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17-12-2008

 

Dobbiamo preparare le conferenze e abbiamo deciso che vertano sulla psicanalisi clinica in modo da coinvolgere tutti coloro che sono interessati alla psicanalisi in modo più specifico. Potrei darvi un suggerimento a questo riguardo ché l’aspetto clinico è importante, dovremmo porlo in modo evidente anche nelle conferenze che faremo nella circoscrizione. La psicanalisi interessa alle persone, pochi sanno che cosa sia però anche molti psicanalisti non sanno che cosa sia, però interessa e allora ciò che suggerisco è di partire sì da un pretesto, un’occasione che è il titolo e questo fa in modo che le persone siano incuriosite dall’argomento e questo argomento, questo titolo occorre che si muova verso ciò che a noi interessa e cioè a sottolineare l’importanza che ha il linguaggio, quella cosa che per le persone comunemente sono le parole o i pensieri e mostrare questa importanza attraverso varie forme retoriche come abbiamo già detto la metafora, l’analogia, la reductio ab absurdum, l’argomento a contrario, tutte forme che possono essere utilizzate mostrando cioè che senza le parole, per esempio, gli umani non potrebbero essere tali perché il fatto che parlino gli umani è proprio ciò che li distingue da tutto il resto del pianeta: gli umani parlano e quindi in quanto parlanti sono considerati umani per cui potremmo considerare che se non potessero parlare cesserebbero di essere umani anzi non lo sarebbero mai stati, mostrare che tutto ciò che gli umani pensano, hanno pensato, hanno costruito, hanno fatto, detto, immaginato etc. in questi ultimi tremila anni senza l’esistenza delle parole tutto ciò non sarebbe mai esistito, cosa che può avere anche degli effetti, può porre delle considerazioni intorno all’importanza che ha il linguaggio. Questo servirà poi per la terza parte che è quella più propriamente connessa con la psicanalisi però già nell’intervento di ieri Sandro ha posto una questione interessante che riguarda il discorso religioso, è una questione che andava sviluppata molto di più, non in quella circostanza perché in una conferenza che dura un’ora e mezza non è che si possa fare più di tanto, però occorre mostrare per esempio che in assenza di parola, in assenza di linguaggio non è possibile credere alcunché perché non è possibile farsi nessuna idea, non è possibile credere in nulla perché non c’è nessuna conclusione, nessuna considerazione e se non è possibile credere in nulla allora, in assenza di linguaggio allora saremmo indotti a considerare, per esempio, che in assenza di linguaggio non c’è depressione, non c’è nevrosi né psicosi, non c’è niente, come dire ancora, adesso io la sto facendo molto breve ovviamente giusto per dare una traccia, allora se la depressione che stiamo considerando, le nevrosi i vari acciacchi di cui parla la nosografia psicanalitica tutto questo esiste perché esiste il linguaggio, perché gli umani possono parlare sembrerebbe che siano prodotti dalle parole, dai pensieri, dal linguaggio, perché in assenza di linguaggio pare improbabile che possa darsi una depressione. La depressione come diceva Sandro ieri sera in modo preciso segue alcune considerazioni, considerazioni intorno alla mancanza di senso del mondo intero o della mia incapacità o dell’impotenza degli umani di fronte al male o tutte le cose che si vogliono pensare non ha importanza, fatto si è che tutto ciò si consolida come certezza e qui subentra la depressione, i mali del mondo non hanno rimedio e quindi non ci resta che la sofferenza e la depressione appunto, ma come dicevo senza le considerazioni che portino a questa conclusione non c’è nessuna depressione così come non c’è nessuna nevrosi di nessun tipo. A questo punto, sto sempre facendo uno schema naturalmente, a questo punto può essere più facile porre la questione del linguaggio in termini più precisi e cioè se la nevrosi è produzione del linguaggio allora come avviene che il linguaggio la produca? Perché? A che scopo? A questo punto il passo successivo è mostrare che la psicanalisi occorre si occupi del linguaggio primo perché ha a che fare solo con questo cioè con le parole della persona che è in analisi e non ha altri strumenti e quindi se sa come funziona il linguaggio è preferibile, secondo perché tutto ciò che avviene nella persona sia ciò che ha prodotto la nevrosi o qualunque altro acciacco sia il modo per eliminarla è sempre qualcosa che attiene al suo pensiero quindi alle sue parole, alle sue costruzioni. Non è casuale che Freud scrisse già ai suoi tempi quel saggio noto come Costruzioni in analisi, Freud ha dato un contributo, un contributo interessante, ma occorre insistere su un aspetto, quello su abbiamo già insistito tempo fa quando facemmo un convegno: “Il manifesto dell’unica possibile psicanalisi” perché le conferenze che faremo vuoi alla libreria Legolibri o alla circoscrizione devono mirare a questo, a mostrare qual è l’unica possibile psicanalisi, non ce ne sono altre, non ce ne sono altre che non siano costruite su una posizione religiosa ed ecco qui che interviene la religione, Psicanalisi e Religione vale a dire sulla supposizione che qualcosa sia costruibile su un atto di fede. L’atto di fede non è nient’altro che un asserto che viene spacciato come assolutamente vero e che tale invece non può essere provato, così come avviene per lo più e non soltanto in ambito teorico ma anche appunto in ambito religioso e cioè, per esempio, l’asserto che dio esiste, non è che abbia grosse argomentazioni a suo favore naturalmente ma il problema è che la quasi totalità dei testi teorici hanno la stessa struttura e cioè muovono da un’affermazione come questa “dio esiste”. Se voi prendete un qualsiasi testo teorico, un saggio di qualunque tipo non ha nessuna importanza e leggete le prime due o tre pagine lì ci sono le attestazioni cioè le premesse da cui partirà il discorso, naturalmente queste premesse sono, se voi le considerate attentamente, sono atti di fede come dire io credo che sia, così i più pensano che sia così, tizio ha detto così. E una psicanalisi che muova da assunti che hanno la struttura religiosa non può che procedere in modo religioso, non che non abbia effetti naturalmente, qualunque cosa ha effetti ma ciò di cui si tratta in questo caso in una psicanalisi da struttura religiosa è sostituire una superstizione con un’altra che come ho detto ha degli effetti terapeutici ma l’effetto terapeutico sta nel fatto di avere o di credere di avere reperita una nuova verità, questo ha sempre un effetto terapeutico sempre e comunque per cui evidentemente la persona si sente meglio, però la psicanalisi dovrebbe e può fare qualcosa di più. Allora dicevamo a proposito della psicanalisi e religione che è il titolo che ha deciso Beatrice invece può mostrare che la psicanalisi così come è stata praticata dai tempi di Freud fino a poco fa non è nient’altro che una struttura religiosa e come una qualunque struttura religiosa muove da un’affermazione che in quanto tale non può essere dimostrata ma viene creduta vera per questo dicevo che è sostenuta su un atto di fede, e se uno invece non volesse invece compiere un atto di fede? Che fa? In effetti è un problema perché qualunque teoria è sempre fondata, anche la fisica in fondo, la fisica atomica è fondata su atti di fede almeno nei suoi asserti principali. Dobbiamo mostrare che questo è il compito che ci aspetta per i prossimi incontri, che l’unica psicanalisi possibile in effetti è quella che muove dall’unica cosa che può sostenerla e cioè la struttura del linguaggio vale a dire ciò che è la condizione perché si produca la depressione, la nevrosi, la paura, adesso cos’è che va di moda? Gli attacchi di panico. È una moda anche questa, una volta per esempio c’era il ballo di san Vito le pare che qualcuno soffra del ballo di san Vito recentemente? No. Ha visto? Così anche come è possibile reperire nei cambiamenti delle mode anche la priorità di un tipo di nevrosi rispetto a un’altra per esempio l’isteria andava forte ai tempi di Charcot e anche ai tempi di Freud, poi è andata calando a vantaggio della nevrosi ossessiva e della paranoia soprattutto che adesso come direbbe Mike Buongiorno va per la maggiore mentre l’isteria è in leggero calo. E qui l’imitazione ha sempre avuto una notevole portata, è la domanda che si poneva Freud “perché uno diventa isterico anziché diventare ossessivo?” Solo che non si è posto la domanda fondamentale cioè perché non diventa né l’una cosa né l’altra? C’è anche questa possibilità, che è rara però c’è. Dunque per la prima volta nella storia è stata costruita una psicanalisi non religiosa. A questo punto occorrerebbe mostrare abbastanza rapidamente e in modo semplice perché è necessario il linguaggio in una psicanalisi, l’ho appena accennato però si tratta di dimostrare intanto che senza linguaggio non ci sarebbe la nevrosi e quindi nemmeno la psicanalisi e insieme con queste due cose nemmeno tutte le altre dopodiché fare intendere che così come il linguaggio produce la nevrosi allo stesso modo può creare qualunque altra cosa …

Intervento: retoricamente potrebbe … la questione invece fondamentale è invece da dove viene il pensiero perché la sede del pensiero è fisicamente il cervello e da qui si parte tutta una serie di considerazioni nei termini di studi ecc. ecc. la questione è da dove viene il pensiero? qui interviene il linguaggio però questo passaggio è indispensabile perché effettivamente … il linguaggio e il pensiero …

L’abbiamo fatto infinite volte, trovare i modi perché chi ci ascolta abbia la possibilità di fare, di compiere questo passaggio, qui sta la difficoltà, trovare la via il modo, il passo che consente di intendere che questa cosa che chiamiamo linguaggio è ciò che consente agli umani di essere tali, di dirsi tali come abbiamo detto mille volte quindi a cascata qualunque altra cosa, consente di ammalarsi, di guarire, di fare qualunque altra cosa. Dobbiamo lavorare sul come operare questo passaggio, trovando anche il modo di sbarazzare il più rapidamente possibile tutta la mitologia intorno alla realtà, la cosiddetta realtà, quella che parafrasando Platone potremmo chiamare la nobile menzogna. Insomma di lavoro da fare ce n’è parecchio. Qualche questione intanto? Intervento: sia il discorso ossessivo sia il discorso paranoico possono cadere in depressione, ma se sono retti da due principi diversi? L’ossessivo parte da una insicurezza il paranoico non ha insicurezze

Puoi considerare i vari discorsi come delle figure retoriche cioè i modi in cui la propria certezza si dice, per esempio come dicevi tu il discorso ossessivo la esprime attraverso la certezza assoluta di non avere la certezza ma questa certezza ce l’ha qualcun altro dietro al quale deve nascondersi, il discorso paranoico invece non ha questa prerogativa ma suppone di avere l’assoluta certezza invece che gli altri siano assolutamente stupidi, per il discorso paranoico l’unico furbo è lui tutti gli altri sono cretini ai quali deve spiegare con pazienza e generosità come stanno le cose perché non le sanno …

Intervento: per l’ossessivo la catastrofe è già avvenuta e il paranoico allora la fa avvenire la catastrofe? Ieri aveva detto che il depresso aveva questa idea che la catastrofe era avvenuta … questo mi sembra più un discorso di un depresso ossessivo perché se il paranoico pensa che lui è il più furbo a questo punto se cade in depressione e pensa che tutti siano stupidi è come se facesse lui avvenire questa catastrofe …

Non esattamente, la paranoia può certamente trovarsi nella depressione nel momento in cui per esempio si accorge che gli altri cioè tutti quelli che lui deve educare non riesce a educarli …

Intervento: quindi una delusione?

Per esempio e allora si sente solo non ha più nulla su cui esercitare il suo potere e allora può crollare Intervento: è un ossessivo alla fine?

No, non necessariamente …

Intervento: l’ossessivo ha sempre bisogno di un padron,e per prenderlo in giro anche …

Sono modi, modi in cui si dicono le proprie verità, l’isteria in modo ancora diverso, il discorso schizofrenico il modo è diverso ancora i quattro discorsi famosi sì ci sono altri che hanno qualcosa da dire a questo riguardo alla costruzione di conferenze? Al modo per rendere più semplici, più veloci e più espliciti alcuni passaggi che mirino a mostrare che la psicanalisi è sorretta dalla struttura del linguaggio e si occupa del suo funzionamento e quindi fa in modo che la persona che ascolta si accorga di essere fatta di linguaggio e allora non ha più bisogno di avere paura perché cessa di credere anzi più propriamente ancora cessa di avere bisogno di credere ché non credendo più in nulla come dicevamo all’inizio non c’è più nessuna possibilità né che sia depresso, né che sia nevrotico, oppure che se non fa questo allora è una struttura religiosa, né più né meno.

Intervento: …

È vero, sembra sempre che i cosiddetti valori siano fondamentali mentre è proprio per i valori che gli umani si ammazzano gli uni con gli altri …

Intervento: anche la scienza rappresenta una fonte di certezza è una struttura di tipo religioso …

La religione e la scienza sono partite dallo stesso presupposto, non c’è nessuna incompatibilità fra religione e scienza in realtà sono due facce della stessa cosa, muovono anche storicamente dallo stesso presupposto, poi hanno preso vie diverse. L’una, la religione, ha dato la verità come già data, come rivelata, per l’altra, la scienza, la verità è da trovare …

Intervento: prima ho parlato con Marilena che lavora appunto in un ospedale psichiatrico mi è piaciuto perché ha detto che si è resa conto che queste persone non sono tenute in gran conto e allora lei avrebbe la curiosità e la voglia visto che è venuta da noi appunto di poter parlare con queste persone … voler parlare con queste persone visto che la scienza non lo fa se non con psicofarmaci … questo per dire la scienza, la scienza cosa fa?

Fornisce psicofarmaci, oppure lobotomizza, oppure fa l’elettrochoc. D’altra parte fanno questo perché non sanno fare altro, che potrebbero fare? Ucciderli? Uno volta lo facevano adesso non lo fanno più perché la legge lo proibisce, però venivano eliminati durante il nazismo, gli ospedali psichiatrici hanno subito una notevole sfoltita. Qualcuno ha qualche idea su come muovere questo passo di cui dicevo per fare intendere in modo più semplice la priorità del linguaggio, perché è sempre lo scoglio più arduo? Perché nessuno è mai stato addestrato a compiere una cosa del genere, nessuno lo insegna, le scuole meno che mai, giustamente non hanno nessun interesse a farlo, si darebbero la zappa sui piedi.

Intervento: perché?

Supponiamo per esempio che io sia al governo, che cosa voglio in prima istanza? Rimanerci è ovvio, ora per rimanerci devo fare in modo che le persone che io governo pensino che io sono il migliore governante, le persone vanno prese da piccole perché quando sono grandi magari poi non si gestiscono più facilmente ma prese da piccole gli si può insegnare a obbedire non tanto a qualcuno in particolare, anche certo, ma soprattutto a ciò che leggono. Una volta si considerava una figura retorica l’auctoritas Aristotele ha detto che e quindi se l’ha detto Aristotele. E quindi occorre addestrare i giovani fino da piccini a obbedire, solo a queste condizioni io potrò garantirmi la possibilità di continuare a governare. Ecco perché non si insegna a pensare, è l’ultima cosa che qualunque governo deve fare se vuole mantenersi in piedi. E quindi ecco perché Marilena le scuole non addestrano a fare una cosa del genere, non lo fanno, non lo devono fare né per altro sarebbero in condizione di farlo tra l’altro, perché insegnare una cosa del genere non è facilissimo, occorre sapere perfettamente che cos’è il linguaggio come funziona la sua struttura, come si muove etc. saperlo alla perfezione, in queste condizioni può si certo insegnarlo a qualcuno però si incontra sempre uno scoglio e lo scoglio è il fatto che le persone non essendo addestrate a pensare che ciò di cui sono fatte sono le parole che usano e con le quali hanno incominciato a parlare vedono il linguaggio come uno strumento come si è sempre pensato, le parole servono a descrivere le cose, la realtà esterna. Sa cosa si considera che sia la realtà generalmente?

Intervento: ognuno vede la sua realtà, ognuno vede la sua realtà, non c’è la realtà assoluta se vogliamo …

Questa affermazione potrebbe avere delle implicazioni, ma aldilà di questo si considera generalmente che la realtà non sia nient’altro che ciò che cade sotto ai sensi o può cadere sotto i sensi, cioè ciò che può essere percepito, comunemente si intende a questa maniera tutta la psicologia poi qualcuno può spiegarcelo, è fondata su questo, lei tolga la percezione alla psicologia e non rimane niente. Però naturalmente ci sono dei problemi: il fatto di utilizzare la percezione come criterio per stabilire le cose e la realtà è necessario che sia oppure no? Può essere un problema ma la questione vede è abituarsi a interrogare le cose, ecco questo è una delle cose che nessuno insegna a fare e invece è divertente perché lei interroga le scienze, le interroga fino in fondo, fino alle estreme conseguenze, fino al punto in cui si accorge che non sanno più rispondere cioè tacciono e lì trova l’atto di fede: è così perché è così, perché l’ho detto io, perché è l’autorità. Per esempio per imporre ciò che dico se io, fossi un docente universitario e insegnassi qualche cosa allora avrei il potere di imporre quello che dico perché se gli studenti non mi dicono quello che voglio io non passa l’esame nessuno. Ma anche al di fuori della scuola funziona così naturalmente, funziona così sempre perché come dicevo è la struttura che consente di impiantare un sistema di credenze tale da potere essere utilizzata, poi se la persona si allontana si può ricondurre sulla diritta via.