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18-1-2005

 

Corpo e discorso

 

Di cosa parlavamo l’altra volta?

Intervento: di come il corpo sia uno degli elementi più importanti del discorso occidentale tanto che ci chiedevamo se il linguaggio tratti il discorso allo stesso modo in cui tratta il corpo, se tra discorso e corpo ci sia differenza

Già, sì, il corpo è quanto ci sia di più proprio. E questo cosa comporta? Beh, intanto abbiamo stabilito che per via del linguaggio ciascuno può considerare di avere un corpo, senza il linguaggio non lo può considerare. Una volta che ha considerato che ha un corpo accoglie i segnali che il corpo invia, che non sono altro che variazioni di stato, e il discorso se ne avvale per costruire proposizioni. Intanto occorre verificare se è questo l’unico scopo, l’unico fine che il corpo ha per il linguaggio, cioè una fonte di elementi che vengono utilizzati per costruire proposizioni. Qualunque variazione di stato viene avvertita dal corpo in quanto provvisto di sensori “caldo” “freddo” “dolore” “benessere” sono tutte variazioni di stato che vengono percepite e danno l’occasione per considerare, pensare, fare etc., ma hanno solo questa funzione? Per quanto riguarda il linguaggio sì, non ne hanno nessun altra. Considerato questo, allora a questo punto ci chiedevamo che differenza c’è tra il discorso e il corpo, ché è vero che il corpo fornisce informazioni ma anche il discorso ne fornisce e ponevamo l’eventualità appunto che potessero essere la stessa cosa, forse…

Intervento: è una possibilità

Esatto, dobbiamo rifletterci, la questione va affrontata in questo modo: in quale maniera il linguaggio ha modo di distinguere il corpo dal discorso? Il discorso non è altro che l’esecuzione del linguaggio, che modi ha dunque per compiere questa operazione? Se ciascun input che proviene dal corpo è tale perché viene accolto e elaborato dal linguaggio, per il linguaggio allora che provenga dal corpo o dal discorso poco cambia, in fondo come sappiamo il linguaggio non è altro che un’insieme di istruzioni per costruire proposizioni che poi queste proposizioni siano costruite utilizzando una cosa oppure l’altra… posso anche utilizzare cose che altri dicono per costruire proposizioni, così come avviene. In base a che cosa potrebbe distinguere il linguaggio?

Intervento: nell’installarsi del linguaggio il linguaggio e corpo è un tutt’uno perché non potrebbe installarsi il linguaggio e poi il corpo, perché se c’è linguaggio c’è già il corpo è facente parte di questo insieme perché non potrei foneticamente parlare se non ci fosse una certa struttura cioè facente parte della struttura del linguaggio… il linguaggio stesso per funzionare è questo

Questo è un po’ problematico, come dire che se non ci fosse il corpo allora non ci sarebbe il linguaggio…

Intervento: come mancasse una regola del funzionamento del linguaggio in questa maniera mi pare che fa parte della struttura stessa del linguaggio, se io tolgo il principio di identità non funziona

Sì, cosa c’entra il principio di identità con il corpo?

Intervento: è un elemento che serve perché il linguaggio funzioni

Sì certo, è un elemento però lei lo sta ponendo come necessario…

Intervento: se non ci fosse il corpo non ci sarebbe il mio discorso perché non potrei dirne ma non il corpo che è la fonte ma il corpo come struttura stessa del linguaggio cioè all’instaurarsi del linguaggio c’è anche questo elemento che chiamiamo corpo

È complessa la questione, ché il linguaggio di per sé essendo un insieme di istruzioni per costruire proposizioni, stringhe linguistiche, non necessita propriamente di un corpo, potrebbe e può funzionare anche in assenza…

Intervento: glielo attribuiamo noi del corpo, il linguaggio potrebbe anche non sapere del corpo

Il linguaggio potrebbe non sapere del corpo?

Intervento:…

Adesso non ci interessa il luogo comune, ciò che lei dice è una possibilità, in effetti il linguaggio, la struttura può funzionare anche in assenza di corpo, tant’è che funziona per esempio sul computer allo stesso modo…

Intervento: può funzionare in assenza di corpo ma anche in assenza di altre cose

Teoricamente sì, il fatto che noi non possiamo o sia difficile pensare a un linguaggio senza un corpo questo non significa che il corpo sia necessario al suo funzionamento…

Intervento: se noi chiamiamo corpo è difficile ma se noi chiamiamo struttura cambierebbe tutto il sistema

Occorre pensarlo in un modo diverso certo, non più pensare il corpo come un insieme di organi o comunque questo è soltanto un aspetto, ma innanzi tutto come una sequenza di proposizioni…

Intervento: questo indubbiamente ma come diceva Cesare nella struttura il corpo è un elemento tra gli altri ma dal quale prendono l’avvio altri elementi, certo che il corpo non è necessario in quanto corpo ma è uno degli elementi della struttura

Questo è ciò da cui siamo partiti, abbiamo considerato proprio questo: il corpo è un elemento tra altri…

Intervento: che nel discorso abbia una portata particolare…

Torno a dirvi che adesso non ci interessa il luogo comune, ci interessa intendere se il linguaggio distingue il corpo dal discorso oppure no, e se sì come. È questo che ci interessa per il momento, il linguaggio non è altro che una struttura una struttura che consente un insieme di istruzioni per costruire proposizioni, nient’altro, e il discorso invece è la sua esecuzione, è ciò che avviene continuamente, e il corpo?

Intervento: chi è che parla se non c’è il corpo?

Il discorso parla, Nella, ma come si pone nei confronti di questo corpo? Che ha imparato a conoscere, ha imparato che esiste, ha imparato a riconoscerne i vari segnali…

Intervento: le regole

Sì, certamente, dunque veniamo al punto: il corpo dal momento in cui esiste, cioè dal momento in cui il linguaggio lo fa esistere come tale, allora incomincia a trasmettere informazioni, queste informazioni vengono processate, vengono elaborate dal discorso, il quale discorso continua a costruire altri discorsi a partire anche dal corpo, c’è l’eventualità che possa distinguersi in effetti, ma per poterlo distinguere il discorso ha dovuto costruire un corpo che è quello, tanto per intenderci, che è quello dell’anatomia, della medicina, cioè come una macchina funzionante. Allora a quel punto ha cominciato a configurarlo come un qualche cosa che esiste di per sé, ma la questione è complessa perché prima di fare questo o meglio, anche prima di fare questo, comunque riceve informazioni ma il fatto che distingua queste informazioni da quelle che riceve dal mondo esterno per cui sappia distinguere se per esempio “io ho freddo o Cesare ha freddo” beh questo già è un elemento importante, ma d’altra parte sappiamo anche che deve potere distinguere il discorso, ciò che avverte lui da ciò che avverte ciascun altro discorso, perché è un elemento linguistico che come tale occorre che sia differente da ciascun altro…

Intervento: è una regola del gioco

Certo, è una regola del linguaggio in questo caso, per potere funzionare, e quindi deve potere distinguere il mio corpo da ciascun altro, visto che il mio discorso posso dirlo mio proprio perché lo distinguo e qui c’è qualche cosa che si aggancia al corpo. Tutto ciò che, tutte quelle variazioni di stato che il corpo rileva è come se fossero immediatamente rilevate dal discorso o più propriamente si fanno discorso, diventano, sono discorso, qualunque variazione di stato “caldo/freddo” facendosi discorso da quel momento in poi appartiene, al discorso ma potrebbe non farsi discorso? Se non si facessero discorso non apparterrebbero neanche al linguaggio, non avrebbero nessun modo di avere accesso al discorso quindi neanche al linguaggio, se non avessero accesso al linguaggio non potrebbero appunto essere variazioni di stato, se lo sono è perché in quanto tali appartengono al linguaggio, al discorso e quindi al linguaggio ovviamente. A questo punto, così come il discorso funziona attraverso differenze, prevalentemente, per potere costruire l’inferenza necessita di una differenza, stabilire che se A allora B, occorre che A e B siano differenti tra loro cioè vengano rilevati essere differenti. Qualunque differenza appartiene necessariamente al linguaggio e quindi al discorso e il corpo non è altro che produttore di differenze, differenze di stato esattamente come il discorso. A questo punto c’è l’eventualità che non sia possibile distinguere il discorso dal corpo. Poiché al pari del discorso, teniamoli ancora divisi, al pari del discorso il corpo produce differenze, differenze che servono a produrre altre proposizioni, il linguaggio funziona così, stabilisce differenze, stabilita una differenza allora posso cominciare a stabilire l’uguaglianza per esempio, o infinite altre cose. Qual è la differenza? La differenza fondamentale è quella tra la premessa e la conclusione per esempio, o tra un elemento e un altro, il fatto che se c’è un elemento linguistico allora necessariamente ce n’è un altro. Un altro che è differente da lui, perché non è solo lui, perché se fosse solo lui allora non sarebbe un elemento linguistico perché per essere tale occorre che sia connesso con un altro degli elementi linguistici. E quindi, muovendo dalla questione della differenza, il fatto che sia il discorso sia il corpo producono differenze, esistono perché sono in condizioni di stabilire, di valutare, di stabilire differenze e quindi di farle esistere allora la differenza tra queste due cose comincia a sfumare dal momento che ciascuno incomincia a sapere di avere un corpo proprio per via di differenze, una differenza di pressione, una pressione per esempio su una mano di 5 grammi è una carezza, una pressione di 70.000 tonnellate no. Viene avvertita dunque una differenza, qualunque cosa produce una differenza esattamente come il linguaggio, una continua serie di differenze di stato che non sono altro che differenze tra elementi. Dunque parlare del proprio discorso o del proprio corpo in realtà appare essere la stessa cosa, in effetti come distinguerli? Come distinguere qualche cosa che consente al linguaggio di produrre proposizioni da un altro? È sempre comunque una produzione di proposizioni. Certo, io distinguo il mio discorso da ciascun altro, distinguo il mio corpo da ciascun altro ma, ma posso distinguere il mio corpo perché posso distinguere il mio discorso e non viceversa, perché senza il mio discorso non ci sarebbe neanche il corpo ma sappiamo che senza il corpo può esserci il discorso. Quindi orientativamente appare così che il corpo e il discorso costituiscano qualcosa di apparentemente identico. Proviamo a considerare per il momento che siano esattamente la stessa cosa, proviamo a fare questa ipotesi, allora il discorso procede attraverso differenze, sa distinguere se stesso da ciascun altro perché è costretto a farlo e coglie differenze all’interno della propria combinatoria e anche all’interno di quella altrui e tutto ciò gli serve per funzionare, il corpo, il corpo che cosa dice? Beh, non direbbe assolutamente niente se non ci fosse un discorso e quindi il linguaggio, né potrebbe dire alcunché, quindi non esisterebbe né sarebbe mai esistito. Quindi, quindi se dice delle cose, le dice ovviamente in quanto linguaggio e quindi in quanto discorso, non può dirle altrimenti. Certo la questione per il momento è appena abbozzata, occorre rifletterci molto bene e renderla più semplice, praticamente stiamo soltanto seguendo quella direzione che ci appare essere più solida e quindi provabile, ciò che sappiamo per il momento con assoluta certezza è che se non ci fosse il linguaggio non ci sarebbe neppure il corpo e che pertanto il corpo deve la sua esistenza all’esistenza del linguaggio, ma se deve la sua esistenza al linguaggio, ed è questa la questione forse logicamente più precisa, può dire o fare cose che non siano linguaggio? Può essere altro dal linguaggio? Se non può essere altro dal linguaggio allora appartiene all’esecuzione del linguaggio e cioè al discorso e non può essere altrimenti. C’è differenza fra il dolore fisico e il dolore psichico, oppure no? È una questione. Come una delusione atroce, una perdita di qualcuno straordinariamente caro…

Intervento: sembrerebbe di no…

Intervento: il linguaggio distingue però…

Sì è vero, il linguaggio distingue qualunque cosa, non ha nessun problema, in questo senso li distingue, però sempre come atti linguistici…

Intervento: il linguaggio per funzionare deve trovare differenze e di lì costruisce

Sì, e qui c’è da lavorare per intendere bene la questione e cioè come, per esempio, un mal di denti più feroce sia equiparabile al dolore per un abbandono, un dolore diverso sì certo, anche il mal di pancia è diverso dal mal di denti…

Intervento:…

Certo, però anche un dolore molto forte può portare all’insopportabilità di quel dolore e quindi decidere di interromperlo a quella maniera, non è questa la distinzione fondamentale…

Intervento: ha la struttura dell’idea ossessiva sia il dolore fisico sia il dolore psichico… quando uno ha mal di denti è come se non riuscisse a renderlo mobile, è fisso perché questa proposizione permane…

Ci sono infinite cose che possono impedire altre operazioni, un rumore a dieci milioni di decibel paralizza qualunque cosa, o la temperatura, se io portassi la temperatura di questa stanza a trecento gradi sotto zero allora ecco che qualunque altra attività sarebbe impedita. Ci sono varie circostanze in cui l’attività è impedita, non soltanto il mal di denti. Nella tradizione si distingue il dolore fisico dal dolore psichico, l’idea in fondo è quella che il corpo sia una macchina, si brucia una valvola, si cambia la valvola e la macchina torna a funzionare, tant’è che stanno lavorando per costruire pezzi di ricambio, la bioingegneria sta lavorando per questo. Però questa macchina, se come andiamo dicendo è in realtà discorso, e sappiamo che viene modificata anche dal discorso, risulta una macchina particolare, una macchina che è sensibile al discorso esattamente come il discorso stesso, il mio discorso viene modificato se io immetto altre informazioni, e così appare che anche il corpo venga modificato se si immettono differenti informazioni, il panico può cessare e quindi tutta la produzione di adrenalina e tutti gli altri aggeggi annessi e connessi, la depressione o una rabbia furibonda che può arrivare fino ad arrestare il cuore, e così via. Come mai questa macchina reagisce al discorso? Pare complessa la questione, però forse c’è un elemento che ci consente di cominciare a vedere un barlume: sappiamo che il corpo incomincia a esistere quando incomincia a esistere il linguaggio, probabilmente cominciano a subire le stesse vicissitudini, quasi che il corpo fosse lo strumento per eccellenza del linguaggio, c’è questa possibilità, uno degli strumenti che utilizza per reperire variazioni, differenze. Forse per questo lo può modificare, ma ci manca un elemento, sì sa fin dall’antichità che le parole possono vivificare o uccidere, come se il discorso avesse un potere immane sul corpo e probabilmente lo ha. Come distinguo il mio corpo da questo aggeggio?

Intervento: anche se l’aggeggio modifica il discorso cioè se io metto la sveglia quando suona…

Dice che è la stessa cosa? Posso caricarlo e impedirgli di fermarsi…

Intervento:…

Adesso non ci interessa quello che dicono in quel caso…

Intervento: e quindi l’importanza del corpo sul linguaggio, è un luogo comune

Adesso non ci interessa il luogo comune. Torniamo alla questione: “so che questo orologio non appartiene al mio corpo” ed è già un fatto, bene, sappiamo che il discorso deve potere distinguersi da qualunque altro per potere funzionare così come deve potere distinguersi ciascun elemento da ciascun altro per potere esistere, e quindi io distinguo il mio discorso, ché il linguaggio è costruito così, quindi a questo punto è ovvio che se, come dicevamo prima, il mio corpo è il mio discorso o comunque sono indistinguibili allora necessariamente per lo stesso motivo per cui il discorso, il mio discorso lo distinguo da qualunque altra cosa, sono in condizione di distinguere il mio corpo perché appartiene al mio discorso. Ecco perché: il mio discorso, quello che chiamo mio, è proprietario per così dire di quel corpo che a quel punto posso chiamare mio, per lo stesso motivo e con lo stesso diritto. Il mio corpo appartiene al mio discorso, sta qui la questione su cui occorre lavorare ed è per questo che il mio discorso modifica il mio corpo…

Intervento: il discorso si modifica

Se io mi arrabbio sale la pressione, per esempio, ma se io mi arrabbio non cessa di proseguire a ticchettare questo orologio né modifica il suo funzionamento, sì è vero io posso in un impeto di rabbia sbatterlo per terra e bloccarlo quindi modifico…

Intervento:…

Certo, ma è la stessa cosa oppure no? Sembra quasi che il corpo risponda in un modo diverso, risponda immediatamente così come risponde il discorso stesso, risponde a qualcosa che interviene a modificarlo…

Intervento: cos’è che interviene modificare il mio discorso se non un’inferenza che il mio discorso trae?

Sì, o qualcosa che il discorso accoglie…

Intervento: ma come lo accoglie il discorso? come avviene che il discorso può accogliere qualche cosa oppure no?

Se viene a modificare la nozione che il discorso stesso ha di verità, viene a modificarla attraverso degli elementi che il mio discorso riconosce come prove di verità, come per esempio “stanno rubando la macchina! No, non è vero!” è chiaro che il mio discorso accoglie certi parametri di verità, è ovvio, però il discorso viene modificato prevalentemente da queste inferenze dove altri elementi di verità vengono introdotti a modificare o a sostituire il precedente…

Intervento: ecco ma il proprio corpo allora al pari di un orologio se mi fa male la milza, o suona la sveglia cosa cambia? è solo un’inferenza che il mio discorso coglie. C’è una differenza tra gli organi interni in questo caso la milza…

È quello che stiamo considerando…

Intervento: apparentemente sembrerebbe di no, sembra che un sintomo sia più diretto ma anche un suono ed ecco che modifica il mio discorso

Sì, ma perché il corpo è provvisto di sensori, un suono viene percepito dai sensori acustici in questo caso. È come se ci mancasse qualche cosa per intendere bene la questione…

Intervento: la volta scorsa si parlava di comunicazione… è chiaro che se chiede a Cesare che ore sono? Cesare risponde che sono le nove e mezzo…

Intervento: i giochi linguistici sono differenti… come avviene che un elemento viene accolto immediatamente e pare senza dei passaggi intermedi che sono quelli

L’elemento fondamentale qui è il fatto che il corpo, il mio corpo, appartiene al mio linguaggio, qui sta la chiave di tutto quanto però dobbiamo intendere bene come…

Intervento: come abbiamo imparato a utilizzare quei sensori?

È complicato perché a questo punto ha imparato anche a costruire inferenze. Il linguaggio si impara?

Intervento: possiamo dire così

È il paradosso di Wittgenstein: per impararlo occorre che io abbia gli strumenti per imparare e dove lì ho se ancora non c’è linguaggio?

Intervento: d’altra parte è tutto paradossale

Un momento, vada cauta con queste affermazioni, la chiave di accesso sta lì, intendere come il mio corpo accade perché appartiene al mio discorso, lì sta la chiave ma dobbiamo pensarci bene, la questione è straordinariamente complicata però quando avremo risolto un notevole problema, la posta in gioco è straordinariamente alta. Ci fermiamo qui questa sera, dobbiamo riflettere molto bene.