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16-6-2010

 

Stiamo considerando che (Proposizione 17) la logica sia fatta esattamente di quelle regole che stanno consentendo di parlarne, questo è sempre fondamentale, non si tratta soltanto di regole di esclusione ovviamente ma è necessario che ciascun elemento sia identico a sé, e cioè una volta stabilita una regola gli elementi che la compongono e quelli ai quali si riferisce siano identici a sé, perché in caso contrario il sistema cesserebbe di funzionare. Non soltanto gli elementi che intervengono nel discorso occorre che siano identici a sé ma anche una stessa regola è necessario che sia identica a sé e cioè che sia individuata dal discorso come identica a sé perché il tutto funzioni, tutto il sistema. Supponiamo infatti che in quest’ultima affermazione ciascun elemento sia qualunque altro, è ovvio che non potremmo utilizzarlo, in altri termini è possibile costruire delle logiche che abbiano regole differenti ma per costruirle dovrò necessariamente utilizzare quelle descritte più sopra alle quali le precedenti dovranno sempre potere essere ricondotte per potere essere utilizzate: devono sempre potere essere ricondotte al fatto che ciascuna regola, ciascuna istruzione occorre che sia individuabile e cioè che ciascun elemento sia identico a sé, ma non ontologicamente, ma come istruzione. Che una cosa sia identica a sé nel linguaggio non è affermazione ontologica, è un’istruzione, semplicemente cioè stabilisce che questo è uguale a questo, perché? Perché lo stabilisce e in questo modo da questo momento il discorso si comporterà di conseguenza. Infatti nella proposizione successiva (18): la logica è necessariamente una? È una domanda legittima considerato che in ogni caso altri eventuali sistemi devono essere necessariamente ricondotti a una per potere essere utilizzati, che è ciò che si diceva prima, dunque la logica è quel sistema di regole che è necessariamente in atto se ne sto dicendo, rispetto a questo qualunque altra considerazione è secondaria. Se volessi negare che la logica sia ciò che ho appena indicato non potrei farlo se non utilizzando ciò stesso che intendo negare e cioè quelle regole che mi stanno consentendo di costruire quelle proposizioni attraverso le quali intendo negare che la logica sia un sistema di regole che consente di costruire proposizioni. Ciascuna affermazione che viene fatta ritorna a controllare la sua veridicità in base al fatto che questa affermazione sta funzionando, cioè sta affermando qualcosa, se sta affermando qualcosa questo segue a una serie di regole a cui il discorso si attiene per affermare quella cosa. Un sistema ricorsivo, come funzionano le macchine, che ogni volta tornano indietro e verificano il punto di partenza, se è coerente e allora verificano il passo successivo e lo accolgono come vero. A questo punto possiamo affermare che la logica è quell’insieme di regole che sono operanti e che consentono di costruire questa proposizione, questa che sto dicendo, cioè regole di esclusione, regole di formazione e un sistema inferenziale, il sistema inferenziale è un’istruzione che stabilisce in prima istanza l’identità: se A allora A. Ho chiamata questa “identità” anche se non è esattamente un’identità, però da questa istruzione è possibile costruire qualunque proposizione, se A allora A, effettivamente dicevo non è un’identità ma è un’inferenza, quell’inferenza che stabilisce l’identità, come dire che se A, e se A è un elemento linguistico, allora A è un elemento linguistico, molto semplicemente. In questa identità, questa inferenza che afferma che A e che se A allora A, non è altro che il “questo è questo” di cui abbiamo detto in varie circostanze e cioè quella prima istruzione che consente di costruire, come dicevamo la volta scorsa, una fantasia. Una fantasia è fondata su questo, su un se A allora A: questo è questo. Questa prima verità, questa prima asserzione che dopo probabilmente verrà posta come verità, all’inizio è soltanto un asserzione, non si pone ancora la questione della verità, perché non si pone la questione della verità? Non soltanto perché non ci sono gli strumenti per farlo ovviamente ma perché viene posta da qualcuno che “sta insegnando il linguaggio” sta insegnando sempre tra virgolette “sta insegnando a parlare”, questa persona è l’autorità che è padrone del linguaggio, come dicevamo, e quindi ciò che afferma è legge. Sta qui uno dei primi inganni perpetrati non tanto da qualcuno ma dal discorso, dico non da qualcuno perché è difficile che qualcuno sia in condizioni di distinguere una cosa del genere. L’inganno dunque è questo fare credere che un’istruzione sia una legge e questo è importante, perché se è un’istruzione non ha nessuna legittimità, nessun padrone, è un input, una regola per giocare. La legge dice che una certa cosa ha un diritto, una legittimità a partire da chi la proferisce, per esempio, da chi la stabilisce o come accade talvolta dal diritto divino o per l’autorità di chi l’afferma. A questo punto violare questa legge o non accogliere questa legge comporta mettersi contro qualcuno, mentre violare un’istruzione no, l’istruzione serve soltanto a giocare, la legge a garantire che c’è un qualcuno che la possiede, qualcuno che ha il diritto di promulgarla per esempio, da qui la necessità di costruire un diritto divino, tutto ciò che consente alle nazioni, agli stati, ai governi, di reggersi è il diritto divino, perché solo il diritto divino garantisce la legittimità del potere e quindi garantendone la legittimità impedisce a chi il potere lo subisce di imbracciare le armi e sovvertire il potere, cosa che è sempre possibile. Laurent Dispot nel suo libricino, La machine a terreur, la macchina a terrore, parla di un sistema alimentato dal terrore, ipotesi non campata per aria, e vi dirò perché non è campata per aria. Questa ipotesi sostiene che qualunque istituzione, qualunque stato, governo eccetera si fondi all’origine su un atto di violenza, un atto di forza: qualcuno in qualche modo è riuscito per esempio ad avere le armi, e ha soggiogato altri piegandoli al suo volere, oppure la falsa donazione di Costantino, di cui parla Lorenzo Valla. Se io costringo Eleonora con la forza al mio volere, dopo dovrò sempre guardarmi le spalle perché se mi giro mi accoltella, se invece, e qui sta il colpo di genio, riesco a persuadere Eleonora che il potere che io ho mi viene da dio, non da me, e quindi non è stato un atto di violenza da parte mia ma l’obbedire a una legge divina, se io riesco a persuaderla di questo ecco che non mi pugnalerà più alle spalle ma sarà contenta di trovarsi nella condizione in cui si trova. Ma vi dicevo che questa ipotesi è tutt’altro che campata per aria perché ha un suo fondamento, Laurent Dispot non arriva a tanto ma noi possiamo farlo, e cioè alla necessità di ciascuno di imporre la propria ragione sull’altro e questa necessità non gli viene da dio ovviamente né da qualche ghiribizzo particolare, ma dal funzionamento del linguaggio. Un’ipotesi del genere non solo è suffragata ma confermata dal fatto che ciascuno è costretto dal modo in cui funziona il linguaggio, e di conseguenza il suo discorso, a imporre la propria ragione sull’altro, inesorabilmente, che è quello che gli umani fanno da quando esistono, dunque un atto di violenza, un’imposizione che certo viene giustificata da un diritto e infatti quando si sovverte un’istituzione, un governo qualunque lo si fa sempre in base ad un altro diritto, il diritto delle genti per esempio, il diritto della classe operaia, qualunque diritto non importa purché ci sia qualcosa che legittima in ogni caso il nuovo ordinamento …

Intervento: …

Sì, questa era l’idea dell’Illuminismo nel momento in cui la questione religiosa vacillava, ha vacillato per un attimo, poi si è subito ripresa. Dunque non essendoci più il diritto divino è stato sostituito con il diritto naturale, è la natura delle cose, nelle cose c’è un ordine …

Intervento: c’è anche un controllare di questo ordine le persona una volta soggiogate controllano gli altri ...

Ha letto “Sorvegliare e punire”, ci stanno provando anche adesso, ciascuno diventa in qualche modo il controllore di un altro e quindi questa idea che la violenza sia alla base di tutto in qualche modo, a modo suo non ha tutti i torti perché procede dal fatto che il linguaggio funziona così, cioè attraverso l’imporre la propria ragione e se non si intende come funziona il linguaggio non si esce. Non si è mai usciti, non c’è mai stato un solo istante in cui questo non abbia funzionato perfettamente. Ora a questo punto il diritto a che cosa serve? Diventa più chiara la questione, serve ovviamente a garantire il diritto di chi ha imposto sull’altro, e quindi la legge serve a questo, che serva perché se no gli umani si scannano gli uni con gli altri è una sciocchezza, serve soltanto a garantire che il potere che io ho acquisito con la forza non venga attaccato da altri, e la legge mi garantisce, d’altra parte chi è che fa la legge? Chi ha il potere. Poi sì, serve anche a mettere in galera quello che ha rubato la mela ma non è questa la sua funzione questo è un corollario …

Intervento: …

Questi sono degli effetti collaterali al funzionamento del linguaggio e cioè al fatto che nel momento stesso in cui si instaura questa prima asserzione del “questo è questo” lì si avvia una fantasia, quella fantasia potremmo chiamarla di potere ma è quella fantasia che costringe la persona a volere a tutti i costi essere importante, e come si è importanti per qualcuno? Sono importanti per qualcuno quelle cose che per esempio sono importanti per i più, da qui la necessità di accumulare ricchezze, trovarsi nella condizione di invidiabilità, questa è uno dei risvolti della fantasia. È una cosa che di per sé non avrebbe nessun senso, nessun interesse, se non fosse sorretta dalla necessità di essere importanti e quindi dall’idea di valere, e la cosa che più vale per gli umani è la verità, che è quella cosa che consente di continuare a parlare, e quindi a esistere …

Intervento: non capisco il collegamento fra “questo e questo” con la fantasia di potere …

Allora la riprendiamo perché è un punto importante. Quando il linguaggio si avvia muove da una prima asserzione che possiamo individuare nel “questo è questo” e cioè una sorta di identità, di prima affermazione, ora questa prima affermazione produce una prima esistenza, una prima possibilità di costruire proposizioni a partire da quella prima identità, dicevamo tempo fa “questo è questo” e poi, per esempio, “questo non è quest’altro”, e si avviano i primi rudimenti del linguaggio a partire appunto dalle prime istruzioni, e dalla prima istruzione che potrebbe anche essere un identità in effetti ma posta in questi termini, cioè se A allora A, su questa prima asserzione che viene fornita da qualcuno inizialmente, e questo non è un dato trascurabile dal momento che per la persona che sta imparando a parlare questa prima asserzione fondamentale che gli apre, potremmo dire, l’universo intero, è fornita da qualcuno e quindi questo qualcuno che l’ha fornita è una persona importante, è colei che in una prima idea, in una prima approssimazione, ha il controllo del linguaggio cioè il controllo di tutto ciò che ha aperto l’universo intero. A questo punto la fantasia si sorregge su un paio di elementi importanti che sono le due facce della stessa cosa, e cioè da un’asserzione importante, vera dalla quale è possibile costruire tutto, l’altra è che questa asserzione comunque viene da qualcun altro. Se questo qualcun altro ha fornita la possibilità di avere a portata di mano il mondo intero attraverso le parole, attraverso le mie deduzioni, attraverso i miei pensieri eccetera allora se io riuscissi a pormi nella posizione di chi mi ha insegnato a parlare cioè di chi è stato il padrone, il proprietario del linguaggio, se riesco in questa operazione allora divento padrone di tutto. Questa è probabilmente una delle prime fantasie, e anche il motivo per cui a un certo punto la persona che è più importante incomincia a essere messa in discussione, quando ci si accorge che è fallibile, fallisce e quindi qualche cosa che ha affermato che si è creduta assolutamente vera non lo è più, allora ecco che crolla tutto, allora non è più dio perché ha fallito, ha mentito. Tuttavia rimane l’idea che ci sia qualcuno che ha il controllo di tutto, perché a questa idea è difficile rinunciare, è come rinunciare alla possibilità che ci sia una verità assoluta, una verità totale, indubitabile, quella che da il controllo su tutto e cioè che soddisfa il linguaggio in modo definitivo, quindi non ha più da cercarla continuamente ma è lì finalmente trovata, è una fantasia ovviamente, le cose non stanno propriamente così, però a quel punto ecco che riuscire a ottenere una cosa del genere, cioè raggiungere quella verità consentirebbe una posizione particolare e cioè quella di un potere assoluto, un potere totale sul pianeta che è quello che alcune persone perseguono, quelle che hanno i mezzi per farlo naturalmente, ed è il motivo per cui lo fanno. Pensate alle compagnie petrolifere, le famose “sette sorelle”, queste compagnie petrolifere hanno abbastanza potere da imporre l’uso del petrolio nel pianeta, imponendo l’uso del petrolio hanno anche il controllo della fonte di energia, la diffusione dell’energia e in buona parte delle comunicazioni, cioè in altri termini hanno il potere di tenere tutto il pianeta nelle loro mani, è un potere immenso, ora perché cercare un potere del genere? A che scopo? È una fantasia infantile, e cioè l’idea di mettersi in un certo senso al posto di dio cioè l’idea che gli umani hanno di dio vale a dire di qualcuno che ha un potere smisurato e tutto questo perché all’origine c’è questa asserzione che afferma “questo è questo” e che viene scambiata per una legge anziché per un’istruzione. Il fatto che venga presa come una legge, cioè qualcosa imposto da qualcuno, che è colui che in quel momento mi sta ponendo o imponendo questa asserzione, ha degli effetti, e cioè che ci sia qualcuno che ha la possibilità di controllare il linguaggio, è un inganno chiaramente perché il qualcuno che fa questa asserzione, supponiamo sia la mamma, non è padrona del linguaggio, semplicemente ripete delle istruzioni, che sono istruzioni e non leggi, ma venendo da qualcuno viene scambiata per una legge e cioè per un’imposizione da parte di qualcuno che ha l’autorità per imporla …

Intervento: di fronte alla delusione di riconoscere che non ha questo potere assoluto ... non si rinuncia al potere assoluto l’umanità passa continuamente queste delusioni …

Pensi alle rivoluzioni scientifiche, hanno lo stesso percorso, lo stesso andamento …

Intervento: c’è sempre il tentativo di raggiungere questa verità assoluta che comunque la si da sempre per scontata e questo è un aspetto …

Questa verità assoluta, questa legge viene imposta con l’inganno, anche se non è qualcuno che volontariamente inganna, ma è un inganno del discorso che impone come fosse una legge qualche cosa che è semplicemente un’istruzione, però questa legge quando si è imposta cioè viene imposto che “questo è questo” per legge, da quel momento chi ha il controllo di questa legge, ha il controllo di imporre qualunque cosa, cioè di imporre la verità su altri e a questo punto se io sono nella posizione di chi fa la legge sono nella posizione di chi in quel momento mi ha imposto, mi ha detto che “questo è questo” e siccome da lì è partito l’universo intero, ha il controllo su tutto, il potere su tutto …

Intervento: la fantasia di essere importante per qualcuno non è la fantasia per avere la verifica di ciò che si pensa ma è la fantasia di potere di prendere il posto di chi a suo tempo aveva il controllo sul linguaggio …

In parte sì certo, passa attraverso quello che lei ha detto, come dire che è un mezzo, un tramite, se io riesco ad avere il consenso universale è chiaro che a questo punto ho potere su tutti perché tutti pensano che quello che io dico sia legge e quindi …

Intervento: lei l’altra volta diceva proprio a questo riguardo che gli umani comunque hanno la necessità di portare qualsiasi altro discorso al proprio discorso e quindi di limitare questa verità assoluta in modo che se c’è qualcuno …

Limitare quella altrui …

Intervento: quella altrui certo è ovvio quindi la necessità che non ci sia nessuno che emerga e quindi che possa essere il detentore della verità …

Questa è soprattutto una fantasia del discorso ossessivo, per esempio il discorso paranoico essendo lui il detentore della verità assoluta gli altri sono nulla, tuttavia può accadere, nel discorso paranoico, che qualcuno abbia più forza, cioè una verità più potente, in quel caso o riesce a eliminarlo oppure si fa zerbino in modo da sedurlo e ridurlo a qualcosa di inferiore rispetto a lui. Ma la questione posta nei termini più generali mostra che il funzionamento del linguaggio e quindi il discorso impone a ciascuno di cercare continuamente di avere ragione sull’altro e di conseguenza piegarlo al suo volere, piegandolo al suo volere deve utilizzare degli accorgimenti, l’invenzione di dio è stata una di queste, il diritto divino: “deus vult”, dio lo vuole, e se lo vuole dio non possiamo fare niente, e questo per legittimare il proprio potere, la propria ragione sull’altro. In fondo argomentare cercando di persuadere qualcuno fa la stessa cosa, cioè trova degli elementi apparentemente “naturali” che non possono non essere accolti per confermare la propria ragione, come se gliela desse dio, se qualcuno riesce a dimostrare quello che sta affermando perché si conforma alla realtà delle cose compie la stessa operazione …

Intervento: forse la fantasia ossessiva del livellamento di chiunque ad essere tutti uguali ha dovuto per forza inventare un dio …

Tutti uguali di fronte a dio, certo. È chiara adesso la questione del potere che muove dall’asserzione che fa partire tutto il sistema?

Intervento: ma “questo è questo” è riferito a qualcosa di esterno o a se stessi? Il nome …

Direi che è abbastanza irrilevante che cosa funzioni come prima configurazione, primo esempio, prima manifestazione del “questo è questo” in genere è qualcosa di esterno, qualcosa che si esibisce.

Intervento: se è riferito a lui … se è riferito alla mamma è perché è la mamma importante …

Occorre distinguere, non so cosa intendi tu per importante, ma perché ci sia il concetto di importanza occorre che il linguaggio si stia avviando e cioè che qualche cosa abbia dato l’occasione di incominciare a parlare, a pensare, a costruire proposizioni, cioè qualcosa che da l’orientamento nel mondo che circonda per così dire …

Intervento: questo concetto di potere è la prima verità che si incontra …

Sì, è la prima asserzione, quella che funziona da modello per qualunque altra quell’asserzione che consente di vedere il mondo, perché senza linguaggio non si vede il mondo, come abbiamo detto mille volte si può reagire a degli stimoli ma non si vede il mondo, il concetto di vedere qualche cosa appartiene al linguaggio, se no non vede non più di quanto veda una telecamera. A questo punto esiste il mondo, come dire questa prima asserzione “se A allora A” per esempio è quella che consente di costruire il mondo, fa esistere il mondo intero, quello che comunemente si chiama il mondo cioè tutti i vari ammennicoli …

Intervento: la mamma è il mondo in un certo senso …

La mamma non è il mondo, inizialmente la mamma non è niente, incomincia a partecipare del mondo nel momento in cui si avvia il linguaggio, allora anche la mamma fa parte del mondo, prima non è niente anche se dà da mangiare, cosa che potrebbe fare anche una macchina. La mamma incomincia a esistere quando il bambino incomincia a parlare, cioè incomincia a pensare, a fare i primi pensieri, le prime considerazioni, nel momento in cui si instaura il “se A allora A” incomincia a esistere il mondo, quella semplice istruzione fa esistere letteralmente il mondo, l’universo, quello che vi pare. Qualcosa viene individuato attraverso un’asserzione, è la prima forma di esistenza senza la quale non c’è niente, incominciando a esistere qualcosa esiste tutto …

Intervento: esiste tutto perché c’è l’identità e questo consente di distinguere, ma torniamo alla legge che differenza c’è fra questo è A e la legge?

Questa prima asserzione viene scambiata per una legge, con una imposizione da parte di qualcuno, cioè supponiamo che sia la mamma, allora è la mamma che stabilisce così, non è una regola del gioco ma è la mamma che ha stabilito così, è la mamma che l’ha detto, che dice che il mondo esiste e se lo dice la mamma esiste …

Intervento: è la stessa cosa …

No, viene posta come una legge, è per questo che poi ci sono tutti gli effetti collaterali, proprio perché è scambiata come una legge cioè qualcosa che viene imposta da un autorità, quell’autorità che poi viene ricercata sempre, ricercata come fonte di ispirazione e guida oppure per mettercisi al posto a seconda dei casi perché in quel momento non c’è la possibilità di opporre nessuna obiezione a questo perché non ci sono gli strumenti, il linguaggio ancora non è costruito e quindi non lo può fare, quello che, adesso usiamo questa metafora della mamma, la mamma dice non ha possibilità di essere vagliato con un criterio verofunzionale e discusso, è una legge, appunto funziona come una legge, è così e basta, perché non c’è un oppure, non esiste ancora l’oppure, per questo è una legge, dopo invece allora sì, la mamma è fallibile. Questo, continuiamo a chiamarlo inganno da parte del linguaggio nel senso che questa prima istruzione viene scambiata per una legge, se è una legge c’è qualcuno che la impone …

Intervento: …

E questa fonte a sua volta è garantita da qualche altra cosa generalmente, per esempio dal giudizio comune, quando si utilizzava Aristotele come auctoritas era perché tutti quanti pensavano che lo fosse …

Intervento: …

In genere sì, ci sono delle escamotage che fanno credere vero qualcosa comunque, anche se non viene direttamente da un autorità, per esempio come diceva Göbbels ripetendo all’infinito una certa cosa verrà creduta vera, ma anche in questo caso il fatto che una certa cosa venga ripetuta è come dire che se viene detta tante volte sarà vera, perché uno non dice una cosa falsa, non la ripete tante volte, per un'altra fantasia infantile naturalmente che muove dal fatto che qualunque cosa si dica originariamente è vera, e viene da lì, la prima cosa detta è stata vera quindi d’acchito ciascuno è disponibile a credere che la cosa sia vera fino a prova contraria, naturalmente quando ha gli strumenti per farlo, se non li ha no, però c’è sempre l’idea che ciò che si afferma per il solo fatto che lo si sia affermato sia vero …

Intervento: è sempre una fantasia e quindi è sempre fuori dal linguaggio comunque …

Sì, e questa è una questione importante perché ponendola come legge, per via di questo inganno si pone come qualcosa che è fuori dal linguaggio anziché essere un’istruzione che fa funzionare il linguaggio …

Intervento: dicevamo ciascuna istruzione appare come vera … infatti non c’è la possibilità di dire che qualche cosa è vera … ma se questo qualche cosa si impone come la prima cosa …

Originariamente non si pone la questione della verità certo, è per questo che ha tanta efficacia e potere …

Intervento: diventa qualche cosa effettivamente di reale, come se intervenisse al di là dell’autorità, il reale è come se fosse una traduzione in termini linguistici di questo qualcosa … mi interessava la questione della morale perché se la questione della legge …

Sicuramente non appartiene agli umani come voleva Kant, non c’è nessun imperativo morale, c’è semplicemente il mantenimento del proprio interesse, il mantenimento cioè del proprio valore, che per essere mantenuto deve seguire certe vie, se io mi metto contro tutti è probabile che perda e che quindi anche il mio valore sia annullato, è chiaro che senza intendere la questione del linguaggio gli umani da sempre, tutta la filosofia, il pensiero in generale si è dovuta arrampicare sugli specchi per dare la spiegazione a qualcosa che sfuggiva da tutte le parti. Avviene questo inganno, questo abbaglio: non è una legge ma è un’istruzione …

Intervento: come se il riconoscimento che è un’istruzione possa avvenire solo dopo e questa sarebbe la funzione della psicanalisi perché sarebbe … e quindi solo dopo ci sarebbe la possibilità di ripercorrere e intendere ciò di cui si tratta …

Diciamo che perché si avvii occorre questa istruzione, questa istruzione viene presa dal discorso come una legge, perché viene presa come una legge? Perché non ha gli strumenti ancora, perché deve acquisirli per prenderla come un’istruzione, quindi soltanto poi, ripensando alla questione può compiere questa operazione e questo rende anche conto del fatto che gli umani in tremila anni non si siano mai accorti di una cosa del genere …

Intervento: tutto viene preso come una legge anche quello che viene dopo …

Intervento: viene costruito in funzione della legge …

Intervento: come si istalla la fantasia di abbandono cioè è diversa dalla fantasia di potere?

Perché uno ha paura di essere abbandonato? Perché teme che gli altri non lo considerino più? Cosa dice uno che si sente abbandonato? Non valgo niente, non sono nessuno, non interesso a nessuno …

Intervento: mi definisce l’istruzione?

L’istruzione è un comando che consente la costruzione di un gioco, l’istruzione dice che cosa è consentito per giocare un certo gioco e che cosa no, per esempio se lei vuole giocare a poker deve imparare delle istruzioni, queste istruzioni sono quelle senza le quali non può giocare quel gioco, ora dire che “questo è questo” noi sappiamo, ora, che è un’istruzione, ma gli umani da quando esistono non se ne sono mai accorti …

Intervento: perché lei dice che il fondamento è il linguaggio e dice che il fondamento è l’istruzione?

Perché sono la stessa cosa, il linguaggio è questa istruzione o se vuole ancora può aggiungere che anche la logica è la stessa cosa, la logica è queste istruzioni, queste istruzioni sono il linguaggio, il linguaggio non è nient’altro che queste due o tre istruzioni che abbiamo individuate e che fanno funzionare tutto, il linguaggio costruisce il discorso, il discorso è tutto ciò che queste istruzioni possono produrre, possono costruire …

Intervento: quindi non c’è differenza fra istruzioni e linguaggio?

Esattamente …

Intervento: direi che allora forse conviene parlare di istruzioni …

Tu dici che se parlassimo di istruzioni sarebbe più semplice? Possiamo anche farlo, perché no? Intervento: gli umani parlano … è un gioco …

Sì, un gioco è fatto delle regole dicevamo fino a qualche tempo, fa poi abbiamo precisato che più che regole sono istruzioni vere e proprie, proprio come quelle che si forniscono alla macchina per funzionare, abbiamo incominciato a parlare di istruzioni proprio riprendendo il testo di Turing su come si progetta una macchina, con istruzioni. Ho fatto anche l’esempio del codice genetico, come sequenza di istruzioni. Bene, abbiamo proseguito un po’ sulle fantasie in fondo abbiamo parlato di fantasie anche questa sera e anche un altro aspetto cioè su, partendo proprio da qui, un’istruzione fondamentale come si costruisce una fantasia e perché la fantasia è sempre una fantasia, come abbiamo detto anche la volta scorsa, di potere, di importanza, di valore. Bene, ci vedremo mercoledì prossimo.