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18-10-2005

 

Avevamo detto di proseguire gli esercizi di retorica muovendo dalle cose che ciascuno sta considerando per la sua conferenza. Chi ha cominciato a lavorare? Beatrice…

Intervento: la conferenza ha come titolo la follia della depressione quindi vorrei parlare della perdita di tempo che avviene in colui che si trova a praticare la depressione

Perché è una perdita di tempo?

Intervento: perché potrebbe fare molte cose

Ma se preferisce fare così

Intervento: ovvio, nessuno ha mai fornito al depresso degli strumenti per cui possa pensare in altro modo e quindi accorgersi

Cosa c’entra la depressione con il pensare in altro modo? La depressione è una malattia come l’ulcera duodenale…

Intervento: ci si è sbarazzati della depressione in questo modo rendendola malattia

Come la lebbra, il colera, lei sostiene che non è una malattia?

Intervento: no, non è una malattia lo sostengo perché se ciascuno potesse accorgersi di come funziona il proprio pensiero

Sì ma il depresso si accorge di come funziona il suo pensiero, tant’è che dice che funziona male e si rivolge a qualcuno perché funzioni meglio…

Intervento: il depresso si rivolge a qualcuno per trovare l’errore nel suo pensiero, per trovare ciò che provoca il disagio e immagina che questo qualcosa sia da ricercare attraverso un racconto e quindi raccontando quello che è il suo disagio, quello che immagina determinare il suo male, lo racconta all’analista

Se è una malattia si cura con i farmaci…

Intervento: dicevo che ci è sbarazzati della depressione

Chi si è sbarazzato della depressione? Il depresso?

Intervento: il depresso è un complice comunque perché…

Complice di chi? Delle case farmaceutiche?

Intervento: della struttura del discorso occidentale che…

Complice? È fatto della struttura del discorso occidentale, non è complice, ne è parte, è diverso, per essere complice occorrerebbe che fosse fuori da questa struttura e diventasse complice di questa struttura che non gli appartiene, mentre se lui è fatto di questa struttura non può essere complice…

Intervento: diciamo che utilizzando il linguaggio così come lo utilizza… lo utilizza come qualcosa che serve, in questo caso al depresso o chi ascolta il depresso per trovare quella che è una verità, la verità dell’errore

Cosa sta dicendo? L’ha detto prima che l’ha già trovata, se lui vuole raccontare che nel suo discorso ci sia un errore tale per cui è depresso allora già che c’è l’errore…

Intervento: sì però questa individuazione dell’errore che è possibile attraverso il discorso che fa il depresso, l’utilizzo del linguaggio, si immagina, il discorso occidentale immagina di poterlo trovare non nel pensiero, in ciò che la persona crede, bensì come un peccato, come qualcosa che

Nessuno considera la depressione come un peccato, solo lei, come c’è arrivata a questa conclusione? Le pare che uno psichiatra consideri al depressione un peccato?

Intervento: no, però immagina che la persona produca…

Non si considera un peccato, uno non confessa la depressione…

Intervento: però il prete come lo psichiatra immaginano

Lei sa quello che immaginano queste persone?

Intervento: il prete spinge il peccatore quindi anche il depresso in molti casi a confessare la propria colpa ed è questo che ricerca il depresso in molti casi…

La depressione è una colpa? Nessuno pensa che sia una colpa…

Intervento: però è andata vicino alla questione perché l’accidia è un peccato perché viene meno la fede in dio… aveva colta la questione perché il depresso cerca di credere in qualcosa, perché in effetti di cosa vive il depresso vive una sorta di lutto, di cose senza senso non crede più in nulla e nulla gli dà aspirazione, gli dà entusiasmo, nulla gli dà la voglia di vivere, quindi manca qualcosa in cui crede, la stessa chiesa ha colta dicendo il prete “non hai abbastanza fede” il tuo peccato è non avere fede, sei andata abbastanza vicino a cogliere la struttura della depressione ovviamente con una soluzione di un certo tipo

Intervento: la questione del senso nella depressione “nulla ha più senso, nulla ha più interesse per le cose” che gli si propongono quindi è disinteressato a qualsiasi cosa ma proprio perché c’è qualcosa che per lui ha un senso che è andato perduto, che non sarà possibile ritrovare e ricostruire ma è il senso di qualche cosa che per lui funziona tanto che tutto il resto non è più

Si, non ha più interesse per nulla salvo che per la sua depressione…

Intervento: salvo per le tragedie che costruisce , salvo che per quella realtà che gli si para davanti continuamente… l’effetto è quello di una persona catatonica alla quale non importa assolutamente niente nulla ha un senso ma proprio perché c’è qualcosa che questo senso ce l’ha e questa cosa che ha senso per lui funziona nel suo discorso a farli ricostruire continuamente quella realtà, quel modo di vedere le cose per cui qualsiasi cosa… non c’è nulla che valga, per cui valga la pena… in effetti quando poi se interviene una conversione per cui si trova ad abbracciare un'altra religione e quindi a credere nello stesso modo…

Lei qui ha fatto un salto tremendo, che in una conferenza non va bene, dice che crede in un'altra religione, ma ha saltato tutta una serie di passaggi che mostrano come la depressione sia un pensare religioso, se non ci sono i passaggi le persone che ascoltano non capiscono di cosa sta parlando, bisogna tenere conto anche del pubblico in sala…

Intervento: il depresso costruisce partendo da una premessa che, dipende dalla struttura di discorso, non coglie perché non può interrogare, perché utilizza il linguaggio e non può accorgersi di quello che dice… era ovvio che diventasse una malattia e quindi ci si disfacesse di questo flagello che rischia di attrarre molte persone perché bene o male il depresso è l’unico che può contare su una realtà

Sì ma non ha ancora detto perché la depressione attrae la persona, perché è così affascinato dalla depressione e perché continua ad essere depresso, ché se non lo dice tutte queste cose che lei va affermando, che vanno anche bene, sono interessanti, rischiano di non sortire alcun effetto, cioè chi ascolta non capisce cosa è successo e perché…

Intervento: perché la depressione attrae?

Si, cosa c’è di così meraviglioso?

Intervento: si parlava dell’accidioso… la depressione attrae, perché è come se, adesso la dico grossa, insiste nel depresso il godimento di uno spettacolo che ad altri non è concesso se non in un modo differente nel senso che le persone dovrebbero essere depresse perché la realtà è brutta per ciascuno, in effetti ciascuno si difende dalla realtà o come il depresso che cerca lo spettacolo nelle cose che ha imparate…

Perché è un modo molto forte per potere affermare la loro verità, e gli umani cercano proprio questo: affermare la propria verità, e la depressione offre questo strumento molto potente

Intervento: la potenza della depressione, si intuisce la potenza di questo pensare il quale gode e quindi utilizza fino in fondo, quelle proposizioni che offrono lo spettacolo…

Sì ma che cosa lo fa godere così tanto se non l’idea di avere solo lui al mondo saputo come stanno esattamente le cose, è questo che lo eccita e lo fa godere così tanto, lui solo contrariamente a tutti che invece non si accorgono di niente, sa come stanno le cose, lui, unico al mondo, è questo il vantaggio della depressione, è un delirio intorno alla verità, soltanto lui sa come stanno le cose e gli altri invece non si accorgono di niente e sono dei cretini, che girano così senza sapere ciò che lui purtroppo è venuto a sapere, e deve portare un fardello…

Intervento: ecco e per quale motivo un depresso dovrebbe intraprendere un percorso analitico? se lui è convinto di essere nella verità, dopo aver inteso come sono le cose, per confermare questa sua verità che non vuole togliere però

Il depresso non inizia l’analisi in generale perché pensa di non averne nessun bisogno, perché se le cose stanno come dice lui, lui non è in torto, né vede cose che non sono, ha semplicemente colto ciò che altri non vedono e quindi è assolutamente nel vero, nel giusto…

Intervento: quindi sta benissimo il depresso

In effetti lo sta, però deve fare la rappresentazione dello spettacolo che lui ha osservato e cioè le miserie e la tragedie, così come una persona che vede, osserva una strage, rimane quanto meno perplesso, rimane un po’ stranito, un po’ di cattivo umore, triste, il depresso fa la stessa cosa, lui assiste ogni giorno alla tragedia che si consuma a danno degli umani ignari di quel male che accade loro, e quindi non può che essere triste. Poi può accadere che si accorga che forse quello che sta facendo è un po’ eccessivo, magari può accadere che se ne accorga e allora c’è l’eventualità che possa iniziare una analisi, perché soltanto se ha il dubbio che le cose che pensa vadano un po’ al di là di ciò che è consentito, ma se no…

Intervento: ma chiunque è in possesso della verità non ha nessuna intenzione di metterla in gioco…

Intervento:  quando questa verità comincia a vacillare…

Intervento: quando immagina che ci sia un errore

Intervento: si parlava del nichilismo e dello scetticismo in un certo senso hanno la loro verità che le cose non hanno senso… questo è il senso del discorso

Ma la follia della depressione in cosa consiste Beatrice?

Intervento: io parlavo della perdita di tempo del depresso di quando si accorge di quella realtà che lui immagina ferma immobile e fissa non sia una sua costruzione, frutto del suo pensiero e quindi qualcosa che lui può continuare a giocare oppure abbandonare, visto che è di pensiero che si tratta, si tratta della sua intelligenza che è in gioco nella depressione…

Dice che il depresso è stupido?

Intervento: non dico che è stupido però il suo discorso è fermo su questa realtà che allucina per proseguire a costruire le sue storie

Lei saprebbe fare esempi di depressi, persone che sono state depresse e che invece hanno fatto cose notevoli? Leopardi per esempio…

Intervento:…

Eppure passano per persone che hanno detto, scritto cose notevoli, e quindi non è che siano proprio così rimbambiti…

Intervento: non sto dicendo che il depresso sia rimbambito però se il prezzo da pagare, da portare innanzi… doveva permanere nella sua malinconia… il prezzo è stato molto alto questa ricchezza del discorso di un poeta come il Leopardi poteva… nulla vieta anzi il miglior poeta è colui che afferma qualsiasi cosa e il suo contrario e saprà trarre da ciò che afferma… cioè il poeta può mentire ed essere conosciuto come il Leopardi, come colui che ha avuto una vita da depresso

Sì ma per esempio rispetto a Leopardi come si situa la follia della depressione? Dove si trova? Che ne è?

Intervento: per esempio il Leopardi se la prendeva con la natura diceva che la responsabile è la natura

Intervento: con qualcuno doveva pur prendersela d’altra parte perché una poesia produca gli effetti che produce deve trovare anche in colui che legge la poesia una sintonia

Sì, è qui che c’è la complicità, possiamo usare questa parola, “guarda come vanno male le cose” e tutti quanti…

Intervento: però non è necessaria la malinconia questi grandi sentimenti oceanici che accumulano

Non è necessario rispetto a che cosa? Supponiamo che la depressione non sia necessaria, però ha consentito a Leopardi di scrivere le cose che ha scritte…

Intervento: lui immaginava di dire il vero

Intervento: però quali passioni possiamo immaginare non sappiamo nulla di quello che lo scatenava a scrivere

Sappiamo ciò che ha scritto…

Intervento: sappiamo ciò che produce ciò che ha scritto nell’animo dell’uomo, sappiamo quali grandi emozioni… ci sono depressi che passano le serate a leggere poesie del Leopardi e a sognare… può succedere però

Ma qual è la portata del discorso che andiamo facendo rispetto a tutte queste cose? Fino adesso non si è inteso, non si è inteso neanche in che cosa consista la follia della depressione, mentre vorremmo intenderlo, è la depressione che è folle in sé o è la follia della depressione nel senso che è il depresso che è fuori di testa?

Intervento: è la depressione che è fuori di senso nel senso che non è necessario abbracciare la depressione per costruire delle proposizioni vere

Qui ha saltato un bel po’ di passaggi…

Intervento: non potrebbe essere che la follia della depressione sia esattamente quello che pensa il luogo comune e invece la depressione è un procedimento assolutamente razionale… la depressione è folle perché nessuno sa dare una spiegazione… tutti si cimentano per capire che cosa sia questa depressione nessuno sa che cos’è e quindi risulta assolutamente irrazionale, mentre invece la depressione ha un suo procedere perfettamente razionale, quindi la follia della depressione per negarla questa follia, anziché affermarla nel senso che la depressione è folle in quanto è incontrollabile, è ingovernabile, non si sa che cos’è, non si sa da dove viene, non si sanno tante cose no?

È un approccio, se ne possono inventare altri…

Intervento: sì certo, la follia della depressione… io ho dato questo titolo per portare a intendere come se quel depresso che ha voglia di mettersi in gioco e quindi intraprendere un percorso analitico

Però fino adesso il depresso non ha avuto nessun modo, il depresso che la sta ascoltando non ha avuto ancora nessuno strumento per desiderare di approcciare differentemente la depressione perché lei non lo ha fornito, ecco perché, lo fornisca…

Intervento: io già una volta ho parlato del depresso come un passionale che continua a perpetrare cambiando gli attori, cambiando giochi, a perpetrare l’unico gioco che ha imparato quand’era piccolo e che di metafora in metafora proseguendo e crescendo continua a portare avanti l’unico gioco, credendo nella realtà, in una realtà che è fuori dal suo discorso, che lui può mimare, può mostrare, può insegnare ma che il suo discorso non può mutare, non può cambiare in effetti poi possiamo affermare che chi è depresso goda come tantissimo, però ciò che afferma il depresso quando non è catatonico, fuori di qualsiasi grazia di dio, o non ucciso dall’elettrochoc o dagli psicofarmaci, dalla droga questo depresso non può che affermare che sta male non afferma che sta bene, non si accorge di stare bene, lui afferma che sta male e quindi è con il suo male che ha a che fare ma fintanto che continuerà a non considerare la sua intelligenza, a non poterla considerare perché le cose accadono e accadono fuori dalla sua responsabilità

Il depresso si crede in genere molto intelligente, è l’unico che è riuscito a capire come stanno le cose…

Intervento: il depresso si crede molto intelligente certamente però se… tutte le persone si credono molto intelligenti… ma parliamo sempre di quel depresso che ha intenzione di mettersi in gioco perché se no possiamo parlare finché vogliamo tanto non ascoltano, viene lì per fare come fa quel signore, il paranoico… è ovvio che noi parliamo a delle persone e abbiamo intenzione in qualche modo di vedere dove porta un percorso analitico, dove può portare…

Visto che parla di percorso analitico, in effetti il modo in cui si svolge un discorso come questo del depresso è lo stesso di chiunque altro, attraverso tre passi fondamentali 1) fare considerare che la depressione è stata costruita per via dei suoi pensieri, cioè sono i suoi pensieri che mettono in atto tutta una serie di conclusioni, queste conclusioni non esistono in natura ma sono le sue 2) assumersi la responsabilità di tali conclusioni, visto che sono state costruite dal suo pensiero, e 3) a questo punto se come abbiamo detto è responsabile di ciò che pensa, perché pensa una cosa del genere? Questi tre passi sono quelli fondamentali in qualunque percorso, se non avviene questo in effetti è un problema perché solo da questo momento potremmo anche dire, da questo momento particolarissimo inizia l’analisi, e cioè quando comincia a domandarsi, dopo aver accolto la responsabilità di ciò che sta facendo, perché lo sta facendo, a che cosa gli serve? A questo punto può avviarsi l’analisi del discorso, che non è nient’altro che ricondurre tutto ciò che avviene nel dire al motivo per cui si dice, che è connesso con il funzionamento del linguaggio, e quindi sì, dico delle cose per ottenere una certa cosa ma il desiderio di ottenere una certa cosa non è nient’altro che qualcosa che serve a costruire altre proposizioni, a quel punto c’è effettivamente l’analisi del discorso, l’analisi del discorso è questo: riportare tutto ciò che avviene nel discorso, cioè là da dove è partito e cioè dalla sua struttura, quindi questi tre passi devono avvenire 1) ripeta lei…

Intervento: assumersi la responsabilità…

No, è il secondo passo, la responsabilità di che cosa? Del suo pensiero abbiamo detto, uno pensa delle cose, queste cose che pensa le pensa lui intanto, quindi sono state costruite dal suo pensiero anche a partire da cose che ritiene fuori di lui, ma in ogni caso questo pensiero, queste conclusioni cui è giunto sono state operate dal suo pensiero, quindi il secondo passo, la responsabilità, è responsabile dunque di quello che pensa, terzo, se ne è responsabile perché pensa quello che pensa?

Intervento: certo le conclusioni che trae che gli permettono di ripartire…

Se sono io che voglio pensare che il mondo vada a catafascio, se sono io che voglio fare questo perché mi interessa così tanto farlo? E allora a questo punto come dicevamo incomincia l’analisi, e cioè faccio questo perché non posso non fare un’operazione del genere, ho utilizzato questa per il semplice fatto che mi è parsa più semplice, ad alcuni pare sia più semplice un’altra, ma si tratta sempre di costruire proposizioni che risultino vere, e quindi quello è un mezzo, è uno strumento, la depressione come qualunque altro tipo, direbbe Freud, di nevrosi o di psicosi è un mezzo per costruire una sequenza di proposizioni che risultino vere all’interno di un certo gioco. Uno costruisce un certo gioco, dopodiché, costruito questo gioco, si attiene alle regole di quel gioco per costruire delle proposizioni vere, passa tutta la sua vita a fare questo, se lo sa e non può non saperlo allora è un’analista, se lo sa ma riesce a non saperlo non è ancora analista, se non lo sa allora non può fare niente…

Intervento: continua a costruire la sua depressione, la sua sofferenza

Proprio così.

Intervento: il mondo tremendo e tragico imponendolo all’altro

Come qualunque verità, qualunque verità che la persona supponga di avere deve essere imposta all’altro perché chiunque non condivida quella verità è una minaccia alla sua stessa verità, qualunque verità che non possa essere dimostrata deve essere difesa, per questo noi ci muoviamo in modo differente, perché la nostra verità può essere dimostrata, può essere provata come assolutamente vera e pertanto non ha bisogno di essere difesa, perché si difende da sé, ma qualunque altra verità che non può essere provata e dimostrata deve essere difesa a costo della propria vita in alcuni casi.

Intervento: il catatonico… molti depressi sono così oppure continuano a ripetere sempre la stessa storia… proprio perché non può riconoscere ciò che per lui è la fonte delle sue conclusioni

Come chiunque. Il fatto che lui utilizzi la depressione, quella cosa che noi chiamiamo depressione, è un fatto puramente accidentale, totalmente irrilevante, può usare questa come può usare altre strutture, può essere un ossessivo, può essere un paranoico, può essere qualunque cosa non ha nessuna importanza, in ogni caso sono sempre questi tre passi che deve compiere prima di iniziare un’analisi, se no di lì non si muoverà e continuerà a credere che il mondo vada male oppure che vada bene…

Intervento: oppure riversare su di sé tutti i mali del mondo per cui è un incapace è un…

Sì, il modo che utilizza, per quanto ci riguarda è assolutamente indifferente, così come è assolutamente indifferente rispetto al sistema operativo che cosa si va dicendo, che uno dica delle peggiori catastrofi o tragedie o dica delle cose più divertenti, per il sistema operativo è totalmente indifferente, è uguale, sono proposizioni, la cosa che importa al sistema operativo è che le conclusioni risultino vere all’interno di quel gioco, tutto il resto è irrilevante, sono solo sequenze di proposizioni, stringhe…

Intervento: non potrebbe costruire nessun gioco e quindi cosa varrebbe come la sua contraria il linguaggio non funzionerebbe

Per evitare questo si premura di verificare che le sue conclusioni siano vere all’interno di quel gioco, se no effettivamente sarebbe un problema, non potrebbe andare più da nessuna parte, ma finché riesce a costruire proposizioni vere è a posto, il sistema operativo funziona, tutto è attivato, tutto procede per il suo verso…

Intervento: stavo riflettendo su una questione che in questo momento forse non interessa

Sentiamola, decideremo dopo se interessa oppure no…

Intervento: prima io parlavo della colpa nel discorso melanconico così come lo descrive Freud, la colpa è abbastanza importante, d’altra parte la melanconia è una forma di depressione…

La melanconia è la depressione, come la chiamavano una volta “akedia” dicevano i greci. E allora?

Intervento: molte volte una persona entra in analisi, torniamo al famoso senso di colpa, perché intuisce nel suo discorso una colpa, immagina una storia, un sacco di questioni per cui lì, lì le cose prendono un senso

Però il depresso non è una persona che si sente in colpa, ciò che accade non è colpa sua, il depresso è un compilatore, è un descrittore, un osservatore, un testimone, ma assolutamente innocente…

Intervento: se fosse colpevole allora metterebbe in gioco la questione

Si troverebbe in una struttura diversa…

Intervento: io parlavo del discorso schizofrenico

Perché?

Intervento: i fattacci che si sentono nel mondo sono addebitati per lo più alla schizofrenia… sto parlando di uccisioni tra individui

Intervento: è più la paranoia…

Intervento: schizofrenia… va beh, questa paura di compiere un misfatto io la addebitavo più a una struttura schizofrenica che a una struttura paranoica anche se…

Cosa addebitava? La paura che il desiderio si realizzi? È il discorso ossessivo,  che per questo si trattiene…

Intervento: sì non può mai mettere in atto…

Appunto per questo si trattiene, perché se fa, fa un macello, per questo è sempre trattenuto…

Intervento: questo desiderio di compiere il misfatto, di uccidere che è consacrato da tutte le religioni e posto in atto laddove si deve andare contro a un altro popolo e allora ci sono dei buoni e dei giusti motivi, e consideravo in questo caso il discorso schizofrenico, mi interessava questo quel discorso che costruisce delle proposizioni che a lui paiono vere, le accoglie vere, nel senso che come se fossero formattate in un certo modo ma non può intendere quello che va dicendo e quindi è in questa continua ricerca di trovare un senso, quel senso però di quello che va dicendo, di quello che va facendo ma non lo può trovare, non lo può trovare o perlomeno è molto complessa la questione perché questo discorso che lui va facendo che pare sempre interrotto… continuamente nel senso che si trova a compilare una sequenza preposizionale e a un certo momento non può concludere quella sequenza perché immediatamente la questione si sposta, un particolare viene preso per continuare, come la metonimia “trenta vele” – la parte per il tutto –  e il suo discorso non conclude e procede in un’altra direzione, è ovvio che in questo modo in questo spostamento continuo non riesce a intendere quello che va dicendo però lui immagina che tutto questo sia sostenuto da quella colpa di cui parlavo, per cui necessita di, per costruire delle proposizioni vere, di continuare a parlare in quel modo, perché tutto ciò che sostiene e quello che è l’antico giochetto del bambino, come ha imparato a parlare per cui intervengono antiche parole e modi, per cui intervengono necessariamente, in questa metonimia continua le conclusioni della sua colpa, a dare un senso alla sua melanconia…

Quindi attribuisce a sé la colpa? Questo è il discorso ossessivo non quello schizofrenico, lo schizofrenico non si attribuisce niente…

Intervento: lo schizofrenico non sa quello che dice

Non lo sa? Lo sa a modo suo, come ciascuno, però è più il discorso ossessivo, almeno nella nosografia classica che risponde alla sua definizione, la descrizione…

Intervento: la questione al momento in cui l’analisi, il discorso dell’analista si introduce nel discorso della persona, le regole del gioco che andiamo facendo per cui qualsiasi cosa è da ricondursi all’unica verità e cioè io sto costruendo quello che sto dicendo… qualsiasi cosa è assolutamente arbitraria serve soltanto per dire delle cose

Sì, e allora? Questa era la protasi, arriviamo all’apodosi…

Intervento: di che cosa è fatto questo discorso che noi facciamo? Il gioco che noi facciamo è quello di inserire la responsabilità e ciascuna volta che questo gioco devia dal suo percorso e cioè accoglie delle proposizioni arbitrarie costruisce una contraddizione…

Lei salta un sacco di passaggi…

Intervento: è come se la premessa del personaggio quello che è abituato a fare il suo giochino e a perpetrare il suo gioco, è come se questa premessa ciascuna volta incontrasse nel suo discorso delle proposizioni contraddittorie

Perché si accorga che sono tali occorre già che sia stato un lavoro, se no in genere non se ne accorge o semplicemente vengono eliminate…

Intervento: è questo che avviene nella struttura dell’ossessivo vengono eliminate queste contraddizioni che si creano con la premessa del proprio discorso che è immaginato fuori da una struttura, si crea la contraddizione e quindi viene eliminata come se fosse…

No, fa di nuovo confusione, viene eliminata invece nel discorso schizofrenico, il discorso ossessivo le abita nel suo perenne dubbio, il dubbio funziona così: di fronte alla contraddizione o comunque ai corni del dilemma l’ossessivo è paralizzato, non sa da che parte andare…

Intervento: è lì sospeso nel nulla però quello che mi chiedevo che ne è di quelle proposizioni che costruisce il percorso analitico? Quelle che vengono scartate?

Quelle che costruisce il discorso analitico vengono scartate? Cosa sta dicendo?

Intervento: tutto ciò che di nuovo interviene in un discorso al momento in cui compie un percorso di analista, sto parlando dell’analista e non dello psicanalista quello che porta a giocare il gioco del linguaggio, come dire la persona entra in analisi e comincia a raccontare la sua storia e continua a ripetere sempre le stesse cose, dimentica

Deve riflettere meglio Beatrice, va bene, ci vedremo mercoledì prossimo.