18-2-2009
La questione del fondamento è di enorme importanza, ne va della psicanalisi e soprattutto del pensiero visto che poniamo la psicanalisi come la condizione del pensiero sbarazzandola da tutto ciò di cui si è nutrita in questi cento anni, e cioè del mistero, dell’enigma. Ci sono ancora molti che suppongono che la psicanalisi sia sorta con Freud a partire proprio dal mistero dell’Es, dall’enigma, e che lì comunque sia sempre rimasta, anzi che lì debba tornare, a qualcosa di misterioso. Non c’è nessun mistero, nessun enigma, tutto ciò che il linguaggio costruisce è in grado di svolgerlo, articolarlo, di intenderlo e tutto ciò che gli umani pensano, anche se ritengono che sia misterioso, enigmatico etc. comunque è prodotto dal linguaggio e il linguaggio può rispondere a tutto ciò che produce. Naturalmente non può farlo se si suppone che qualche cosa non sia linguaggio, e allora ovviamente a questo punto questo qualche cosa che non è linguaggio, chiamato a rispondere da dove risponde? Da niente. E infatti non risponde. È da tremila anni che tace e continuerà a tacere. Una delle questioni importanti riguarda il modo in cui ciascuno struttura ciò che per il suo discorso costituisce il fondamento e sul quale fondamento costruisce la propria esistenza, vale a dire tutto ciò che dice, tutto ciò che pensa, come si struttura una cosa del genere? L’altra volta abbiamo accennato ai vari discorsi e a come si strutturano in base a quell’elemento che si instaura, si installa all’inizio, quando si avvia il linguaggio come principio, principio fondamentale e in seguito al modo in cui viene difesa questa verità che è stata acquisita una volta per tutte. Il modo in cui si difende la propria verità definisce quella cosa che è nota come struttura di discorso e dicevamo del modo totalmente differente, per esempio, in cui il discorso isterico difende la propria verità dal modo in cui, per esempio, la difende l’ossessivo, perché si tratta di questo: del modo in cui si difende la propria verità. Che cosa si intende con difendere la propria verità? E qual è la propria verità? Avviene in seguito alla prima istruzione, cioè al primo comando che viene fornito in modo che il linguaggio possa avviarsi e cioè lo stabilire che una qualunque cosa è quello che è, da qui naturalmente la nozione di esistenza, di verità, di realtà e a cascata tutte le altre. Dunque a partire da questa prima istruzione che da avvio al linguaggio accade che questa istruzione prenda una certa forma in base a delle informazioni che vengono acquisite, le prime informazioni che vengono fornite a una persona e le quali informazioni vengono a occupare la posizione di una prima istruzione, quella più importante, ed è la più importante perché è quella che ha dato avvio a tutta la struttura, a tutto il sistema. Non può avviarsi il sistema senza una prima istruzione come lo stesso Turing ci ha mostrato, come si addestra una macchina Eleonora? Aldilà che sia più o meno complicato si addestra come si addestra un bambino, si istruisce. E qual è la differenza tra la macchina e il bambino? Che la macchina non ha l’opportunità di interagire con miliardi di persone e di cose quotidianamente, ventiquattro ore su ventiquattro, la macchina è lì e non interagisce, non fa niente, è ovvio che poi succeda che non ha tutte quelle informazioni. La macchina si fa partire con le prime istruzioni, la principale è quella che consente il riconoscimento di tutte le altre istruzioni che verranno inserite: questa è un’istruzione, questa stringa con questa sintassi con questa forma che è esattamente il “questo è questo” di cui dicevamo, ora questa istruzione per il momento mettiamola come ipotesi poi la verificheremo in seguito dal funzionamento del linguaggio, questa prima istruzione di per sé sì è vero che da l’avvio al linguaggio, ma accade di configurarsi non soltanto come un’istruzione ma come un’informazione completa vale a dire che, per esempio, la mamma, visto che è la mamma che si occupa dei bambini nei primi anni ma potrebbe essere qualunque cosa o chiunque, anche una macchina in fondo potrebbe svolgere la stessa funzione. A questa prima istruzione si associa un’informazione che potrebbe essere casuale e probabilmente lo è, una qualunque cosa che si aggancia al “questo è questo” ma che da quel momento costruisce la prima verità, il principio primo, il fondamento o più propriamente ciò che per la persona costituirà da quel momento in poi il fondamento. Non è corretto dire per la persona, la persona non significa niente, ma per il discorso, cioè per questa struttura, la persona non è nient’altro che il discorso che fa, dunque questo discorso si trova a costruire un fondamento e cioè quel qualche cosa su cui sarà possibile costruire qualunque argomentazione, qualunque sequenza, qualunque stringa di significanti. Questo principio primo per il discorso funziona esattamente come per il linguaggio funziona la prima istruzione, qualcosa che non può non esserci e che da l’avvio, insieme con la possibilità di costruire qualunque discorso quindi qualunque sequenza. Naturalmente questo principio il discorso non può metterlo in discussione o più propriamente non ha nessun motivo per farlo, il linguaggio non può mettere in discussione la prima istruzione perché se no crollerebbero tutte quelle altre che sopra di esso sono state costruite, ma il discorso sì, può farlo, cioè può sostituire al principio primo che è ciò che si è costruito sopra l’istruzione, sostituire questo principio primo con un altro fondamento cioè sostituire un fondamento sgangherato, costruito su nulla, costruito su una fantasia, costruito sul sentito dire o qualunque stupidaggine, sostituire il fondamento e inserire il linguaggio. Questo è ciò che dovrebbe compiere una psicanalisi, è arduo però ne va della possibilità stessa di proseguire a pensare. La cosa complessa è reperire ciò che in un discorso funziona come principio primo, anche se come dicevamo la volta scorsa la persona per tutta la sua esistenza, se non si accorge di nulla, cioè del fatto di essere linguaggio, continua a ripetere all’infinito: per tutta la sua esistenza non fa nient’altro che ripetere questo principio primo in varie forme, in vari modi. Ma come lo ripete? Lo ripete soprattutto difendendolo perché è esposto questo principio primo a una serie di attacchi, perché ciascuno ha un altro naturalmente e quindi cercherà di imporre il suo e allora si innesca una sorta di battaglia, e farà di tutto per difendere le cose che pensa, le cose in cui crede. Le cose in cui crede hanno questo principio primo su cui è costruito tutto il suo discorso e cioè in definitiva la sua esistenza. Il fatto che una persona per tutta la sua esistenza non faccia nient’altro che questo rende all’analista il compito più semplice per un verso, perché di fatto in tutti i suoi racconti non c’è nient’altro che questo, rivestito in vari modi, in varie configurazioni, in vari addobbi ma è sempre comunque la stessa cosa e verrebbe da domandarsi se potrebbe essere altro? Molto probabilmente no, questo principio primo cioè ciò che ha costruito tutto il suo discorso non può essere messo in discussione né può essere alterato, pertanto tutto ciò che segue non può che procedere da lì e cioè sempre e comunque dalla ripetizione del principio primo, che per la persona non è un assioma ma è proprio il principio, qualcosa che è dato e non ulteriormente sindacabile, non si può interrogarlo ulteriormente perché è l’inizio di tutto. Un po’ come le idee primitive di Peano. Questa idea primitiva che non è ulteriormente individuabile, non è ulteriormente articolabile, è lì, non si sa da dove viene e quindi tecnicamente non sarebbe neppure un assioma, l’assioma in fondo è una sequenza che è vera ma c’è un modo di trovare che è vera attraverso le tavole di verità mentre per l’idea primitiva no non c’è nessuna tavola di verità che possa provare che zero è un numero. Dunque nel discorso di ciascuno il principio primo funziona esattamente allo stesso modo come un’idea primitiva, e primitiva lo è in effetti in tutti i sensi, però può essere reperita. Lungo l’analisi è possibile intendere che cosa di fatto la persona continua incessantemente a ripetere e a difendere. Dicevo che non è semplice sostituire a questo principio primo il fondamento cioè il linguaggio, la struttura del linguaggio, ci vuole anche molto esercizio ma soprattutto l’attenzione da parte della persona a considerare che cosa continua a ripetere sempre …
Intervento: la cosa più difficile che lo psicanalista faccia ascoltare il proprio discorso …
Sì accorgersi di ciò che si sta dicendo non è facile certo, nessuno è stato mai addestrato a fare una cosa del genere. Può accadere lungo un’analisi che accada che la persona cessi di avere interesse a raccontare, interesse al racconto in quanto tale, come dire che non c’è più nulla da raccontare ma non perché non avvenga più nulla, avvengono continuamente cose ma l’interesse anziché essere per il ripetere come dicevamo prima all’infinito sempre la stessa cosa, incomincia a volgersi verso il motivo per cui si ripete sempre la stessa cosa, su che cosa si sta ripetendo, che cosa si sta dicendo, perché continua a ripetersi e quindi a volgere la propria a attenzione a ciò che nel discorso ha costituito da sempre e continua a costituire il fondamento. In questo prendiamo le distanze da tutto ciò che è stato detto in precedenza da altri, e cioè che l’analisi è un racconto infinito, non lo è. Non avendo nessun altra prospettiva non rimane che un racconto infinito …
Intervento: … Freud “Analisi terminabile interminabile” …
È difficile dire, Freud ha detto cose che sono state interpretate in molti modi differenti. Ma un racconto fine a se stesso cessa di avere interesse …
Intervento: per il racconto o per la storia?
Per entrambe le cose direi. Continua il racconto, continua a parlare certo, non è che si arresta ovviamente, però il racconto a questo punto è soltanto l’occasione, il pretesto, non è più il racconto fine a se stesso ma il pretesto per intendere che cosa supporta questo racconto, perché si sta raccontando ciò che si sta raccontando. È chiaro che la persona continua a parlare, non può non farlo e quindi non smetterà mai …
Intervento: perché sta funzionando in questo momento, qual è la sua funzione e il suo obiettivo?
L’obiettivo è quello di ripetere la sua verità e di difenderla di fronte a tutti gli attacchi del mondo, come si difende la propria verità? Agganciandola alla realtà e cioè al supremo baluardo della superstizione: la realtà, le cose stanno così quindi io non posso che descriverle, perché il principio primo da cui è partito il discorso è stato quello che ha determinato la creazione della realtà, la realtà ha incominciato a esistere in quel momento, nel momento in cui il discorso ha costituito quel principio che si è innestato sulla prima istruzione, poi quale sia e in che momento sia accaduto questo è assolutamente irrilevante, come ho detto prima può essere qualunque cosa non ha nessuna importanza e in effetti le persone pensano qualunque cosa e il suo contrario tranquillamente e senza nessun problema …
Intervento: ciascuno non riconoscendo il proprio delirio ma riconoscendo il delirio dell’altro …
Ovvio, porre il linguaggio come il fondamento direi che è la mossa che a questo punto è assolutamente inevitabile ed è anche la più potente, non c’è altro fondamento possibile o immaginabile e diremo in modo più dettagliato mercoledì prossimo quando considereremo ciò che ne dice Heidegger a questo, vedremo come sia sfuggito e continui a sfuggire agli umani la questione del fondamento. Heidegger parla del logos, naturalmente logos come fondamento ma il problema per Heidegger è che questo logos stesso non ha fondamento, non è fondabile e se si intende il logos non come istruzione, in questo caso il linguaggio non come un’istruzione ma come un principio ontologicamente parlando allora effettivamente anche il logos dovrebbe avere un principio e non glielo si trova perché non c’è un principio a un’istruzione, l’istruzione è un comando, non ha nessun valore né dignità ontologica, è questo che ha fallito la filosofia, e se non si intende questo effettivamente si incappa in questo problema che lo stesso Heidegger non ha saputo risolvere, lui fa tutto il giro, torna al logos non trova fondamento al logos, e adesso che si fa?
Intervento: è come trovare il fondamento al linguaggio insomma …
Per questo non c’è fondamento del linguaggio, perché il linguaggio è il fondamento, è l’istruzione che consente la costruzione esattamente come una macchina di Turing, è l’istruzione da cui è possibile costruire proposizioni …
Intervento: il fondamento ha solo un valore retorico mi chiedo a cosa …non mi sono molto chiare le cose forse sto complicandole … mi chiedo se sia così determinante dire che il linguaggio è il fondamento, è come ripercorrere una fantasia che dice che le cose non avrebbero un principio per esempio … l’idea di principio, l’idea di fondamento è qualche cosa costruito dal linguaggio un gioco linguistico … cosa viene prima l’uovo o la gallina?
Elisa a lei, smonti tutto quello che ha detto …
Intervento: la conclusione che qualcosa sia linguaggio è una conclusione poi, da dove deriva …
Che sia una conclusione non è immediatamente evidente, deriva sempre da un’interrogazione, da un interrogazione sul funzionamento del linguaggio. Poniamola in termini logici, poniamo una dimostrazione logica, si deve dimostrare il teorema di consistenza o quello che vi pare, qual è il fondamento di questo teorema? Naturalmente ciò da cui parte, ciò che è necessario per costruire questo teorema vale a dire nel caso specifico degli assiomi logici, tanto per dirne uno “se A, allora se B allora A” questo è un assioma, che è sempre vero, qualunque valore di verità si attribuiscano alla A e alla B rimarrà comunque sempre vero. Potremmo dire che il fondamento di una dimostrazione logica sta nei suoi assiomi, perché? Perché sono quegli elementi, quelle stringhe, quelle sequenze sui quali è possibile, è stato possibile nel caso delle varie dimostrazioni giungere al teorema finale. È ciò da cui parte, senza il quale non succede niente, a questo punto sappiamo che il modo in cui la logica si muove non è altro che un modo in cui funziona il linguaggio visto che è fatta di linguaggio anche lei necessariamente. Ora, c’è qualche cosa da cui parte il linguaggio? Oppure parte da niente? Se parte da qualcosa allora questo qualcosa è il fondamento. Da dove parte? Parte da un’istruzione, quello che stiamo dicendo da tempo e questa istruzione che cos’è? Dire che il fondamento è il linguaggio è dire che qualunque cosa si costruisca comunque muove da una istruzione, da una serie di istruzioni che sono appunto linguaggio, il linguaggio è questo: istruzioni, nient’altro che questo. Si tratta di costruire a questo punto una dimostrazione del fatto che questa affermazione è falsa, se questa dimostrazione è possibile allora ciò che stiamo dicendo non si sostiene su niente, se è possibile costruire un’argomentazione che neghi che qualunque cosa muova da una serie di istruzioni sulle quali si costruisce tutto quanto. In tutti questi ultimi migliaia di anni questa operazione è stata fatta, nel senso che la filosofia, per esempio, si è data un gran da fare per stabilire come fondamento l’essere, ma qual è il problema che incontra la filosofia? Il problema della definizione, della individuazione dell’essere che in fondo rimane un’ipotesi anche se per alcuni appare una necessità, però di fatto porre l’essere a fondamento comporta dei problemi e cioè, per esempio, una regressio ad infinitum. Il fatto di porre l’essere come fondamento e quindi togliere la possibilità che l’essere abbia altri fondamenti in fondo è possibile, è possibile dargli altri fondamenti, che ci sia qualche altra cosa che lo sostiene tant’è che alcuni hanno pensato che sia dio, è possibile, ma c’è un qualche cosa che invece costituisce come dicevamo prima il fondamento assoluto, e cioè quella struttura che consente non soltanto di costruire tutte queste argomentazioni a favore o a contrario non importa, ma qualunque argomentazione ma, cosa ancora più importante, che qualunque criterio di verità verrà adottato per stabilire se una qualunque argomentazione è vera o falsa sarà costruito comunque e sempre dalla struttura del linguaggio necessariamente. Ecco perché non è possibile porre a fondamento una qualunque altra cosa, qualunque altra cosa avrà sempre, se la metto a fondamento un criterio, perché per metterla a fondamento avrò dovuto compiere delle argomentazioni, queste argomentazioni devono essere vere e non solo queste argomentazioni saranno state costruite da questa struttura ma i criteri di verità che utilizzerò per stabilire che una certa argomentazione è vera o falsa comunque saranno costruiti dal linguaggio …
Intervento: …
Brava, non solo non si può negare ma risulta qualcosa di più forte di una dimostrazione, poiché è qualcosa di più, è qualcosa che è al di qua di ogni possibile dimostrazione, per questo l’ho indicata come una necessità logica, non si può uscirne fuori …
Intervento: e quindi è proto mentale … combacia …
Non combacia niente. Dire che è protomentale è come dire che è qualche cosa che è prima della mente e questa mente in cosa consiste? Definisca la mente, cos’è? Aldilà di essere un concetto caro agli psicologi cos’è la mente? Si può trovare come lei stessa sa qualunque cosa, se parla di mente si suppone sappia ciò di cui sta parlando. Come dicevo se toglie il linguaggio toglie la possibilità che qualsiasi cosa rappresenti qualcosa per qualcuno, non c’è più nessuna possibilità che qualche cosa significhi qualche cosa, che abbia un senso ma il nulla assoluto, totale e irreversibile, nemmeno pensabile perché non può pensare senza il linguaggio, non può pensare a come sarebbe senza linguaggio, non lo può fare …
Intervento: il bambino quando nasce non sa parlare lo impara … e quindi il prelinguaggio?
È come una macchina, un computer al quale non sono state fornite istruzioni …
Intervento: e secondo lei prima cosa c’è?
Per sapere cosa accade prima del linguaggio occorrerebbe poterne uscire fuori, allora potremmo saperlo, ma con che cosa ne usciamo? Può considerare il linguaggio come un insieme che è chiuso e aperto al tempo stesso …
Intervento: ma il bambino prima comunica lo stesso …
Comunica? Pensi come una teorica, lei dice comunica: primo intendere esattamente che cosa si intende con comunicare, secondo, in base a quali considerazioni lei stabilisce che un bambino comunica. Molte persone pensano la stessa cosa anche degli animali io parlo al mio cane e lui mi capisce, ma in ambito teorico una affermazione del genere non significa niente, sono io che dico questo, non lui, cioè io attribuisco al bambino, al cane, all’accidente qualunque che lui mi capisce, ma sono io che penso, credo una cosa del genere, posso provarlo? No …
Intervento: però … il bambino non parla e può essere che abbia sete e allora o io me lo immagino Può essere che abbia sete, ma quante volte si sbagliano? Uno pensa che abbia sonno e invece ha fame, pensa che abbia sete e invece ha bisogno di altro perché non lo si sa, si va per tentativi …
Intervento: il bambino vuole comunicare quello …
È sicura? Questo glielo ha detto lui?
Intervento: no …