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17-2-2010

 

Intervento: Lacan dice che nella risposta non viene detto tutto, la figura retorica dell’ellissi … mi viene in mente che nel discorso si discorre, si parla e questa figura retorica funziona non solo nel discorso ma anche nel pensiero e l’ellissi era una figura che raffigurava il funzionamento dell’inconscio come la metafora e la metonimia … in un’analisi cosa viene fatto? Ricostruire ciò che non viene detto, come quando uno risponde a una domanda dando per scontato tutta una serie di cose che invece in analisi sono cose che devono venire interrogate …

Tu cosa ne pensi Eleonora? Affronta la questione della retorica dell’inconscio se vuoi, ma non è necessario …

Intervento: in quello che si dice c’è sempre un non detto e il non detto sarebbe oggetto dell’analisi. La questione è complessa, in effetti riguarda qualche cosa che forse è il caso di incominciare ad accennare e cioè la questione retorica, e logica anche. Al punto in cui ci troviamo così come abbiamo già detto in varie occasioni alcune nozioni che sono caratteristiche della psicanalisi, come inconscio, rimozione, transfert, contro transfert, queste nozioni potrebbero non essere così importanti. Ciò che andiamo facendo da tempo, anche in abito clinico, non è cercare chissà quale evento passato causa del modo in cui la persona si comporta adesso, può anche esserci stato qualche cosa, probabilmente sì, ma è stato determinante questo qualche cosa, che di per sé non significherebbe niente? Perché per la persona è diventato importante? A noi interessa sapere perché è diventato importante, non è il fatto che la mamma abbia negato la marmellata ma che cosa è stato costruito in seguito a questo evento, che di per sé non significa assolutamente niente; potremmo dire a questo punto che tutto ciò che è stato, che oggi si attribuisce all’inconscio, a questo concetto generale, di fatto non significa niente. Lacan ha posta la questione della retorica dell’inconscio piegando la retorica a ciò che Freud ha stabilito, ponendo per esempio la metafora accanto alla rimozione, la metonimia accanto alla resistenza. Questa operazione lascia il tempo che trova, Lacan ha fatto delle affermazioni, per esempio che non tutto si dice, che la verità si dice a metà per esempio, però gli si potrebbe domandare quando afferma che tutto non si può dire, come lo sa? Come è verificabile una cosa del genere? Occorre prima stabilire un tutto, e si può anche farlo, in fondo è solo questione di definizioni, può anche definirlo in modo tale per cui il tutto è dicibile oppure no, a seconda di che cosa si intenda con tutto naturalmente. La questione interessante in tutto ciò è che comunque si parte da affermazioni assolutamente arbitrarie, e invece, proprio la retorica e anche la logica per altro verso potrebbero porre al riparo dal trovarsi ad affermare con assoluta sicurezza e allegria cose che di fatto è piuttosto complicato affermare, come “non si può dire tutto”. La retorica insegna a costruire argomentazioni che servono a provare e a confutare qualunque cosa e quindi se avesse, è sempre Lacan il soggetto, se avesse avuto migliore conoscenza della retorica e del suo utilizzo probabilmente avrebbe costruito lui stesso una controargomentazione a questa affermazione giungendo a considerare che un’affermazione del genere non significa niente, è un’affermazione puramente estetica, come dire “a me piace pensare che il tutto non si possa dire”, va bene, ma non è che andiamo molto lontani con questo, è come dire che preferisco le margherite ai tulipani, va bene, e allora? La domanda che a questo punto ci si può porre, tenuto conto che ciò che andiamo facendo nella clinica è porre la persona nelle condizioni di reperire l’arbitrarietà delle sue affermazioni e quindi di conseguenza l’assunzione della responsabilità, se di fatto questa cosa che continuiamo a chiamare psicanalisi in realtà non si snodi attraverso un processo che è prevalentemente retorico, ma retorico in questa accezione, potremmo dire forse più propriamente, che è retorico e sofistico, quante volte abbiamo detto che se una persona sapesse provare la verità di un enunciato così come la sua falsità abbandonerebbe questo enunciato come irrilevante o inutile, ma se potesse farlo rispetto a qualunque enunciato anche a quelli cui crede fortemente e che condizionano la sua esistenza allora forse qualche cosa potrebbe cambiare nel modo in cui pensa, cambiare al punto tale da metterlo nelle condizioni di non avere più bisogno, anche questo lo abbiamo detto tante volte, di credere ad alcunché. Dunque dicevo che in queste condizioni, che sono quelle per le quali lavoriamo, quanto hanno ancora a che fare con ciò che prima di noi si chiamava psicanalisi? Nulla, è la risposta corretta. Ma allora qualcuno potrebbe dire che si tratta unicamente dell’analisi del discorso, del linguaggio e allora non c’è più nessun rimando all’inconscio e alle emozioni. No, effettivamente no, c’è la possibilità in effetti che l’invenzione dell’inconscio sia stato uno degli inganni, uno dei tanti, perpetrati in questi ultimi tremila anni. Ciò che stiamo dicendo è che c’è la possibilità, la forte possibilità, che non ci sia nessun inconscio da nessuna parte. Lacan usava questo sistema per mostrare in qualche modo l’esistenza dell’inconscio, quello del significante e del significato, sapete che lui ha capovolto il segno di De Saussure che indicava una barra, al di sopra della quale poneva il significato e al di sotto il significante, La can lo ha capovolto ponendo sopra la barra il significante e sotto il significato. Significante è l’immagine acustica, ciò che si dice, ciò che sta sotto la barra, ciò che è rimosso, è il significato che pertanto non si dice, rimane non detto comunque perché rimosso, fa parte dell’inconscio. Ora che cosa ci spinge a d accogliere una cosa del genere? Questa proposta di Lacan, perché il significato dovrebbe essere barrato? Perché dovrebbe essere inconscio? Perché? È una decisione, come dire che io stabilisco che ogni significante si porta appresso un significato che è rimosso, è una decisione …

Intervento: io non capisco come faresti a usare questo significante se non conoscessi il significato.

Perché per Lacan il significato non è esattamente quello che si intende comunemente e cioè il significato che fornisce il dizionario, il significato è qualche cosa che il discorso vuole dire ma non si enuncia direttamente, rimane non detto, rimane non detto sotto la barra della rimozione, come dire che mentre parli ci sono altri elementi che intervengono simultaneamente a ciò che dici e che tu non conosci ma che determinano ciò che dici. In questo caso il compito dell’analisi sarebbe quello di affrontare, di ascoltare queste cose che di fatto non si dicono, e lasciare che si dicano in un modo o nell’altro …

Intervento: …

Non propriamente, dicendo queste cose chiaramente cosa diventano, per esempio? Per dire un significato devo dire un significante, non potrò dire il significato, dovrò dire un significante il quale significante avrà un altro significato, è quella che i linguisti chiamavano a suo tempo la doppia articolazione, c’è un’articolazione fatta di significanti e un’altra fatta di significati che continuano a rimanere comunque sotto la barra, non possono scavalcare la barra perché dicendo un significato dico un significante, questa è la sua posizione …

Intervento: il significante non è la parola quindi a cui si deve un significato?

Lacan riprende da De Saussure la questione del segno, in effetti è il segno che è composto dal significante e dal significato, potremmo dire l’atto linguistico che è fatto da questi due elementi, come dire che non c’è elemento linguistico, non c’è atto di parola che sia esente da rimozione perché ogni significante cioè ogni elemento che si dice ha un significato che è sotto la barra comunque sempre. Ma perché dovrebbe essere così?

Intervento: però è anche vero che se io dico una cosa tipo, una qualsiasi frase il significato è lì, un conto è l’insieme dei significanti …se io dico “la mela è buona” non è che c’è qualcosa di rimosso.

Per Lacan sì, ed è anche abbastanza facile sostenere questa tesi tutto sommato, se tu dici che la mela è buona, prima di tutto c’è un motivo per cui tu lo dici anche se la stai mangiando in quel momento, poi a fianco di cosa stai dicendo ci sono sicuramente delle altre considerazioni, ricordi, immagini, sensazioni, una quantità sterminata di elementi che intervengono mentre tu affermi questa cosa Intervento: quando l’affermi un paio di volte, la prima volta che l’affermi quali cose possono esserci di …?

Il motivo per esempio è uno di questi, cioè ciò che ti fa dire che la mela è buona, il fatto che tu lo dica, per esempio vuoi comunicare qualcosa qualcuno e perché vuoi comunicare, potresti anche non farlo, se lo fai c’è qualche cosa che ti muove in questa direzione e poi mentre lo dici sicuramente, sicuramente, è una forma retorica se io dico “sicuramente” passa con maggior forza, se io metto “sicuramente” tra virgolette è molto più debole, debolissimo, sicuramente mentre lo dici ci sono delle immagini, delle sensazioni, dei ricordi qualunque cosa, tutto ciò è ciò che non si dice ma che è vincolato e che è strettamente connesso con la tua enunciazione. Per dirla ancora altrimenti questa tua enunciazione ha un enunciato che è quello che la sottende e che ne costituisce il motivo, che comunque non si dice e se tu provassi a dirlo comunque diresti altre enunciazioni, altri significanti che a loro volta avranno altri significati e così via all’infinito …

Intervento: bisogna arrivare al punto ultimo di questa regressione che da il significato …

Perché?

Intervento: perché questa cosa che va all’infinito mi sembra un po’ …

Lui voleva sostenere la teoria di Freud, Freud ha sostenuto per tutta la vita l’esistenza dell’inconscio che è fatto di una serie di cose di ciò che è rimosso, di ciò che appartiene all’Es e in parte anche dell’Io, ma nella necessità di trovare una conferma nella linguistica del lavoro di Freud si è trovato a utilizzare questo schema che è stato ideato da De Saussure, del significante e del significato, per mostrare non soltanto la presenza dell’inconscio ma la sua necessità, come dire che ogni parola che si dice si porta appresso una quantità di parole che non sono dette per esempio, se io intendo con “dire tutto” dire simultaneamente tutta una serie di cose allora è ovvio che non lo posso fare, non posso dire tutto cioè ciò che sto dicendo e ciò che non sto dicendo simultaneamente, non lo posso fare …

Intervento: quindi l’inconscio è ineliminabile?

Per Lacan sì certo, naturalmente bisogna dare come acquisito il fatto che parlando ci siano una serie di elementi a fianco a ciò che si dice, ora questa tesi che è stata suggestiva per moltissimi e per moltissimi anni anche perché sorretta in buona parte dalla semiotica degli anni 60/70, di fatto potrebbe anche essere confutata, su cosa si sostiene questa tesi? Sulla teoria di Freud ovviamente, infatti come dicevo è il modo di dare supporto alla teoria di Freud ritrovando nella teoria linguistica e semiotica delle prove della sua validità, tuttavia c’è sempre una domanda fatidica che interviene. Ho affermato prima riprendendo le tesi di Lacan che dicendo qualcosa, qualunque cosa questo qualcosa si porta appresso degli elementi che non sono detti, ora supponiamo che io non sostenga la teoria di Freud, non la voglia supportare anzi la voglia considerare attentamente: come faccio a sapere che a fianco a ciò che dico, anzi sotto visto che c’è la barra, ci sono altre cose? Come lo so? Posso provare una cosa del genere? Se sì, come?

Intervento: al massimo dicendo cose che non riesci a spiegare …

Questo è un altro discorso, se non riesco a spiegarle questo dipende dalla mia incapacità …

Intervento: nessuno ha posto attenzione al fatto che gli umani sono parlanti e non possono non parlare cioè che non è possibile uscire dal linguaggio e quindi al funzionamento del linguaggio …

Come so dunque che ci sono altre cose?

Intervento: per esempio stabilire che queste altre cose sono altre parole oppure no …

Intervento: l’inconscio non è fuori dal linguaggio per Lacan?

No, certo che no. Nell’atto di parola Lacan pone tre dimensioni: il simbolico, il reale e l’immaginario, Verdiglione a suo tempo fece una variante parlando di linguaggio, sembianza e materia; ma sono dettagli irrilevanti, rimane il fatto che una affermazione del genere, e cioè che a fianco di ciò che dico ci sono altre cose oltre a quelle che sto dicendo rimane un’ipotesi, è verificabile? Come? Non la potrò mai verificare …

Intervento: soltanto il soggetto può provare che esista qualcosa nel momento …

E il parlante come lo sa?

Intervento: qualche cosa che ha taciuto consapevolmente …

Questo è un altro discorso, non riguarda il mentire, anche se poi lui è arrivato a sostenere che la menzogna è strutturale proprio per questo motivo, perché la persona mente senza saperlo, mente continuamente perché non dice le cose che sa …

Intervento: …

Queste cose di cui si rende consapevole comunque essendo enunciazioni comportano enunciati che rimangono in ogni caso di sotto la barra. Ora provate a considerare ciò che abbiamo inteso in questi anni dalla teoria del linguaggio e la sua struttura, lì trovate la risposta anche a queste fantasie, come funziona il linguaggio? Parte da qualcosa che stabilisce come premessa e attraverso dei passaggi che non devono contraddire la premessa dalla quale sono partiti giungono alla conclusione. Essendo dei sofisti noi potremmo, volendolo, sia addurre delle prove alla tesi di Lacan e sia invece confutarla radicalmente, perché è questo che dobbiamo fare sempre e comunque, una cosa del genere deve diventare un automatismo: ciascun elemento linguistico naturalmente è connesso ad altri elementi linguistici se no sarebbe fuori dal linguaggio quindi il fatto che sia comunque connesso con altri elementi già ci dice che un elemento non va da solo, ciò che io dico comporta altri elementi linguistici naturalmente, dai quali procede e quindi necessariamente c’è qualche cos’altro che non si dice in ciò che sto dicendo. Ora è sufficiente che io chiami questi altri elementi che non si dicono “inconscio” e il gioco è fatto. Ma anche posso affermare che ciascun elemento linguistico è tale perché inserito all’interno di una combinatoria linguistica, mostra unicamente il muoversi degli elementi linguistici all’interno di un sistema e chiamare questi altri elementi linguistici con i quali è connesso inconscio, è assolutamente arbitrario e totalmente inutile, anche perché questi altri elementi sono comunque reperibili anche se saranno sempre connessi ad altri elementi, però il fatto di rilevare il funzionamento del linguaggio in questi termini non autorizza a porre questi altri elementi linguistici, che fanno parte inesorabilmente della catena, come inconsci, perché dovrebbero esserlo? Non c’è nessun motivo al mondo per affermare una cosa del genere se non la necessità di confermare la teoria di Freud, se no il tutto funziona perfettamente senza nessun bisogno di questa nozione di inconscio, che per altro ha avuto anche una certa utilità in molti casi, come avviene adesso nel lacanismo, di eliminare qualunque responsabilità: la persona è mossa dall’inconscio tout court quindi non è responsabile di ciò che fa. Certo, ciascun elemento linguistico è connesso ad altri elementi linguistici questo è inevitabile, il linguaggio funziona così, però perché non deve essere possibile data una combinatoria reperire quegli elementi che l’hanno prodotta? Intervento: come se dietro a quella figura retorica avesse dovuto trovare una logica diversa …

Verdiglione affermava che l’inconscio è una logica, come una logica? Cosa significa questo? La logica è semplicemente ciò che fa funzionare il linguaggio, è il suo funzionamento, non ce ne sono altre e funziona sempre esattamente allo stesso modo. Non ho trovato effettivamente nessun motivo per mantenere il termine “inconscio”, che anzi può forviare in alcuni casi e indurre a cercare qualche cosa là dove non lo si troverà mai, se non credere di averlo trovato; è sempre possibile costruire a partire da un racconto un altro racconto, se ne possono costruire infiniti naturalmente, il fatto che una persona ne costruisca uno, chiaramente può costruirne uno alla volta, è ovvio, costruisca proprio quello, cosa ci dice? Perché questa è una delle argomentazioni a favore dell’inconscio, ma ci dice semplicemente che per la persona un certo evento si connette a delle questioni che per lui sono importanti per qualche motivo, hanno un certo valore, torno a dirvi che chiamarle inconsce non apporta nessun vantaggio di nessun tipo. Vi ricordate del racconto che fa Freud a proposito di Signorelli nella Psicopatologia in rapporto alla dimenticanza? Si trova sul treno con un tizio e non gli viene in mente l’autore degli affreschi che si trovano nel duomo di Orvieto, che è Signorelli e di lì costruisce una storia. Da lì, cioè dal fatto di costruire una storia ad affermare che quell’elemento era quel tale elemento rimosso, che ha impedito di ricordare il nome Signorelli questo passaggio è tutt’altro che legittimo …

Intervento: come dire che era già lì prima che si dicesse …

La tesi è suggestiva e ha suggestionato molti perché allude a qualcosa di enigmatico all’interno della parola, del discorso, qualche cosa che non si riesce mai a dire ma che da quella posizione pilota tutto il discorso, ma rimane che questa affermazione di Freud e cioè ciò che era stato rimosso e cioè un ricordo che riguardava il sesso come causa della rimozione del nome Signorelli, cosa lo autorizza? Niente. Assolutamente niente, e questo è un problema, è un problema in tutta la psicanalisi che ci ha preceduti, anche se è stato fortemente creduto che ci fosse un rapporto assolutamente causale: ciò che è rimosso impedisce il ricordo di un elemento. Perché? Come faccio a sapere se è proprio così? Occorre un atto di fede, eccolo lì: ho fiducia che sia così, e se uno non ha fiducia? È un problema, deve cercare altrove naturalmente, certo ci sono delle dimenticanze, dei lapsus eccetera ma possono essere illustrati in ben altro modo e cioè attraverso il funzionamento del linguaggio, attraverso giochi linguistici incompatibili fra loro, come dire che si tratta di mantenere come sempre una verità che però va a scapito di un’altra e questo il discorso non lo può tollerare perché non può affermare una cosa e il suo contrario, per una questione logica, che riguarda cioè il funzionamento del linguaggio, non lo può fare, per questo si arresta oppure elimina uno dei due. Il discorso di ciascuno non fa nient’altro che andare avanti all’infinito certo ma a costruire proposizioni che all’interno del gioco che sta facendo devono risultare vere, non fa nient’altro che questo a partire da delle premesse ovviamente, ma se un certo discorso risulta difficile, problematico o impraticabile è unicamente perché questo altro discorso avanza una verità che è incompatibile con un’altra all’interno dello stesso gioco, come dire: non è possibile giocando a poker che l’asso valga più di tutti e il sette valga più di tutti, non si gioca più, se questo potesse accadere il linguaggio cesserebbe di funzionare, ma non accade naturalmente, quindi posso anche dire, come è stato fatto, che c’è un motivo inconscio, che tutto non si può dire; si può dire qualunque cosa ma non significa un’accidenti di niente, sono delle proposizioni che hanno come unico riferimento altre proposizioni, altre cose che si credono essere vere senza poterlo provare, la domanda che occorre farsi sempre è che cosa sto facendo esattamente mentre sto parlando? Sto descrivendo l’inconscio e cioè qualche cosa che è al di fuori di ciò che dico e che è lì presente e stabile? Questione molto banale alla quale però nessuno ha pensato: o l’inconscio è un quid che sta da qualche parte e io lo descrivo oppure è un concetto che è costruito dal discorso in cui mi trovo per motivi particolari e che non esiste al di fuori di ciò che io dico, anche affermare che a fianco a ciò che dico ci sono altre cose è un’affermazione che richiede o richiederebbe di essere provata ma se io mi domandassi che cosa sto dicendo, dicendo questo? E quando avrò risposto, qualunque cosa avrò risposto, cosa avrò fatto esattamente? Avrò affermato una verità nel senso che effettivamente a fianco a ciò che dico ci sono altre cose? Oppure avrò semplicemente costruito una sequenza così come quando dimostriamo l’esistenza di dio, è una dimostrazione forte ma una volta che l’abbiamo provata, cosa abbiamo fatto? Abbiamo costruita una sequenza, nient’altro che questo, e questo è fondamentale per sbarazzarsi di tutte le fantasie che hanno condotto vari personaggi, compreso Lacan, a compiere certe affermazioni. Queste affermazioni che compie sono delle sequenze di proposizioni, nient’altro che questo, non hanno un referente da qualche parte: ha costruita una sequenza che all’interno del gioco che sta facendo cioè con le regole che lui ha stabilite ha anche un senso, ma è un gioco, un gioco linguistico che non significa, all’infuori di quel gioco, non significa niente, assolutamente niente. Per questo siamo stati costretti a reperire quella struttura che invece consente di fare tutti questi giochi, di dimostrare, confutare, affermare, negare di tutto, naturalmente affermando, negando, confutando etc. costruisce giochi linguistici, da qui anche la necessità di reperire il fondamento di tutto ciò e cioè il linguaggio e cioè la logica: il linguaggio non è nient’altro che la logica, quella che fa funzionare, quella logica che impedisce di affermare simultaneamente qualcosa e il suo contrario se non in ambito retorico ma allora è un’altra questione. Abbiamo detto bene quando abbiamo affermato che la psicanalisi non è altro che l’effetto del praticare la struttura del linguaggio, si produce praticando la struttura del linguaggio e non potendo non farlo, l’abbiamo chiamato psicanalisi anziché Pippo che poteva suonare strano perché in fondo l’intendimento originario è simile a quello che ebbe Freud a suo tempo, e cioè reperire quegli elementi che consentono alla persona di accorgersi di che cosa accade mentre pensa, solo che non avendo avuto né la capacità, né la possibilità, né il destro per affrontare in termini precisi e rigorosi il linguaggio è ricorso a una escamotage o, usando la parola di Lacan, a una truffa: l’inconscio. E con questo ci fermiamo qui.