all’interno di quel gioco, tutto il resto è irrilevante, sono solo sequenze di
proposizioni, stringhe…
Intervento: non
potrebbe costruire nessun gioco e quindi cosa varrebbe come la sua contraria il
linguaggio non funzionerebbe
Per evitare questo si premura di verificare che le sue
conclusioni siano vere all’interno di quel gioco, se no
effettivamente sarebbe un problema, non potrebbe andare più da nessuna parte, ma
finché riesce a costruire proposizioni vere è a posto, il sistema operativo
funziona, tutto è attivato, tutto procede per il suo verso…
Intervento: stavo
riflettendo su una questione che in questo momento forse non interessa
Sentiamola, decideremo dopo se interessa oppure no…
Intervento: prima io
parlavo della colpa nel discorso melanconico così come lo descrive
Freud, la colpa è abbastanza importante, d’altra parte la melanconia è una
forma di depressione…
La melanconia è la depressione, come la chiamavano una
volta “akedia” dicevano i greci. E
allora?
Intervento: molte volte
una persona entra in analisi, torniamo al famoso senso di colpa, perché
intuisce nel suo discorso una colpa, immagina una storia, un sacco di questioni
per cui lì, lì le cose prendono un senso
Però il depresso non è una persona che si
sente in colpa, ciò che accade non è colpa sua, il depresso è un compilatore, è
un descrittore, un osservatore, un testimone, ma assolutamente innocente…
Intervento: se fosse
colpevole allora metterebbe in gioco la questione
Si troverebbe in una struttura diversa…
Intervento: io parlavo
del discorso schizofrenico
Perché?
Intervento: i fattacci
che si sentono nel mondo sono addebitati per lo più alla schizofrenia… sto
parlando di uccisioni tra individui
Intervento: è più la
paranoia…
Intervento: schizofrenia…
va beh, questa paura di compiere un misfatto io la addebitavo più a una struttura schizofrenica che a una struttura paranoica
anche se…
Cosa addebitava? La paura che il
desiderio si realizzi? È il discorso ossessivo, che per questo si trattiene…
Intervento: sì non può
mai mettere in atto…
Appunto per questo si trattiene,
perché se fa, fa un macello, per questo è sempre trattenuto…
Intervento: questo
desiderio di compiere il misfatto, di uccidere che è consacrato
da tutte le religioni e posto in atto laddove si deve andare contro a un
altro popolo e allora ci sono dei buoni e dei giusti motivi, e consideravo in
questo caso il discorso schizofrenico, mi interessava questo quel discorso che
costruisce delle proposizioni che a lui paiono vere, le accoglie vere, nel
senso che come se fossero formattate in un certo modo ma non può intendere
quello che va dicendo e quindi è in questa continua ricerca di trovare un
senso, quel senso però di quello che va dicendo, di quello che va facendo ma
non lo può trovare, non lo può trovare o perlomeno è molto complessa la
questione perché questo discorso che lui va facendo che pare sempre interrotto…
continuamente nel senso che si trova a compilare una sequenza preposizionale e
a un certo momento non può concludere quella sequenza perché immediatamente la
questione si sposta, un particolare viene preso per continuare, come la
metonimia “trenta vele” – la parte per il tutto – e il suo discorso non conclude e procede in
un’altra direzione, è ovvio che in questo modo in questo spostamento continuo
non riesce a intendere quello che va dicendo però lui immagina che tutto questo
sia sostenuto da quella colpa di cui parlavo, per cui necessita di, per
costruire delle proposizioni vere, di continuare a parlare in quel modo, perché
tutto ciò che sostiene e quello che è l’antico giochetto del bambino, come ha
imparato a parlare per cui intervengono antiche parole e modi, per cui
intervengono necessariamente, in questa metonimia continua le conclusioni della
sua colpa, a dare un senso alla sua melanconia…
Quindi attribuisce a sé la colpa? Questo è il discorso ossessivo non quello schizofrenico, lo schizofrenico
non si attribuisce niente…
Intervento: lo schizofrenico
non sa quello che dice
Non lo sa? Lo sa a modo suo, come ciascuno, però è più
il discorso ossessivo, almeno nella nosografia classica che risponde alla sua
definizione, la descrizione…
Intervento: la
questione al momento in cui l’analisi, il discorso dell’analista si introduce nel discorso della persona, le regole del gioco
che andiamo facendo per cui qualsiasi cosa è da ricondursi all’unica verità e
cioè io sto costruendo quello che sto dicendo… qualsiasi cosa è assolutamente
arbitraria serve soltanto per dire delle cose
Sì, e allora? Questa era la protasi,
arriviamo all’apodosi…
Intervento: di che cosa
è fatto questo discorso che noi facciamo? Il gioco che noi facciamo è quello di
inserire la responsabilità e ciascuna volta che questo gioco devia dal suo
percorso e cioè accoglie delle proposizioni arbitrarie
costruisce una contraddizione…
Lei salta un sacco di passaggi…
Intervento: è come se la
premessa del personaggio quello che è abituato a fare il suo giochino
e a perpetrare il suo gioco, è come se questa premessa ciascuna volta
incontrasse nel suo discorso delle proposizioni contraddittorie
Perché si accorga che sono tali
occorre già che sia stato un lavoro, se no in genere non se ne accorge o
semplicemente vengono eliminate…
Intervento: è questo
che avviene nella struttura dell’ossessivo vengono
eliminate queste contraddizioni che si creano con la premessa del proprio
discorso che è immaginato fuori da una struttura, si crea la contraddizione e
quindi viene eliminata come se fosse…
No, fa di nuovo confusione,
viene eliminata invece nel discorso schizofrenico, il discorso ossessivo le
abita nel suo perenne dubbio, il dubbio funziona così: di fronte alla
contraddizione o comunque ai corni del dilemma l’ossessivo è paralizzato, non
sa da che parte andare…
Intervento: è lì
sospeso nel nulla però quello che mi chiedevo che ne è
di quelle proposizioni che costruisce il percorso analitico? Quelle che vengono scartate?
Quelle che costruisce il
discorso analitico vengono scartate? Cosa sta dicendo?
Intervento: tutto ciò
che di nuovo interviene in un discorso al momento in cui compie un percorso di analista, sto parlando dell’analista e non dello
psicanalista quello che porta a giocare il gioco del linguaggio, come
dire la persona entra in analisi e comincia a raccontare la sua storia e
continua a ripetere sempre le stesse cose, dimentica
Deve riflettere meglio Beatrice, va bene, ci vedremo
mercoledì prossimo.