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17 dicembre 1998

 

(Interessante le orazioni di Lisia e in particolare la numero 5.) Intanto occorre una puntualizzazione intorno a ciò che andiamo facendo. Imporre questo discorso sul pianeta, così come è stato avanzato, procede unicamente da una sorta di esigenza teorica, esigenza teorica di mettere alla prova una struttura del discorso che abbiamo inventato rispetto a situazioni che sono le più disparate, un infinito numero di uditori. Quindi, non è che interessi particolarmente in quanto tale né la persuasione né la convinzione. Se volete faccio un esempio: come una persona costruisce una macchina e vede se funziona dentro l’acqua, se dentro l’aria funziona considera i vari tipi di funzionamento; quindi si tratta soltanto di compiere questa sorta di messa alla prova, nient’altro che questo. Chiaramente questo va fatto con tutti i mezzi di cui si dispone. Dicevamo l’altra volta di forzare un sistema, un sistema come quello di pensiero di ciascuno che è retto da alcuni principi, pochi ma molto saldi. Uno fra i più saldi è quello della, possiamo chiamarla così, di una sorta di schiavitù intellettuale, come dire che uno dei più forti capisaldi consiste nel fatto che da moltissimo tempo si considera che la speculazione teoretica non ha utilità pratica e che invece le cose utili sono altre. Tempo fa, se ricordate, ci si chiedeva se all’interno della struttura del discorso ci fosse qualche elemento che comportasse necessariamente la struttura del discorso religioso. Abbiamo eliminato questa ipotesi per una serie di motivi, tuttavia la religiosità in cui gli umani esistono ha indubbiamente una funzione, una funzione che è molto potente, dire qual è molto arduo. Perché una organizzazione come quella di uno stato, di un governo, di un paese possa funzionare è necessario che le persone si trovino in una struttura religiosa e quindi pensino religiosamente. Cosa vuol dire con pensino religiosamente? Semplicemente che non pensino e quindi non utilizzino nessuna struttura di pensiero ma semplicemente accolgano strutture preconfezionate che sono quelle che ho indicate come strutture religiose. Ora, insieme con questo si è da sempre imposta una sorta di legge non scritta che afferma che tutto ciò che va contro questo modo di pensare è assolutamente inutile. Ora, questo funziona da sempre insieme con tante altre cose, come la nozione di realtà, come infinite altre, che hanno un forte potere e nessuna persona è generalmente disposta a pensare in un modo che non sia religioso, non per cattiva disposizione d’animo per così dire ma perché in un certo senso è circondata da sei miliardi di persone che glielo impediscono. Glielo impediscono in vario modo. Il modo più consolidato è quello di fare in modo che le persone siano sempre più occupate per sopravvivere, essendo molto occupate per sopravvivere hanno poco tempo per dedicare ad altro, un po’ la nobile menzogna di Platone, meglio non pensare perché pensando si perde tempo e il tempo serve per vivere o per procurarsi il mangiare, ecc. E questo funziona in effetti e funziona molto bene, diceva Mathieu non del tutto a torto: quelli che una volta erano chiamati schiavi oggi sono gli impiegati, gli operai, le persone che sono costrette a svolgere un certo lavoro e non possono non farlo. Quindi si è costruito un sistema di cui occorre tenere conto, anche molto solido, molto robusto, il cui scopo o uno degli scopi fondamentali è quello di impedire che accada quello che esattamente è ciò che noi proponiamo, direi che è costruito in buona parte con questo scopo, se una persona che si trova a lavorare cominciasse a pensare in questo modo, se fosse una non succede niente, se sono molte diventa un problema, questo lo sapevano da sempre, è stato fatto sì che si creasse una struttura così solida e così impenetrabile da rendere possibile tutto l’ordinamento sociale. L’obiezione “sono cose interessanti, belle però domani mattina io devo alzarmi alle sette e devo andare in fabbrica, alla fonderia” è emblematica ed è da tenere in conto perché indica un modo di pensare non soltanto di queste persone ma della quasi totalità delle persone. Questo appena per dire che le difficoltà che abbiamo di fronte sono notevoli, soprattutto in questo momento in cui, come dicevo prima, l’esigenza è quella di esporre il discorso ad un uditorio, per dirvi che comunque l’uditorio non sarà disposto ad ascoltare queste cose e per nessun motivo, da qui dicevamo giovedì scorso di forzare un sistema. Come si forza un sistema? In molti modi, uno dei tanti è quello di fargli apparire ciò che non è, operazione che in linea di massima è nota come mentire, ma un mentire particolare, diciamo porre le cose in modo tale che siano più gradevoli, opponendo un discorso come quello che andiamo facendo ad un uditorio qualunque, l’effetto che si ottiene è pressoché  nullo. Questa è una considerazione che posso fare dopo moltissimi anni che faccio questo mestiere, di conferenze, una quantità di persone hanno seguito le cose che andiamo dicendo, ma non si produce nulla, assolutamente nulla. Allora, dicevo prima, forzare il sistema; uno dei modi è la provocazione, però la provocazione poi ha la necessità che il discorso possa proseguire ché se no è provocato, è infastidito, ma se non c’è il modo di continuare il discorso, e cioè di inserire degli elementi, non darà assolutamente nulla. Altro modo è come dicevo quello della menzogna che è più efficace,  “mentire”, cioè far apparire le cose molto più semplici di quanto non siano, proponendo le cose che generalmente le persone si aspettano. E cosa si aspettano? Qualcosa che sia facile da utilizzare, che non dia nessun problema, che dia risultato immediato, questo, solo questo, e cioè che continui in qualche modo a proporre ciò che da sempre ha proposto, cioè una struttura religiosa dove gli si consente di non pensare, anzi si propone un sistema che non prevede questa necessità, dal momento che in qualunque situazione laddove il pensiero viene portato alle estreme conseguenze si creano problemi insormontabili, questo in qualunque ambito, sia in ambito apparentemente più sprovveduto fino a quello apparentemente più sofisticato, come quello universitario. Allora pensavo a un modo, questo il secondo modo, di introdurre una lettera molto breve e molto rapida, molto pubblicitaria. Lettera da inviare per esempio a tutte le persone con cui abbiamo avuto contatto, da inviare a tutti i centri culturali, agli istituti, proprio una spedizione di massa. Una letterina di cui ho messo giù proprio due parole ma occorre che non siano molte di più, perché se sono tre il lettore si affligge. Naturalmente, come dicevo all’inizio e torno a ribadire, serve soltanto per vedere l’effetto che provoca, nient’altro che questo, cioè in un certo senso non mi interessa affatto che l’interlocutore sia soddisfatto mi interessa sapere, nell’eventualità che lo sia, cosa può accadere, solo questo.

Lettura della lettera da inviare alle organizzazioni culturali.

E’ abbozzata, occorre aggiungere delle cose. Sono da aggiungere ancora alcune cosette ma non tante perché occorre che sia breve, molto breve ed efficace. Il proposito è sempre necessariamente quello di muovere un interesse. Chiaro che questa lettera si rivolge ad un uditorio circoscritto, molto circoscritto, che è fatto di persone che comunque hanno della curiosità intellettuale, almeno apparentemente, di pensare e quindi restano pochissime persone. Però occorrerebbe pensare a dei modi di muoversi rispetto a un certo numero di uditori in attesa di stabilire un metodo che sia funzionante rispetto all’uditorio universale, quando lo avremo sarà molto più semplice, però per il momento occorre cominciare a muoversi. Non è ancora semplice così come avrei voluto però è fatta rapidamente giusto per dirvi un po’ qual è la direzione. Deve proporre un qualche cosa che offra un risultato immediato, facilissimo da ottenere, “l’inganno” consiste in questo, avere inserito queste notarelle teoriche è un inganno retorico e la semplicità apparente con cui viene concluso, da alcuni assiomi una certa conclusione assolutamente ineluttabile induce a pensare che sia possibile applicare la stessa cosa a qualunque altra, a qualunque altro aspetto di un’altra argomentazione, che è in parte ma sicuramente non così rapidamente, però se chi legge vede che l’aspetto teorico è esposto molto rapidamente ed è assolutamente ineccepibile, sarà indotto a pensare che anche la prima parte sia altrettanto ineccepibile, il che non è… (Noi comunque possiamo costruire quello che vogliamo però perché non insistere e far credere alla gente ciò che piace…) Se, per esempio, l’uditorio fosse costituito di persone che si occupano di pubblicità, allora sì, allora una argomentazione come la tua sarebbe efficacissima. Per questo dicevo è meglio pensare a un modo di differenziare i vari tipi, per esempio fare una lettera ben costruita da mandare a tutte le agenzie pubblicitarie, perché consente di costruire effettivamente qualunque cosa, ed è questo ciò che loro vanno cercando. (….) Io li distinguo sempre, anche per motivi descrittivi, l’aspetto logico che perseguiamo da una sorta di costruzione di artifici retorici, che sono strumenti che ci servono esattamente, così come ci serve la macchina per andare a Milano, ci servono per catturare l’attenzione e ci serve catturare l’attenzione per porre il discorso, per vedere come funziona. Certo, poi quello che andiamo costruendo mano a mano, per quanto riguarda l’aspetto logico direi che l’ultima questione che è stata posta in termini precisi è quella che poi abbiamo esposta anche nello statuto, cioè questioni assolutamente inattaccabili sul fatto che nulla può darsi fuori dalla parola, altre cose inventeremo mano a mano, cioè continuiamo a produrre ma la produzione che va in quel senso produce necessariamente proposizioni che non sono negabili. (…) Tu proponi di invertire le due parti, prima la pars construens e poi destruens  (…)  Si può provare visto che ancora non sono stati fatti questi manifestini, naturalmente occorrerà che ci sia un interlocutore, non posso fare tutto da me… di cui si discute prima…, si tratterà di agoni dialettici, sì, potrebbe essere interessante, fare un agone dialettico come spettacolo, cioè le persone assistono ad una dimostrazione, prova che deve apparire assolutamente legittima e inconfutabile e quindi la sua demolizione o viceversa. Occorrerà dare un argomento perché le persone sappiano ciò di cui si dibatte… per esempio Fede o Ragione. Tizio sosterrà la fede e Caio sosterrà la ragione… (…) Sì, però supponiamo che Roberto e io ci si scontri dialetticamente, occorre che alla fine dello scontro non risulti nessun vincitore, cioè entrambi, cioè lui prova che è assolutamente vera e inattaccabile la sua tesi e io che è altrettanto vera quella contraria. (E se tutte due false…) Non possiamo farlo, come si fa? Se si contrappone,  uno dei due deve sostenere un’altra cosa, ci vorrebbe un terzo… cosa si può contrapporre? Uno convince di una certa cosa, per esempio che la fede è superiore alla ragione, mettendo in mostra quasi tutti i pericoli della ragione e i vantaggi della fede, dicendo che comunque anche la ragione è una forma di religione, possiamo provare e vedere come funziona. Va da sé che bisogna fare in modo da inserire in questi agoni dialettici delle informazioni che a noi interessa che passino…, è un buon esercizio soprattutto per chi sosterrà la fede …

Definizione di sensazione: percezione di una variazione di una condizione. (ciascuna giustificazione, ciascun topos che interviene,  come luogo comune  a situare a dare un luogo,  ha questo aspetto di superstizione)