18 Aprile 2007
Visto che è conclusa questa serie di conferenze c’è qualche considerazione intorno a questa serie di interventi ormai terminato?
I prossimi titoli sono più di orientamento prettamente psicanalitico, sarà l’occasione per mostrare la seconda parte di ciò che intendiamo proporre, in questa prima serie abbiamo fornito le fondamenta logiche, nella seconda, questa qua, diremo come tutto ciò si applica si pone in essere.
Qualcuno ha qualche considerazione?
Intervento: prima parlavo con Daniela intanto mi sono complimentata con il suo testo, è stato proprio un buon testo, è qualcosa che serve a riflettere soprattutto porta a riflettere sulle cose che abbiamo detto e poi lei ha affermato dice tutto sommato poi è servito moltissimo a me, questo ciclo di conferenze soprattutto sulla logica e sulla psicanalisi direi che ha comportato penso per ciascuno di noi, per me, come ha affermato Daniela, un lavoro che ci ha portato ad affermare e a trovare delle cose interessanti sulle quali abbiamo riflettuto…c’è stato utile
Intervento: In generale io
vorrei riportare i commenti di persone che erano presenti comunque sono
sicuramente interessate a cogliere…
Intervento: sono le
considerazioni delle persone che ci ascoltano quindi forse è giusto
considerarle visto che questi incontri sono destinati al pubblico, al di là
delle considerazioni… è arrivata meno gente di quanto ci si aspettava…
l’interesse sicuramente c’è e contemporaneamente c’è la difficoltà di cogliere
quale sia l’applicazione all’interno del discorso di ciascuno; occorre trovare
un modo per trasmettere quale sia l’utilità delle considerazioni che vengono
fatte al di là delle costrizioni logiche per cui tutti sì è vero che le cose
funzionano in questo modo però cosa serve qual è il contenuto di questa
formalizzazione che viene fornita della teoria? …forse degli incontri specifici
sulla psicanalisi potrebbero dare delle risposte…
Questa prima tranche di incontri non aveva in modo specifico questo obiettivo, considerare l’utilizzo, ma mostrare il fondamento tant’è che ci siamo rivolti agli studenti universitari, qualcuno è venuto ma non quanti avemmo sperato, invece in quest’altra occasione c’è l’opportunità di fare proprio questo: mostrare a che cosa serve tutto ciò che è stato costruito…
Qualche volta è così…
Intervento: il discorso comune ci dice questo si và dallo psicanalista perché si hanno dei problemi c’è una specie in parte anche di rifiuto
Intervento: Perché se fosse un
percorso intellettuale sarebbero più disposti..
Intervento: Non ne sono così
convinta
Intervento: Forse è solo la
curiosità intellettuale d’intendere bene il proprio discorso come funziona
credo che allora sarebbe più facile superare questo aspetto di resistenza
Eleonora, tu cosa ne pensi?
Intervento: si interessanti sono sempre state fatte bene chiare per chi non ha basi di Freud e Wittgenstein… magari non le conosce bene legati all’ambito del linguaggio è ancora peggio, se uno venisse sempre e non in maniera sporadica sarebbe più semplice…
Ieri
ho cercato di spiegare nel modo più semplice possibile tutto ciò che abbiamo
detto e costruito in questi ultimi quindici anni, cosa dice Nadia, sono stato
chiaro ieri sera?
Intervento: Si è stato molto chiaro, in tutte le conferenze… ovviamente è un discorso complesso io non sono una veterana quindi anch’io sto lavorando su questo discorso e sul mio discorso per cui rispetto a quelle che sono le mie esperienze e le mie conoscenze su quello che ho detto e su quanto ho scritto ecc… anche se non avevo una grande conoscenza di Freud e di Wittgenstein..afferrare le basi ovviamente rispetto al discorso della psicanalisi penso che chi si avvicina ala psicanalisi possa avere qualche problema o meno penso che nasca anche dal problema del chiedersi il perché delle cose, perché fino a quando non ci si chiede il perché delle cose non c’è problema è ovvio che quando ci si incomincia a chiedere il perché ci si può scontare contro determinate situazioni non solo a livello personale ma anche a livello intellettuale o semplicemente a livello conoscitivo…il problema nasce da quello se vogliamo parlare di problema, rispetto alla mia conferenza e alle conferenze ognuno le ha condotte secondo il proprio stile e quindi secondo il proprio discorso ovviamente io non sono qui da tantissimo ho cercato leggendo molto perché comunque si è trattato di tre o quattro mesi di lettura, non è solo l’ora della conferenza.. e poi Wittgenstein non capivo che cosa volesse dire e poi ho concluso, leggendo tantissimo anche le critiche di altri autori che forse leggere solo Wittgenstein era meglio perché ognuno dice la propria e si allontana molto creando quelle sovrastrutture intellettuali che lui riteneva molto distanti per cui in qualche modo…..dovrei rileggerlo ancora perché è un ottimo esercizio intellettuale….aiuta a sciogliersi e a mettersi sempre in discussione perché non c’è mai un punto di arrivo e questo mettersi in discussione e chiedersi le cose a me interessa. Poi ovviamente se non interessa non ci si pone nemmeno la questione, se una cosa non mi riguarda non m’interessa non mi avvicino se invece mi incuriosisce cerco di andare a fondo comunque di vedere fino a che punto questa cosa può portarmi …
Intervento: Io penso una cosa da quello che registro leggendo i giornali che …il lato oscuro la critica al pensiero di Freud,mi sembra che la psicanalisi in Italia è bistratta perché andare dallo psicanalista è costoso, l’operaio non può andare dallo psicanalista, mi sembra che ce l’ hanno contro Freud, è sorpassato è solo il lato sessuale, viene minimizzato così e viene anche bistrattato e questo non avvicina, lei citava il fatto degli studenti perché nessuno si avvicina perché non si può dire che non è una scienza cos’è la psicanalisi è analizzare e scavare dentro la psiche della persona per rimuovere per togliere quelle scorie in modo che l’umano possa liberarsi, e liberandosi acquista questa serenità dentro e si libera di questa catena…
Le
critiche alla psicanalisi ci sono sempre state, la questione interessante è la
domanda che molti si pongono, per quanto bizzarra sia, e è l’utilità di ciò che
stiamo dicendo: come utilizzare, come applicare nella vita di tutti giorni una
cosa del genere? È raro che intervenga una domanda del genere in ambito
filosofico o psicanalitico, ciascuno avverte immediatamente l’utilizzo: che
cosa cercano gli umani? Vivere bene, generalmente poi è ovvio che per ciascuno
vivere bene può assumere connotazioni differenti però l’obiettivo è sempre
questo anche se non necessariamente la felicità è posta come l’unico obiettivo,
eudaimonía la chiamavano i greci; la psicanalisi può dare un contributo a
questo però si tratta, e nell’ambito di questi incontri lo faremo, di mostrare
a quali condizioni e che cosa significa vivere bene, si vive bene quando non ci
sono conflitti? I conflitti sono quelle cose che consentono di costruire altro
e ciascuno anzi come è noto li va a cercare, va a cercare conflitti che non
necessariamente sono con qualcosa o con qualcuno ma per esempio la soluzione di
un problema anche questo possiamo annoverarlo tra i conflitti, il problema dice
una cosa ed io voglio che ne dica un’altra e allora lo costringo, lo piego. Dobbiamo
mostrare che la condizione perché qualcuno si trovi a vivere male in fondo non
è nient’altro che il non accogliere qualche cosa da cui è attratto, cosa che
può apparire ostica però funziona così, l’abbiamo mostrato in molte occasioni:
ciascuno costruisce la propria esistenza nel modo che ritiene più opportuno, se
accoglie questa cosa allora si accorge di esserne responsabile e di conseguenza
si pone nei confronti di questa cosa in tutt’altro modo, se non l’accoglie
allora la subisce. La psicanalisi si è accorta di questo certo, ma ponendo la
questione in termini in molti casi insoddisfacenti, è la questione centrale, è
la prima cosa che occorre che accada: accogliere la propria responsabilità in
ciò che si pensa e di conseguenza in ciò che si fa. Se questo non avviene, se
una persona non si confronta con i propri pensieri e fa di tutto per nascondere
a se stesso i propri pensieri, non accoglierli, non ammetterli, allora è uno
dei casi in cui vive male e soprattutto non si sfrutta la propria ricchezza, e
l’unica ricchezza che le persone hanno sono i propri pensieri, non ne hanno
altre, e come se limitasse la propria ricchezza oltre al fatto di vivere male
perché tutto ciò che non può dire, per un motivo o per l’altro, produce quella
cosa che comunemente si chiama tensione, poi non si sente bene, gli viene mal
di testa etc. Il più delle volte avviene proprio così, ciò che non si dice e
non si dice perché contrasta una serie di altre cose che si ritengono
importanti, tempo fa avevamo detto alcuni pensieri che sono racconti storie che
potremmo anche chiamarli giochi linguistici per usare il termine più
appropriato però chiamiamole storie così è più semplice, la propria storia può
portare contro altre storie che si sono costruite precedentemente e allora
proprio in base al principio di non contraddizione se ne deve scegliere una a
scapito dell’altra e quella che risulta penalizzata, quella deve scomparire non
è che scompare del tutto, così come non scompaiono le parole anche se uno
preferisce non dirle, rimangono e allora da qui il costante lavoro per tenerle
a bada, è come quando una persona in una certa situazione vorrebbe fare una
certa cosa però è sconveniente. In alcuni casi questo trattenersi dal fare, dal
pensare o dal dire crea dei problemi, crea una tensione, tanto è forte il
desiderio di farlo che di fronte all’impossibilità di attuarlo la persona
avverte quella cosa che è nota come disagio. Tutto questo sorge da una sorta di
conflitto ed è quello che spiegheremo in questa serie di conferenze, da che
cosa sorge il conflitto tra vari discorsi varie storie che è poi il fondamento
di quella cosa che si chiama disagio, oppure il partner vuole tradire l’altro o
l’altra a seconda dei casi, vorrebbe però ci sono delle situazioni che glielo
impediscono e allora comincia a rodersi dentro con vari effetti collaterali anche
sul corpo, già perché il corpo risponde a certi conflitti logici, si dà il caso
e l’eventualità che buona parte di tutto ciò che il corpo avverte come problema,
come disagio, come malessere segua a conflitti che chiamiamo logici, nel senso
che una storia entra in conflitto con un’altra, entrambe non possono esistere
insieme, una delle due deve essere
eliminata e questo crea un disturbo. È una storia antichissima questa, già ai
tempi di Aristotele era noto quanto per esempio una persona depressa o avvilita
si ammala più facilmente di una persona che è serena tranquilla e felice di
quello che sta facendo, più una persona è avvilita più tende ad ammalarsi,
questo lo sapevano già ma senza sapere dire il perché, non lo sanno dire
neanche adesso i medici perché rimane uno dei misteri su cui si fonda tutta la
medicina, il fatto che se in questa stanza c’è una persona con il raffreddore
nessuno si prende il raffreddore, io sì. Perché?
Intervento: perché in quel momento ha un calo di… nel sistema immunitario…
È
una domanda alla quale di fatto nessuno sa rispondere in termini precisi, si sa
solo che molte volte accade così, il fatto che accade molte volte può indurre a
riflettere su quale sia la connessione tra ciò che io penso e ciò che il mio
corpo manifesta …
Intervento: Chi ha ragione? il corpo o la mente?
Non
è questa la questione, stabilire se ha ragione la mente o il corpo, ma
considerare fino a che punto ciò che lei pensa agisce sul suo corpo, tempo fa
avevamo approcciata la questione che si presenta straordinariamente ardua ma
fatto sta che alcuni anche un amico in Francia che si occupa di tumori, un
certo Gorge Mathè, aveva assunto nella sua clinica
degli psicanalisti perché si era accorto in tanto della sorprendente
coincidenza tra due eventi nelle donne in particolare: tra l’essere abbandonata
dall’uomo che ama e l’insorgenza di un tumore al seno, aveva rilevato questa
straordinaria coincidenza. Il pensiero in effetti può anche uccidere, e anche
questo è noto, la persona può se lo vuole lasciarsi morire, ma può, se lo vuole
anche vivere in eterno, cioè compiere il percorso al contrario? Fino adesso no,
almeno per quanto ne sappiamo, ma in ogni caso rimane la questione che un
giorno affronteremo in termini precisi. Ma sia come sia ciò che si pensa
costruisce il mondo in cui si vive e questa è una questione alla quale
occorrerebbe incominciare a tenere conto, che le cose che penso decidono del
mondo in cui vivo, se è bello o se è brutto, se è divertente o annoiante, se è
piacevole o se è sconcertante, di tutto questo dovremmo occuparci perché uno
psicanalista in realtà si occupa propriamente di sapere perché una persona
pensa le cose che pensa, non di sapere se quello che pensa è giusto oppure no,
se è bene oppure no, ma perché lo pensa indipendentemente da quello che è e mostrare
alla persona il motivo, il perché pensa quello che pensa, da dove viene, come
si è costruito e soprattutto che cosa continua a mantenerlo in piedi o, più
propriamente, perché continua a pensare che le cose che pensa siano indiscutibilmente
vere, non è così automatico. Generalmente la psicanalisi si limita ad ascoltare
ciò che la persona dice e a trasformare quello che dice in un’altra cosa; un
esempio molto banale: lei ha detto questo ma in realtà voleva dire quest’altro
oppure ricondurre ciò che si ascolta all’interno di una teoria che si crede
vera a seconda della scuola nella quale si è formato l’analista, per cui se si
è formato nella scuola kleiniana interpreterà ciò che ascolta in un modo se si
è formato in una scuola lacaniana in un altro se si formato in una scuola
freudiana in un altro ancora e la persona ne avrà comunque dei benefici, sia
che l’interpretazione sia freudiana, kleiniana o lacaniana perché ciò che
avviene all’inizio di un’analisi, il “benessere” che avviene all’inizio di
un’analisi è dato non da quello che dice lo psicanalista ma dal fatto di
incominciare a parlare a qualcuno, è questa la cosa fondamentale, avere un
interlocutore, qualcuno che ascolta, che lascia dunque parlare e non si
precipita a giudicare ciò che si dice né si precipita a dire la sua. Il parlare
produce un effetto benefico e sappiamo anche il perché, ma è ovvio che non si
tratta solo di questo e anche di questo dovemmo parlare. Che cosa fa
esattamente lo psicanalista e attraverso che cosa conduce la persona che sta
ascoltando ad essere consapevole di ciò di cui è fatta? Nessuna psicanalisi
porta l’analizzante a intendere di che cosa è necessariamente è fatto ma lo
porta semplicemente ad accettare quello che l’analista gli dice. Certo non è
semplice porre una persona nelle condizioni di potere giungere a sapere di che
cosa è fatta ma è tuttavia la condizione perché tutto ciò che ha costruito
credendolo vero cessi di essere creduto tale, e se cessa di crederlo tale cessa
di avere paura, perché per avere paura occorrono delle condizioni, occorre che
io creda per esempio che una tale minaccia sia reale se ne ho paura: la cosa
che temo devo crederla reale perché se so che se è falsa non posso averne paura
no. E come sono giunto a pensare che qualcosa è così vera da averne paura, la
cosa curiosa è che certe volte so addirittura che non è reale, cionondimeno ho
paura perché questa cosa è connessa con un’altra che in quel momento mi sfugge
e che invece è considerata assolutamente vera. Ci deve essere qualche cosa che
è considerato assolutamente vero perché la paura possa darsi se no se no non
funziona. Per esempio nessuno ha paura che in questo momento arrivi un alieno, è
una cosa verosimile e sa che è falso, se sa che è falso cessa di averne paura
come per magia, anche se magia non è…
Intervento: C’è chi ha paura del buio..
Sì
certo, ma perché da adulti in genere non si ha più paura del buio? Perché ci si
è resi conto che non c’è nessuno pericolo e tutti i pericoli che si temevano da
bimbetti non sono veri, non sono reali, non c’è l’uomo nero, non c’è la strega
cattiva, queste storie non ci sono più e quindi cesso di avere paura ma a nulla
giova mostrare che la persona che ha paura non ne ha motivo, occorre intendere
che cosa supporta tutto questo, qual è l’assioma fondamentale che regge tutto
quanto. Anche perché sappiamo che il bimbetto che ha paura del buio si lamenta
e strepita, se noi andiamo lì e accendiamo la luce lui verifica che non c’è di
pericoloso, dopodiché appare tranquillizzato, rispegnamo la luce e torna ad
avere paura eppure ha verificato che non c’è nessuno. In questo caso verifica
una cosa contingente ma non è questa in quanto tale che lo spaventa ma ciò a
cui è connessa e ciò a cui è connessa non scompare accendendo la luce…
Intervento: Per poterne avere paura deve anche pensare che non sia una sua responsabilità…
Questa
è un’implicazione brava, esattamente, e la paura è una condizione importante
nella nostra civiltà non solo per il disagio che prova ma anche per la reazione
che determina che possono essere devastanti per sé o per altri, molte guerre
avvengono così..
Intervento: Ma perché c’è sempre l’istinto di conservazione io reagisco ad una situazione mi trovo in pericolo…
La
più parte delle cose che le persone temono non ha nulla a che fare con un
pericolo reale, assolutamente nulla, ma hanno a che fare con il desiderio. L’unica
cosa di cui gli esseri umani hanno veramente paura è il proprio desiderio, non
hanno paura di nient’altro, è sufficiente che questo desiderio non possa essere
ammesso e si trasforma immediatamente come la peggiore delle tragedie possibili.
Compito di uno psicanalista è fare in modo che possa essere accolto, intanto
ammesso, dopodiché si dissolve come neve al sole perché come si sa la più parte
delle paure sono assolutamente infondate e sono in genere quelle più potenti. Le
cose che fanno più paura sono le cose che non esistono, quelle assolutamente
irreali cioè costruzioni fantastiche potremmo dirla così e queste se una
persona se le costruisce avrà un suo motivo, e il motivo è che le desidera e
solo che per un altro gioco che, diciamola così in modo molto semplice,
contrasta il primo non può ammetterlo per nessun motivo al mondo, allora questo
desiderio o la sua possibile esistenza o la possibilità che possa manifestarsi
diventa la peggiore delle tragedie pensabili. Immaginate una persona che viva
tutta la sua vita in queste condizioni e cioè terrorizzato da cose che non solo
non esistono ma non sono mai esistite e abbia costruito la sua vita in base a
questo e tema dunque di conseguenza tutta una serie di cose che sono quelle che
in un modo o nell’altro evocano la questione fondamentale: tutte le sue scelte
tutte sono pilotate da questa paura, scelte sentimentali, politiche estetiche
di lavoro qualunque cosa perché la persona è fatta di queste cose è fatta di
ciò che pensa e il suo pensiero è pilotato da questa paura. Vi renderete conto
che è una cosa di qualche interesse smantellare una cosa del genere, però
occorre un’analista e cioè qualcuno che sia in condizioni di fare compiere questo
percorso, non chiunque è in condizione di farlo, occorre che questa persona non
sia a sua volta spaventata da altre cose se no andiamo poco lontani. Ecco, ho
fatta una breve introduzione agli interventi della prossima serie di conferenze
che incominceranno il 10 di Maggio e andranno avanti fino al 14 Giugno…
Intervento: A questo punto mostrare come il linguaggio costruisca coerentemente partendo da una premessa attraverso dei passaggi logici la sua direzione mi pare che sia imprescindibile occorre proprio mostrare come funziona il linguaggio… perché non serve assolutamente a nulla…
Si
ha a che fare con una quantità sterminata di pregiudizi inizialmente, la
persona vive di ciò di cui tutte le persone sono fatte: pregiudizi in linea di
massima, quindi timori, paure, e pertanto occorre incominciare a porre le
condizioni perché la persona possa dire ciò che magari preferisce non dire, cosa
che può non essere semplice in alcuni casi, ma finché non lo dice non potrà mai
confrontarsi con ciò che pensa e di conseguenza non potrà mai accoglierne la
propria responsabilità e di conseguenza sapere di cosa è fatto. Ci sono molte
persone che hanno timore di quello che pensano al punto tale da neanche
pensarlo e riescono ad operare questa sorta di miracolo cancellando i loro
pensieri, in questo caso non è semplice, occorrono alcune condizioni vale a
dire incominciare a trarre da alcuni elementi altri anche per esempio
interpretando come fa la più parte degli psicanalisti, solo che in questo caso
l’obiettivo è fare in modo che la persona continui a parlare, solo questo, volgere
ciò che la persona dice in un’altra cosa lo si fa al solo scopo di farla
parlare, e farla parlare è la prima cosa, se non avviene questo è un problema. L’unico
obiettivo che ha all’inizio di questo percorso lo psicanalista è fare in modo
che la persona parli, certo ci sono alcuni casi in cui non è necessario, c’è un
fiume di parole ininterrotto e allora occorre invece arginare questo fiume e
fare in modo che la persona incominci a accorgersi di quello che sta dicendo in
prima istanza, però come dicevo sono tutte cose che valuteremo a fondo e a
pieno in questi interventi che saranno interventi clinici che mostreranno che
cos’è uno psicanalista, cosa fa e cosa occorre che faccia e anche che cosa occorre
che non faccia, per esempio soffrire insieme con l’analizzante…
Intervento: quello che fa l’analizzante vuole raggiungere questo
obiettivo di far soffrire insieme, di avere ragione, qualche volt… di avere
ragione questo sì…
È l’ultimo
intervento sarà: “Un sapere sovversivo” questo sapere che mano a mano si sarà
svolto nelle conferenze mostrerà come sia sovversivo per qualunque altro sapere,
e cioè lo scardini profondamente così come fa non soltanto con qualunque altra
teoria ma con quella teoria che è comunemente nota come la storia
dell’analizzante, della persona; in fondo una storia è una teoria e una teoria
è una storia, scardinare dalle fondamenta quella storia significa fornire alla
persona una libertà senza limiti, sconfinata, che non ha più da attenersi a dei
presupposti e alle conclusioni di quella storia alle quali invece comunemente
si attiene rigorosamente e scrupolosamente pensando che sia la realtà delle
cose, quindi costrittiva mentre non lo è. Qualcuno che vuole aggiungere qualcosa,
Sandro per esempio parlerà della “Sacra sofferenza”, un gran bel titolo…
Intervento: Mi viene in mente la questione del vuoto di pensierose abbiamo parlato anche tanto tempo fa… stavo pensando a quello che comunemente …
Intervento: Stavo pensando alle cose che normalmente si dicono cioè per star bene, non pensarci: ”se vuoi stare bene crea un vuoto di pensiero”e in effetti è proprio questo si percepisce dal buon senso dal senso comune in effetti il vuoto di pensiero è un tentativo in questo momento di creare un falso benessere, quello che stiamo incontrando rispetto a quello che è il totale disinteresse rispetto a qualunque questione che vada come diceva prima Nadia intorno al perché delle cose eh questa domanda questa interrogazione sembra non esistere, sembra non esistere però in effetti è una questione che interroga questo…purtroppo non si tratta di mettersi al posto dell’altro no? di quello che pensa chiunque del pubblico e quindi andare incontro anche questa è una questione su cui riflettere come si fa a mettersi nel posto dell’altro è impossibile ognuno fa il proprio percorso quello che si può sperare che ad un certo punto ci sia un sorta di un incrociarsi..può darsi di sì può darsi di no. Rispetto alla questione delle conferenze prossime vorrei che fosse indispensabile che si ponga nel modo più assoluto qual è la questione fondamentale, l’ho accennata ieri sera non c’è psicanalista che non possa in qualche modo praticare secondo una certa teoria del linguaggio, senza una teoria del linguaggio come l’abbiamo costruita noi… si vagheggia, ci si smarrisce nell’ambito di quelle che possono essere le teorie psicanalitiche o cose di questo genere… al di là del fatto che si rischia di risolvere la psicanalisi in una sorta di tecnica…
Intervento: perché la chiami teoria del linguaggio?La condizione perché esista qualunque cosa
Intervento: certo la condizione..ma è sempre una pratica teorica, una teoria, è assolutamente indispensabile portare avanti una proposta di psicanalisi è questo il punto, certamente la questione del sapere sovversivo io direi addirittura anche sapere che sia portatore anche di scandalo in questo modo forse si può ottenere anche qualche risultato migliore…
La
condizione fondamentale perché una qualunque cosa si scandalizzi si sappia
anche che cos’è.
Bene
ci vediamo mercoledì prossimo e allora inizieremo a costruire tutte queste
conferenze a una a una. Nadia voleva aggiungere qualcosa rispetto alla sua
conferenza?
Intervento: Mi chiedevo quanto la conferenza su internet e Freud fosse coerente con le altre
La comunicazione attraverso internet di fatto non
ha mutato nulla del contenuto, se non si muta il contenuto si può comunicare
anche in un nano secondo da qui a Los Angeles e non cambierà niente. Freud ha
posto le condizioni perché qualcosa possa cambiare, internet ha illuso alcuni
che le cose potessero cambiare ma è la struttura del pensiero che deve
modificarsi perché cambi qualcosa. Lei può comunicare con qualcuno in qualunque
parte del mondo in tempo reale, ma quello che dice, se non ha modificato il suo
modo di pensare non cambierà, sarà lo stesso, da qui la necessità di una
psicanalisi che tenga conto di questo della possibilità di modificare il modo
di pensare.